Tutela del seme - i save my planet

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Tutela del seme - i save my planet
“TUTELA DEL SEME
CONTRO L'AZIONE DELLE MULTINAZIONALI”
A cura di Lucia MASCIOCCHI
A.A. 2013/2014
"Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non per
soddisfare l'ingordigia di pochi. Sono le azioni che contano, i nostri pensieri, per
quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono
trasformati in azioni.
Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo"
(Mahatma Gandhi)
«Noi possiamo sopravvivere come specie solo se viviamo in accordo alle leggi
della biosfera. La biosfera può soddisfare i bisogni di tutti se l'economia globale
rispetta i limiti imposti dalla sostenibilità e dalla giustizia.»
(Vandana Shiva)
Quando pensiamo alle guerre della nostra epoca, ci vengono in mente
subito l’Iraq e l’Afghanistan, ma la guerra più importante è quella contro il
pianeta: in Iraq, Afghanistan e Libia si combatte per le risorse della terra e,
soprattutto, per il petrolio. La guerra contro il pianeta affonda le radici in
un’economia che non rispetta i limiti ecologici ed etici, i limiti alle
ineguaglianze, all’ ingiustizia, all’ avidità, alle concentrazioni finanziarie.
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L’economia globale delle corporation, fondata sull’ idea della crescita
illimitata, è diventata una guerra permanente contro il pianeta e le popolazioni.
I mezzi che usa sono: tecnologie di produzione invasive, per esempio materiali
tossici, ingegneria genetica, geo-ingegneria e nanotecnologie.
Sono semplicemente altri tipi di “armi di distruzione di massa”.
La crisi alimentare è l’effetto di una guerra alimentare. La guerra
alimentare è, innanzitutto, una guerra tra paradigmi: tra un modello industriale e
uno ecologico, ma è una guerra anche perché nega a un miliardo di persone
affamate il diritto al cibo e al altri due miliardi di persone, che soffrono di
malattie legate al cibo, un’alimentazione sana.
L’ emergenza e la crisi alimentare sono dovute a tre importanti cause.
In primo luogo, la distruzione da parte delle corporation, dei doni della natura
fondamentali per la produzione di alimenti (acqua, aria, terra, sementi e
biodiversità) ai fini dell’agricoltura industrializzata e globale, controllata dalle
corporation stesse.
In secondo luogo, il sistema inefficiente e inquinante della produzione
alimentare industriale, fondato sull’ impegno intensivo di sostanze chimiche,
carburanti fossili e capitali, che distrugge da un lato il capitale della natura e dall’
altro quello della società, sradicando le piccole fattorie e distruggendo la salute.
Quando il sistema alimentare ricco di biodiversità viene sostituito da
monocolture industriali, le conseguenze sono fame e malnutrizione.
La terza causa è da ricercarla nella globalizzazione e nella mercificazione
dei sistemi alimentari. La globalizzazione dell’agricoltura industriale, che si
accompagna all’ appropriazione da parte delle corporation dell’agricoltura, sta
ulteriormente accelerando l’aumento della fame.
Quando, infatti, l’agribusiness assume il controllo delle coltivazioni,
vendendo input costosi ai contadini e acquistando i loro prodotti a prezzi bassi,
l’agricoltura diventa un’economia in perdita.
L’emergenza alimentare affonda le sue radici in un sistema che produce
“sementi killer”, infatti la biodiversità del seme è messa in pericolo dall’ azione
delle multinazionali e da leggi e trattati che consentono di brevettare ciò che è
naturale e biologico.
Come dichiara, l’ecologista ed attivista, Vandana Shiva:
«Ogni seme è l'incarnazione dei millenni di evoluzione della natura e dei secoli
di riproduzione da parte degli agricoltori. E' l'espressione pura dell'intelligenza
della terra e dell'intelligenza delle comunità agricole».
Dobbiamo tutelare i semi e dobbiamo far sì che tornino ad essere fonte di vita. Il
sistema alimentare industriale-globalizzato insita in quell’ idea di agricoltura
fondata su monocolture a utilizzo intensivo di sostanze chimiche, colture
geneticamente modificate (ogm) e tecnologie della “rivoluzione verde”.
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Verde, che dovrebbe rappresentare il colore della vita e della biosfera,
oggi è sempre più usato come sinonimo di mercato e denaro. La rivoluzione
verde, è servita ad aumentare la produzione di poche merci (riso e frumento)
sacrificando quella dei legumi, semi da olio, verdure, frutta e altri cereali. Si
sente parlare molto, negli ultimi tempi, di rivoluzione verde in India e anche di
rivoluzione verde in Africa. La rivoluzione verde è stata introdotta in agricoltura
in larga misura per permettere alle corporation di vantare diritti di proprietà
intellettuale e di mettere sotto brevetto le sementi. Questa battaglia sui sementi fu
aperta dal cosiddetto accordo TRIPS, sui diritti di proprietà intellettuale legati al
commercio, firmato in ambito WTO e redatto da corporation come Monsanto.
Su cosa si fonda il sistema della difesa dei diritti di proprietà intellettuale?
Sulla convinzione che la ricerca, fondamentale per migliorare le condizioni di
vita, non avviene se i risultati non sono protetti mediante tecniche giuridiche.
Soprattutto oggi che la ricerca presuppone investimenti ingenti ed è sostenuta dai
privati, è evidente che le imprese effettueranno tali investimenti solo se un
regime brevettuale darà loro la possibilità di recuperare questi investimenti.
Quando, le sementi si trasformano da fonte di vita in proprietà intellettuale
e diventano fonte di super-profitti, la biodiversità e i piccoli contadini
scompaiono. È quanto accaduto, ad esempio, nel caso del Bt Cotton.
Nel 2002 il governo indiano approva la commercializzazione di semi
transgenici di Bt Cotton prodotti dalla Monsanto e dalla sua filiale indianaMahyco Monsanto Biotech Ltd per contrastare l’instabilità dei mercati, delle
condizioni climatiche avverse e delle epidemie dei parassiti che colpiscono le
piante di cotone, causando la perdita di numerosi raccolti.
Le sperimentazioni e le ricerche condotte sulla sicurezza del seme Bt
cotton, però, non vennero mai rese pubbliche per cui si iniziarono a sollevare le
prime critiche sulla mancata trasparenza delle operazioni di ricerca.
Uno studio indipendente realizzato nel 2005 da una ONG indiana, la
Deccan Development Society, evidenzia che: il costo totale di coltivazione del
Bt cotton è più alto di quello per il normale cotone, il costo dei semi risulta
addirittura triplicato; il cotone raccolto è minore e la percentuale di coltivatori di
Bt cotton che al termine della stagione ha tratto profitti è pari al 29%, contro
l’82% di coloro che hanno coltivato cotone tradizionale. Invece la percentuale di
coltivatori che hanno subito perdite, pur coltivando il Bt Cotton, è pari al 71%
(con perdite medie di 130 dollari per acro di terra coltivata), mentre solo il 18%
dei coltivatori di sementi tradizionali conclude la stagione produttiva con perdite
nette.
Vi è un forte movimento di opposizione contro il cotone geneticamente
modificato da parte di diversi settori, e chiedono, inoltre, la pubblicazione delle
sperimentazioni effettuate sul Bt cotton. Verifiche da loro condotte mettono in
risalto gli impatti che questo seme provoca:
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 Resa più bassa del normale cotone;
 Non è resistente al verme rosa del cotone;
Sono accusati di ridurre l’apporto di microrganismi e di enzimi nel suolo e di
essere la causa principale dell’incremento della mortalità del bestiame che
pascola su terreni coltivati a Bt cotton;
I semi non possono essere recuperati dopo il raccolto, per cui i contadini cadono
in un vortice di indebitamento e di dipendenza dall’ azienda;
Nei vent’anni trascorsi dalla prima commercializzazione degli Ogm, le
modificazioni genetiche hanno riguardato per lo più due tratti: renderle resistenti
agli erbicidi e ai parassiti. Le colture resistenti agli erbicidi, però, hanno portato
allo sviluppo di superinfestanti e le colture aventi il gene per renderle resistente
ai parassiti hanno portato all’ evoluzione di superparassiti. Perciò sono state
introdotte da parte della Monsanto, le colture Round-up Ready per resistere agli
erbicidi. Il Bacillus thuringiensis (Bt) è un batterio presente nel suolo comune ed
è in grado di produrre una tossina nella pianta per controllare i parassiti. Le
corporation stanno aggiungendo il gene per la tossina Bt a una varietà di colture
per mettere le piante in condizione di produrre da sé l’insetticida, provocando,
così effetti ecologici negativi:
 Le colture Bt non contengono solo il Bacillus thuringiensis, ma anche
gene che codificano per la resistenza agli antibiotici e geni di virus come
promotori;
 Insetti parassiti come la nottua, che distruggono il cotone, possono
sviluppare una resistenza, a causa del continuo rilascio della tossina,
trasformandosi così in super parassiti;
 La coltura Bt non colpisce selettivamente solo un unico parassita, ma
anche insetti benefici come le api e le coccinelle e la farfalla monarca, ne
sono fortemente influenzate;
Per tutte queste ragioni, si stanno organizzando movimenti contro per
rivendicare il controllo sull’ agricoltura e sulle sementi. Lo scorso 29 aprile
2014, contadini di 26 associazioni hanno fatto tappa a Firenze per la difesa dei
semi tradizionali, quelli che non sono soggetti al controllo delle multinazionali,
rivendicando il furto della biodiversità.
Anche in Argentina sono state condotte numerose proteste contro una
possibile approvazione delle leggi Monsanto su semi transgenici. Queste leggi
vogliono legalizzare la politica sui semi che già ha dato risultati disastrosi negli
USA e in Europa. La norma darebbe alla Monsanto la totale proprietà sulle
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sementi. Basta che i semi usati da contadini e piccoli proprietari terrieri vengano
contaminati da quelli geneticamente modificati per essere considerati a loro volta
proprietà della Monsanto; e a quel punto i produttori di semi locali non potranno
più utilizzare i loro raccolti e i loro prodotti.
Allo stesso modo, anche molti contadini africani si sono riuniti per protestare
contro l’Agra (Alliance for a Green Revolution in Africa), fondata nel 2006 dalla
Bill and Melinda Gates Foundation e Rockefeller Foundation, che vuole favorire
la diffusione di colture geneticamente modificate (Ogm) e delle tecnologie della
nuova “rivoluzione verde”. Una coalizione di circa 60 Ong africane si è riunita
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per protestare contro l’Agra, affermando che gli Ogm e la rivoluzione verde, che
puntano ad aumentare le rendite agricole dei Paesi in via di sviluppo con
innovazioni specifiche, a lungo termine saranno nocive per gli ecosistemi
africani.
L’Agra sta lavorando in Africa in collaborazione con i piccoli agricoltori,
accorda loro micro-crediti e fornisce sementi ibride e concimi per aumentare le
rendite agricole, il tutto con il dichiarato intento di lottare contro la fame e la
povertà. Micro-crediti necessari affinché gli agricoltori possano beneficiare della
green revolution. Spinge, inoltre, le Ong che lavorano in tutta l’Africa con gli
agricoltori ad incoraggiarli a non utilizzare più fertilizzanti e pesticidi ed a
migliorare la salute dei suoli e degli ecosistemi, la diversità delle sementi e la
loro sovranità alimentare. L’Agra sta cancellando un decennio di progressi agroecologici in Africa, spingendo gli agricoltori ad indebitarsi ed a cadere sotto le
grinfie dell’industria agroalimentare.
Nel 2001, uno studio commissionato dalla Commissie genetische
modificate (COGEM) olandese rivelò che nel 2009 «Le tre più grandi imprese di
sementi controllavano più di un terzo del mercato mondiale delle sementi». In
base ai quadri giuridici più recenti, gli agricoltori che coltivano le sementi
brevettate non sono autorizzati ad utilizzare le sementi naturalmente prodotte
dalle loro colture. Le grandi imprese come Monsanto perseguono
sistematicamente gli agricoltori che propagano le loro colture brevettate.
Ovunque nel mondo, le società che possiedono le sementi possiedono
anche i prodotti chimici; è un cartello mafioso che si dimostra spietato con gli
agricoltori poveri che producono su piccola scala. In altre parole, il diritto delle
multinazionali all’ accumulo di profitti, condanna molti alla fame. La catena
alimentare comincia dal suolo, dall’acqua e dalle sementi. Il secondo anello è
l’opera dei piccoli contadini e l’anello conclusivo e quello del mangiare.
Oggi, il primo anello è spezzato dal degrado ecologico e dal furto delle
sementi, dell’acqua e della terra a opera delle corporation con conseguente
erosione del suolo, della biodiversità, di sprechi d’ acqua e di produzione di cibo
poco nutriente. Risultato: insicurezza alimentare.
Quando i contadini perdono l’accesso al suolo all’ acqua e alle sementi, la
conseguenza diretta è l’aumento della fame. Il secondo anello è spezzato dall’
incapacità da parte del contadino di produrre cibo, in quanto i costi di produzione
sono sempre più crescenti. Ed infine, il terzo anello della catena, il diritto al cibo
di cui il titolare è il popolo, è spezzato da una minore produzione di legumi e di
granaglie ricche di sostanze nutritive, facendo ridurre l’accesso dei poveri ad a
una alimentazione adeguata.
E mentre milioni di persone soffrono la fame, il governo si gingilla con le
cifre.
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I mercati mondiali non hanno alcuna relazione con il cibo, con la
biodiversità, con chi lo produce e lo mangia, con le stagioni e con la raccolta. Le
stagioni, infatti, vengono sostituite con contrattazioni ventiquattro ore al giorno.
La speculazione sui mercati agricoli sta crescendo sempre più, facendo
lievitare i prezzi del cibo, portando gli investitori ad uno stato sempre più
abbiente e i poveri a patire la fame.
Attualmente ci sono diversi movimenti che lottano ogni giorno per la
difesa e tutela del seme e della biodiversità. Nel febbraio 2010, il ministro per le
politiche ambientali indiano, Jairam Ramesh ha disposto una moratoria a tempo
indeterminato sulla commercializzazione della melanzana Bt. Secondo quanto ha
dichiarato il ministro, la moratoria resterà in vigore fino a quando studi
scientifici indipendenti non avranno accertato la sicurezza del vegetale gm e
chiarito i suoi effetti a lungo termine sulla salute, l’ambiente e la biodiversità del
paese. Una piccola vittoria sulla sovranità alimentare della Monsanto. Dobbiamo
continuare la nostra battaglia affinché le sementi vengano tutelate in quanto la
salvaguardia, il rinnovamento della vita e il benessere di tutti i viventi sono
l’obiettivo. Progresso e crescita, invece, sono finalità di una vita organizzata
secondo il paradigma economico dominante, in cui l’unica unità di crescita sono
i flussi di denaro. Quando in agricoltura alle risorse interne ecologiche, si
sostituiscono risorse acquistate all’ Estero, si distrugge l’ambiente e si privano i
contadini dei propri beni.
Con l’avvento dell’industrializzazione e del colonialismo ci fu una
trasformazione concettuale di “risorsa naturale” infatti parte della natura divenne
necessaria per lo sviluppo industriale e per gli scambi coloniali.
Durante il corso della storia, la natura è stata sempre più privata del suo
potere creativo e ridotta in un contenitore di materie prime pronte per essere
sfruttate economicamente.
Durante questi ultimi anni la libertà del seme è stata venduta come
democrazia del libero mercato, tuttavia i mercati liberi non fanno che dare la
piena libertà alle multinazionali di fruttare ciò che vogliono e come vogliono. La
democrazia dovrebbe essere del popolo, delle persone e per le persone. Creare
una vera democrazia significa riconoscere che siamo parte della terra e che
viviamo con essa. Riducendo le pressioni sul nostro pianeta e rinnovando il
legame con essa potremmo contribuire alla nostra felicità e alla nostra
liberazione iniziando proprio dal seme, che è sorgente di vita e di biodiversità. È
alla base della catena alimentare e quindi è alla base di uno stile di vita
equilibrato. Dobbiamo ricordarci, inoltre, di difendere un’agricoltura sostenibile
e tutelare il seme come bene comune.
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BIBLOGRAFIA:
 CIANCIULLO Antonio, (29/04/2014), Arriva la carovana dei custodi dei
semi:obiettivo la biodiversità, <http://www.repubblica.it>;
 ( 15/07/2013),I contadini africani contro la rivoluzione verde (Ogm) di
Bill Gates e Rockfeller, <http://www.greenreport.it>
 Ministero dell’ Ambiente, Navdanya, (2/10/ 2006), India: moratoria a
tempo indeterminato sulla melanzana Bt., <http://www.equivita.it>
 POLZONETTI Cristina, (7/01/2013), Argentina:forti proteste contro
possibile 'legge Monsanto' su semi transgenici, <http://www.lastampa.it/>
 VANDANA Shiva, (2012). Fare pace con la terra. Milano: Feltrinelli;
 VANDANA Shiva, (2002). Il mondo sotto brevetto. Milano: Feltrinelli;
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