Effetti di calore e temperatura
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Effetti di calore e temperatura
Cod. EM2U3 Fermentazione dei vini bianchi Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano Fermentazione in vasca Costituzione del lotto • Ogni mescolanza di mosti deve essere fatta prima che la fermentazione sia iniziata (per evitare produzioni di H2S); • Di ogni partita si devono mescolare anche le fecce fini • L’inoculo dei lieviti deve essere fatto a lotto costituito. Scelta dei lieviti Sebbene una fermentazione condotta da una microflora selvaggia, qualche volta, possa dare risultati eccellenti, oggi si preferisce impiegare lieviti selezionati (Lieviti Secchi Attivi) che danno elevate garanzie e soddisfano varie esigenza in ogni località. 71B – produttore di esteri, in particolare acetati di alcoli superiori che caratterizzano l’aroma fermentativo; VL1 – scarsa produzione di vinilfenoli (odore farmaceutico) ovvero debole attività cinnamato decarbossilasi che trasforma gli acidi pcumarico e ferulico del mosto in 4-vinilfenolo e 4-vinilguaiacolo VL3 – 2056 – EG8 – esaltano l’aroma varietale (Sauvignon, …) Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano Ambiente di fermentazione Sostanze azotate Almeno 25 mg/l di NH4+ o 160 mg/l di APA; al di sotto di tali valori è necessario intervenire con (NH4)2SO4 (dose max 30 g/hl); i momenti più indicati sono: • all’inoculo (15 g/hl) • al terzo giorno di fermentazione (3-4° alcole - 10 g/hl) • a 9-10° alcole (5 g/hl) Ossigeno Da 2 a 4 mg/l al giorno soprattutto nel momento di crescita esponenziale dei lieviti, in questo periodo la perdita di aromi per ossidazione è meno importante di una fermentazione stentata per mancanza di ossigeno. Temperatura Con temperature di fermentazione superiori a 20 °C diminuiscono la quantità di esteri prodotti dai lieviti e aumentano gli alcoli superiori; L’orientamento attuale è di valori compresi tra 14 e 18 °C. Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano Fine fermentazione La durata della fermentazione dipende da diversi fattori: • quantità di zuccheri; • disponibilità di APA; • torbidità; • ceppo di lievito; • temperatura di fermentazione; • condizioni di estrazione del mosto. Tuttavia, non deve superare la decina di giorni. La FA si considera terminata quando gli zuccheri residui non superano i 2 g/l. Operazioni successive: •Colmatura della vasca; •Abbassamento della temperatura a 10 – 12 °C; •Agitazione giornaliera delle fecce, senza O 2, sino alla solfitazione; •Trascorsi da 4 a 14 giorni, si procede alla solfitazione con 4-5 g/hl. Fermentazione Malolattica Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano Fermentazione ML nei vini bianchi Scopi principali per cui si fa svolgere la FML nei vini bianchi: • Abbassamento dell’acidità malica e conseguente aumento di pH; • Stabilizzazione biologica (prevenire la rifermentazione in bottiglia); • Caratterizzazione aromatica. Quest’ultimo motivo, in alcune zone a clima temperato caldo, induce a praticare l’acidificazione per avviare una buona e ricca FML. Per favorire la FML il vino, dopo la FA, deve rimanere sulle fecce fini, in recipienti colmi, senza solforazione e con temperatura intorno ai 18 °C e per evitare fenomeni ossidativi, settimanalmente, si procede con agitatori a rimettere in sospensione le fecce fini e in caso di necessità si ricorre a SO 2 con dose di 2 g/hl. In queste condizioni, se per il controllo della FA è stata utilizzata poca solforosa, la FML dovrebbe autoinnescarsi facilmente. L’innesco è facilitato da aggiunta di batteri esogeni industriali; da tagli con vini non solfitati che hanno già svolto la FML e dall’uso di fusti utilizzati gli anni precedenti per lo stesso scopo. A fine FML si aggiunge SO2 (4-5 g/hl) e poi sosta sulle fecce fino all’imbottigliam. Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano Fermentazione in barrique Caratteristiche generali del processo Ruolo del lievito dopo la fermentazione Ruolo delle fecce Le cessioni del legno Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano Caratteristiche generali del processo Non tutti i vini si prestano a questa tecnica vinificatoria caratteristica della zona di Borgogna (metodo Borgognone). Il mosto viene introdotto in fusti e ivi rimane per tutto il processo di elaborazione sino a vino maturo e sempre a contatto con le proprie fecce integrali. L’interazione tra lievito e cessioni del legno, accompagnata dal chimismo dei colloidi parietali dei lieviti e dal lungo periodo di contatto con le fecce che operano reazioni di ossidoriduzione, rappresentano la caratteristica principale di questo processo. Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano Ruolo del lievito dopo la fermentazione Durante l’affinamento sulle fecce, dalle pareti delle carcasse dei lieviti, vengono liberati -glucani e mannoproteine (costituenti principali delle pareti, insieme alla chitina: c. 60% – 38% – 2%). Tale rilascio è operato dalle -glucanasi, che rimangono attive per parecchi mesi dopo la morte del lievito, e favorito: • dalla temperatura; • dal tempo di permanenza sulle fecce; • dal rimescolamento della massa (batonnage settimanale) La natura polisaccarica e proteica di questi composti conferisce al vino volume e morbidezza. Inoltre, i polisaccaridi reagiscono con i fenoli abbassando l’indice di polifenoli e la tonalità gialla. Durante l’affinamento, i tannini idrolizzabili ceduti dal legno reagiscono con le mannoproteine libere o vanno a legarsi alle pareti del lievito e quindi, eliminati o neutralizzati al gusto. Le mannoproteine libere concorrono a migliorare la stabilità tartarica e proteica e a diminuire la sensibilità di molti vini alla colorazione temporanea grigio-rosa in presenza di O2 (il Sauvignon in particolare). Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano Ruolo delle fecce È facilmente verificabile che un vino bianco conservato con le sue fecce e ragionevolmente solfitato, si conserva meglio in fusti di legno che in vasca (comparsa dell’odore solforato di ridotto). Al contrario, se il vino viene separato dalle sue fecce e conservato in legno, perde rapidamente il suo aroma di fruttato e sviluppa odori ossidativi di resinoso, ceroso, canforato che tendono a rafforzarsi anche dopo l’imbottigliamento. Potenziale riducente delle fecce e ossidativo del legno creano il giusto equilibrio naturale di ossidoriduzione che favoriscono il processo di affinamento. In genere, il potenziale di ossidoriduzione in un fusto è maggiore in superficie e decresce verso il fondo e in valore assoluto decresce con gli anni perché diminuisce la cessione di tannini; pertanto nei fusti nuovi prevalgono le azioni ossidanti del legno su quelli riducenti delle fecce e viceversa nei fusti vecchi. Il batonnage risolve il problema, perché omogeneizza la massa e impedisce il prevalere di uno dei fattori ossidoriduttivi. Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano Effetto riduttivo delle fecce 240 rH (mV) Fusto nuovo 220 200 Effetto riduttivo delle fecce Bâtonnage Effetto ossidativo del Bât. Fusto di 1 anno 180 vasca 0 Rosario DI GAETANO 20 40 60 Profondità (cm) Scuola Enologica di Conegliano Ruolo del legno Il vino affinato in legno presenta il caratteristico aroma boisé. Tale odore è imputabile a: • fenoli volatili (eugenolo con odore di affumicato e di spezie); • -metil--lattoni • aldeidi fenoliche • aldeidi furaniche (noce di cocco); (vanillina con odore di vaniglia); (odore di grigliato, hanno scarsa rilevanza); I lieviti, nel corso della fermentazione, riducono le aldeidi in alcoli (inodori) per cui si attenua di molto detto profumo caratteristico. Se il vino viene messo in legno dopo la fermentazione (come i vini rossi) l’odore di boisé risulta molto marcato. Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano Utilizzo delle barriques Scelta della barrique: nuova, di rovere a grana fine, a media tostatura, di provenienza varia (Allier, Limousin, Borgogna, centro Europa, ecc.); per vini bianchi anonimi in cui l’aroma di boisé è determinante si preferisce rovere americano Preparazione: sciacquare con acqua e lasciare sgocciolare per qualche minuto (non solforare); se si impiegano fusti usati, già lavati e solfitati, è necessario riempirli con acqua 48 ore prima dell’impiego per eliminare i residui di SO2 suscettibili a causare fenomeni riduttivi. Riempimento: prima che parta la fermentazione (fusti usati) o che sia appena partita; lasciare il 10% di volume libero per evitare trabocchi di schiuma durante la fermentazione; eventuali fecce residue della vasca di provenienza devono essere ripartite tra i vari fusti. Cura durante l’affinamento: se il riempimento avviene ad inizio FA l’invasamento sostituisce l’arieggiamento per favorire la fase moltiplicativa dei lieviti, altrimenti bisogna intervenire in avvio di FA. A fine FA colmare le barriques con vino dello stesso lotto, e se questa procede con difficoltà, utilizzare vino con lo stesso grado di maturazione o effettuare un inoculo al 10%. Segue batonnage giornaliero fino alla solfitazione dopo la FML. Durante l’affinamento, batonnage e colmature settimanali; SO2 Lib.30 mg/l. Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano SO2 Dosaggio e impiego dei prodotti enologici in vinificazione • 3 - 5 g per hl di mosto - in vasca dopo pressatura (uve sane) • 50% in pressa e 50% in vasca per uve poco sane • 50% in vigneto e 50 in vasca per uve raccolte a macchina Enzimi pectolitici • 1,5 - 4 g/hl di mosto - in vasca dopo pressatura Lieviti 10 - 50 g/hl di mosto - in vasca su mosto limpido (già attivati) Attivanti in idratazione 5 - 15 g/hl di mosto - in fase di idratazione dei lieviti Attivanti in fermentazione 5 - 15 g/hl di mosto - dal terzo giorno di fermentazione Ossigeno 3 - 8 ml/l di mosto - al terzo giorno di fermentazione (in 1-2 gg) Rosario DI GAETANO Scuola Enologica di Conegliano