OMELIA NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE

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OMELIA NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE
OMELIA NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE
AL TEMPIO DI N.S.G.C.
Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo M., Martedì 2 febbraio 2016
Carissimi consacrati e consacrate, carissimi fedeli!
Celebriamo oggi, dopo quaranta giorni dal Natale, la festa della Presentazione al
Tempio di Gesù da parte di Maria e Giuseppe.
In questo giorno desideriamo anche ringraziare Dio per la vita di quanti – uomini e
donne – nella Chiesa, ed in particolare nella nostra Chiesa diocesana, vivono i voti di
povertà, castità ed obbedienza tendendo ad unirsi in maniera profonda e radicale a
Gesù il vero e perfetto povero, casto ed obbediente alla volontà del Padre che per
amore nostro, che per Misericordia verso di noi peccatori è entrato in un corpo di
carne, si è spogliato della sua divinità, ha amato in maniera purissima e disinteressata
fino al dono supremo di sé, ha obbedito al Padre per comunicarci la sua Misericordia
ed il suo amore affinché anche tutti i battezzati ma specialmente i consacrati e le
consacrate portino con la loro vita, la loro parola e soprattutto con la loro
testimonianza questo dono all’umanità affinché essa, come fu per Simeone ed Anna,
possa riconoscere un riflesso dell’amore e della misericordia divina in ogni anima
consacrata che tanto più sarà bella ed attraente, quanto più sarà radicale nella sua
offerta con Cristo per l’umanità.
Con noi desideriamo sentire presenti tutti i consacrati e le consacrate della Diocesi,
anche coloro che non possono essere qui a causa dell’età, delle condizioni di salute,
delle distanze, degli impegni pastorali che non hanno potuto lasciare. Sentiamo
vicinissima anche l’unica comunità claustrale femminile della Diocesi – quella delle
Monache Benedettine di Subiaco – che mi hanno assicurato la loro vicinanza
spirituale e la preghiera mentre noi ora siamo qui a celebrare il Giubileo diocesano
della Vita Consacrata e la chiusura dell’Anno della Vita Consacrata.
La liturgia di questa sera ci invita a meditare su due temi: quello della luce e quello
della Presentazione del Signore.
Abbiamo iniziato la nostra celebrazione con la benedizione del ceri e poi
processionalmente ci siamo recati verso questa nostra Cattedrale.
Nella preghiera di benedizione delle candele abbiamo chiesto al Padre che in quanto
“creatore e datore di verità e di luce”, infonda nel nostro spirito lo splendore della sua
santità. Siamo poi giunti in Cattedrale e siamo passati per la Porta Santa, quella Porta
che rappresenta Cristo che si è definito “Porta”: “Io sono la porta” – ci ha detto al
capitolo 10 del Vangelo di Giovanni – quella porta nel cui spazio occorre entrare,
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passare, uscire affinché si possa ricevere luce ed uscire a portarla a tutti coloro che
vivono nelle tenebre.
Cosa è, infatti, lo splendore della santità se non la luce che si irradia da Gesù, il
Verbo che si è fatto carne e che illumina con il suo amore ogni uomo? Tale santità
illumina la persona di Maria, di Giuseppe come di Simeone e di Anna ed è “luce che
illumina tutte le genti”.
Io vorrei, cari fratelli e sorelle – lo dico per i consacrati e per le consacrate ma vale
anche per tutti i consacrati attraverso il battesimo – che ciascuno di noi fosse
immerso sempre in questo universo di luce che si irradia da Cristo affinché in
costante ricerca del Tempio dove è la gloria di Dio, in costante tensione verso la
Porta che è Cristo e ci introduce nell’amore Trinitario e ci fa uscire verso il mondo
come il Verbo che si è fatto carne, tutti riempissimo di luce il buio della nostra
umanità.
I Padri della Chiesa hanno sempre pensato al cammino spirituale come un
progressivo esporsi della persona alla luce che brilla sul volto di Cristo. In fondo è
quanto vi ha spinto a consacrarvi. All’inizio della vostra vocazione tutti, ne sono
convinto, siete stati attratti dalla bellezza del volto del Signore, dalla luce che esso
emana e così vi siete come innamorati della bellezza di Dio che si è manifestata in
Gesù. Attratti da questa bellezza vi siete messi in ricerca e anche oggi spero
vivamente che siate in questa ricerca.
Cosa è, infatti, la vita consacrata, se non una continua, progressiva e sempre più
profonda ricerca dell’unione con Gesù? Purtroppo molti di voi sono – come si dice –
di vita attiva. Tenete parrocchie, santuari, case di ospitalità, scuole … ed è bello, guai
se la luce non si riflettesse e traducesse in opere che rimandano alla donazione reale,
concreta, a volte anche stancante e sfibrante di Gesù … ma all’inizio e per sua natura
la vita consacrata è un cercare Dio continuamente, un cercare l’incontro con Lui che
nell’incarnazione ci è venuto incontro per illuminarci, sempre, senza sosta anche nei
momenti difficili, quando dobbiamo attraversare le valli oscure della vita, anche
quando ci pare che tutto intorno a noi sia buio come fu per tanti anni addirittura per
una grande religiosa – tra pochi mesi Santa –: Madre Teresa di Calcutta o la giovane
Teresa di Lisieux o come per tanti altri santi e sante consacrati che hanno vissuto
anche la notte dello spirito ma mai hanno cessato di cercare il volto luminoso del
Signore e così sono divenuti sorgenti di luce per tutte le persone che hanno incontrato
così come voi che rimanendo continuamente con le mani protese al Cielo, cercando
continuamente il Signore lasciate che Lui vi cerchi e vi trovi, vi illumini e vi renda
segni luminosi della sua gloria, della sua bellezza, della sua bontà, della sua
misericordia e del suo perdono per coloro che vi incontrano.
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Ma dopo il tema della luce vorrei fermarmi ancora sul secondo tema: quello della
Presentazione di Gesù che Maria e Giuseppe, obbedienti alle leggi ebraiche,
compirono presentando il loro primogenito nel Tempio.
Nella prima lettura, il profeta Malachia aveva espresso uno dei desideri più profondi
della fede ebraica: che nel Tempio si potesse celebrare un vero culto, nella santità.
Vero: ossia che mettesse veramente in relazione l’uomo con Dio. Era, in altre parole,
l’attesa che l’angelo dell’alleanza venisse. Ebbene, la Presentazione del Signore nel
tempio realizza questa profezia.
Il come di questa realizzazione ci è narrata nella seconda lettura. Essa si realizza
attraverso il dono che Cristo ha fatto di se stesso morendo sulla croce. Il dono di Sé
che ha anticipato nella Presentazione al Tempio. Gesù è il vero mediatore tra Dio e
l’uomo e tra l’uomo e Dio, è il vero Angelo dell’alleanza fra Dio e l’uomo, che
unisce Dio e l’uomo abolendo le distanze, eliminando ogni divisione e abbattendo
ogni muro di separazione.
Qui la vita di ogni consacrato per il battesimo, ma ancor più, di ogni anima
consacrata per sempre, definitivamente e totalmente al Signore tramite la professione
dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza, è radicata la propria esistenza.
Voi, cari consacrati e consacrate, siete radicati nella Mediazione di Cristo. Solo se
uniti a Lui, riempiti di Lui a cui tendete continuamente, potete portare frutto! Se la
vostra consacrazione non fosse innestata in questa Mediazione di Cristo tra Dio e
l’umanità la vostra consacrazione rischierebbe di corrompersi divenendo o evasione
dal reale o sublimazione. Voi, invece, siete un “sacrificio a Dio gradito” perché uniti,
innestati a tale sacrificio, in tal modo diventate affermazione vissuta del primato di
Dio e della sua Gloria. Ma nello stesso tempo la vostra consacrazione è radicata
dentro le miserie, le fragilità, i bisogni più profondi e più veri degli uomini e delle
donne, dei bambini come delle famiglie, degli anziani come dei giovani, dei malati
come dei sani. E così voi consacrati e consacrate, con la vostra stessa vita, con il fatto
soltanto di esserci diventate un “ponte” fra la povertà umana – a partire dalla vostra e
da quella che incontrate e servite – e lo splendore della santità divina.
Ringraziamo dunque – e qui mi rivolgo a quanti non sono religiosi o religiose – ma
ai fedeli e idealmente a tutto il popolo di Dio, ringraziamo il Signore – dicevo –
perché ha fatto e fa dono alla Chiesa e al mondo della vita consacrata senza la quale
la Chiesa e il mondo sarebbero più poveri.
Chiediamo il dono di nuove, numerose e sante vocazioni alla vita consacrata. Sempre
meno attaccate alle opere – che ieri c’erano, che oggi possono assumere volti diversi,
che domani potrebbero trasformarsi radicalmente o non esserci più – ma sempre più
orientate verso la Misericordia di Dio che chiama, illumina e manda e sempre più
“ponti” tra Dio a cui i consacrati e le consacrate appartengono perché non soltanto
attratti dalla sua Misericordia ma riempiti da essa e protesi, nello stesso tempo, a
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quanti attendono tramite loro di fare l’esperienza giubilare del perdono di Dio, della
sua Misericordia e del Suo amore testimoniato dalla vita totalmente donata,
consumata in povertà, castità e obbedienza per le anime e per gli uomini e le donne
del nostro tempo.
In questo pomeriggio chiediamo perdono per le infedeltà alla chiamata alla vita
consacrata, poi ringraziamo, festeggiamo, per il dono e il mistero della chiamata a
vivere per Dio e per i fratelli e senza ri-attaccarci alle cose lasciate all’inizio della vita
religiosa, con tanta libertà ripartiamo da qui per portare Cristo all’uomo, per portarlo
in quel tempio misterioso e splendido che è la sua anima assetata di verità e luce,
quella verità e quella luce che i consacrati e le consacrate hanno trovato e non
possono tenere per sé ma devono diffondere in una vita feconda e quindi piena di
gioia, la gioia di cui il mondo oggi ha tanta sete, la gioia che riempie di speranza: la
gioia che è Cristo Gesù, luce vera del mondo. Amen.
 Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli
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