Cyrano de Bergerac - Pensare il Diritto

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Cyrano de Bergerac - Pensare il Diritto
Identità e pennacchio: spunti di riflessione su libertà e responsabilità dal Cyrano di Rostand
Il capolavoro di Edmond Rostand, l’opera teatrale Cyrano de Bergerac che ha goduto di tanta
notorietà e successo dal suo primo apparire il 28 dicembre 1897, e via via fino ad arrivare alle
recentissime versioni cinematografiche, si conclude con un monologo intensissimo
dell’indimenticabile protagonista.
Come ogni opera d’arte, anche questi versi racchiudono tanti possibili significati. In tempi come i
nostri, non solo l’eroismo e la nobiltà di cappa e spada sembrano lontani ricordi, ma anche il più
quotidiano senso di appartenenza e di identità come bussola del comportamento ed ispirazione di
uno stile. Interpretazioni spensierate del bon sauvage di rousseauviana memoria hanno favorito la
diffusione di una mentalità avversa al costume, alla maschera identitaria, ai simboli di
appartenenza civile, familiare e professionale: al punto da rendere incomprensibile o almeno
ardua l’affermazione invero così limpida di Robert Spaemann, secondo il quale “le persone non
sono ruoli, ma esse sono ciò che sono soltanto quando giocano un ruolo, il che significa animando
in qualche modo uno stile” (Persone. Sulla differenza tra qualcosa e qualcuno, trad. it. a cura di L.
Allodi, Laterza, Roma-Bari, 2005, p. 82).
Molta parte della riflessione etica e giuridica trarrebbe gran giovamento dalla risemantizzazione
dell’identità sociale e professionale: la presa in carico autentica e consapevole dei propri ruoli nel
fitto intreccio relazionale che connota le vite di ognuno è all’origine di una franca e verace
assunzione delle responsabilità e dei connessi doveri che incombono su ciascuno, così come è a
fondamento della legittimità di ogni rivendicazione di diritti.
Ormai in punto di morte, al termine di una vita piena di avventure e imprese, Cyrano non celebra il
proprio valore militare o poetico, non la bellezza dell’amata Roxane, non l’eccezionale talento
oratorio o l’acume d’intelletto: esalta invece il proprio pennacchio, simbolo identitario per
eccellenza e capo di vestiario che indica una personalità leale, nobile e sempre refrattaria al
servilismo. Le immani ed incessanti lotte della sua esistenza non hanno né piegato né macchiato il
pennacchio del suo copricapo, che soltanto davanti a Dio spazzerà la terra al momento
dell’incontro definitivo.
Claudio Sartea
Cyrano de Bergerac (Act V, Scène VI)
Philosophe, physicien,
Filosofo, scienziato,
Rimeur, bretteur, musicien,
Poetastro, spadaccino, musicista
Et voyageur aérien,
Dell’aria viaggiatore,
Grand riposteur du tac au tac,
Un mago a replicar colpo su colpo,
Amant aussi – pas pour son bien! –
Amante pure, mai a proprio vantaggio!
Ci-gît Hercule-Savinien
Qui giace Hercule Savinien
De Cyrano de Bergerac
Di Cyrano de Bergerac
Qui fut tout, et qui ne fut rien.
Che fu tutto…e che non fu niente.
[…]
[…]
Que dites-vou?... C’est inutile? … Je le sais!
Che dite? È inutile [combattere adesso]? Lo so bene!
Mais on ne se bat pas dans l’espoir du succès!
Ma non ci si batte solo quando si spera nel successo!
Non! Non! C’est bien plus beau lorsque c’est inutile!
No! Nient’affatto! È assai più bello quando è inutile!
- Qu’est-ce que c’est tout ceux-là? Vous êtes [mille?
- E chi sono tutti costoro? Siete migliaia!
Ah! Je vous reconnais, tous mes vieux ennemis!
Ah! Vi riconosco, miei vecchi nemici tutti!
Le Mensogne? Tiens, tiens! – Ha! Ha! Les Compromis,
La Menzogna? Prendi, qui, là! Ah! Ah! I Compromessi,
Ler Préjugés, les Lâchetés!... Que je pactise?
I Pregiudizi, le Viltà!... Io scendere a patti?
Jamais, jamais! – Ah! Te voilà, toi, la Sottise!
Mai! Mai! – Ah! Eccoti qua, Stupidità!
- Je sais bien qu’à la fin vous me mettrez à bas;
- Lo so bene che alla fine mi metterete sotto;
N’importe: je me bats! Je me bats! Je me bats!
Non m’importa, io mi batto! Io mi batto! Io mi batto!
Oui, vous m’arrachez tout, le laurier et la rose!
Sì, voi mi strappate tutto, l’alloro e la rosa!
Arrachez! Il y a malgré vous quelque chose
Strappate pure! Malgrado voi qualcosa c’è ch’io indosso
Que j’emporte, et ce soir, quand j’entrerai chez Dieu,
Che questa sera, quand’entrerò da Dio,
Mon salut balaiera largement le seuil bleu,
Col mio inchino riverente spazzerà l’azzurra soglia,
Quelque chose que sans un pli, sans une tache,
Qualcosa che senza una piega, senza una macchia,
L’emporte malgré vous, et c’est… [C’est?] Mon panache.
Malgrado voi io indosso, ed è… [È?] Il mio pennacchio.