AGGIORNAMENTI IN MEDICINA VETERINARIA: questioni relative

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AGGIORNAMENTI IN MEDICINA VETERINARIA: questioni relative
AGGIORNAMENTI IN MEDICINA VETERINARIA: questioni relative al
benessere animale
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Diagnosi caso 1: Protezione degli equidi alla macellazione
Lo scarico degli animali viene effettuato da quattro operatori: due sull’autotreno che tolgono le
tramezze e due a terra che indirizzano gli animali nei corridoi e verso i recinti.
La rampa di scarico è in metallo e di lato sono poste delle paratie a tutto pieno.
Una volta scesi dall’autotreno i cavalli liberi vengono indirizzati dagli operatori verso i recinti,
attraverso corridoi formati dai cancelli mobili degli stessi. I recinti della stalla di sosta sono
delimitati da pareti con 4 sbarre di ferro orizzontali alte 1,80 mt. All’interno sono presenti vasche di
abbeverata, mangiatoie con fieno e lettiera in paglia. È presente una tettoia di protezione e una
parete in legno laminato su uno dei lati lunghi.
I recinti a disposizione sono 5 e i cavalli vengono distribuiti equamente in termini di numerosità al
loro interno.
Il lunedì mattina i cavalli vengono condotti verso l’impianto di macellazione e fatti sostare nei
recinti di attesa, utilizzando corridoi mobili per facilitare la movimentazione.
Durante l’ispezione ante mortem si riscontrano su tre soggetti alcune ferite sanguinanti, sul collo e
sul dorso ascrivibili a morsi di altri cavalli. Gli animali feriti vengono isolati e macellati per primi.
Il corridoio che porta alla gabbia di immobilizzazione è dotato di pareti in cemento per 70 cm di
altezza e, al di sopra, due sbarre di ferro orizzontali per un’altezza totale di 1,70 mt. Sulla rampa di
accesso in metallo sono stati posizionati dei tappeti antiscivolo.
Sfruttare le naturali tendenze gregarie della specie in questione durante le operazioni di scarico,
facilita ed agevola le stesse. Il rumore degli zoccoli sulla rampa in metallo del mezzo di trasporto,
può essere attutito con del materiale facilmente riconoscibile dai cavalli, ad esempio la paglia usata
come lettiera durante il viaggio.
I recinti di sosta sono adeguati in termini di spazio, riparo e dotati di punti di abbeverata; si
dovrebbe valutare la possibilità di isolare i soggetti interi dal resto del gruppo.
L’utilizzo dei tappetini antiscivolo sulla rampa di accesso alla gabbia di immobilizzazione è
discutibile: da un lato evita che ci possano essere cadute dall’altro potrebbe far spaventare gli
animali che potrebbero percepirla come uno spazio vuoto.
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Diagnosi caso 2 : Il benessere nella ricerca animale
Il veterinario, in questo caso, conclude che si tratta di un fenomeno legato al comportamento, nello
specifico barbering. Con questo termine viene indicato comportamento anomalo durante il quale un
individuo (detto barber) mastica, manipola e toglie sistematicamente il pelo ai conspecifici e
talvolta anche il proprio.
Il gruppo di Stanford, che ha studiato a lungo il fenomeno, lo classifica come un “comportamento
che disturba o nuoce all’equilibrio fisico e psicologico dell’individuo che lo attua e/o agli altri
individui del gruppo”.
Garner et al. classificano un comportamento come anormale in base a quanto risponde a 5 aggettivi
chiave, quindi se esso è:
innaturale, ossia se viene osservato solo in animali in cattività;
imprevedibile, ossia attuato in un contesto inappropriato o eseguito in modo eccessivo;
non funzionale;
in grado di produrre stress nell’animale che lo compie e nei suoi con specifici;
infrequente nelle sue manifestazioni, ossia presente solo in una minoranza di individui.
L’atto del barbering rispecchia molte di queste caratteristiche. Dimostra di non avere uno scopo, è
stata, ad esempio, confutata la teoria che si trattasse di un’espressione di dominanza. E’ indubbio
che sia infrequente in quanto generalmente viene effettuato solo da un individuo in un gruppo;
inoltre, non in tutti i gruppi è presente un individuo barber.
Infine, sono da considerare le implicazioni a livello di stress del gruppo e dell’individuo stesso. Su
questo punto è stato visto che l’atto del barbering comporta per gli individui passivi forte stress
legato in parte al fatto di dover subire tale manipolazione e in parte alla compromissione fisica che
subiscono; si pensi, ad esempio, che lo strappamento dei peli tattili oltre che doloroso comporta
anche una menomazione sensoriale per l’animale. Anche per l’individuo che lo effettua può essere
fonte di disagio, infatti spesso il pelo viene masticato e ingerito e questo può predisporre alla
formazione di tricobezoari o essere causa di lesioni e infezioni a livello orale.
È quindi necessario contenere e limitare il fenomeno cercando di capire quali possano esserne le
cause. In merito sono stati prodotti diversi lavori e i dati, seppur non conclusivi, indicano che si
tratta di un fenomeno multifattoriale con basi sia genetiche, come suggerisce il fatto che alcuni
ceppi siano più colpiti di altri (i C57BL/6 o i 129), che ambientali, ad esempio in alcuni ceppi si è
visto che può essere indotto da alterazioni nella dieta. Un ambiente stressante può essere causa, se
non dell’insorgenza, di un aumento nella frequenza del fenomeno.
Date queste premesse proviamo ad analizzare il caso proposto.
Innanzitutto, si può vedere come le caratteristiche degli animali colpiti rispecchiano l’epidemiologia
di questo tipo di comportamento; così come anche quelle cliniche, relative all’alopecia, potrebbero
essere indicative, anche se non patognomoniche. Inoltre, è caratteristico il riscontro di gruppi
all’interno dei quali solo un individuo non presenta lesioni.
Per concludere è utile porre l’attenzione sul fatto che condizioni di stress continuo per l’animale
posso provocare un aumento del fenomeno e a rafforzare questa considerazione vi è il fatto che
l’aggiunta di arricchimenti può invece farlo regredire. Questi elementi, in un ambiente
standardizzato come è uno stabulario, rappresentano un fattore che aumenta la variabilità nel
microambiente di un gruppo senza aggiungere fattori di stress eccessivo e non controllabile. In
questo modo, si forniscono all’animale degli elementi utili affinché possa esprimere parte dei propri
moduli comportamentali e di riflesso si migliora il suo benessere.
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Diagnosi caso 3: Regolamento CE 1099/2009, protezione degli animali durante
l’abbattimento. Macellazione dei bovini
Dal 1 gennaio 2013 è entrato in applicazione il Regolamento CE 1099 del 2009 relativo alla
protezione degli animali durante l’abbattimento.
La salvaguardia del benessere animale durante le fasi di macellazione inizia ancor prima che gli
animali arrivino al macello: infatti è fondamentale pianificare le operazioni di macellazione per non
incorrere in inconvenienti che incidano sul benessere degli animali. Gli operatori devono pianificare
in anticipo l’abbattimento degli animali e le operazioni correlate ed effettuarli in conformità delle
procedure operative standard.
Con questo Regolamento viene introdotta la figura del responsabile della tutela del benessere
animale designato dall’operatore con il compito di aiutarlo a garantire la conformità del macello alle
disposizioni del Regolamento.
Il responsabile della tutela del benessere animale dipende direttamente dall’operatore e rende conto
direttamente all’operatore per le questioni riguardanti il benessere degli animali. Egli può esigere
che il personale del macello intraprenda le azioni correttive necessarie a garantire il rispetto delle
norme stabilite dal presente regolamento e tiene un registro dei provvedimenti adottati per
migliorare il benessere animale nel macello in cui assolve le sue funzioni. Questa figura è
obbligatoria nei macelli in cui vengono macellati annualmente più di 1000 unità di bestiame
(mammiferi) o di 150 000 volatili o conigli.
La macellazione rituale, senza stordimento dell’animale, è consentita dal par. 4 dell’articolo 4 del
Regolamento CE 1099 del 2009. Per questa macellazione è prevista un’immobilizzazione
individuale e meccanica per i ruminanti. Inoltre i sistemi di immobilizzazione dei bovini che
prevedano il capovolgimento o qualsiasi altra posizione innaturale devono esser provvisti di un
dispositivo che limiti i movimenti laterali e verticali della testa dell’animale e siano adattabili alle
dimensioni dell’animale. Questi ultimi sono fondamentali per garantire una rapida perdita di
coscienza dell’animale favorendo un rapido dissanguamento.
I metodi ammessi per lo stordimento degli animali sono elencati nell’allegato 1 del Regolamento
1099 del 2009. L’operatore deve garantire la pronta disponibilità durante le fase di stordimento di
un dispositivo di riserva che può anche essere un metodo differente dal primo.
Il Regolamento 1099 del 2009 prevede che gli operatori assicurino che le persone responsabili dello
stordimento svolgano controlli regolari al fine di garantire che gli animali non presentino segni di
coscienza o sensibilità nel periodo compreso fra la fine del processo di stordimento e la morte. Tali
controlli sono effettuati su un campione sufficientemente rappresentativo di animali e la loro
frequenza è stabilita tenendo conto dei risultati dei controlli precedenti e di qualsiasi fattore che
possa incidere sull’efficacia del processo di stordimento. Quando i risultati dei controlli indicano
che un animale non è adeguatamente stordito, la persona responsabile dello stordimento prende
immediatamente le misure opportune, come precisato nelle procedure operative standard.
Il rapporto dell’EFSA “Scientific Opinion on monitoring procedures at slaughterhouses for
bovines” indica in quali momenti è opportuno valutare lo stato di coscienza dell’animale al fine di
soddisfare quanto richiesto dall’articolo 5 del Regolamento 1099 del 2009. I punti indicati sono
dalla fine dello stordimento all’aggancio, durante il taglio per il dissanguamento e durante il
dissanguamento. Lo stesso report indica anche quale indicatori prendere in considerazione in
funzione della loro significatività e fattibilità. Questi indicatori sono la postura, il respiro,
contrazioni toniche, i riflessi corneale e palpebrale, il tono muscolare, i movimenti degli occhi e le
vocalizzazioni.
Diagnosi caso 4: Valutazione in laboratorio della colostratura del vitello
I due campioni di siero appartengono a vitelli di un giorno di vita; il campione 1 appartiene ad un
vitello nato da una pluripara mentre il campione 2 ad un vitello nato da una primipara.
Il vitello del campione 1 è nato durante il normale orario lavorativo del personale aziendale; il
vitello del campione numero 2 è nato durante la notte ed stato trovato alla mattina quando erano già
trascorse parecchie ore dal parto.
Il campione 1 rappresenta un soggetto adeguatamente colostrato in cui le γ-globuline raggiungono il
valore di 18,9 g/l e le GGT di 936 UI/l .
Il campione 2 appartiene ad un vitello non adeguatamente colostrato che raggiunge solo il valore di
2,6 g/l di γ-globuline e di 40 UI/l di GGT.
Il vitello 2, nato quando il personale non era in stalla, ha probabilmente assunto un quantitativo
insufficiente di colostro oppure un quantitativo sufficiente di colostro ma troppo tardivamente
quando la closure intestinale era già in atto.
L’errata colostratura espone i vitelli a rischio infettivo in quanto il loro livello sierico di gammaglobuline risulta insufficiente.
Per avere animali con una buona competenza immunitaria è prioritario rispettare le tempistiche di
somministrazione del colostro.
Naturalmente è importante anche il contenuto di anticorpi del colostro , questo aumenta al
progredire delle lattazioni ovvero una primipara avrà un livello anticorpale inferiore alle pluripare.
Dal punto di vista gestionale sarebbe quindi meglio dare al vitello nato da una primipara il colostro
prodotto da una pluripara piuttosto che quello della propria madre (Muller et al., 1981).
Gli errori di management possono quindi spiegare l’aumentata incidenza dei casi di diarrea riportati
dal veterinario che ha fornito i campioni .
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Diagnosi caso 5: Macellazione ovicaprini
Dal 1 gennaio 2013 è entrato in applicazione il Regolamento CE 1099 del 2009 relativo alla
protezione degli animali durante l’abbattimento.
La salvaguardia del benessere animale durante le fasi di macellazione inizia ancor prima che gli
animali arrivino al macello: infatti è fondamentale pianificare le operazioni di macellazione per non
incorrere in inconvenienti che incidano sul benessere degli animali. Gli operatori devono pianificare
in anticipo l’abbattimento degli animali e le operazioni correlate ed effettuarli in conformità delle
procedure operative standard.
Il Regolamento CE 1099 del 2009 riporta in allegato le caratteristiche dei locali adibiti alla
macellazione. Per la movimentazione di suini e ovini le strutture devono consentire agli animali di
procedere uno accanto all’altro, ad eccezione del caso delle corsie che conducono ai dispositivi di
immobilizzazione.
I metodi ammessi per lo stordimento degli animali sono elencati nell’allegato 1 del Regolamento
1099 del 2009. L’operatore deve garantire la pronta disponibilità durante le fase di stordimento di
un dispositivo di riserva che può anche essere un metodo differente dal primo. Per lo stordimento di
ovini e caprini è consentito l’uso di dispositivi a proiettile captivo penetrante e non penetrante,
dispositivi di elettronarcosi con applicazione limitata alla testa e quelli con applicazione a testa e
corpo. L’utilizzo di un dispositivo a proiettile captivo non penetrante è consentito solo se
nell’utilizzazione di questo metodo gli operatori hanno cura di evitare la frattura del cranio ed
unicamente per i ruminanti di peso vivo inferiore a 10 kg. L’utilizzo di dispositivi di elettronarcosi
prevede la presenza di un dispositivo che visualizza e registra i particolari dei parametri elettrici
fondamentali (corrente minima, tensione minima, frequenza massima, tempo) per ciascun animale
stordito. Il dispositivo è posizionato in maniera da essere chiaramente visibile per il personale e
deve emettere un segnale di allarme perfettamente visibile e udibile se la durata dell’esposizione
scende al di sotto del livello richiesto. Tali registrazioni sono conservate almeno per un anno. La
resistenza che la corrente incontra nel passare attraverso il cervello può essere diminuita utilizzando
pinze di una grandezza idonea e mantenendole ben pulite; considerando che il vello non è un
elettroconduttore il suo spessore o il materiale depositato tra le fibre possono avere un ruolo
importante nell’aumentare la resistenza elettrica.
Il tempo che intercorre tra lo stordimento e la iugulazione deve essere il minore possibile. L’EFSA
raccomanda di effettuare il dissanguamento entro 8 secondi dallo stordimento con un dispositivo
elettrico. Questo intervallo è stato calcolato considerando una durata dello stato d’incoscienza di
24,85 secondi (Velarde et al, 2002) e il tempo necessario alla perdita di coscienza dopo recisione
delle arterie carotidi e delle vene giugulari pari a 17 secondi (Gregory and Wotton, 1984).
Il rapporto dell’EFSA “Scientific Opinion on monitoring procedures at slaughterhouses for sheep
and goats” indica in quali momenti è opportuno valutare lo stato di coscienza dell’animale al fine di
soddisfare quanto richiesto dall’articolo 5 del Regolamento 1099 del 2009. I punti indicati sono
dalla fine dello stordimento all’aggancio, durante il taglio per il dissanguamento e durante il
dissanguamento. Lo stesso report indica anche quale indicatori prendere in considerazione in
funzione della loro significatività e fattibilità. Questi indicatori, nel caso dell’utilizzo di un
dispositivo elettrico su ovini e caprini, sono il respiro, contrazioni toniche, i riflessi corneale e
palpebrale, le vocalizzazioni, la postura, il tono muscolare e la contrazione delle palpebre.
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Diagnosi caso 6: Un problema di aggressività nelle scrofe
Le densità degli animali all’interno dei box non sono conformi alla normativa, anche se le misure
minime dei lati dei box lo sono. Gli spazi non sono sufficienti per consentire agli animali di mettere
in atto gli schemi comportamentali normali dell'aggressività ritualizzata. Infatti non è presente lo
"spazio di fuga" necessario per la sottomissione ritualizzata. In funzione di questo è fondamentale
mettere a disposizione degli animali almeno gli spazi richiesti dalla normativa.
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Diagnosi caso 7: descrizione caso “benessere degli equidi in allevamento”
Non esiste una normativa specifica che legiferi in termini di benessere degli equidi in allevamento,
ma si fa riferimento al Dlgs 146/2001 "Attuazione della direttiva 98/58/CE relativa alla protezione
degli animali negli allevamenti" ed ad una serie di codici e linee guida nazionali ed internazionali
che danno indicazioni in merito.
Nel caso descritto gli animali sono tutti “al paddock” sprovvisti di un riparo a cui possano accedere
in caso di necessità.
La presenza di soggetti di diverse età e attività presuppone che ci sia un tipo di alimentazione
specifica per ogni gruppo. La razione e le condizioni degli animali devono essere controllate
giornalmente da un numero sufficiente di addetti e che sia in grado di valutare i soggetti
singolarmente.
Ai fini di uno svezzamento efficace i paddock delle fattrici e dei puledri in questa fase non
dovrebbero essere confinanti, come non lo dovrebbero essere quello delle femmine e dei maschi
sessualmente maturi.
Tutti i soggetti sono permanentemente tenuti in pascoli ed è quindi importante prevedere di avere
dei terreni vuoti per la rotazione, sia per mantenere un’adeguata crescita del manto erboso sia per
effettuare un’efficace lavorazione per ridurre l’infestazione parassitaria.
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Diagnosi caso 8: Problemi riproduttivi in zebrafish
In Italia l'utilizzo di animali utilizzati a fini scientifici è regolamentato dal Dlgs del 4 marzo 2014,
n.26 che ha recepito a livello nazionale la Direttiva 2010/63/EU. L'allegato III del Decreto, alla
sezione B punto 11, elenca i requisiti per la cura e la stabulazione dei pesci trattando aspetti quali:
la qualità dell'acqua, la concentrazione di ossigeno e di composti azotati, il pH, la salinità, la
temperatura, il tipo di illuminazione, i livelli di rumorosità, la densità di popolamento,
l'arricchimento ambientale ed ancora l'alimentazione e la manipolazione. Per nessuno dei
parametri suddetti sono fornite indicazioni assolute, in quanto le specie di pesci che possono
essere utilizzate in ricerca sono moltissime. Per questo la norma rimanda a quanto si conosce per
le singole specie, indirizzando quindi alla letteratura scientifica in merito. Tra i pesci la specie più
comunemente usata in ricerca è Danio rerio, conosciuto anche come zebrafish, che viene
utilizzata per studi che vanno dalla genetica alla tossicologia. Tra i punti di forza che hanno
incentivato l'utilizzo di questa specie in sperimentazione vi è senza dubbio quella, condivisa
comunque da altre specie ittiche, di essere molto feconda. Inoltre zebrafish è una specie molto
resistente, in grado sopravvivere in molteplici condizioni ambientali, ad esempio tollera un’ampia
gamma di temperature, è infatti una specie euritermica. Nonostante la sua grande resistenza,
lunghi periodi di stabulazione in condizioni estreme, o comunque non ideali, possono
compromettere il benessere anche in zebrafish.
Le condizioni ottimali di stabulazione per questa specie sono: acqua sempre pulita con
concentrazione di composti azotati bassa o nulla, pH neutro, salinità intorno ai 500 μs,
temperatura intorno ai 28,5°C, fotoperiodo di 14 ore di luce e 10 di buio, densità di stabulazione
da 5 a massimo 10 adulti/litro, alimentazione almeno 2-3 volte al giorno con mangime bilanciato
per la specie e periodicamente integrato con prede vive.
Nel caso proposto, la temperatura dell'acqua è di 2 gradi superiore a quella ottimale per la specie
e, questa condizione, se presente per un periodo abbastanza lungo, può avere compromesso lo
status dei pesci stabulati, manifestandosi inizialmente come calo delle performance dei
riproduttori. In questo caso inoltre è possibile notare che la densità dei pesci è piuttosto alta, pur
restando nei range riportati in letteratura. D'altro canto non si è esplicitamente fatto riferimento
allo status sanitario degli animali, che, in questa particolare situazione, ha dimostrato di non
essere correlato al problema. Al contrario il professionista ha prescritto la correzione della
temperatura dell'acqua di stabulazione ed ha chiesto che i riproduttori venissero stabulati ad una
densità inferiore, 5 animali/litro, ottenendo un ritorno ai livelli di produzione iniziali. Ha
verificato la funzionalità del sistema di monitoraggio automatico: controllando i parametri con
strumentazione manuale, assicurandosi che i parametri impostati nel sistema corrispondessero ai
limiti suggeriti per la stabulazione di zebrafish e testando l'integrità degli allarmi sonori. Infine, a
scopo preventivo, ha chiesto che fosse inserita nelle procedure di manutenzione anche un sistema
di verifica della funzionalità del sistema da svolgersi con cadenza periodica.
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Diagnosi caso 9: il soccorso su fauna selvatica in difficoltà
La diagnosi di sospetto viene posta in base all’anamnesi, alla sintomatologia ed alcuni parametri
biochimici (CK, K, AST ed in alcuni casi Urea) in particolare nella rabdomiolisi da esercizio,
corrispettivo umano della miopatia da cattura, la diagnosi comprende innalzamento del CK almeno
di dieci volte il limite di riferimento superiore, mioglobinuria, iperkaliemia, e cougulopatia. La
patogenesi, la sintomatologia e l’evoluzione temporale possono variare di caso in caso, in questo
senso sono state classificate 5 principali sindromi (Spraker 1993):
Sindrome
Cronologia
Sindrome letale acuta Durante
operazioni
Sintomi (oltre a Lesioni
quelli già descritti)
o
le Tachicardia,
un tachipnea,
Congestione
degli
orani addominali ed
massimo di 6 ore ipertermia,
polso edema
polmonare.
post cattura
debole e sottile
Necrosi muscolare ed
in altre sedi spesso
evidenziabile
solo
istologicamente.
Atassia
mioglobinurica
Da qualche ora a Forte innalzamento Mioglobinuria,
pochi giorni post urea sierica
Lesioni principali a
cattura
carico di reni e
muscoli striati
Sindrome da rottura I
sintomi
si
muscolare
manifestano
solitamente
dopo
24-48
ore
post
cattura, la morte
sopravviene
da
pochi
giorni
a
qualche settimana
dopo
Miopatia
iperacuta
Estremi
innalzamenti
di
AST, CK. Urea
sierica può essere
normale o elevata
Massiva emorragia
sottocutanea a carico
del treno posteriore,
aree di muscolatura
appaiono soffici e
pallide, caratteristica
rottura, di vario grado
dei ventri muscolari
prevalentemente
a
carico
di
gastrocnemi,
sottoscapolare, medio
e profondo gluteo,
semitendinoso
e
semimembranoso
ritardata Causata
da
un L’animale sembra Poche o nulle lesioni
evento
stressante sano
ma
se a
carico
della
post cattura
disturbato,
muscolatura
ricatturato
o
stressato al tentativo
di fuga cade o si
ferma
improvvisamente
manifestando
midriasi
,
fibrillazione
ventricolare e morte
entro pochi minuti.
Miopatia
ritardata
acuta
(tre
casi
descritti da Montané
et al. 2002)
Come la precedente Sintomatologia
ma con decesso simile
all’atassia
ritardato di 24- 48 mioglobinurica
ore
Principali lesioni a
carico
del
rene,
lesioni
muscolari
evidenziabili
istologicamente
Per quanto concerne la terapia l’analgesia (tramite FANS) riveste un ruolo chiave sia per quanto
riguarda il lato etico che quello prognostico mirando ad interrompere l’ansia causata dal dolore,
l’eventuale utilizzo di corticosteroidi aiuterebbe anche nel preservare le membrane lisosomiali e
l’integrità capillare.
È possibile inoltre utilizzare miorilassanti come le benzodiazepine per garantire anche un effetto
anticonvulsionante e calmante.
Imperativo è l’utilizzo di una adeguata fluido terapia intravenosa con soluzioni elettrolitiche
bilanciate al fine di
trattare l’acidosi, l’iperkaliemia, la disidratazione, la mioglobinuria e
l’eventuale ipotensione.
Data l’elevata mortalità anche nei casi trattati con le terapie citate si pone particolare importanza
nella prevenzione.
La pianificazione dell’intervento deve mirare a causare meno stress possibile all’animale rendendo
allo stesso tempo l’operazione più sicura per gli operatori e più rapida. Evitare rumori troppo forti,
minimizzare il contatto con l’animale ed il tempo di contenimento sono alcuni dei principi basilari
per una buona cattura. In caso fosse necessario ricorrere alla tele narcosi è importante la scelta dei
farmaci e la gestione degli stessi e di eventuali antagonisti, la narcosi deve avere induzione rapida e
recupero rapido ma tranquillo (ricordarsi in caso di associazioni di farmaci gli effetti residui dei
farmaci non antagonizzabili) ed in generale deve durare il minor tempo possibile. Il monitoraggio
durante la narcosi è altresì importante ed in particolare alcuni parametri come la frequenza cardiaca,
la saturazione dell’ossigeno e la temperatura rettale sono dati utili e fruibili tramite semplici e poco
costosi strumenti utilizzabili anche in campo.
Il trasporto di per sé non è un grosso fattore di rischio e può essere effettuato ad animale cosciente
in casse non troppo grandi dimensionate alla specie, sono assolutamente da evitare invece
contenimenti degli arti tramite lacci o corde ad animale cosciente.

Diagnosi caso 10: Un problema di lesioni agli arti in un allevamento suino da
ingrasso
Le caratteristiche strutturali e di usura delle pavimentazioni in cui sono stabulati i suini sono alla
base della situazione così come descritta in relazione alle lesioni osservabili.
In questo caso è ben evidente come le condizioni di non conformità alla normativa abbia
ripercussioni più marcate sul benessere nel caso degli animali più giovani in quanto per queste
categorie il grado di inidoneità delle strutture (ampiezza delle fessure e asperità delle superfici) è
molto più elevato, essendo più ampia la sproporzione tra le caratteristiche morfo-funzionali
(dimensioni del piede, spessore della cute ecc…) e di capacità di adattamento dei suini e quelle
delle pavimentazioni.