Alle Isole Lofoten la pesca del merluzzo (Gadus Morhua, appunto) è

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Alle Isole Lofoten la pesca del merluzzo (Gadus Morhua, appunto) è
TESTO E FOTO DI NICO TONDINI
[FRONTIERE]
Alle Isole Lofoten
la pesca del merluzzo
(Gadus Morhua,
appunto) è un rito che
risale ai Vichinghi
A CACCIA DI GADUS MORHUA
I
l nome Gadus Morhua è un’incognita da
quiz televisivo, alzi la mano chi sa che cosa sia. È il nome scientifico del merluzzo,
che delizia i menù casalinghi arrivando nei nostri frigo in tranci congelati, in bastoncini “tutta forza e niente spine”, diventando un Fregoli della tavola quando si trasforma ora in stoccafisso, ora in baccalà. La storia di questo pesce è legata alle Isole Lofoten, un arcipelago
che appartiene alla Norvegia ed è situato oltre il Circolo Polare Artico, di fronte alla costa occidentale del Paese. A tali latitudini l’inverno è il sovrano incontrastato. La neve copre le isole da ottobre ad aprile e rende ancora
più aspri paesaggi fatti di montagne a picco
sul mare, distese rocciose, paesini di pescatori
raccolti intorno al campanile della chiesa, con
l’unica via di fuga segnata dal porto e delimitata dai flutti di un mare prodigo e minaccioso.
Le isole sono
collegate tra loro
da ponti, gallerie
e traghetti, l’unica strada che le
percorre è di soli 190 chilometri: comincia da
Fiskbol a NordEst e si interrompe a Sud-Ovest
nel paesino Å (è
questa la grafia del nome, la pronuncia è O), a
pochi metri dal mare, tra le rorbuer, le tipiche
case colorate dei pescatori. Svolvaer è la capitale e ha il fascino della città di frontiera del
Nord estremo: isolata dal mondo, chiusa in
un abbraccio di ghiaccio e neve, con una flotta di battelli da pesca che sono il suo sangue,
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A sinistra: un pescatore mostra
orgoglioso la propria preda.
Qui sopra: due ragazzi delle
Lofoten staccano le lingue dei
merluzzi. In alto: la flotta
dei pescherecci a Svolvaer
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[FRONTIERE - ISOLE LOFOTEN]
Qui accanto: a pesca di
merluzzi con la “snurrevad”,
la grande rete a maglie larghe.
Sotto: il porto di Henningsvaer.
A destra: filetti di merluzzo
legati a due a due per la coda
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la linfa che dà la vita a questo angolo ibernato.
Tutti i paesi delle Lofoten durante il lungo
inverno si somigliano. Adagiati in riva al mare,
ammantati di neve che disegna panorami polari, con il sole di mezzanotte e le aurore boreali,
il porto ribollente di imbarcazioni e i pescatori infagottati nelle tute cerate arancione che
scaricano cassette di pesce, riparano reti, bevono maschie sorsate della poderosa acquavite
nazionale Linje. Il dio dei Vichinghi, Thor,
ha avuto un occhio di riguardo per questo arcipelago: ha regalato alle Lofoten la Corrente del Golfo. I fratelli del freddo, neve e
ghiaccio, sono mitigati da questa corrente di
acqua calda che lambisce le coste. Alle Lofoten la temperatura invernale è ben più mite
(in estate si raggiungono anche i 30˚) di altre
località situate alla stessa latitudine, e non solo: la Corrente del Golfo porta con sé gli immensi branchi di pesci che danno vita e ricchezza alle isole.
Sono stati i vichinghi a dedicarsi per primi a
questo tipo di pesca. Gli antichi guerrieri scandinavi scoprirono la grande quantità di specie
ittiche che si riversavano, per deporre le uova,
Il piatto dei veri gourmet norvegesi sono le lingue di
merluzzo e il compito di tagliarle spetta ai bambini
lungo queste coste dalle acque tiepide. Grazie
alla loro intuizione iniziò la saga della pesca al
merluzzo. I Vichinghi seccavano i filetti di
questo pesce ponendoli su rastrelliere esposte ai venti secchi e freddi del Nord, creando una provvista di proteine utile per i loro
viaggi transoceanici e di conquista. Nel 1100
iniziarono i primi commerci di stockfish, vennero fondate in Norvegia federazioni di pescatori e di commercianti che in poco tempo fecero conoscere e apprezzare in tutto il mondo i
filetti essiccati di merluzzo. Le cifre odierne sono da capogiro: ogni anno i pescatori delle
Lofoten strappano al mare 30 mila tonnellate di merluzzi. La sorte dei 25.000 abitanti dipende in buona parte da questo pesce. Più di
3.000 famiglie di pescatori legano da secoli il
loro destino con quello del “pesce veloce del
Baltico”. 1.400 barche da pesca affollano i porti isolani di Svolvaer, Henningsvaer, Reine,
Ballstad, pronte a uscire ogni giorno, durante
la Lofotfiske, la stagione di pesca al merluzzo,
che inizia a gennaio e termina ad aprile.
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Del merluzzo non si butta mai via niente e il pescato
씮
Qui sopra: la curiosa fine
di un peschereccio
nel paese di Å. Qui a destra:
merluzzi messi a essiccare
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Il merluzzo è un pesce che va dai 6 ai 40
chili ed è come il maiale: non si butta via
niente. Le viscere vengono essiccate per farne
farina di pesce per gli allevamenti di salmoni,
le uova sono messe in barili, salate e spedite alle fabbriche di Caviar, il caviale di merluzzo,
apprezzato in tutta la Scandinavia. Il fegato
prende due vie: messo anch’esso sotto sale è
spedito in Svezia, dov’è considerato una leccornia, oppure è usato per estrarre l’olio di fegato di merluzzo, una carica di vitamina D per
l’infanzia, orrore e terrore, per il suo pessimo
sapore, di generazioni di bambini.
Le lingue dei merluzzi meritano un capitolo a parte, sono il piatto dei veri gourmet norvegesi. Sono lunghe circa 5 centimetri, piene
di carne e sapore. Il compito di estrarle dalle
bocche dei pesci spetta ai bambini delle Lofoten. Con le loro piccole mani riescono a tagliarle usando minuti coltelli e a guadagnare così
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H 1 = 7,79 corone.
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l’espatrio o passaporto.
Non serve visto.
sonanti corone da spendere in giocattoli e dolci. Questi manicaretti impanati e fritti sono
uno dei piatti più famosi e richiesti nei ristoranti isolani. Le teste, una volta private delle
lingue, sono essiccate e spedite in Africa per
diventare addirittura piatti nazionali come in
Nigeria, dove vengono fatte rinvenire in acqua, triturate e con patate e spezie si trasformano in una zuppa molto apprezzata.
A questo punto il merluzzo pulito e ridotto
ai soli filetti viene spinato, spazzolato, lavato,
messo sotto sale per un mese e poi essiccato all’aria per altri 30 giorni, diventando così il rinomato baccalà. La strada del merluzzo per diventare stoccafisso passa dalle abili mani
delle ragazze delle Lofoten, che legano per la
coda a due a due i filetti dei pesci. Gli stoccafissi, così annodati, verranno trasportati in riva al
mare e attaccati a pittoresche rastrelliere di legno dette Hesje. Il vento marino secco e la bas-
COME ARRIVARE
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delle Lofoten diventa il piatto di alcuni Paesi africani
sa temperatura disidratano i pesci trasformandoli, in due mesi di essiccamento, nelle sedici
qualità di stoccafisso conosciuto. Anche l’Italia (primo importatore al mondo di stoccafisso e baccalà, seguito da Spagna e Portogallo), ha debiti di gratitudine con il pesce norvegese: per secoli, soprattutto al Nord, intere
generazioni sono cresciute a polenta e baccalà.
Da gennaio ad aprile molti pescatori norvegesi affittano le loro imbarcazioni a motore e
portano i turisti a vivere la grande emozione
dei fiordi e del mare delle Lofoten. Si viene
condotti in zone molto pescose e si riescono a
catturare, con il palamito e con la canna, superbi esemplari di merluzzo. L’alternativa è seguire da spettatori, a bordo dei pescherecci,
la saga della grande rete. Bisogna essere mattinieri per imbarcarsi: le navi dei pescatori lasciano i porti alle 5 del mattino e si dirigono a
tutta forza verso il mare aperto. Non occorre
con colazione a H 160.
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in posizioni panoramiche
a pochi metri dal mare.
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fare tante miglia, i grandi branchi di merluzzi
passano a pochi chilometri dalla costa. Il sonar di bordo segnala profondità, quantità e dislocazione del pesce. La snurrevad, l’enorme
rete a maglie larghe, viene calata fino a 280 metri di profondità. L’attesa è breve, dopo una
ventina di minuti viene ritirata a bordo gonfia
di pesce. Una pescata degna di tal nome non è
mai inferiore alle otto tonnellate giornaliere!
Un’altra chance di misurarsi con i merluzzi
è il campionato mondiale di pesca che si svolge ogni ultima domenica di marzo nelle acque
di Svolvaer. I pescatori vengono da mezza
Europa, armati di tutto punto: tute termiche,
canne telescopiche e da lancio, mulinelli di carbonio, esche finte giapponesi. Al largo iniziano una pesca miracolosa: merluzzi di quindici, venti chili vengono catturati con le canne.
Il vincitore riceverà una targa ricordo, con il
merluzzo norvegese che guizza tra le onde. 왎
a partire da H 115.
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NUMERI UTILI
Ente norvegese per il turismo,
corso XXII Marzo 4
20135 Milano,
tel. 02.55.19.48.87
www.visitnorway.com
Ufficio turismo in Norvegia:
Destinasjon Lofoten, PO
Box 210, 8301 Svolvaer
tel. 0047.76.06.98.00
fax 0047.76.07.30.01
www.lofoten.info
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