Capitolo II La parusia
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Capitolo II La parusia
Capitolo II La parusia II.1.Significato del termine Il termine Parusia è di origine greca, deriva da παρουσία, presenza, arrivo e indica contemporaneamente la presenza o l’arrivo di persone, cose o avvenimenti. Nella cultura ellenista, il termine si riferiva sia alla discesa o alla manifestazione del trascendente sia alla venuta del re. In ogni caso era una venuta trionfale, solenne. II.2. Fondamenti biblici II.2.1. Antico Testamento In ebraico non ci sono vocaboli equivalenti, anche se tutti i termini che designano la “venuta” acquistano sempre una sfumatura sacrale, molto simile a quella del termine. In greco il termine è usato sempre in ambito profano. Gdt 10,18 In tutto il campo ci fu un grande accorrere, essendosi sparsa la voce della sua venuta” 2 Mac 8,12 “ Giuda fu informato della spedizione di Nacanore e annunciò ai suoi uomini la presenza dell’esercito” E’ sconosciuta dai LXX. II.2.2. Nuovo Testamento E’ nel NT che il termine compare diffusamente. Esprime contenuti diversi che vanno dall’annuncio della fine alla palingenesi. ANNUNCIO FINE Mt 24,3.27.37.39 1Ts 2,19; 3,13 2Ts 2,18 2Pt 3,4-18 RISURREZIONE/ PALINGENESI 1 Ts 4,15 1 Cor 15,45 2 Pt 3,13 GIUDIZIO 1 Ts 5,23 Gc 5,7.8 1 Gv 2,28 7 «Emerge, nell’insieme la prospettiva cristologica: la Parusia è l’ultima venuta, nella potenza e nella gloria, del Cristo».1 E’ proprio la sua venuta che ‘innesca’ quella serie di avvenimenti che caratterizzano i tempi ultimi: parusia, risurrezione, giudizio, palingenesi sono inseparabili. «Questa venuta di Cristo conclude e consuma la storia in quanto storia della salvezza [....] e’ invero una venuta in potenza: perciò comporta automaticamente la disfatta dei poteri avversi, la glorificazione di coloro che già ora appartengono a Cristo, il giudizio, la fine del mondo attuale e il rinnovamento cosmico» .2 Oltre parusia ci sono altri termini che indicano l’evento finale. GIORNO DEL SIGNORE 1 Cor 1,8 Fil 1,10; 2,16 E’ la trasposizione cristologica dell’affermazione veterotestamentaria Giorno di YHWH. EPIFANIA 2Tm 1,10 Tt 2,11; 3,4 E’ utilizzato nelle lettere pastorali; indica, oltre la venuta finale, anche l’Incarnazione. E’ da qui che, da Giustino in poi, si è fatto spazio la tradizione sulle due venute del nostro Signore. Nel tempo intermedio, il cristiano vive ‘nell’aspettazione gioiosa’. Il documento Conciliare Ad Gentes «utilizza l’antico linguaggio delle due venute per delimitare il tempo della missione ed indicarne il segreto dinamismo tendente al radunamento finale della Chiesa, nel regno di dio dai quattro venti». 3 II.3. La fede della Chiesa L’annuncio della venuta gloriosa del Cristo è contenuto in tutti i documenti di fede (Padri, liturgia, magistero). Tuttavia non sempre si è dato abbastanza spazio a questo dato di fede. Sembra che, con lo scorrere del tempo abbia subìto «una progressiva neutralizzazione dalla patristica alla teologia medioevale e da questa ai nostri giorni[…]è stato necessario attendere la Costituzione Lumen Gentium4 perché tornasse a riprendere il posto privilegiato che il NT le conferiva».5 II.4. La riflessione teologica Quando esaminiamo gli asserti escatologici, ci troviamo spesso davanti ad un fenomeno comune: pur trattando i vari argomenti, la riflessione teologica si è limitata a ripetere gli articoli di fede senza approfondirne il significato. Risultato: l’assenza di una completa e varia riflessione, ha portato ad una sorta di ‘esilio’ per le varie realtà (nel senso che tutti diciamo di crederci, ma a cosa? nessuno ha le idee chiare). Oggi la situazione sembra essere cambiata: molti sono i teologi che dedicano il loro lavoro ad un approfondimento delle varie asserzioni escatologiche. La teologia assiste ad una profonda e varia discussione tanto che il magistero ha ritenuto opportuno, più volte, far luce su alcuni aspetti che non sono stati interpretati secondo ‘giusta dottrina. 1 2 M. BORDONI- N. CIOLA, Gesù nostra speranza.., oc. p. 226. J. L RUIZ DE LA PENA, op. cit. 157. 3 BORDONI-CIOLA, op. cit. p. 227. I padri conciliari dedicano un intero capitolo al carattere escatologico della Chiesa. In modo particolare nei numeri 48 e 49 vengono raccolti, in una sintesi efficace, i più importanti elementi della dottrina neotestamentaria. 4 5 J.J.L. RUIZ DE LA PENA,op. cit., 164-165. 8 II. 4.1. Una triplice serie di testi Analizzando i brani di tutta l’escatologia neotestamentaria6 è possibile individuare tre gruppi di testi: A (Presente) B (Futuro) Proclamano che la salvezza escatologica è resa presente in Gesù Cristo Valorizzano l’attesa (AT) C Unificano le due precedenti dimostrando la loro complementarità (NT) Le tre linee dimostrano che il proprio dell’escatologia neotestamentaria consiste nel porre al posto del sistema binario ebraico per cui la storia della salvezza si snoda dalla promessa (passato e presente)all’adempimento (futuro) uno schema ternario cristiano secondo il quale i momenti fondamentali sono: quello della promessa (storia di Israele), dell’adempimento radicale (Gesù e la sua Chiesa) e dell’ adempimento totale(fine dei tempi). La ricerca biblica spesso, prima di approdare ad una lettura più equilibrata , ha focalizzato uno solo dei tre aspetti, pervenendo ad una lettura parziale: DODD ESCATOLOGIA REALIZZATA SCHWEITZER ESCATOLOGIA CONSEGUENTE BULTMANN BARTH E.ESISTENZIALE TRASCENDENTALE A Buona parte della dottrina escatologica è contenuta nelle parabole. Gesù ha annunciato il regno come presente e non ha predetto una dimensione futura. Secondo Dodd il regno di Dio <<è già presente nella vita, morte e risurrezione di Cristo che non sono preludio al regno, ma la sua stessa e unica realtà totale>>.7 Dodd fonda la sua teoria su uno specifico modo di intendere la riflessione escatologica e il concetto di storia che le fa da substrato. Il cristianesimo è una religione STORICA perché: -riconosce l’importanza degli avvenimenti -nega la ciclicità del tempo -è proiettata verso un fine Supposta tale teleologia si può interpretare la stessa in un duplice modo: processo evolutivo GRADUALE corrente REPENTINA La seconda è quella peculiare dell’escatologia. Di essa si hanno ulteriormente due versioni: APOCALITTICA localizza la pienezza della storia 6 7 PROFETICA Intende il suo culmine dentro Naturalmente questo discorso è valido per tutte le tematiche escatologiche, non solo per la parusia. C.H.DODD,The Parables of the Kingolom, London 1961. 9 nel sovratemporale al mondo. Secondo Dodd sia la religione giudaica che quella cristiana accettano la seconda interpretazione: l’azione di Dio ha il suo luogo nella storia . Per il cristianesimo c’è un evento unico nel quale Dio consuma definitivamente la sua rivelazione: Gesù Cristo. In Cristo la storia giunge all’apice, si completa. «La fine della Storia non comporta, di conseguenza, la cessazione temporale della successione degli eventi, bensì il suo coronamento che dà senso all’intera serie degli eventi».8 E’ inutile postulare un punto finale temporale. B. Sottovaluta A. Gesù annuncia il regno Mt 4,17; Mc 1,15 invita alla penitenza per Mt 5-7.23-25 anche la missione dei Mt 10,7 discepoli ha questo scopo il futuro avvento Gesù ha annunciato il regno esclusivamente come futuro. «Il regno di Dio è vicino» non è presente. C’è la convinzione della prossimità della parusia. Swheitzer porta avanti la tesi di una parusia indefinitivamente differita. e come espediente per giustificare il ritardo . C. Banalizza sia A che B. La parusia non appartiene né al presente né al futuro ma è una dimensione strutturale: la decisione individuale ed interiore pro o contro Dio. «Bultmann oppone ad una presunta ultima ora l’adesso della chiamata e la risposta; ad un eschaton, spazio temporale, l’istante critico della decisione».9 Tutte e tre i gruppi sono riduzioni dell’evento escatologico «che da avvenimento passa ad essere una semplice espressione simbolica di una qualità dell’esistenza del credente, cioè l’elemento strutturale dell’essere cristiano».10La salvezza viene detemporalizzata . II. 4.2. La proposta cattolica In contrapposizione a questi tentativi di riduzione, alcuni teologi hanno difeso l’oggettività dell’evento parusiaco, come un accadimento ‘reale’. I vari autori, tra cui Moltmann, Metz, De Chardin -fondano cristologicamente l’evento; -collocano la categoria della storicità alla base della loro interpretazione. La parusia può essere letta a partire dalla risurrezione che è «un fatto reale, oggettivo pur non essendo verificabile nella sua realtà per via empirica. E allora non possiamo liquidare la parusia in quanto avvenimento, senza correre il rischio di svilire la risurrezione stessa».11 Ma la parusia può essere letta anche a partire dall’Incarnazione: Cristo è entrato realmente nella storia!«Il realismo dell’incarnazione impone il realismo della parusia».12 II. 5. I momenti della venuta del Signore Tradurre parusia con ritorno è impoverire l’evento. Comporta anzitutto un equivoco: pensare ad un ritorno totalmente nuovo e distaccato dalla prima venuta. 8 J.L. RUIZ DE LA PENA, op.cit.,p.110. J.L. RUIZ DE LA PENA, op.cit. p. 27. J.L. RUIZ DE LA PENA, op.cit., p. 167. 11 C.DUQUOC, Cristologia, Salamanca 1972, p. 411. 12 J .L. RUIZ DE LA PENA, op.cit.p. 169. 9 10 10 Il termine ritorno, inoltre rimanda subito ad un doppio passaggio: una presenza divenuta assenza e poi passata ad una rinnovata presenza. «Potrebbe essere rischioso parlare semplicemente di una seconda venuta di Cristo o del ritorno di Cristo, quasi si trattasse del ripetersi, anche se in forma diversa, di qualcosa che già altra volta è avvenuto».13 A. LA PARUSIA E’ IL COMPIMENTO DELL’UNICO EVENTO INIZIATO CON L’INCARNAZIONE. In unità alla concezione ternaria della storia possiamo affermare che il Signore che è già venuto, viene e verrà. Dopo l’ascensione, il Cristo glorificato non ha mai cessato di essere ‘in mezzo a noi’. «A rigore, Cristo non se n’è mai andato; la risurrezione non ha inaugurato un vuoto cristologico nella storia. Al contrario, la fede professa una presenza reale e attuale di Cristo nel mondo significata dai sacramenti e dalla comunità».14 Se proprio si vuole parlare di ritorno, si può fare per chiarire che con la parusia sarà ripresa la equiparazione di condizione tra Gesù e gli uomini: come con l’incarnazione Gesù si è equiparato agli uomini (si è incarnato) così con la parusia gli uomini sono equiparati a Cristo (sono glorificati). Non ci sono due venute di Gesù ma una sola, l’incarnazione, a partire dalla quale la presenza del Figlio si sta svelando storicamente fino all’epifania cioè alla sua totale rivelazione. B. ESISTE COMUNQUE UN ELEMENTO DI NOVITÀ Possiamo parlare di progressione della parusia che si poggia sui due eventi: l’Incarnazione la venuta nella gloria. La prima ha i caratteri di nascondimento, la seconda di svelamento. <<Pur essendo un tutt’uno con essa, nel senso di esserne la totalizzazione, la seconda venuta è distinta dalla prima, e da essa dipende, come l’effetto dalla causa che lo produce e lo anticipa in radice>>.15Nessuna delle due può quindi essere ridimensionata o sacrificata. Nessuna delle due può inoltre essere ridotta ad un evento strutturale. In quanto novità la Parusia è legata agli altri eventi escatologici: risurrezione, giudizio, nuova creazione. In sintesi potremmo affermare che è il’luogo’ dove viene definitivamente annullata la distanza tra Cristo e il mondo. Distanza che non è spazio-temporale (quantitativa) ma ontologica (qualitativa). «La parusia più che essere una venuta di Cristo al mondo, è un cammino del mondo e degli uomini verso la forma di esistenza gloriosa di Cristo risorto».16 E’ l’ultimo stadio della nostra trasfigurazione in Cristo. Una condizione che è ancora oggetto di fede pur essendo iniziata con la risurrezione di Cristo. «L’annuncio cristiano del Cristo risorto che è già evento di compimento delle promesse, rimanda però ulteriormente ad una conclusione come evento globale della intera storia universale sì da essere da tutti verificabile».17 E’ in questa lettura di compimento della storia dell’umanità che, l’evento cristologico, in se già compiuto con la glorificazione pasquale, rimanda un ulteriore reale momento di realizzazione. II.6. La chiusura della storia La parusia non è l’appendice di questa storia, né è soggetta a misurazione quantitativa, ma la trascende. Come il mondo non fu creato in un tempo, ma con il tempo, così non terminerà in un giorno prestabilito ma con il tempo. «Il termine del tempo sfugge, in effetti, alla nostra esperienza sensibile....La parusia riguarda anche la storia, in quanto la chiude; ma nello stesso tempo è metastorica...è come un Giano bifronte: essendo il limite estremo del tempo, gli appartiene e, contemporaneamente lo trascende. In quanto fine della storia, l’avvenimento è esso stesso storico, altrimenti non potrebbe compierla; in quanto rivelazione immediata, evidente, di colui che è risorto, , fa saltare definitivamente il quadro spazio-tempo che costituisce la storia e ogni nostra 13 M. BORDONI- N. CIOLA, Gesù…,op. cit , p.230. J. L. RUIZ DE LA PENA, op.cit., p.177. G.GOZELLINO,Nell’attesa…, op.cit.p.384. 16 Ibid. 178. 17 BORDONI-CIOLA,Gesù…, op. cit. p. 232. 14 15 11 rappresentazione».18Le nozioni di inizio e fine del tempo, vanno al di là della temporalità lineare In questo senso non può' esistere nessuna generazione ultima. Ecco perché Gesù ha detto che l’ora del figlio dell’uomo resta un segreto in Dio. II.7. I Segni della parusia Nel NT ci sono una serie di segni che si riferiscono alla parusia. 1.L’anticristo 2Ts2,1; 1Gv 2,18-22; 4,1-4. 2Gv 7-9; Ap13,1-10 2.L’evangelizzazione 3.Le catastrofi cosmiche Mt 24,1-ss; 4.La conversione di Israele 5.L’Apostasia Il primo segno, l’anticristo, è quello che ha meritato maggior attenzione sia da parte degli esegeti che dei credenti stessi. Per Paolo è un personaggio singolare, è l’empio per eccellenza, l’avversario di Dio, descritto qui con termini che s’ispirano al genere apocalittico di Dn 11,36 (dove si tratta di Antioco Epifane). Giovanni lo identifica con la setta gnostica. L’Apocalisse, infine sembra descrivere l’impero romano. Il secondo segno, l’evangelizzazione, si riferisce ad una realtà più concreta. Può essere, infatti, interpretato storicamente. Esprime il dovere missionario, compito ineludibile di ogni credente Gli eventi catastrofici. Nel suo discorso escatologico Matteo mette insieme l’annunzio della distruzione di Gerusalemme con la fine del mondo. I terremoti, in verità, sono un simbolo di molte religioni. Già nei testi egizi vengono citati terremoti. E’ stato trovato un inno a Osiride ‘Sei tu che muovi la terra’. Per i popoli della Mesopotamia, i terremoti avevano significato numinoso. Per i greci la terra tremava al passare degli dei. Secondo la cultura di Istraele il fenomeno sismico rivela la divinità (cfr Gb 9,6; Es 19,18; 1 re 19,11...). Anche alla morte e risurrezione di Gesù ci furono terremoti. Ultimo segno è l’Apostasia. Si riferisce a quanti non hanno creduto. La rivelazione divina è donata nel massimo rispetto della libertà umana, tanto da poter approdare a posizioni estreme che si possono rovesciare nella storia. Occorre essere molto attenti alla loro interpretazione. E’ chiaro, anzitutto, che non è possibile utilizzarli come indicazioni cronologiche per calcolare il giorno esatto della fine del mondo. In realtà essi sono già presenti nel nostro tempo attestano quindi che l’evento della parusia è arrivato alla sua ultima fase. La loro funzione è quella di ricordarci «l’indole ultima dei nostri tempi, inquietano la nostra esistenza, impediscono alla Chiesa di autocomprendersi come istituzione definitiva e pongono davanti ai suoi occhi la provvisorietà inerente al suo carattere storico. Il tempo che rimane fino alla fine dei tempi non è una parentesi di passività».19 18 J.L. RUIZ DE LA PENA, L’altra …, op.cit. p. 178-179. 19 Ibidem, p. 180. 12 13