Masoni replica a Giudici: "Il Casinò era invendibile"

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Masoni replica a Giudici: "Il Casinò era invendibile"
Cronaca
Masoni replica a Giudici: "Il Casinò era
invendibile"
La municipale che nel 2008 condusse le trattative insieme ad altri colleghi spiega i motivi del fallimento: "Cattiva
organizzazione e continue fughe di notizie"
Scritto il: 23.10.2012 alle 17:02
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Caso Casinò-NYX, l'ira di Giorgio Giudic...
LUGANO - “Il Casinò di Lugano era invendibile”. Replica così la municipale Giovanna Masoni all’ira del sindaco Giorgio
Giudici che oggi al termine della seduta di crisi del Consiglio di amministrazione ha dichiarato a liberatv: "Il problema è
che quando si poteva venderlo, e valeva 160 milioni, il gruppo in Municipio che doveva dare il via libera ha perso
tempo".
Nel 2008 le trattative per cedere a un gruppo privato – Swiss Casinos era il prima fila – le azioni detenute dalla Città
erano a buon punto. Ma, secondo il sindaco, il gruppo di municipali, tra cui figurava Masoni, incaricato di trattare si è
perso in lungaggini. Ma Giovanna Masoni non ci sta. Ha un’altra versione dei fatti.
E spiega: “Il Casinò era invendibile per due motivi: il primo riguardava le pecche nell’organizzazione, il secondo
l’impossibilità di condurre le trattative in modo discreto e riservato: c’erano continue e ripetute fughe di notizie”.
Le pecche nell’organizzazione della casa da gioco erano emerse in modo chiaro in seguito alla multa da un milione di
franchi comminata dalla Commissione federale delle case da gioco per carenze nei sistemi di sicurezza e di
videosorveglianza. Una sanzione decisa nella primavera del 2008 al termine di un'inchiesta amministrativa scattata in
febbraio in seguito alle truffe della roulette commesse da alcuni croupier. Truffe che, secondo gli investigatori federali,
avevano potuto verificarsi anche a causa di lacune nel sistema di sorveglianza a Lugano.
“Quella multa – ricorda Giovanna Masoni – era giunta nel pieno delle trattative e ha contribuito a complicarle andando ad
aggiungersi alle continue indiscrezioni pubblicate dalla stampa, fino a rendere impossibile la vendita”.
Ma, aggiunge la municipale, alla fine, “una volta chiusa con un nulla di fatto la procedura di vendita, avevamo
raccomandato di rendere professionale il Consiglio di amministrazione del Casinò, in modo da assicurare un migliore
controllo sulla sua gestione, sganciandolo dai partiti e dalle nomine politiche. Ovviamente, a questa raccomandazione
non è stato dato seguito”.