IL SIGNORE BENEDICE GIACOBBE E GLI ORDINA DI TORNARE A
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IL SIGNORE BENEDICE GIACOBBE E GLI ORDINA DI TORNARE A
IL SIGNORE BENEDICE GIACOBBE E GLI ORDINA DI TORNARE A CANAAN Genesi 30,25-43 e 31,1-21 Giacobbe desidera tornare a casa con mogli e figli, ma Labano non vuole perdere un valido servitore. Giacobbe per di più è ufficialmente servo/schiavo dello zio e secondo la legge ebraica lo schiavo che ha avuto dal padrone una moglie, e di seguito dei figli, deve lasciarli al padrone se si allontana. Se non si vuole separare da loro deve restare schiavo (Es 21,4-6). Giacobbe non era schiavo in senso stretto, però era uno straniero privo di proprietà fondiaria, e quindi non uomo libero, ma dipendente da qualcuno per sopravvivere. In Gen 31,43 Labano si dichiara ufficialmente padrone delle figlie e dei nipoti. Il racconto risulta difficile da interpretare nei suoi dettagli perché ruota attorno ad una differenza di mantello del bestiame minuto poco comprensibile a noi oggi, e ad una logica intrinseca poco chiara. Tuttavia risulta evidente il messaggio dell’autore: il Signore vuole aiutare e proteggere Giacobbe ingiustamente asservito da Labano. L’autore crea, volutamente, delle situazioni ridicole (vv. 37-40) presentando i fatti come se fossero una farsa e facendo allusioni buffe con giochi di parole. Parla di strisce bianche (bianco= laban) e di intagliare/pelare il bianco che in ebraico suona “spogliare/denudare Labano”. vv. 25-26 Lasciami andare, che io vada nella mia terra…dammi le mogli…e i miei bambini. Inizia un dialogo, tipicamente orientale, tra Giacobbe e Labano. Ciascuno sa esattamente cosa vuole ma non svela subito le carte. Così Giacobbe che vuole tornare a casa con abbondanza di beni. vv. 27-28 Gli disse Labano…il Signore mi ha benedetto per causa tua…fissami il tuo salario e te lo darò. Labano riconosce che ha ricevuto una benedizione divina attraverso Giacobbe e non lo vuole vedere partire. Propone allora un diverso compenso per trattenerlo. vv. 29-30 Giacobbe ha l’umiltà di non attribuire a sé gli effetti della benedizione del Signore. vv. 31 Non mi devi nulla se tu farai per me quanto ti dico…Meraviglia vedere che Giacobbe non chiede nulla. In realtà Giacobbe (etimologicamente il ‘soppiantatore’) sta preparando a Labano un tranello che sarà a suo grande vantaggio. Vuole avere una parte in natura dei greggi a cui accudisce, una parte dei nuovi nati dell’anno e perciò decide di rimane ancora a servizio di Labano. vv. 32-33 Giacobbe propone a Labano, come suo salario, di allontanare dal gregge tutti gli agnelli con mantello punteggiato o chiazzato e tutti i montoni a mantello scuro e le capre punteggiate o chiazzate. In tono solenne parla della sua “giustizia”, termine biblico molto significativo. vv. 34-36 Labano disse: bene, sia come tu hai detto…Labano accetta ma sospetta un tranello ed allontana i capi prescelti da Giacobbe di tre giorni di cammino rispetto al resto del gregge. vv.37-40 Ma Giacobbe prese rami freschi…intagliò la corteccia a strisce bianche…mise i rami…negli abbeveratoi dell’acqua…Giacobbe usa una tecnica per gli incroci di capre e pecore molto buffa. Sembra pensi di suggestionare le femmine ponendo davanti ai loro occhi delle verghe rese bianche per la spelatura della corteccia, questo influenzerà il loro concepimento. vv. 41-42 Giacobbe sa volgere a suo favore l’avarizia dello zio e riesce ad avere gli animali migliori del gregge. v. 43 Egli si arricchì oltre misura e possedette un gregge numeroso…schiave e schiavi, cammelli e asini. L’autore sta esagerando, come con Isacco (Gen 26,12-14), ma volutamente, per dire che Giacobbe è strabenedetto da Dio secondo la promessa (Gen 28, 13-15), ripresa dal voto di Giacobbe (Gen 28,20-21). Capitolo 31 v.1 i figli di Labano dicevano: Giacobbe si è preso quanto era di nostro padre.… La ricchezza di Giacobbe suscita l’invidia dello zio e dei cugini, come già era successo con Isacco. v. 3 Il Signore disse a Giacobbe: Torna al paese dei tuoi padri…io sarò con te. L’autore fa intervenire direttamente Dio, che comanda a Giacobbe di tornare presso suo padre, e gli ricorda quel “io sarò con te”, già detto a suo padre ed a suo nonno, e parte del nome di Adonai nel capitolo 3 dell’Esodo (3,12-15 secondo il testo originale ebraico, non quello della volgata e dei LXX). È la condizione che Giacobbe stesso aveva posto per fare diventare sua la fede nel Dio dei padri. v. 4 Giacobbe non può andarsene senza il pieno consenso delle mogli. vv. 5-10 Giacobbe fa un lungo discorso, al v.7 anche iperbolico, dimostrando che aveva servito al meglio e con tutte le sue forze lo zio, mentre questi aveva abusato dei suoi poteri. vv.11-13 Si ha il classico schema letterario di molte chiamate nella S. Scrittura. La voce di Dio o di un suo messaggero chiama per nome il fedele, questi risponde mettendosi a sua disposizione con il classico “eccomi” (Gen 22,1-2; Es 3,4-6; Is 6,8-10) a cui Dio risponde presentandosi (v.13) e dando un ordine (13b). Ora alzati, esci da questa terra e torna alla terra dei tuoi antenati. Il comando ‘alzati’ oltre al movimento fisico indica un cambiamento di stato e di stile di vita (Gen 13,17; 1Re 19,5; Ger 1,17-18; Gn 1,2; 3,2-3; Mt 2,13; 9,4-7). Il comando ‘esci’ indica un vero esodo da una situazione negativa; il primo ad uscire sarà Abramo dalla terra di idolatria (secondo il testo ebraico Gen 12,5), quindi gli israeliti dall’Egitto, terra di oppressione (Es 3,10; 13,3. 9. 14…. ), che diventerà paradigma di ogni esodo (Ger 51,44-45). Il comando ‘torna’ è verbo fondamentale nella tradizione ebraica per indicare la conversione, il ritorno al Signore, ai suoi comandi e alle sue promesse come in questo caso in cui si parla della terra (Dt 4,30; 1Re 8,46-49; Ne 1, 8-9). vv.14-16 Rachele e Lia danno il benestare ed accusano il padre di averle derubate della eredità che spetta loro, non avendo fratelli (Numeri 36, 2-3). Si sono sentite ‘vendute’ perché il padre ha fatto un contratto con Giacobbe. L’accusa è gravissima (Dt 21,10-14). vv.17-21 Allora Giacobbe si alzò…per ritornare da Isacco suo padre. Giacobbe ubbidisce al Signore senza tentennare, ma lo fa nel momento importante della tosatura del gregge che tiene Labano lontano da casa. La sua partenza diventa allora per l’autore una fuga, mostrando un comportamento non trasparente ed aperto.