Moccia A., Zucca E. et al., Fattori prognostici e sopravvivenza
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Moccia A., Zucca E. et al., Fattori prognostici e sopravvivenza
Quinta Giornata della Ricerca Clinica della Svizzera Italiana Venerdì 27 febbraio 2015 Fattori prognostici e sopravvivenza “cause-specific “ in pazienti con più di 80 anni e linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) Alden Moccia1, Stefania Gobba2, Annarita Conconi3, Stefan Diem4, Luciano Cascione1, Kathrin Aprile von Hohenstaufen1, Wiebke Gulden-Sala1, Anastasios Stathis1, Felicitas Hitz4, Graziella Pinotti2, Gianluca Gaidano3, Emanuele Zucca1 1 Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, Bellinzona, Svizzera 2 UO Oncologia Medica Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese, Italia 3 Divisione di Ematologia dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale, Novara, Italia 4 Dipartimento di Oncologia ed Oncoematologia, Ospedale Cantonale di San Gallo, Svizzera Invia l'abstract tramite e-mail La necessità di offrire un trattamento curativo a pazienti molto anziani (>80 anni) con DLBCL è oggi sempre più frequente, in seguito all’invecchiamento della popolazione generale e alle migliorate condizioni generali degli anziani. Tuttavia questi pazienti non sono abitualmente inclusi negli studi clinici e spesso sono giudicati troppo fragili per ricevere i trattamenti aggressivi necessari per una guarigione. Questo studio ha analizzato retrospettivamente le caratteristiche cliniche e la sopravvivenza dei pazienti con DLBCL di età uguale o superiore ad 80 anni afferiti tra il 1981 e il 2013 a quattro centri oncoematologici svizzeri ed italiani. Sono stati valutati 281 pazienti HIV-negativi con età mediana di 84 anni (range: 80-97 anni), 167 femmine (59%) e 114 maschi (41%). La maggior parte dei pazienti presentava una o due comorbidità alla diagnosi di linfoma (41%), ma manteneva buone condizioni generali (performance status, 0-1 nel 67%). Solo nel 10% dei casi si è riscontrato un "Charlson Comorbidity Index" elevato (>4). Alla diagnosi solo il 22% presentava malattia localizzata (stadio I) e solo il 15% aveva un basso rischio secondo l’indice prognostico internazionale (IPI). Una chemioterapia di prima linea è stata somministrata a 237 pazienti (84%), in 119 (42%) in associazione a Rituximab. Schemi di trattamento comprendenti antracicline sono stati usati in 166 pazienti (59%), ma una terapia standard con R-CHOP ad intento curativo è stata somministrata solo in 99 pazienti (35%). Gli stessi fattori prognostici (LDH, IPI, PS, albuminemia) solitamente usati nei pazienti più giovani mantengono validità nei pazienti sopra gli 80 anni. L’uso di antracicline e di rituximab è associato ad una significativamente più lunga sopravvivenza linfoma-specifica (Figura 1, allegata). Non esistono studi pubblicati con una casistica più numerosa di quella da noi raccolta. Il nostro studio suggerisce che con trattamenti adeguati la guarigione è possibile anche in pazienti >80 anni e che la sola età anagrafica non dovrebbe escludere la possibilità di proporre un trattamento a scopo curativo. La selezione accurata di pazienti in grado di tollerare un trattamento standard con antracicline e rituximab è pertanto di fondamentale importanza.