CAMMINARE NELL`AMORE

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CAMMINARE NELL`AMORE
CAMMINARE NELL'AMORE
Questo è l’amore: camminare secondo i suoi comandamenti. E il comandamento ch e
avete ap pr eso fin dal principio è questo: Cam minate nell’amore! ( 2 Giovanni 6)
«Dovessi scrivere io un tratta to d i m orale, avrebbe cento pagine, novantanove
delle quali assolutamente bianche. Sull’ultim a scriverei: Conosco un solo dovere que llo
d’amare. A tu tt o il resto dico no». Così an no tava, nel settembre 1937 nei suoi Taccu in i,
lo scrittore ateo francese Albert Camus. Egli che era, però, un uomo in ricerca coglie va il
cuore della moral e cri sti ana, quell’unico, pr imo e fondamentale comandamento che Cristo
ci ha lasciato e che soprattutto l’evan ge list a Giovanni ha illustrato, sia attraverso le paro le
di Gesù nell’ultima sera della sua vita t er r en a, sia con le proprie parole nelle tre Le ttere
che recano il suo nome.
Noi ab biamo scelto un frammen to della Seconda Lettera, dopo aver commenta to
in passato l a celebre definizione del Dio ch e è amore, presente invece nella Prima (4 ,
8.16). Lo scrit to giovanneo che ora con sideriamo è quasi un biglietto, fatto di una mancia ta
di versetti (tredici in tutto), così come lo è la Terza Lettera che è indirizzata a un no n
meglio noto Gai o, un di scepolo dell’a po stolo , elogiato per la sua generosa ospitalit à n ei
confronti dei missionari cristiani itinera nt i. In entrambi i testi l’autore si presenta come « il
Presbitero», l’A nziano, titolo riservato ai capi delle comunità cristiane e che la tradizion e
ha voluto ident if icare con Giovanni.
Il destinatario, però, nel nostro caso è la Chiesa locale, certamente una comunità
dell’Asia Minore, che è suggestivame nt e chiamata «la Signora eletta da Dio», circonda ta
dai suoi «figli» che sono i fedeli. Tuttavia, all’orizzonte si intravedono ombre cupe: «Mo lti
seduttori si sono introdotti nel mondo: essi no n confessano che Gesù Cristo è venuto n ella
carne. Costoro sono il seduttore e l’ an ticrist o!» (versetto 7). Si fa strada, quindi, qu ella
che ver rà den ominata come eresia “gnostica” che, volendo esaltare la purezza spiritu a le
della “conoscenza” (in greco gnosis) divina , aveva cancellato la pesantezza della “carn e ”
di Cristo, giungendo all a negazione dell’I ncarn azione, il mistero cristiano centrale.
San Giovanni, come si sa, ne l pro logo innico del suo Vangelo, era stato netto :
il Logos divino, il “V erbo”, si è fatto sar x, “ car ne”, in Gesù Cristo (1,14), inserendo si a
pieno titolo nel l’ umanità. Ora questa dot tr ina f ondamentale è messa in crisi. Ma, acca n to
a questo sm arrimento che potremmo definir e teologico e ideale, ce n’è un altro mor ale e
pratico: si sta raf freddando il fuoco d ell’am or e. Ecco, allora, l’appello caloroso del p asso
da noi citato che evoca «il comandam ento nuovo», anzi, «il mio comandamento», come
lo chiamava Gesù, «che vi amiate gli un i g li alt ri come io ho amato voi» ( Giovanni 13,3 4;
15,12).
Per quest o si parla di «un com andamento appreso fin dal principio», perch é
ha le sue radi ci i n Cristo e nel suo la scit o sp irituale, vincolato all’esempio stesso della
sua donazion e nel la morte. Molto intensa è l’immagine che ora «il Presbitero» presen ta
ai suoi interlo cutori: «camminare nell’am or e». La via è il simbolo della vita e il cristia n o
deve avere come insegna permanente de i su oi giorni e delle sue ore proprio quella pa rola ,
agápe, “am ore”, la parola che brilla n eg li scrit t i giovannei e che anche in questo biglietto
affettuoso, sebbene stri ato dall’ansia p er la degenerazione della fede di quei cristia n i,
risplende nell’attesa «di venire da voi e di pot er parlare a viva voce, perché la nostra gio ia
sia piena» (versetto 12).
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