scheda di recupero sui Normanni nel Meridione d`Italia
Transcript
scheda di recupero sui Normanni nel Meridione d`Italia
Liceo Ginnasio Statale“Dettori” CAGLIARI Insegnante: Anna Floris Materia: Storia Classe: 1^G UD: ESPANSIONE DELL’OCCIDENTE I NORMANNI Vichinghi I Normanni nel Meridione d’Italia L’Italia meridionale era composta , il dominio arabo in Sicilia dal IX secolo, città libere come Amalfi, ducati e principati indipendenti come Napoli, Salerno e Benevento formalmente dipendenti da Bisanzio. La penetrazione dell’Italia meridionale inizia nel XI secolo, nel 1009 i Normanni compaiono in occasione della rivolta di Melo a Bari. Nel 1027 Rainulfo Drengot attiene la contea di Aversa. Guiscardo d’Altavilla conquistò la contea di Melfi. Nel 1059, nel periodo della lotta per le investiture, Roberto il Guiscardo con l’accordo di Melfi diventa duca di Puglia, di Calabria e Sicilia, dichiarandosi vassallo del papa Nicolò II, viene autorizzato a conquistare i principati indipendenti sotto il dominio bizantino e la Sicilia musulmana. Nel 1091 Ruggero d’Altavilla sconfigge definitivamente gli Arabi di Sicilia. Nel 1130 Ruggero II d’Altavilla si fa incoronare re di Sicilia, dopo aver riunificato la Sicilia con il resto dell’Italia meridionale e aver posto Palermo come capitale del nuovo regno. I Normanni promuovono la fusione con le altre popolazioni, valorizzando le strutture centralistiche create dai bizantini e dagli arabi. Creano uno stato unitario ponendo fine alle lotte fra i potentati baronali e alle autonomie cittadine. Il regno normanno crea un apparato amministrativo centralizzato che bilancia l’autonomia dei signori feudali, ma che finisce per soffocare le autonomie cittadine e aggravare le condizioni di asservimento dei contadini nei confronti dei baroni feudali. Il mezzogiorno rimane un insieme di interessi regionali male amalgamati, dove si manifesta la forza dei baroni feudali. Il dominio normanno rafforza il feudalesimo a scapito della borghesia con l’esaurimento delle autonomie cittadine: a partire dal 1200 le città del sud sono soffocate dal mondo feudale, continuano a vivere solo le città amministrative, come Napoli e Palermo. Il feudalesimo si radica nelle campagne meridionali, favorendo la creazione di latifondi, e mantenendo le campagne meridionali, sfuggite all’influenza delle città, in condizione di miseria. Nel IX secolo i Vichinghi sciamano dalla Scandinavia con le loro navi veloci in tutte le direzioni: Russia, Islanda, Francia, Danimarca, Inghilterra. I Vareghi occupano il principato di Novgorod, che in seguito viene assimilato al principato di Kiev, fondato da Oleg, il quale dà inizio alla dinastia russa del IX – X secolo. Nell’XI secolo Canuto il Grande controlla la corona danese, norvegese e inglese. Nel X secolo Rollone occupa il ducato di Normandia e diviene vassallo di Carlo il Semplice. Dalla Normandia i Normanni si dirigono in Inghilterra e nel Meridione d’Italia. Monarchia sveva Federico II, figlio di Costanza d’Altavilla, divenne sovrano di Sicilia impegnandosi con Innocenzo III a non riunire i due regni di Germania e di Sicilia. Nel 1230 Federico II, dopo aver sconfitto il papa e aver concluso la pace di S.Germano, consolidò il suo potere in Sicilia Creò un apparato amministrativo e giudiziario centralizzato.. Nel 1231 emana le Costituzioni Melfitane, ispirate alla tradizione romana, costituì un corpo di funzionari con compiti amministrativi e giudiziari preparati nelle scuole giuridiche. Insediò la corte a Palermo e si circondò dei poeti della Scuola siciliana. Il suo sistema fiscale finì per soffocare la debole economia del Mezzogiorno. Angioini e Aragonesi nell’Italia meridionale Gli Angioini si insediano a Napoli dopo la sconfitta di Benevento del 1266 dei ghibellini capeggiati da Manfredi, figlio di Federico II. Nel Trecento il Meridione diventa zona di penetrazione del capitale fiorentino, infatti i banchieri fiorentini finanziano Carlo d’Angiò e appoggiano Roberto d’Angiò. In questo periodo nel regno di Napoli i baroni feudali accrescono i loro privilegi e indeboliscono il potere regio. Nel Trecento la Sicilia è attratta nell’orbita aragonese. Il trasferimento della capitale da Palermo a Napoli scontenta la nobiltà siciliana che si ribella organizzando la guerra del Vespro. I baroni siciliani chiamano in loro aiuto Pietro III d’Aragona, marito della figlia di Manfredi Dopo la la pace di Caltabellotta del 1302 tra Aragonesi e Angioini, stipulata con l’intermediazione del papa Bonifacio VIII, la Sicilia passa sotto il dominio Aragonese, ormai proiettati alla conquista dei commerci con il Levante, monopolizzati da Genova e Venezia, con la cosiddetta “rotta delle isole” comprendente le Baleari, la Sicilia e la Sardegna.