sementi GIANAZZA FERRARIO.odt

Transcript

sementi GIANAZZA FERRARIO.odt
U.E. vieta sementi tradizionali
Con sentenza del 12 luglio 2012 , la Corte di Giustizia della UE ha confermato il
divieto di commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che
non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo.
Fin dal 1998 è in vigore una direttiva della Comunità europea che riserva la
commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte sementiere (le note
multinazionali) vietandolo agli agricoltori. Ciò che i contadini hanno fatto per
millenni è diventato così, di colpo, un delitto. Con questa sentenza sono messe
fuorilegge anche le associazioni di volontari impegnati nel recupero delle varietà
antiche e tradizionali – ne esistono di benemerite anche in Italia – che commettono
appunto questo „crimine“: preservano e distribuiscono sementi fuori del catalogo
ufficiale.
La sentenza ha preso di mira specificamente una di queste associazioni, la
francese (ma nota in tutto il mondo) Kokopelli, che si batte per la biodiversità. Già
nel 2008 questa associazione era stata condannata, per scambio di sementi
antiche, a una multa di 35 mila euro: esosa punizione per un gruppo di volontariato,
rischiando di mettere a repentaglio la vita stessa dell’associazione.
Invece l’attività è continuata, grazie allo sforzo e ai contributi dei volontari. Sicchè
oggi, un’altra grossa società che l’ha trascinata in giudizio davanti alla Corte
d’appello di Nancy, la «Graines Baumaux», approfittando della sentenza della Corte
europea, ha chiesto ai giudici francesi di imporre a Kokopelli di pagare 100 mila
euro per danni e inoltre – esplicitamente – «la cessazione di tutte le attività
dell’associazione», pericolosa per il business , alla faccia della libertà d’opinione e
d’azione. Si noti che la direttiva europea non osa vietare semplicemente e
puramente lo scambio di sementi antiche: non vigono forse da noi tutte le libertà
possibili e immaginabili? Lo fa obliquamente. Se si chiede di includere queste
varietà nel catalogo ufficiale lo si ottiene – pagando profumatamente – e da quel
momento diventa legale commerciarle. Il fatto è che queste varietà antiche e
tradizionali sono di dominio pubblico, non appartengono a nessuno, e quindi
nessuno ha interesse a sborsare per iscriverle nel catalogo. Ammettiamo che
qualche buon samaritano lo faccia: dopo vent’anni, se nessuno le re-iscrive nel
suddetto catalogo, comunque ne escono (e scambiarsele ridiventa un delitto).
Ovviamente, l’inghippo è escogitato per favorire le multinazionali delle sementi, che
hanno i soldi e l’interesse economico di iscrivere nel registro ufficiale i loro semi
ibridi, OGM, di loro proprietà o comunque brevettati. A causa di questa
regolamentazione, accusa Semailles (un’altra associazione francese) «più dell’80%
della biodiversità è scomparsa» dai campi europei.
Noi da giovani agricoltori abbiamo sempre visto contadini piu anziani che hanno
sempre conservato i semi e spesso se li scambiavano, quindi non vediamo dove è
il problema, comunque noi riteniamo che se dei piccoli agricoltori si scambiano i
semi non danneggino il commercio internazionale di sementi e favoriscono la
biodiversità.
Davide & Francesco