Gaetana Mazza
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Gaetana Mazza
Gaetana Mazza Streghe, guaritori, istigatori. Casi di Inquisizione diocesana in Età moderna, Alfredo Franco. Il volume è la definitiva veste tipografica delle ricerche, incentrate sui processi celebrati dal tribunale dell’Inquisizione vescovile dal 1680 al 1759, che la studiosa ha potuto condurre nell’Archivio storico diocesano della Curia di Sarno. Nella Presentazione del saggio Adriano Prosperi, accademico dei Lincei ed ordinario di Storia della Riforma e della Controriforma alla Scuola Normale Superiore di Pisa, ripercorre in breve la vicenda che aveva visto la prima stampa del libro soggetta ad un’«anacronistica censura» da parte delle autorità ecclesiali della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, le quali avevano suggerito di procedere ad una nuova stampa previa una “espurgazione” dei nomi. Prosperi legge questa richiesta diocesana, rimasta inesaudita, come il tentativo da parte degli ecclesiastici di tutelare l’onore offeso del clero – tanto di quello attivo all’epoca dei processi esaminati quanto di quello attuale «che si ritiene erede di quel passato» (pp. 9-14). Più che di una censura, non più contemplata nemmeno in Vaticano dove l’Index librorum prohibitorum venne ufficialmente abolito nel 1966, si dovrebbe parlare di “veto” delle autorità religiose che ritennero lo scritto di Mazza non in sintonia con la loro visione degli eventi storici e con la loro sensibilità. Quel veto, forse troppo categorico e incurante della indiscutibile scientificità dell’indagine, risultò per l’Autrice tanto perentorio da farle scrivere con amarezza alla fine dell’Introduzione – in cui illustra i passi fondamentali dello scritto ed esterna sentimenti personali – che «la “scure” [della censura] ha fatto a pezzi anche la mia anima e io non sarò mai più come prima» (pp. 15-24). 2 Il testo risulta diviso in una Parte Prima, contenente dieci capitoli, in cui viene affrontato il fenomeno dell’Inquisizione procedendo da un contesto generale a quello particolare, ed una Parte Seconda dove è possibile leggere, in otto distinti capitoli, le diverse casistiche di reato riscontrate nei procedimenti sarnesi. Gli incartamenti esaminati, di cui non viene fornito il numero preciso ma sicuramente non inferiori agli ottanta, si riferiscono ai paesi di Sarno, San Valentino Torio, San Marzano sul Sarno, Striano e Poggiomarino, e solo in tre casi oltre alla fase istruttoria e alle denunciationes spontanee vi è esplicitata la sanctio risolutiva (scomunica o penitenza). Il cap. 1 ha per oggetto L’Inquisizione, dove l’Autrice si serve di bibliografia ormai consolidata e di recente accessione per una agile eppur rigorosa panoramica degli eventi che videro applicare il metodo inquisitorio dalla Chiesa, a partire dalla metà del Cinquecento, al fine di pervenire ad un disciplinamento della società (pp. 27-36). Ogni forma di devianza dai precetti morali e religiosi controriformistici venne duramente sanzionata e perseguita. E così il saggio discorre delle problematiche connesse a questa “normalizzazione”: da La caccia alle streghe (cap. 2, pp. 37-44); alle Superstizioni ed esorcismi (cap. 3, pp. 45-49); ai precetti per i Confessori (cap. 4, pp. 50-58); alla Confessione e Inquisizione diocesana (cap. 5, pp. 59-63); alle funzioni assolte dai Parroci (cap. 6, pp. 64-67); agli Uffici morali e politici della Chiesa (cap. 7, pp. 68-71); alla considerazione diacronica del fenomeno in Controriforma e oltre (cap. 8, pp. 72-76); all’illustrazione del fondo relativo alla Inquisizione diocesana sarnese (1680-1759) (cap. 9, pp. 77-85); fino alla chiusura della Parte Prima con Processi ereticali a Sarno prima del 1680 (cap. 10, pp. 86-91). 3 La Parte Seconda affronta, invece, i processi inquisitoriali sarnesi illustrando le tipologie di reato confessato ovvero le forme di devianza sociale contrastate. Si offrono così al lettore le storie di Rimedianti e janare, alcuni racconti dei quali sono degni delle migliori pagine di G. B. Basile o di C. Perrault (cap. 11, pp. 95-104). Si rendono noti i Secreti che permettono di guarire e di accattivarsi l’amore della persona desiderata (cap. 12, pp. 105-113). E così, nel cap. 13 dal titolo Lo specchio rotto (pp. 114-125), il lettore apprende della tremenda iattura capitata ai moltissimi «affatturati» che nulla potevano contro le arti malefiche di persone che la visione distorta delle cose faceva diventare «janare» e «fattocchiare». Così scorrono i nomi e le azioni dei Maghi (cap. 14, pp. 126-136) e di Vannella Buonaiuto, Faustina di Bello, Mattia Orlando (cap. 15, pp. 137-151), dei Bestemmiatori, concubinari e spergiuri (cap. 16, pp. 152-160) e delle generiche Streghe e santone (cap. 17, pp. 161-179), fino ai sacerdoti Istigatori “ad turpia” (cap. 18, pp. 179-195). 4 A questa già ricca messe di materiale archivistico sono aggiunti nell’Appendice documentaria (pp. 195-217): 1. il Sinodo diocesano sarnese celebrato da mons. N. A. de Tura (1677); 2. una trascrizione del mutilo Status animarum della parrocchia di San Matteo (1648); 3. la Descrizione della città di Sarno di A. Conti (1677); 4. un atto del Decurionato di Sarno (1845); 5. le preghiere e scongiuri sarnesi raccolti nel 1982 dall’Autrice e da sue alunne nel corso di attività extra-scolastiche. Conclude il volume l’elencazione delle Fonti di ricerca reperibili presso l’Archivio di Stato di Salerno, l’Archivio diocesano di Sarno, l’Archivio parrocchiale di San Matteo Apostolo, l’Archivio storico del comune di Sarno, ed infine la Bibliografia con i testi di riferimento. Il libro, soprattutto dopo la decisione da parte delle autorità ecclesiastiche di secretare il fondo Processi (in ottemperanza al Codice di diritto canonico, can. 375 §1, §2 e can. 379 §1, e alle più recenti norme concordatarie), assume una importanza rilevante per la ricostruzione storica della società sarnese durante l’Età moderna potendo essere senza dubbio equiparato ad un “archivio di duplicazione”. Esso ha inoltre il valore indiscutibile di gettare luce su di un periodo dell’Inquisizione che la storiografia ha poco trattato, ritenendo che il fenomeno avesse avuto la sua massima espressione dalla metà del Cinquecento alla metà del Seicento e quindi ignorando del tutto, o quasi, la sua recrudescenza nelle epoche successive. 5 Tanti sono gli spunti che questa ricerca offre, a cominciare dall’utilizzo strumentale della scomunica che estrometteva dal consesso civile – e dunque dall’azione politica – chi ne era colpito. Prova ne sia il provvedimento del viceré Pedro Antonio de Aragòn, datato 1669, con cui si sequestravano le entrate del vescovo di Sarno, per aver fatto ricorso insieme ad altri presuli a scomuniche e censure contro gli avversari. Altro importante aspetto che meriterebbe ulteriori indagini è il fiorire di un circolo di notabili che si dilettava in poesia sacra attorno alla figura carismatica del vescovo De Tura (1673-1706), poeta, giurista e riorganizzatore della diocesi e della inquisizione diocesana. È inoltre ora possibile condurre una attenta analisi della cultura sarnese del Cinquecento basandosi anche sulle credenze e sui «secreti» ora noti, tra i quali non sfigura quello tramandatoci dal barone Cesare Abignente alla fine dello stesso secolo: «Segreti de non fare scarmare lli frutti. Universalmente attutti li frutti la notte de san Cioanni far le fume co’ sarmente. Laltro segreto è che de tutte quante quelle cose che se benediceno la Pascqua pigliarne le ati a una peccza et appenderelle uno per uno per detti frutti et no scarmarando mai. Un altro segreto particolarmente per lle fico in di de santo Pietro pigliare una inserte de ficocielli sarvatichi et appenderelle sopra adetto fico». 6 La documentazione, purtroppo, non ha restituito la vicenda di sangue ed onore consumatasi tra le mura della famiglia Picella dove un sacerdote che aveva ingravidato una «donzella» del casato venne dapprima impiccato e poi bruciato in un forno mentre la rea consanguinea moriva avvelenata (1692). Confuorto nei suoi Giornali afferma che il capitano del tercio inviato dalla Gran Corte della Vicaria consegnò «pusillanamente [i rei al vescovo di Sarno] avendo timore della scomunica qual, veramente, “aut iuste aut iniuste timenda est”», mentre gli atti sarnesi annotano nella stessa giornata la morte per «colpo di scoppetta» del magnifico Ghirlando Picella. 7 La ristampa della descrizione di Sarno del can. Conti primicerio della cattedrale, inoltre, ha reso evidente che costui plagiò, senza traccia di originalità, il noto testo di Ferdinando Ughelli in premessa alla trattazione della Sarnensis diocœsis nell’Italia sacra, la cui prima stesura potrebbe essere attribuita verosimilmente al mastrodatti della curia sarnese, not. G. T. de Montoris, che dovette redigerla durante l’epicopato di mons. Stefano Solis di Castelblanco (1618-1657). Ma di temi correlati ve ne potrebbero essere ancora additati molti e, sicuramente, questo saggio possiede le caratteristiche di completezza e di serietà che ne faranno un testo di riferimento per le ricerche di molti altri studiosi di storia sociale e religiosa. Ancora una volta Gaetana Mazza regala al paese natio una sua fatica letteraria dopo Storia liquida (1999) e La Regia Scuola “Guido Baccelli” (2001). Francisco de Goya (1746–1828) Alfredo Franco. Gaetana Mazza, Streghe, guaritori, istigatori. Casi di Inquisizione diocesana in Età moderna, presentazione di Adriano Prosperi, Roma, Carocci ed., 2009, pp. 222, € 23,20, ISBN 987-88-430-5026-0. *Estratto dalla «Rassegna storica salernitana», nuova serie, annata 27 (2009) numero 51, pp. 271-274. 8