genitori si cambia! - Comune di Cologno Monzese

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genitori si cambia! - Comune di Cologno Monzese
GENITORI SI CAMBIA!
Verbale dell’incontro del 12 aprile 2010
All’incontro sono presenti 17 genitori
Durante la serata vengono raccontati e ampiamente discussi vari episodi sui nostri figli. Nonostante il
tormento genitoriale che attanaglia molti dei presenti (i figli ci fanno davvero inc…ops adirare!!!) il
clima della serata è piacevole, sereno (nonostante il caffè bevuto ad inizio serata, che con la caffeina,
come ben si sa, avrebbe dovuto agitare e non rilassare), che sorprende in modo positivo alcuni nuovi
arrivati (ad un certo punto della riunione lo dichiarano in maniera esplicita). Chi frequenta il gruppo da
più tempo, l’aveva già sperimentato: scoprire che altri hanno i tuoi stessi problemi, consente di essere
più sereni; inoltre, stare insieme aiuta anche a vivere meglio le difficoltà perché consente di ipotizzare
strategie di intervento e di trovare anche soluzioni.
Con questo stile affrontiamo i racconti dei genitori di questa sera che ci consentono di fare una
riflessione sulla “normalità”.
Nella riflessione comune abbiamo capito che i ragazzi si comportano in un certo modo perché
considerano quel comportamento normale, rassicurante ed identificativo per la loro crescita anche
perchè il più delle volte coincidente con ciò che fa la maggioranza.
Si impegna a scuola il minimo indispensabile? Per lui è normale così.
Esce fino a sera tardi? Per lui è normale così.
Ecc ecc
E poi così fan tutti (o per lo meno la maggioranza!)
Il bisogno di normalità è per i nostri figli essenziale: abbiamo addirittura ascoltato 2 casi in cui i figli
fanno capire alle loro mamme che considerano normale ricevere punizioni (tutti i loro compagni
ricevono punizioni) e si stupiscono quando loro non le ricevono.
Al di là dei casi analizzati riteniamo che la domanda principale da porsi sia:
Che cosa mio figlio considera normale? Ci siamo detti che se fossimo capaci di rispondere a questa
domanda, probabilmente capiremmo meglio perché nostro figlio fa quello che fa e saremmo in grado di
dialogare meglio con lui.
Chiaramente con il nostro modo di parlare, anche noi contribuiamo a creare nei nostri figli l’idea di
cosa è normale; schematizzo l’ampia discussione cosciente di far torto alla ricchezza della serata.
1) il genitore che di fronte all’errore del figlio punta il dito affermando “non sei capace di far nulla”
rischia di fargli nascere l’idea che è normale essere valutato incapace; il genitore che invece non
generalizza il giudizio, ma si limita solo al fatto dicendo ad es “in questo caso hai sbagliato” (lo
sentite? suona diverso da “non sei capace di far nulla” ) fa in modo di non rafforzare l’idea che sia
normale sbagliare
2) genitori e figli solitamente litigano sempre sulle stesse cose: scuola, orari, cibo, amici: si rischia di
creare l’idea che è normale, su quegli argomenti, litigare. I genitori dovrebbero invece prendere
coscienza che i soliti argomenti di litigio sono solo la punta di un iceberg della vita del figlio. E’ vero,
si sta litigando per qualcosa di importante, ma sotto c’è molto di più e noi genitori dovremmo esserne
maggiormente coscienti. Questa immagine dell’iceberg ci è particolarmente piaciuta: ci suggeriamo di
richiamarla alla nostra mente durante il prossimo litigio con il figlio (e mentre verbalizzo mi viene in
mente lo slogan masoniano “fanno così, ma non sono”)
3) anche il linguaggio che viene adottato dai genitori crea un’idea di ciò che diventa normale per i
nostri figli. Due genitori si chiedono perché il figlio non accoglie le sollecitazioni che riceve da loro ed
invece, anche solo dopo un colloquio con Masoni esce rafforzato nella sua autostima ed è più sereno?
Masoni ha sicuramente toccato “le corde giuste”: anche noi però possiamo imparare ad usare un
linguaggio diverso.
Ad esempio, cosa si dice ad un figlio che mostra difficoltà scolastiche con un insegnante? “Non studi,
perché non ti impegni di più, non ti distrarre, ecc ecc” E se gli si dicesse: Beato te che hai questa
difficoltà, e la affronti quotidianamente: in futuro ogni difficoltà sarà affrontata con più facilità grazie
alla fatica che fai oggi. Sei proprio fortunato ad avere quell’insegnante che non ti piace”.
La scuola non dovrebbe essere usata come argomento per far prediche, ma come “campo di misura”
per stimolare la crescita del figlio. Per quasi tutti i genitori, invece, la scuola è argomento “da mal di
pancia”
Una mamma ci ha anche raccontato i successi del nuovo linguaggio: alla figlia, a rischio bocciatura,
prendendo atto che le “prediche” non favorivano il cambiamento ha detto: “scusami ti ho stressata
richiamandoti e non mi rendevo conto che hai scelto di farti bocciare perché probabilmente hai le tue
ragioni (problemi con il moroso, ecc); è giusto quindi che io rispetti la tua scelta e che non ti stressi
più”. Da quel momento la mamma ha smesso di predicare e la figlia ha cominciato ad aprire i libri. A
fine anno vedremo come va a finire, ma già l’attuale situazione viene considerata un successo.
Un’altra mamma ci ha raccontato che il figlio la provocava dicendo di aver preso a scuola un 4 ed
invece era 8. Perché? “Volevo vedere la tua faccia quando ti arrabbi”. Non solo i nostri figli si abituano
al nostro linguaggio, ma anche al nostro “non verbale”
4) se il concetto di normalità è alla base di quel che fanno i nostri figli, noi genitori dobbiamo capire
cosa intende, ma anche cercare di definire la normalità con criteri nuovi.
L’uso da parte nostra di un nuovo linguaggio può favorire l’identificazione con una nuova normalità;
ma anche cercare di trasformare un problema in risorsa può essere una strategia vincente.
5) a volte la normalità, sempre difficile da interpretare e definire, può essere ancora più difficile da
vivere quando ad esempio si scontra con eventi luttuosi; un papà racconta le difficoltà di suo figlio
(scuola elementare), dopo la morte di una cugina, nello staccarsi dai genitori, nell’andare a scuola, a
giocare da solo in cortile, a stare con altri ragazzi.
Il figlio che comunque ora ha ripreso ad andare a scuola, come può essere aiutato? Come aiutarlo ad
elaborare il lutto? Quale linguaggio usare? Ma il disagio che manifesta è davvero legato all’evento
luttuoso o è altro?
Il gruppo genitori, non ritenendosi all’altezza di affrontare un argomento così importante, suggerisce di
rivolgersi a Masoni, contattandolo con una mail di approfondimento (Masoni a distanza continua a
seguirci ed assisterci). A Masoni chiediamo, a seguito della sua analisi, di inviare una risposta specifica
al genitore e una risposta più generica a tutto il gruppo.
Come sempre i coraggiosi lettori di questa sintesi sono invitati ad esprimere, se lo vogliono, commenti,
opinioni, pareri. E’ possibile diffondere il verbale ad amici e conoscenti, che possono chiedere di
riceverlo direttamente dal gruppo genitori scrivendo all’indirizzo [email protected]
Il prossimo incontro del gruppo genitori si svolgerà martedì 4 maggio 2010 alle ore 21.00 presso
l’auditorium di V Petrarca
Breve sintesi a cura di Pietro
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