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Markus Werba
Claudio Marino Moretti
Soci Fondatori
del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Francesco Bianchi
Commissario straordinario
Zubin Mehta
Direttore principale
Alberto Triola
Direttore generale
Francesco Ventriglia Direttore di MaggioDanza
Lorenzo Fratini
Maestro del Coro
Collegio dei revisori dei conti
Giovanna D’Onofrio
Fabrizio Bini
Sergio Lisi
Laura Arcangeli
6LWXD]LRQH DO GLFHPEU
GLFHPEUHH Presidente
Membri effettivi
Membro supplente
Markus Werba
Claudio Marino Moretti
Baritono
Pianoforte
Markus Werba
Claudio Marino Moretti
Gabriel Fauré
Chanson du pêcheur (Lamento) op. n. 1 (Gautier) - L’absent op. n. 3 (Hugo)
Après un rêve op. 7 n. 1 (Bussine) - Automne op. 18 n. 3 (Silvestre)
Les berceaux op. 23 n. 1 (Sully Prudhomme) - Le secret op. 23 n. 3 (Silvestre)
Nocturne op. 3 n. 2 (Villiers de L’Isle-Adam)
Ici-bas op. 8 n. 3 (Sully Prudhomme) - Clair de lune op. 6 n. 2 (Verlaine)
Claude Debussy
Beau soir (Bourget) - Romance (Bourget) - Le son du cor s’afflige (Verlaine)
Maurice Ravel
Don Quichotte à Dulcinée:
Chanson romanesque - Chanson épique - Chanson à boire (Morand)
Robert Schumann
Dichterliebe op. 8 (Heine)
Im wunderschönen Monat Mai - Aus meinen Tränen sprießen
Die Rose, die Lilie, die Taube, die Sonne - Wenn ich in deine Augen seh
Ich will meine Seele tauchen - Im Rhein, im heiligen Strome
Ich grolle nicht - Und wüßten's die Blumen, die kleinen
Das ist ein Flöten und Geigen - Hör' ich das Liedchen klingen
Ein Jüngling liebt ein Mädchen - Am leuchtenden Sommermorgen
Ich hab' im Traum geweinet - Allnächtlich im Traume
Aus alten Märchen winkt es - Die alten, bösen Lieder
TeaTro GoLDoNI
Giovedì 30 maggio 2013, ore 20.30
Senza voler mancare di rispetto ai Songs, alle Pesni russe, oppure, perché no, alle
italianissime Romanze, è cosa incontrovertibile che il canto da camera otto e novecentesco parli soprattutto tedesco e francese. Questa sera ascolteremo un saggio dei mondi della Mélodie e del Lied, culturalmente ed espressivamente ben
differenziati, da due prospettive differenti: un volo d’angelo su tre autori francesi
imprescindibili nella prima parte, uno dei cicli fondamentali della letteratura liederistica nella seconda.
I MONDI
DELLA
MÉLODIE
E DEL LIED
di Roberto Brusotti
Se pensiamo ai grandi artefici della Mélodie, il nome di Gabriel Fauré è sicuramente tra i primi ad emergere istintivamente. Fu infatti il compositore pirenaico
ad accompagnarne, in una produzione non smisurata ma estesa lungo sessant’anni, l’evoluzione da genere salottiero a profonda espressione della cultura
francese, dotata di intrinseche peculiarità; un po’ come Schubert, mutatis mutandis e in maniera quasi completamente autonoma, portò a maturazione il Lied
tedesco. La selezione presentata stasera, ordinata quasi rigorosamente secondo
la pubblicazione nelle prime due Raccolte di Venti Melodie (1879 e 1887), e quindi
fondamentalmente in sequenza cronologica, ci permetterà di apprezzare questa
evoluzione, focalizzandosi su brani che segnano dei veri punti di svolta nel cammino di Fauré attraverso la Mélodie: “L’Absent” ad esempio rivela chiaramente lo
studio intensivo di Schumann; la “Canzone del pescatore” apre il periodo “italianeggiante”, originato dalla frequentazione di Pauline Viardot; “Automne” e “Les
Berceaux” sono tra le canzoni che segnano il passaggio a una fase più oscura e
introversa, causata anche dalla rottura con Marianne Viardot, figlia di Pauline;
“Clair de lune”, infine, rappresenta il debutto della piena maturità, preludendo al
capolavoro La Bonne Chanson, anch’esso basato su poesie di Verlaine.
Quasi tutte queste canzoni sono in tonalità minore, e portano in primo piano il
tema del rimpianto, spesso ambientato al crepuscolo o in un evocativo notturno.
La poesia di Gautier musicata in“Chanson du pêcheur”è familiare anche per l’inclusione nel ciclo Nuits d’Été di Berlioz (“Sur les lagunes”): mentre quest’ultimo accentuava regolarmente il distico finale di ogni strofa, staccandolo dal contesto,
per Fauré quei lamenti sono altrettanti climax su cui converge l’energia accumulata lungo la strofa. Il canto si espande libero sul sostegno del pianoforte, con
una gestualità ampia; la prospettiva “retorica” è piuttosto tradizionale, come si
può vedere nel contrasto tra lo sfogato “Je n’aimerai jamais / Une femme autant
qu’elle” (forte) e l’immediato ripiegamento (piano, canto ristretto nell’ambito di
una terza) “Que mon sort est amer!”.
In“L’absent”uno stillicidio pianistico accompagna il cordoglio per lo scomparso,
che si fa ancora più desolato, anzi lugubre, dopo l’animazione della terza strofa.
Il celebre “Après un rêve” è invece un Andantino in Do minore intenso e struggente, culminante nell’appassionato e ripetuto richiamo alla notte “radiosa” e
“misteriosa”, affinché “restituisca le sue menzogne”.
Il ritmo regolare in 12/8 di “Automne” è incalzato da trasalimenti di ottave ossessive della mano sinistra, che si alternano e accavallano al canto. Il rammarico per
la giovinezza perduta viene vissuto con un tono tragico, che si allevia solo moVictor Hugo
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mentaneamente, quando “le ali dei rimpianti”inducono la mano destra a suggerire dolcissimo la melodia alla voce, lasciando alla sinistra l’arpeggio ostinato; ma
l’ossessione si riaffaccia ben presto ineluttabile, e le “lacrime che, nel mio cuore, /
i miei vent’anni avevano scordato!” inducono il canto a un bruciante Fa diesis
acuto. Del tutto affine espressivamente “Les Berceaux”, risalente all’anno successivo (1879), sempre in 12/8:“Mais viendra le jour des adieux”, lamenta la seconda
strofa, che anche in questo caso culmina enfaticamente su un drammatico Fa
acuto tenuto con balzo di ottava discendente (“Tentent les horizons qui leurrent!”).
Con “Le Secret” ecco finalmente una tonalità maggiore, e precisamente Re bemolle; come il precedente, con cui condivide il numero d’opera, è in forma ternaria variata (ABA’). Si tratta di una dichiarazione d’amore assieme solenne e
riservata, un’ampia melodia stesa su semplici accordi. Mi bemolle maggiore è invece la tonalità di “Nocturne” cullante barcarola in ritmo ternario che anticipa le
investigazioni armoniche di“Clair de lune”. L’estesa campata melodica, spesso indugiante sul registro grave e appoggiata su sinuose fioriture del pianoforte, sboccia nella bella strofa finale, dal registro cortese e sensuale. Larghissimo anche il
cantabile di“Ici-bas!”, il cui sapore quasi arcaico incarna alla perfezione il sogno di
eternità di cui narra la lirica. Infine, la celebre “Chiaro di luna”, una melodia frutto
di un Fauré ormai quarantaduenne, in cui lo sviluppo della parte pianistica e la
penetrazione del testo poetico raggiungono nuove altezze.
Claude Debussy contende a Fauré la predilezione degli amanti della Mélodie, e sicuramente la grandezza del compositore parigino rifulge anche nel suo canzoniere, per quanto il genere non sia stato sicuramente al centro della sua attività
compositiva; ne ascoltiamo tre esempi, due dei quali assai familiari, tutti risalenti
alla giovinezza o alla prima maturità.
Dell’amico Paul Bourget Debussy diede veste sonora a dieci liriche, in un periodo in cui era particolarmente sensibile alla sua vena malinconica e sentimentale. “Beau Soir” è una delle più note, un ardente “consiglio di essere felici”
steso su profondi arpeggi di crome: la riflessione sul nostro caduco destino infatti non riesce a turbare davvero “l’incanto di essere al mondo”. Il tema dell’attimo fuggente, anzi, fuggito, era un vero chiodo fisso di Bourget, come
possiamo constatare nella Romance “L’âme évaporée”. Inusualmente ispirati
sono i versi iniziali, che nell’elegante intonazione di Debussy sembrano quasi
fotografare un’epoca: “l’anima dolce, l’anima odorosa / dei gigli divini che ho
raccolto / nel giardino del tuo pensiero”.
Dal poeta forse più amato da Debussy, Paul Verlaine, ascoltiamo invece “Le son
du cor s’afflige” (1891), esempio della particolare sintonia intrinsecamente musicale tra il verso liquidissimo del poeta e la frase debussyana, in un certo senso
scontornata, priva dei riferimenti tradizionali. La lirica è tratta dalla raccolta Sagesse, con cui il poeta si mise alle spalle il periodo “maledetto”: la citazione del
corno in apertura, legato dai simbolisti alla dimensione del ricordo, induce Debussy a un’evocazione atmosferica, che situa il brano in una tessitura centralizzante. “Lent et dolent”, la melodia tranquilla acquisisce un tocco funebre dalle
sottolineature testuali: “Qui vient mourire”, declamato sul Re bemolle grave, pianissimo e murmuré, e “A travers le couchant sanginoelant”, di nuovo ribattuto sul
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Théophile Gautier
Re sotto il rigo, stavolta naturale, e in seguito al quale la mano sinistra affonda in
ottave nel registro grave, rabbrividendo.
Gli appassionati di vecchi film, o dei grandi cantanti del passato, ricorderanno
bene Don Chisciotte di Georg Wilhelm Pabst, in cui il Cavaliere dalla trista figura
viene impersonato da Feodor Chaliapin: le canzoni che il celebre basso russo interpreta nel film sono di Jacques Ibert, ma avrebbero potuto essere di Maurice
Ravel. Il contratto prevedeva infatti la consegna di tre brani per l’agosto del 1932,
ma il compositore non rispettò i termini e venne sostituito dal meno noto col9
il trittico risulta idealmente articolato per l’esecuzione in concerto: due brani di
carattere brillante incorniciano infatti una canzone lirica e intimista. La “Chanson romanesque” ha un impatto immediato per la sapida evocazione chitarristica dell’accompagnamento: il protagonista si presenta come ardente amatore,
non senza una certa boria, e la musica segue con creatività ed esprit la stravagante suddivisione metrica scelta da Paul Morand, adottando all’uopo la Guajira con la sua alternanza di metro (6/8 e ¾): nell’ultima strofa scampoli di
melodia pianistica alludono però anche al carattere cavalleresco dell’amore di
Don Chisciotte, sublimato nella finale, estatica invocazione a Dulcinea. La“Chanson épique” dà voce invece a una profonda religiosità, a cui il compositore risponde tramite un’asciutta evocazione della musica sacra tradizionale. La
melodia è semplice e sentita, e si accende di fervore nel paragone tra l’amata e
la spada; la venerazione di Dulcinea arriva a compiuta espressione nella torrida
dolcezza di“Ma douce Dame si pareille”, trasfigurandosi poi nell’”amen”conclusivo. Il gran bevitore è invece protagonista della “Chanson à boire”: fortissimo è
il contrasto di questo vero inno al diritto al piacere con la preghiera a San Giorgio e San Michele che lo precede. L’impulso ritmico non è meno vivace della
prima canzone, e il carattere folclorico (qui assecondato dal passo di Jota) ancor
più spiccato, rinvigorito dai ripetuti melismi del canto.
Auguste de Villers de L’Isle-Adam
lega. Fu questo l’ultimo contributo di Ravel alla Mélodie: un settore a cui l’allievo
di Fauré non si dedicò con molta energia, dato che il suo canzoniere comprende
in tutto una quarantina di melodie; che però includono capolavori assoluti come
le Histoires naturelles, Trois poèmes de Mallarmé o Shéhérazade. Don Quichotte à
Dulcinée ha sicuramente minori pretese, ma permette al compositore di tornare
su due fonti di ispirazione connesse e che gli stavano a cuore: il folclorismo e le
atmosfere iberiche, che avevano impregnato tra l’altro la Rapsodie Espagnole
(ricordiamo che la madre di Ravel era basca). Nonostante l’origine d’occasione,
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Dei cicli composti da Robert Schumann nel 18, Dichterliebe è il più vasto (sedici
brani contro i nove dell’op. 2, i dodici dell’op. 39 e gli otto dell’op. 2) e probabilmente il più compiuto. Amore di poeta risulta da un’ampia scelta delle 6 (più
un prologo) liriche della raccolta di Heine Intermezzo lirico, con cui il poeta sublimò le sue stesse traversie sentimentali, narrando dell’amore di un giovane per
una ragazza che dapprima lo ricambia, ma poi si invaghisce di un altro, il quale
però la respinge; essa tuttavia non torna dal giovane, ma “per dispetto sposa / il
primo che la chiede”; da qui la sofferenza, l’ira, la disillusione e infine la “guarigione” del protagonista, che la raccolta fotografa in tutta la mutevolezza di tali
umori. Da questo corpus Schumann selezionò dapprima venti poesie, per poi ridurle a sedici nella prima edizione a stampa del ciclo (18): è evidente lo sforzo
di forgiare un insieme più diretto, più appassionato, e di ottenere una dialettica
emotiva che, pur mantenendo un’opportuna varietà di atmosfere, costruisca un
movimento evolutivo ben preciso, in un certo senso creando qualcosa di assai diverso dalla più ampia palette della raccolta di Heine, dove peraltro lo struggimento
romantico è contestuale a un’avvertibile forma di distacco. Ne dovremmo forse
concludere che Schumann ha travisato Heine, spuntandone l’arma più penetrante, quell’ironia con cui sa avvelenare il “miele” romantico (nel quale del resto
si compiace di sostare) approdando al realismo o addirittura anticipando il decadentismo; quella che Adorno chiama“la ferita Heine”, e che nell’Intermezzo si concretizza nel colpo d’ala di un ultimo verso o un’ultima strofa sferzanti o ghignanti,
con cui contraddire tutto il sentimentalismo e tutte le lacrime precedentemente
versate. Ma in realtà Schumann nel ciclo compie un’operazione non troppo differente nei risultati da quella di Heine, ritraendo nel protagonista sé stesso, ma parimenti illuminando i limiti di una sensibilità ipertrofica, appunto di un poeta
romantico, come indica il titolo apposto al ciclo. Che potrebbe adombrare per11
sino una sottile presa di distanze; del resto non è forse“sospetto”uno Schumann
che decide di dare luce a una struggente storia di amore infelice proprio nel momento in cui si accinge al matrimonio con Clara Wieck, dopo anni di traversie?
Nel primo Lied,“Im wunderschönen Monat Mai”, si impongono immediatamente
all’attenzione due elementi: la dissonanza con cui si apre il brano, la seconda minore (la dissonanza più radicale e ricca di tensione) formata dal Do diesis della
mano destra e dal Re della mano sinistra del pianoforte, e l’irrequieto movimento
innescato fin dalle prime quattro battute di preludio pianistico, con l’inseguirsi
come di domanda e risposta dei due arpeggi dalla circolarità quasi ipnotica, acuita
dalla mancanza di un baricentro armonico (la tonalità d’impianto, Fa diesis minore, non appare mai esplicitamente). Sintomaticamente, quel movimento circolare alla fine del brano rimane sospeso su una settima di dominante, una
conclusione che non conclude e forza ad andare oltre, verso il secondo Lied; dove
il Do diesis del canto risolve la tensione soltanto provvisoriamente, ché a ogni
frase è ancora la voce a rimanere sospesa sul Si, mentre il piano cadenzando conduce alla tonica. In effetti la peculiarità della Dichterliebe è la fortissima coesione
musicale che forza a procedere innanzi, spinta da un’inquietudine che promana
dalla sofferenza di cui parla il secondo Lied, attraversa lo slancio vitale di“Die Rose,
die Lilie, die Taube, die Sonne”, il rapimento presago del quarto Lied, e così via. I
brani si appoggiano quasi sempre l’uno all’altro, quando appunto voce o strumento terminano su intervalli o accordi estranei alla tonica ma legati alla tonalità
del Lied seguente, o grazie ai preludi e ai postludi che costituiscono spesso veri
elementi di transizione: l’esempio più eclatante è alla fine del Lied VIII, dove - con
effetto quasi cinematografico - viene accennata, come suonata da lontano, una
musica da ballo che nel brano successivo si rivela la danza nuziale della donna
che ha abbandonato il protagonista. Questa dinamicità è assecondata da uno
schema tonale piuttosto rigido desunto dal circolo delle quinte, la legge armonica che ordina le tonalità (appunto alla distanza di una quinta) mediante la modifica di un accidente in chiave per volta. Per cui dai tre diesis in chiave del primo
Lied arriviamo gradualmente al Do maggiore e al La minore dei Lieder VII e VIII,
per poi continuare “scendendo” irregolarmente sulle tonalità coi bemolle, fino al
“profondissimo” Mi bemolle minore (sei bemolle in chiave) del Lied XIII, e quindi
“risalire”dai cinque diesis del XIV fino alla sorpresa enarmonica del postludio con
cui il ciclo termina. Già la catena delle tonalità dunque rappresenta un movimento
in sé, e in particolare e significativamente una caduta, avvertibile non solo “graficamente” dagli esecutori ma anche all’ascolto, in maniera più o meno inconscia.
Inoltre i punti di svolta evidenziano proprio i nodi nevralgici del ciclo: le due crisi,
rappresentate appunto dai Lieder VII e XIII - e, in ultimo, il suggerito “lieto fine”.
Concentriamoci dunque su questo movimento di caduta e sulle crisi. Ma da cosa
è innescato questo digradare? In fondo la prima parte del ciclo dovrebbe avere
una valenza positiva, quella dell’amore corrisposto. Ma Schumann acutamente si
appoggia su un piccolo segnale contenuto nel brano di esordio, che parla proprio in conclusione (ricordiamolo, una conclusione musicalmente sospesa) di
“Sehnen und Verlangen”: ecco, la parola-chiave è pronunciata, quella Sehnsucht,
quell’anelito così quintessenziale al Romanticismo, che Schumann traduce nell’inquietudine che abbiamo visto innervare il ciclo. Non per nulla non avvertiamo
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René-François Sully Prudhomme
mai nel protagonista l’amante appagato: persino nel quarto Lied, in cui l’amata
pronuncia alla fine le bramate parole “ti amo” (che, come vedremo, rappresentano musicalmente un vero Leitmotiv del ciclo, il cosiddetto “motivo-sospiro” di
cui è già intriso il Lied d’esordio), la sua reazione è di “piangere amaramente”. Si
tratta insomma di una psicologia già minata dall’interno, che non sa appagarsi
della propria felicità e ne prefigura immediatamente la fine.
Con tali presupposti, la crisi è inevitabile, e arriva improvvisa: preannunciata, a
dire il vero, dal magistrale “Im Rhein, im heiligen Strome”, che si stacca dai Lieder
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precedenti per il tono severo e arcaico, e in cui l’amata, paragonata alla Madonna
del Duomo, appariva maestosa e irraggiungibile. Il Do maggiore del settimo Lied
è una tonalità tradizionalmente simbolo di equilibrio e ragione, ma anche, significativamente, di illuminazione: il protagonista è stato respinto, e reagisce con una
collera a stento trattenuta che contraddice le sue stesse parole -“Ich grolle nicht”,
“non serbo rancore”. Il Lied contrasta vivamente con quanto ha preceduto: il canto
è energico e slanciato da un estremo all’altro della tessitura, culminando con un
inusuale La acuto (opzionale) all’immagine della“serpe che rode il cuore”della ragazza. È evidente lo shock causato nell’animo del protagonista, che appare ben
diverso dal carattere malinconico e leggermente depressivo che abbiamo conosciuto finora: e la fase che si apre con questo Lied palesa un’evidente instabilità
emotiva, oscillando quasi nevroticamente tra l’indignazione con cui il protagonista assiste alla danza nuziale dell’amata nel Lied IX, il senso di estraneità dell’XI, e
l’afflizione via via più prostrata dell’VIII e del X, dove addirittura le lacrime del giovane trovano una diretta incarnazione nell’accompagnamento pianistico. Il dodicesimo Lied (“Am leuchtenden Sommermorgen”) annuncia invece una nuova
svolta. Nel torpore della mattina estiva il poeta si aggira silenzioso (notare come
anche le modulazioni armoniche sembrino avanzare a tentoni) tra i fiori che lo
guardano pietosi, e gli sussurrano:“con nostra sorella non t’adirare, / o uomo pallido e mesto!”. Un passaggio di profonda poesia splendidamente sottolineato dalla
musica (progressione a Sol maggiore, pianissimo e“più lento”, motivi-sospiro esaltati dal ritardando, dalla transizione a minore e dallo spiccato cromatismo della
voce e dell’armonia), in cui per la prima volta dal momento della disillusione,
l’amata viene osservata nuovamente con gli occhi dell’innamorato. La rielaborazione idealizzata del passato comincia ad apparire come una via d’uscita, e innesca un significativo rasserenamento interiore rispecchiato immediatamente nel
lungo e pacato postludio, la cui importanza si afferrerà più tardi, quando lo ritroveremo ampliato a concludere il ciclo.
Ma nel frattempo il protagonista incappa in una nuova crisi, testimoniata dal tredicesimo Lied (“Ich hab’im Traum geweinet”), in cui la criticità della situazione psicologica si concretizza, come già evidenziato, nei sei bemolle in chiave. Vi
incontriamo addirittura qualcosa che contraddice l’esistenza stessa della musica:
una musica afasica. Voce e pianoforte per due terzi del brano non sanno coesistere, e protagoniste musicali in realtà appaiono le pause. Le prime due strofe musicalmente sono pressoché identiche: nella prima il poeta sogna che l’amata è
morta, e si sveglia in lacrime; nella seconda che lo ha abbandonato, e al risveglio
piange amaramente; nella terza, infine, che essa ancora lo ama, e si desta addirittura in un torrente di lacrime. La rammemorazione della felicità passata viene accompagnata da una drammatica intensificazione musicale: la voce declama sugli
accordi dissonanti del pianoforte una faticosa ascesa, fino a raggiungere il Fa bemolle e ripiegare sul Mi bemolle (ancora il“motivo-sospiro”!). La progressione melodica e dinamica e l’intensificazione emotiva tratteggiano uno sforzo disperato,
che è forse lo sforzo di riemergere dalla depressione, dove le dissonanze del pianoforte appaiono catene invincibili; nel breve postludio gli scarni e smozzicati inPaul Morand
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terventi del piano sono facilmente sommersi dal silenzio. Questa sembra l’ultima
parola del Lied, il pericolo estremo ora toccato: il silenzio; che si può anche interpretare come la morte, ma riflettendo che qui“parlano” un poeta e un musicista,
può rappresentare una minaccia altrettanto paralizzante, la sterilità creativa. Ricordiamo che questa situazione era stata effettivamente vissuta da Schumann
l’anno precedente l’esplosione compositiva il cui vertice è proprio la Dichterliebe.
Tocchiamo forse qui, oltre a un momento-chiave nella storia narrata dal ciclo,
anche la riemersione di un importante nodo autobiografico?
Questa nuova crisi comporta però una reazione e un nuovo mutamento generale, segnalato dal ritorno dei diesis in chiave e da una nuova svolta nella dialettica tra voce e pianoforte: per gli ultimi tre Lieder del ciclo, dopo aver rischiato
la frattura e l’incomunicabilità, il protagonista e il suo alter ego strumentale si
muovono come due sodali che, dopo aver vissuto il pericolo di dividersi, ora
non si perdono mai di vista. Emergono nelle liriche nuove dimensioni, o meglio
riemergono sotto una nuova luce: il sogno e la visionarietà. Il protagonista,“tradito” dal mondo concreto, si rifugia nel mondo parallelo della fantasia, e per la
prima volta proprio nell’ultimo Lied, ove sembra riemergere la stizza dei momenti critici, egli assume esplicitamente la posizione di Poeta. Egli intende“seppellire canti e sogni”, e, come rivela solo alla fine, anche il suo amore. Ma proprio
la dolcezza di questa dichiarazione, e il postludio che si innesca a seguire
(un’espansione di quello che concludeva il dodicesimo Lied) contraddicono questa intenzione: significativo l’ennesimo segnale nella concatenazione tonale,
perché il postludio passa da Do diesis minore a Re bemolle maggiore, e quindi
da quattro diesis a cinque bemolle in chiave. Per enarmonia, un semplice cambio di modo; ma che al contrario sembra una sottolineatura importante, come
a dire: qui cambia tutto. Muta anche il tempo (da / a 6/) e l’agogica (ora “Andante espressivo”), mentre l’elaborazione tematica lo configura come una gigantesca espansione di quel “ti amo” pronunciato nel quarto Lied, e addirittura
come una sorta di duetto tra il poeta e l’amata nella rammemorazione, rappresentati da mano destra e sinistra del pianoforte. Insomma, l’esatta negazione di
quell’intenzione di totale oblio: il processo per cui i sogni, l’amore, divengono
memoria, e quindi arte, per il Poeta come per il compositore rappresenta la possibilità di renderli eterni; né dobbiamo dimenticare che proprio quando Schumann vergava queste note, si accingeva a convolare alle sospirate nozze con
Clara, a cui doveva guardare come a una consonanza d’anime pari a quella “descritta” in tale postludio. In questa prospettiva Dichterliebe appare un ultimo
sguardo a un’esperienza e a un sentire giovanili, fotografati proprio nel momento in cui li si avverte non più propri, ma non ancora estranei. Schumann ha
davvero riposto, come il protagonista, i sogni e i canti, le sofferenze passate,
l’angoscia di non essere riamato (specchio delle difficoltà del lungo fidanzamento), addirittura il raggelante pericolo del silenzio creativo, infine la speranza
di un futuro armonioso; restituendo insomma anche un’imago di se stesso, ciò
che spiega la singolare convivenza di partecipazione emotiva e analisi critica
propria del ciclo.
Heinrich Heine
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Gabriel Fauré
Gabriel Fauré
La chanson du pêcheur (Lamento)
Ma belle amie est morte:
Je pleurerai toujours;
Sous la tombe elle emporte
Mon âme et mes amours.
Dans le ciel, sans m’attendre,
Elle s’en retourna;
L’ange qui l’emmena
Ne voulut pas me prendre.
Que mon sort es amer!
Ah! sans amour, s’en aller sur la mer!
La canzone del pescatore (Lamento)
La mia bella amica è morta,
la piangerò sempre;
Con sé nella tomba porta
L’anima mia con il mio amore.
Senza volermi attendere,
è ritornata in cielo,
L’angelo che la condusse,
non ha voluto prendermi.
Com’è amara la mia sorte,
Ah! senza amore, andarsene per mare!
La blanche créature
Est couchée au cercueil.
Comme dans la nature
Tout me paraît en deuil!
La colombe oubliée
Pleure et songe à l’absent;
Mon âme pleure et sent
Qu’elle est dépareillée.
Que mon sort est amer!
Ah! sans amour, s’en aller sur la mer!
La candida creatura
Sta nella bara a giacere;
Tutto, nella natura,
mi sembra in lutto!
La colomba abbandonata
Piange e pensa all’assente!
Piange la mia anima e sente
Che ella non ha più compagna.
Com’è amara la mia sorte,
Ah! senza amore, andarsene per mare!
Sur moi la nuit immense
Plane comme un linceul;
Je chante ma romance
Que le ciel entend seul.
Ah! comme elle était belle,
Et combien je l’aimais!
Je n’aimerai jamais
Une femme autant qu’elle.
Que mon sort est amer!
Ah! sans amour, s’en aller sur la mer!
Théophile Gautier
Sopra di me la notte immensa
Come un sudario si stende;
io canto la mia romanza
Che soltanto il cielo comprende.
Ah! Come era bella,
E quanto io la amai!
Più non amerò ormai
una donna quanto quella.
Com’è amara la mia sorte,
Ah! senza amore, andarsene per mare!
L’absent
Sentiers où l’herbe se balance,
Vallons, côteaux, bois chevelus,
Pourquoi ce deuil et ce silence?
“Celui qui venait ne vient plus!”.
L’assente
Sentieri ove ondeggia l’erba,
vallate, pendii, boschi chiomati,
perché questo dolore e questo silenzio?
“Colui che veniva non verrà più!”.
Pourquoi personne à ta fenêtre?
Et pourquoi ton jardin sans fleurs?
Ô maison où donc est ton maître?
Perché nessuno alla tua finestra?
E perché il tuo giardino senza fiori?
O casa, dov’è dunque il tuo padrone?
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“Je ne sais pas! Il est ailleurs”.
“Non lo so, è altrove”.
Chien, veille au logis! “Pourquoi faire?
La maison est vide à présent!”.
Enfant, qui pleures-tu? “Mon père!”.
Femme, qui pleures-tu? “L’absent!”.
Cane, tu vegli alla dimora? “A qual fine?
Ora la casa è vuota”.
Fanciullo, chi piangi? “Mio padre”.
Donna chi piangi? “L’assente!”.
Où donc est-il allé? “Dans l’ombre!”.
Flots qui gémissez sur l’écueil,
D’où venez-vous? “Du bagne sombre!”.
Et qu’apportez-vous? “Un cerceuil!”.
Victor Hugo
Dove se n’è andato? “Nell’ombra”.
Flutti che gemete sullo scoglio,
donde venite? “Dall’oscuro carcere”.
E che portate? “Una bara”.
Après un rêve
Dans un sommeil que charmait ton image
Je rêvais le bonheur, ardent mirage,
Tes yeux étaient plus doux, ta voix pure et sonore,
Tu rayonnais comme un ciel éclairé par l’aurore;
Dopo un sogno
In un sonno che la tua immagine incantava
sognavo la felicità, miraggio ardente;
i tuoi occhi erano più dolci, la voce pura e sonora.
Eri raggiante come un cielo illuminato dall’aurora.
Tu m’appelais et je quittais la terre
Pour m’enfuir avec toi vers la lumière,
Les cieux pour nous entr’ouvraient leurs nues,
Splendeurs inconnues, lueurs divines entrevues,
Mi chiamavi, e lasciavo la terra
per fuggire con te verso la luce;
per noi i cieli schiudevano le nubi,
ignoti splendori, divini barlumi intravisti,
Hélas! Hélas! triste réveil des songes!
Je t’appelle, ô nuit, rends moi tes mensonges!
Reviens, reviens radieuse,
Reviens ô nuit mystérieuse!
Ahimè! Ahimè, triste risveglio dei sogni!
Ti chiamo, notte, ridammi le tue menzogne!
Ritorna, ritorna radiosa,
ritorna, notte misteriosa!
Romain Bussine
Automne
Automne au ciel brumeux, aux horizons navrants,
Aux rapides couchants, aux aurores pâlies,
Je regarde couler, comme l’eau du torrent,
Tes jours faits de mélancolie.
Autunno
Autunno dal cielo nebbioso, e dagli incerti orizzonti,
dal rapido tramontare, dalle aurore pallide,
io vedo scorrere, come l’acqua di un torente,
i tuoi giorni colmi di malinconia.
Sur l’aile des regrets mes esprits emportés,
- Comme s’il se pouvait que notre âge renaisse! Parcourent, en rêvant, les coteaux enchantés,
Où jadis sourit ma jeunesse!
Sulle ali dei rimpianti i miei sogni confusi,
- come se potesse tornare la nostra età passata! Viaggiano, sognanti, per le terre incantate,
Dove un dì sorrise la mia giovinezza!
Je sens, au clair soleil du souvenir vainqueur,
Refleurir en bouquet les roses deliées,
Et monter à mes yeux des larmes, qu’en mon coeur,
Mes vingt ans avaient oubliées!
Armand Silvestre
Io sento, al chiaro sole del ricordo vincente,
riordinarsi il confuso mazzo di rose,
e salire fino agli occhi le lacrime che, nel mio cuore,
i miei vent’anni avevano scordato!
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Les berceaux
Le long du Quai, les grands vaisseaux,
Que la houle incline en silence,
Ne prennent pas garde aux berceaux,
Que la main des femmes balance.
Le culle
Lungo il molo, i grandi vascelli
Oscillanti in silenzio per le onde
Non si curano delle culle
che la mano delle donne fa dondolare.
Mais viendra le jour des adieux,
Car il faut que les femmes pleurent,
Et que les hommes curieux
Tentent les horizons qui leurrent!
Ma verrà il giorno degli addii
poiché le donne devono piangere
e gli uomini curiosi
tentare gli orizzonti che attraggono.
Et ce jour-là les grands vaisseaux,
Fuyant le port qui diminue,
Sentent leur masse retenue
Par l’âme des lointains berceaux.
René-François Sully Prudhomme
Quel giorno i grandi vascelli,
mentre il porto a poco a poco scompare,
sentiranno la loro massa trattenuta
dall’anima delle culle lontane.
Le secret
Je veux que le matin l’ignore
Le nom que j’ai dit à la nuit,
Et qu’au vent de l’aube, sans bruit,
Comme un larme il s’évapore.
Il segreto
Voglio che il mattino ignori
il nome che ho detto alla notte,
e che al vento dell’alba, senza rumore,
come una lacrima evapori.
Je veux que le jour le proclame
L’amour qu’au matin j’ai caché,
Et sur mon coeur ouvert penché
Comme un grain d’encens il l’enflamme.
Voglio che il giorno proclami
l’amore che ho celato al mattino,
e, sul proteso mio cuore lacerato,
come un grano d’incenso lo infiammi.
Je veux que le couchant l’oublie
Le secret que j’ai dit au jour,
Et l’emporte avec mon amour,
Aux plis de sa robe pâlie!
Armand Silvestre
Voglio che il tramonto scordi
il segreto che ho detto al giorno
e lo conduca assieme al mio amore
tra le pieghe della sua pallida veste!
Nocturne
La nuit, sur le grand mystère,
Entr’ouvre ses écrins bleus:
Autant de fleurs sur la terre,
Que d’étoiles dans les cieux!
Notturno
La notte socchiude i suoi scrigni azzurrini
sul grande mistero;
tanti fiori sulla terra
quante stelle in cielo.
On voit ses ombres dormantes
S’éclairer à tous moments,
Autant par les fleurs charmantes
Que par les astres charmants.
Si vedono le sue ombre dormienti
schiarirsi ad ogni momento,
sia grazie agli incantevoli fiori
che agli incantevoli astri.
Moi, ma nuit au sombre voile
Quanto a me, la mia notte dallo scuro velo
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N’a, pour charme et pour clarté,
Qu’une fleur et qu’une étoile,
Mon amour et ta beauté!
August de Villiers de L’isle-Adam
non ha altro incanto e chiarore
che un fiore ed una stella,
il mio amore e la tua bellezza!
Ici-bas!
Ici-bas tous les lilas meurent,
Tous les chants des oiseaux sont courts,
Je rêve aux étés qui demeurent
Toujours...
Quaggiù!
Quaggiù tutti i lillà muoiono,
Tutti i canti degli uccelli sono corti,
sogno estati che durino
Sempre...
Ici-bas les lèvres effleurent
Sans rien laisser de leur velours,
Je rêve aux baisers qui demeurent
Toujours...
Quaggiù le labbra sfioriscono
Senza lasciare niente del loro velluto,
sogno baci che durino
Sempre...
Ici-bas, tous les hommes pleurent
Leurs amitiés ou leurs amours;
Je rêve aux couples qui demeurent
Toujours...
René-François Sully Prudhomme
Quaggiù, tutti gli uomini piangono
le loro amicizie o i loro amori;
Sogno coppie che durino
Sempre...
Clair de lune
Votre âme est un paysage choisi
Que vont charmant masques et bergamasques
Jouant du luth et dansant et quasi
Tristes sous leurs déguisements fantasques.
Chiaro di luna
L’anima vostra è uno paesaggio squisito
che maschere e bergamaschi incantano
suonando il liuto e danzando, quasi
tristi nei fantastici travestimenti!
Tout en chantant sur le mode mineur
L’amour vainqueur et la vie opportune,
Ils n’ont pas l’air de croire à leur bonheur
Et leur chanson se mêle au clair de lune,
Cantando in tono minore
l’amore vittorioso e la fortuna
non han l’aria di credere alla felicità
e il loro canto si fonde col chiaro di luna,
Au calme clair de lune triste et beau,
Qui fait rêver les oiseaux dans les arbres
Et sangloter d’extase les jets d’eau,
Les grands jets d’eau sveltes parmi les marbres.
col calmo chiaro di luna triste e bello
che fa sognare tra i rami gli uccelli
e singhiozzare estasiati gli zampilli,
gli alti zampilli, slanciati fra i marmi.
Paul Verlaine
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Claude Debussy
Claude Debussy
Beau soir
Lorsque au soleil couchant les rivières sont roses,
Et qu’un tiède frisson court sur les champs de blé,
Un conseil d’être heureux semble sortir des choses
Et monter vers le cœur troublé ;
Un conseil de goûter le charme d’être au monde,
Cependant qu’on est jeune et que le soir est beau,
Car nous nous en allons comme s’en va cette onde :
Elle à la mer, - nous au tombeau !
Sera incantevole
Quando al tramonto del sole sono rosa i fiumi,
e un brivido caldo corre sui campi di grano
un invito a esser felici sembra sgorgare dalle cose
e innalzarsi fino al cuore inquieto.
Un invito a gustare il fascino di essere nel mondo,
mentre tutti siamo giovani e la sera è bella,
perché noi andremo come va questa onda,
lei al mare, noi alla tomba.
Romance
L’âme évaporée et souffrante,
L’âme douce, l’âme odorante
Des lys divins que j’ai cueillis
Dans le jardin de ta pensée,
Où donc les vents l’ont-ils chassée,
Cette âme adorable des lys?
N’est-il plus un parfum qui reste
De la suavité céleste
Des jours où tu m’enveloppais
D’une vapeur surnaturelle,
Faite d’espoir, d’amour fidèle,
De béatitude et de paix?...
Paul Bourget
Romanza
L’anima volatile e sofferente,
l’anima dolce, l’anima odorosa
dei gigli divini che ho colto
nel giardino del tuo desiderio,
dove l’hanno scacciata i venti,
quell’anima adorabile dei gigli?
Nemmeno un profumo resta
della dolcezza celeste
dei giorni in cui m’avvolgevi
di un’aura sovrannaturale,
fatta di speranza, d’amore fedele,
di beatitudine e di pace?
Le son du cor s’afflige
Le son du cor s’afflige vers les bois,
D’une douleur on veut croire orpheline
Qui vient mourir au bas de la colline,
Parmi la bise errant en courts abois.
Il suono del corno s’accora
Il suono del corno s’accora verso i boschi,
d’un dolore che diresti orfano
che va a morire ai piedi della collina,
vagando nella tramontana in brevi latrati.
L’âme du loup pleure dans cette voix,
Qui monte avec le soleil, qui décline
D’une agonie on veut croire câline,
Et qui ravit et qui navre à la fois.
L’anima del lupo piange in questa voce,
che sorge col sole, che declina
in un’agonia che diresti tenera,
che rapisce e snerva insieme.
Pour faire mieux cette plainte assoupie,
La neige tombe à longs traits de charpie
A travers le couchant sanguinolent,
Per rendere meglio questo lamento assopito,
la neve cade in lunghi filacci
attraverso il tramonto sanguinolento,
Et l’air a l’air d’être un soupir d’automne,
Tant il fait doux par ce soir monotone,
Où se dorlote un paysage lent.
Paul Verlaine
e l’aria ha l’aria d’essere un sospiro d’autunno,
tanto si fa mite in questa sera monotona,
dove si crogiola un paesaggio lento.
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Maurice Ravel
Don Quichotte à Dulcinée
Maurice Ravel
Don Quichotte à Dulcinée
Chanson romanesque
Si vous me disiez que la terre
À tant tourner vous offensa,
Je lui dépêcherais Pança:
Vous la verriez fixe et se taire.
Canzone romanzesca
Se mi diceste che la terra
a forza di girare vi ha infastidito,
spedirei Panza all’attacco:
e la vedreste immobile e silenziosa.
Si vous me disiez que l’ennui
Vous vient du ciel trop fleuri d’astres,
Déchirant les divins cadastres,
Je faucherais d’un coup la nuit.
Se mi diceste che l’uggia
vi vien dal cielo troppo stellato,
strapperei le mappe divine,
eliminando la notte d’un baleno.
Si vous me disiez que l’espace
Ainsi vidé ne vous plaît point,
Chevalier dieu, la lance au poing.
J’étoilerais le vent qui passe.
Se mi diceste che lo spazio
così svuotato non vi piace,
come un dio cavaliere, la lancia in resta,
riempirei di stelle il vento che passa.
Mais si vous disiez que mon sang
Est plus à moi qu’à vous, ma Dame,
Je blêmirais dessous le blâme
Et je mourrais, vous bénissant.
Ma se mi diceste che alla vita
terrei più che a voi, mia Signora,
diventerei livido sotto il biasimo
e morieri benedicendovi.
Ô Dulcinée.
O Dulcinea.
Chanson épique
Bon Saint Michel qui me donnez loisir
De voir ma Dame et de l’entendre,
Bon Saint Michel qui me daignez choisir
Pour lui complaire et la défendre,
Bon Saint Michel veuillez descendre
Avec Saint Georges sur l’autel
De la Madone au bleu mantel.
Canzone epica
Buon San Michele che mi date agio
di vedere la mia Signora e di ascoltarla,
buon San Michele che degnate di scegliermi
per compiacerla e difenderla,
buon San Michele vogliate discendere
con San Giorgio sull’altare
della Madonna dal mantello azzurro.
D’un rayon du ciel bénissez ma lame
Et son égale en pureté
Et son égale en piété
Comme en pudeur et chasteté:
Ma Dame,
Con un raggio del cielo benedite la mia lama
e il suo eguale in purezza
e il suo eguale in pietà
come in pudore e castità:
la mia Signora,
Ô grands Saint Georges et Saint Michel
L’ange qui veille sur ma veille,
Ma douce Dame si pareille
À Vous, Madone au bleu mantel!
Amen.
o gran San Giorgio e San Michele,
l’angelo che veglia sulla mia veglia,
la mia dolce Signora così somigliante
a Voi, Madonna dal mantello azzurro.
Amen.
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Chanson à boire
Foin du bâtard, illustre Dame,
Qui pour me perdre à vos doux yeux
Dit que l’amour et le vin vieux
Mettent en deuil mon coeur, mon âme!
Brindisi
Guai al bastardo, o illustre Signora,
che per perdermi di fronte ai vostri dolci occhi
dice che l’amore e il vino invecchiato
mettono in lutto il mio cuore, la mia anima!
Je bois
à la joie!
La joie est le seul but
Où je vais droit... lorsque j’ai bu!
Bevo
alla gioia!
La gioia è il solo scopo
verso il quale vado dritto... quando ho bevuto!
Foin du jaloux, brune maîtresse,
Qui geint, qui pleure et fait serment
D’être toujours ce pâle amant
Qui met de l’eau dans son ivresse!
Guai al bastardo, mia bruna amante,
che scoccia, che piange e che fa giuramento
d’essere sempre quel pallido amante
che aggiunge acqua nella sua ebbrezza!
Ah! Je bois
à la joie!
La joie est le seul but
où je vais droit... lorsque j’ai bu!
Bevo
alla gioia!
La gioia è il solo scopo
verso il quale vado dritto... quando ho bevuto!
Paul Morand
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Robert Schumann
Dichterliebe
Robert Schumann
Amore di poeta
1. Im wunderschönen Monat Mai
Im wunderschönen Monat Mai,
Als alle Knospen sprangen,
Da ist in meinem Herzen
Die Liebe aufgegangen.
1. Nel meraviglioso mese di maggio
Nel meraviglioso mese di maggio,
quando tutti i boccioli si schiudevano,
allora nel mio cuore
l’amore è entrato.
Im wunderschönen Monat Mai,
Als alle Vögel sangen,
Da hab’ ich ihr gestanden
Mein Sehnen und Verlangen.
Nel meraviglioso mese di maggio,
quando tutti gli uccelli cantavano,
allora ho confessato a lei
il mio struggimento e il mio desiderio.
2. Aus meinen Tränen sprießen
Aus meinen Tränen sprießen
Viel blühende Blumen hervor,
Und meine Seufzer werden
Ein Nachtigallenchor.
2. Dalla mie lacrime nascono
Dalla mie lacrime nascono
tanti fiori che sbocciano,
e i miei sospiri diventano
un coro di usignoli.
Und wenn du mich lieb hast, Kindchen,
Schenk’ ich dir die Blumen all’,
Und vor deinem Fenster soll klingen
Das Lied der Nachtigall.
E se tu mi ami, bimba,
ti dono tutti i fiori
e alla tua finestra risuonerà
il canto degli usignoli.
3. Die Rose, die Lilie, die Taube, die Sonne
Die Rose, die Lilie, die Taube, die Sonne,
Die liebt’ ich einst alle in Liebeswonne.
Ich lieb’ sie nicht mehr, ich liebe alleine
Die Kleine, die Feine, die Reine, die Eine;
Sie selber, aller Liebe Wonne,
Ist Rose und Lilie und Taube und Sonne.
3. La rosa, il giglio, la colomba, il sole
La rosa, il giglio, la colomba, il sole,
li amai tutti, un tempo, in voluttà d’amore.
Non li amo più, amo soltanto
la piccola, la graziosa, la pura, l’unica;
soltanto lei, gioia d’ogni amore,
è rosa e giglio e colomba e sole.
4. Wenn ich in deine Augen seh’,
Wenn ich in deine Augen seh’,
So schwindet all’ mein Leid und Weh;
Doch wenn ich küße deinen Mund,
So werd’ ich ganz und gar gesund.
4. Quando ti guardo negli occhi
Quando ti guardo negli occhi,
svanisce ogni mia pena e dolore;
e quando bacio la tua bocca
si risana tutto il mio essere.
Wenn ich mich lehn’ an deine Brust,
Kommt’s über mich wie Himmelslust;
Doch wenn du sprichst: ich liebe dich!
So muß ich weinen bitterlich.
Quando giaccio sul tuo petto,
scende su di me una gioia celeste;
ma quando dici: Ti amo!
piango lacrime amare.
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5. Ich will meine Seele tauchen
Ich will meine Seele tauchen
In den Kelch der Lilie hinein;
Die Lilie soll klingend hauchen
Ein Lied von der Liebsten mein.
5. Voglio tuffare la mia anima
Voglio tuffare la mia anima
nel calice del giglio;
il giglio con dolce suono rievocherà
una canzone dell’amore mio.
Das Lied soll schauern und beben
Wie der Kuß von ihrem Mund,
Den sie mir einst gegeben
In wunderbar süßer Stund’.
La canzone tremerà con un brivido
come il bacio della sua bocca,
che lei mi diede una volta
in un’ora dolcissima e stupenda!
6. Im Rhein, im heiligen Strome
Im Rhein, im heiligen Strome,
Da spiegelt sich in den Well’n
Mit seinem großen Dome
Das große, heilige Köln.
6. Nel Reno, nel sacro fiume
Nel Reno, nel sacro fiume,
si specchia nelle onde
col suo imponente duomo
la grande, la sacra Colonia.
Im Dom da steht ein Bildnis,
Auf goldnem Leder gemalt;
In meines Lebens Wildnis
Hat’s freundlich hineingestrahlt.
Nel duomo c’è un’immagine
dipinta su cuoio dorato;
nei momenti più aspri della mia vita
mi risplende amica.
Es schweben Blumen und Eng’lein
Um unsre liebe Frau;
Die Augen, die Lippen, die Wänglein,
Die gleichen der Liebsten genau.
Si librano fiori ed angeli
intorno alla Nostra amata Signora;
i suoi occhi, le labbra, le sue guance
somigliano proprio al mio amore.
7. Ich grolle nicht, und wenn das Herz auch bricht
Ich grolle nicht, und wenn das Herz auch bricht,
Ewig verlor’nes Lieb! Ich grolle nicht.
Wie du auch strahlst in Diamantenpracht,
Es fällt kein Strahl in deines Herzens Nacht.
Das weiß ich längst.
7. Io non serbo rancore, anche se il cuore mi si spezza
Io non serbo rancore, anche se il cuore mi si spezza,
amore perduto per sempre! Io non serbo rancore.
Se anche tu splendessi nella luce del diamante,
non cadrebbe un raggio nella notte del tuo cuore.
Questo lo so da tempo.
Ich grolle nicht, und wenn das Herz auch bricht,
Ich sah dich ja im Traume,
Und sah die Nacht in deines Herzens Raume,
Und sah die Schlang’, die dir am Herzen frißt,
Ich sah, mein Lieb, wie sehr du elend bist.
Io non serbo rancore, anche se il cuore mi si spezza.
Ti ho vista in sogno,
e ho visto la notte nel tuo cuore,
ho visto il serpente che ti divora il cuore,
ho visto, amore mio, quanto soffri.
8. Und wüßten’s die Blumen, die kleinen
Und wüßten’s die Blumen, die kleinen,
Wie tief verwundet mein Herz,
Sie würden mit mir weinen,
Zu heilen meinen Schmerz.
8. Se sapessero i piccoli fiori
Se sapessero i piccoli fiori,
quanto è profonda la ferito del mio cuore,
piangerebbero con me,
per risanare il mio dolore.
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Und wüßten’s die Nachtigallen,
Wie ich so traurig und krank,
Sie ließen fröhlich erschallen
Erquickenden Gesang.
Se sapessero gli usgnoli,
quanto sono triste e malato,
farebbero risuonare il canto
lieto e consolatore.
Und wüßten sie mein Wehe,
Die goldenen Sternelein,
Sie kämen aus ihrer Höhe,
Und sprächen Trost mir ein.
Se sapessero il mio tormento
le stelline d’oro,
verrebbero giù dal loro cielo
e mi direbbero parole di conforto.
Sie alle können’s nicht wissen,
Nur eine kennt meinen Schmerz;
Sie hat ja selbst zerrissen,
Zerrissen mir das Herz.
Tutti loro non possono saperlo,
Una sola conosce il mio dolore;
lei che mi ha spezzato,
mi ha spezzato il cuore.
9. Das ist ein Flöten und Geigen
Das ist ein Flöten und Geigen,
Trompeten schmettern darein;
Da tanzt wohl den Hochzeitreigen
Die Herzallerliebste mein.
9. Suonano flauti e violini
Suonano flauti e violini,
trombe squillano in mezzo;
danza nel girotondo nuziale
lei, il mio più grande amore.
Das ist ein Klingen und Dröhnen,
Ein Pauken und Schalmei’n;
Dazwischen schluchzen und stöhnen
Die lieblichen Engelein.
Si sentono suoni e rimbombi,
di timpani e di pifferi,
mentre singhiozzano e gemono
gli amabili angioletti.
10. Hör’ ich das Liedchen klingen
Hör’ ich das Liedchen klingen,
Das einst die Liebste sang,
So will mir die Brust zerspringen
Von wildem Schmerzendrang.
10. Sento risuonare la canzone
Sento risuonare la canzone
che un giorno lei cantava,
mi sento lacerare il petto
per il peso selvaggio del dolore.
Es treibt mich ein dunkles Sehnen
Hinauf zur Waldeshöh’,
Dort löst sich auf in Tränen
Mein übergroßes Weh’.
Mi porta una cupa nostalgia
verso le alture boscose,
là si scioglie in pianto
la mia pena immensa.
11. Ein Jüngling liebt ein Mädchen
Ein Jüngling liebt ein Mädchen,
Die hat einen andern erwählt;
Der andre liebt eine andre,
Und hat sich mit dieser vermählt.
11. Un giovanotto ama una fanciulla
Un giovanotto ama una fanciulla,
questa ha scelto un altro,
ma quest’altro ama un’altra,
e si è fidanzato con lei.
Das Mädchen nimmt aus Ärger
Den ersten besten Mann,
Der ihr in den Weg gelaufen;
La fanciulla prende per dispetto
il primo brav’uomo
che incontra per la strada;
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Der Jüngling ist übel dran.
il giovanotto se ne accora.
Es ist eine alte Geschichte,
Doch bleibt sie immer neu;
Und wem sie just passieret,
Dem bricht das Herz entzwei.
È una storia vecchia,
ma resta sempre nuova;
e a chi vive questa storia,
si spezza il cuore in due.
12. Am leuchtenden Sommermorgen
Am leuchtenden Sommermorgen
Geh’ ich im Garten herum.
Es flüstern und sprechen die Blumen,
Ich aber wandle stumm.
12. Nella luminosa mattina d’estate
Nella luminosa mattina d’estate
vado in giro nel giardino.
Mormorano e parlano i fiori,
ma io passeggio in silenzio.
Es flüstern und sprechen die Blumen,
Und schaun mitleidig mich an:
Sei unsrer Schwester nicht böse,
Du trauriger blasser Mann.
Mormorano e parlano i fiori,
e mi guardano pieosi:
non essere cattivo con nostra sorella,
tu uomo triste e pallido.
13. Ich hab’ im Traum geweinet
Ich hab’ im Traum geweinet,
Mir träumte, du lägest im Grab.
Ich wachte auf, und die Träne
Floß noch von der Wange herab.
13. Ho pianto in sogno
Ho pianto in sogno.
Sognavo che tu giacevi nella tomba.
Mi svegliai, e la lacrima
scorreva ancora già per il mio viso.
Ich hab’ im Traum geweinet,
Mir träumt’, du verließest mich.
Ich wachte auf, und ich weinte
Noch lange bitterlich.
Ho pianto in sogno.
Sognavo che tu mi lasciavi.
Mi svegliai, e piansi
a lungo amaramente.
Ich hab’ im Traum geweinet,
Mir träumte, du wär’st mir noch gut.
Ich wachte auf, und noch immer
Strömt meine Tränenflut.
Ho pianto in sogno.
Sognavo che tu mi amavi ancora.
Mi svegliai, e ancora sempre
scorre il fiume della mie lacrime.
14. Allnächtlich im Traume seh’ ich dich
Allnächtlich im Traume seh’ ich dich
Und sehe dich freundlich grüßen,
Und laut aufweinend stürz’ ich mich
Zu deinen süßen Füßen.
14. Tutte le notti in sogno ti vedo
Tutte le notti in sogno ti vedo,
e mi saluti amichevolmente,
e piangendo forte io mi prostro
ai tuoi piedi delicati.
Du siehest mich an wehmütiglich
Und schüttelst das blonde Köpfchen;
Aus deinen Augen schleichen sich
Die Perlentränentröpfchen.
Tu mi guardi malinconica
e scuoti la testina bionda;
dai tuoi occhi scivolano furtive
a gocce perle di lacrime.
Du sagst mir heimlich ein leises Wort
Tu mi dici in segreto una parola sommessa
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Und gibst mir den Strauß von Zypressen.
Ich wache auf, und der Strauß ist fort,
Und ‘s Wort hab’ ich vergessen.
e mi offri un mazzo di rami di cipresso.
Io mi sveglio, ed il mazzo è scomparso,
e la parola, l’ho dimenticata.
15. Aus alten Märchen winkt es
Aus alten Märchen winkt es
Hervor mit weißer Hand,
Da singt es und da klingt es
Von einem Zauberland;
15. Dalle vecchie fiabe qualcosa mi chiama
Dalle vecchie fiabe qualcosa mi chiama,
mi fa cenno una mano bianca,
e un canto e una musica si odono
da un paese magico;
Wo bunte Blumen blühen
Im gold’nen Abendlicht,
Und lieblich duftend glühen,
Mit bräutlichem Gesicht;
dove fiori variopinti sbocciano
nella luce dorata della sera,
e ardono con gentile profumo
nel loro volto di sposa;
Und grüne Bäume singen
Uralte Melodei’n,
Die Lüfte heimlich klingen,
Und Vögel schmettern drein;
e verdi alberi cantano
antichissime melodie,
le aure suonano lievi
e gli uccelli cantano con loro;
Und Nebelbilder steigen
Wohl aus der Erd’ hervor,
Und tanzen luft’gen Reigen
Im wunderlichen Chor;
e immagini di nebbia sorgono
fuori dalla terra,
e intrecciano aeree danze
in fantastici cori;
Und blaue Funken brennen
An jedem Blatt und Reis,
Und rote Lichter rennen
Im irren, wirren Kreis;
e bagliori azzurri splendono
su ogni foglia e ogni ramoscello
e luci rossastre si rincorrono
nel caos di un folle cerchio;
Und laute Quellen brechen
Aus wildem Marmorstein.
Und seltsam in den Bächen
Strahlt fort der Widerschein.
e fonti sonore sgorgano
da selvaggi blocchi di marmo,
e strano nei ruscelli
risplende il riflesso.
Ach, könnt’ ich dorthin kommen,
Und dort mein Herz erfreu’n,
Und aller Qual entnommen,
Und frei und selig sein!
Ah, là potessi andare,
e rallegrare il mio cuore,
e deporre ogni dolore,
ed essere libero e beato!
Ach! jenes Land der Wonne,
Das seh’ ich oft im Traum,
Doch kommt die Morgensonne,
Zerfließt’s wie eitel Schaum.
Ah! Quel paese della gioia
che vedo spesso in sogno,
al primo sole del mattino,
svanisce come lieve schiuma.
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16. Die alten, bösen Lieder
Die alten, bösen Lieder,
Die Träume bös und arg,
Die laßt uns jetzt begraben,
Holt einen großen Sarg.
16. I vecchi canti malvagi
I vecchi canti malvagi,
i sogni brutti e maligni,
dobbiamo ora seppellirli,
prendete un grande sarcofago.
Hinein leg’ ich gar manches,
Doch sag’ ich noch nicht, was;
Der Sarg muß sein noch größer,
Wie’s Heidelberger Faß.
Dentro vi metto tante cose,
ma non dico ancora quali,
la bara deve essere ancora più grande
della botte di Heidelberg.
Und holt eine Totenbahre,
Und Bretter fest und dick;
Auch muß sie sein noch länger,
Als wie zu Mainz die Brück’.
E prendete una grande bara
di assi forti e grosse;
deve essere ancor più lunga
del ponte di Magonza.
Und holt mir auch zwölf Riesen,
Die müssen noch stärker sein
Als wie der starke Christoph
Im Dom zu Köln am Rhein.
E prendete anche dodici giganti,
che devono essere ancora più forti
del grande San Cristoforo
del duomo di Colonia sul Reno.
Die sollen den Sarg forttragen,
Und senken ins Meer hinab;
Denn solchem großen Sarge
Gebührt ein großes Grab.
Questi porteranno la bara
e la getteranno nel mare;
perché a un sarcofago così grande
si addice una grande tomba.
Wißt ihr, warum der Sarg wohl
So groß und schwer mag sein?
Ich senkt auch meine Liebe
Und meinen Schmerz hinein.
Heinrich Heine
Sapete perché il sarcofago
sarà così grande e così pesante?
Io verso il mio amore
e il mio dolore là dentro.
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D I SCOGRAFIA
d i G i us e p p e R o s s i
Markus Werba ha inciso Die Schöpfung di Haydn (Virgin Classics), Die Csárdásfürstin di Kálmán (Videoland DVD), Hans Heiling di Marschner (Dynamic DVD),
Alfonso und Estrella di Schubert (Dynamic CD e DVD).
Per i Lieder di Schumann si raccomandano l’integrale Hyperion di dieci cd con
molti cantanti diversi fra i quali Christine Schäfer, Juliane Banse, Ann Murray, Felicity Lott, Mark Padmore, Simon Keenlyside, Hanno Müller-Brachmann, Christopher Maltman, Jonathan Lemalu, Oliver Widmer tutti accompagnati da
Graham Johnson, Fra le ampie antologie sono fondamentali i sei cd Deutsche
Grammophon con Dietrich Fischer-Dieskau e Christoph Eschenbach e le raccolte di Edith Mathis ancora con Eschenbach (DG), Olaf Bär e Helmut Deutsch
(EMI), Anne Sofie von Otter e Bengt Forsberg (DG), Nathalie Stutzmann e Catherine Collard (RCA), Thomas Hampson e Wolfgang Sawallisch (EMI).
L’integrale delle mélodies di Gabriel Fauré è stata incisa in quattro CD EMI da Elly
Ameling, Gérard Souzay e Dalton Baldwin. Altre integrali tuttora in via di completamento sono quelle Crd Records con Sarah Walker e Malcolm Martineau e
Hyperion con Felicity Lott, Jennifer Smith, Geraldine McGreevy, Stella Doufexis,
John Mark Ainsley, Christopher Maltman, Stephen Varcoe e Graham Johnson.
Pregevoli antologie delle pagine più importanti sono inoltre state registrate
da Janet Baker e Geoffrey Parsons (Hyperion), Yann Beuron e Billy Eidi (Timpani), Hugues Cuénod e Martin Isepp (Nimbus), Barbara Hendricks e Michel
Dalberto (EMI), Bernard Kruysen e Noel Lee (Naive), Frederica von Stade e JeanPhilippe Collard (EMI), Rachel Yakar e Claude Lavoix (Virgin Classics).
Una eccellente integrale delle mélodies di Claude Debussy è stata registrata in
tre cd EMI da Elly Ameling, Gérard Souzay, Michèle Command, Mady Mesplé
con il pianista Dalton Baldwin. Nei diciotto CD della “Debussy Edition” pubblicata da Deutsche Grammophon sono incluse le valide interpretazioni di Véronique Dietschy e Doris Lamprecht con Philippe Cassard al pianoforte. Notevoli
sono comunque le antologie di Pierrette Alarie e Allen Rogers (Pearl), Suzanne
Danco e Guido Agosti (Testament), Natalie Dessay e Philippe Cassard (Virgin
Classic), Barbara Hendricks e Michel Béroff (EMI), Gillian Keith e Simon Lepper
(Deux-elles), Sandrine Piau e Jos van Immerseel (Naive), Frederica von Stade e
Martin Katz (Sony), Nathalie Stutzmann e Catherine Collard (RCA), Dawn Upshaw e James Levine (Sony).
Le mélodies di Maurice Ravel sono raccolte in due CD EMI nelle esecuzioni di Teresa Berganza, Mady Mesplé, Felicity Lott, Jessye Norman, Gabriel Bacquier e
José Van Dam accompagnati da Dalton Baldwin. Nell’integrale dell’opera di
Ravel raccolta da Decca in quattordici CD cantano Felicity Palmer, Cecilia Bartoli, Inva Mula-Tchako, Valérie Millot, Claire Brua, Laurent Naouri e Gérard Souzay accompagnati da John Constable, Myung-Whun Chung, David Abramovitz
e Dalton Baldwin. Fondamentali restano comunque le incisioni antologiche di
Pierre Bernac e Francis Poulenc (Preiser), Dietrich Fischer-Dieskau e Hartmut
Höll (Orfeo), Gerald Finley e Julius Drake (Hyperion), Bernard Kruysen e Noel
Lee (Naive), Pierrette Alarie e Allen Rogers (Pearl).
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B IOGRAFIE
MARKUS WERBA
Nipote del celebre pianista Eric Werba, ha
iniziato gli studi al Conservatorio di Klagenfurt per poi proseguirli a Vienna con
Walter Berry. Per due anni ha fatto parte
dell’ensemble di canto della Volksoper di
Vienna. La carriera del giovane baritono è
iniziata velocemente e sorprendentemente dopo essere stato scelto da Giorgio
Strehler per il ruolo di Guglielmo in Così
fan tutte, produzione inaugurale, nel 1998,
del Nuovo Piccolo Teatro di Milano e sua
ultima regia. Lo spettacolo, registrato dalla
RAI, ebbe grande successo di pubblico e
vasta risonanza internazionale, e fu ripreso
in molte città italiane, in Francia, Spagna,
Germania, Giappone e Russia. Suo cavallo
di battaglia è stato Papageno, ruolo che ha cantato in numerosissimi teatri: dall’Opera di Zurigo, all’Opéra Bastille di Parigi, dal Teatro Massimo di Palermo, con
uno strepitoso successo personale, al Comunale di Bologna, al Lirico di Cagliari,
a Reggio Emilia e Ferrara (con Claudio Abbado, regia di Daniele Abbado), al Comunale di Bolzano, al Théâtre du Capitole de Toulouse, a Lione, al Festival di Salisburgo nel 2, 26 e 28 (con Riccardo Muti), al San Carlo di Napoli e al
Carlo Felice di Genova. Werba è molto amato in Italia, dove è stato invitato dalla
Fenice di Venezia per il Deutsches Requiem di Brahms, per Così fan tutte, Capriccio e Roméo et Juliette; dal Verdi di Trieste per la Messa in do minore di Mozart,
ancora per Così fan tutte e per il Deutsches Requiem di Brahms; dall’Accademia
di Santa Cecilia di Roma per Una via crucis di Ennio Morricone; dal Massimo di
Palermo per Don Giovanni, Vedova allegra ed Elisir d’amore (Belcore); e dal Lirico
di Cagliari per Capriccio (direttore Frühbeck de Burgos, regia di Luca Ronconi),
Alfonso und Estrella di Schubert (con Gerard Korsten e Luca Ronconi), Hans Heiling di Heinrich Marschner accanto ad Anna Caterina Antonacci (con Renato Palumbo e la regia di Pier Luigi Pizzi), interpretazione che gli è valsa la copertina
sulla rivista musicale “Opera”, Die Vögel di Walter Braunfels e Barbiere di Siviglia.
Fra gli altri impegni italiani, si ricordano Così fan tutte a Ferrara, Reggio Emilia e
Modena con Claudio Abbado e Mario Martone; e al Carlo Felice di Genova con
Tomas Netopil e Michael Hampe; Ariadne auf Naxos alla Scala, diretta da Jeffrey
Tate e con la regia di Ronconi; Faustszenen di Schumann al Regio di Parma e Il
8
matrimonio inaspettato di Paisiello al Verdi di Pisa con Riccardo Muti sul podio.
Gli impegni internazionali degli ultimi anni lo hanno visto al Festival di Salisburgo in La finta giardiniera e ne Il matrimonio inaspettato; a Lione in Così fan
tutte; a Sydney nel Deutsches Requiem di Brahms con la Sydney Symphony Orchestra e ne La Calisto; alla Bayerische Staatsoper, al Covent Garden e a Los Angeles con Die Zauberflöte (direttore James Conlon); a Tokyo in Don Giovanni e
Così fan tutte, cui hanno fatto seguito i debutti al Metropolitan di New York in
Ariadne auf Naxos (21, direttore Kirill Petrenko) e alla Wiener Staatsoper in
Barbiere di Siviglia e Die Fledermaus ed infine in Don Giovanni all’Opéra de Lyon
(211), oltre a concerti dedicati a Gustav Mahler diretti da Valery Gergiev a Rotterdam e da Daniele Gatti a Parigi. In qualità di liederista si è esibito alla Wigmore
Hall di Londra, alla Società dei Concerti di Trieste, al Mozarteum di Salisburgo,
alle Settimane Musicali Meranesi e ad Edimburgo. Markus Werba ha cantato recentemente a Pompei in Carmina Burana (direttore Nicola Luisotti) - concerto
trasmesso in diretta televisiva dalla Rai - ed è stato acclamato in Don Giovanni e
Le nozze di Figaro (Conte) alla Fenice di Venezia, produzioni che verranno riproposte nel 213 assieme a Così fan tutte. Nel 212 è stato Papageno all’Opera di
Roma e al Festival di Salisburgo con Nikolaus Harnoncourt. Recentissimi Elisir
d’amore e il debutto nelle Nozze di Figaro alla Staatsoper di Vienna, mentre per
il 213 sono programmati Don Giovanni al Regio di Torino, alla Fenice di Venezia e a Parigi e il debutto nei Meistersinger von Nürnberg (Beckmesser) al Festival di Salisburgo per la direzione di Daniele Gatti.
CLAUDIO MARINO MORETTI
Inizia gli studi musicali al Conservatorio di
Brescia per diplomarsi, in seguito, in
pianoforte al Conservatorio di Milano con
Antonio Ballista. Collabora per alcuni anni
con Mino Bordignon ai Civici Cori di
Milano e successivamente con Bruno
Casoni al Teatro Regio di Torino. Fonda il
Coro di voci bianche del Teatro Regio e del
Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino
con il quale svolge un’intensa attività
didattica e concertistica. Dal 21 al 28
è Maestro del coro al Teatro Regio di
Torino e, dal 28, al Teatro La Fenice di
Venezia.
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SOSTIENI IL TEATRO
Il Teatro ringrazia / The Theatre is grateful to
International Council
Monika e Thomas Bär
Bona Frescobaldi
Jürgen Grossmann e Dagmar Sikorski-Grossmann
Steven Heinz
Nancy Mehta
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Larisa Chevtchouk Colzi
Carla Ciulli
Maria Teresa Colonna
Renza Curti
Antonio Della Valle
Marco e Allegra Fichi
Ambrogio Folonari
Laura Fossi
Giovanni Franciolini
Diletta Frescobaldi
Sepp Harald Fuchs
Antonino Fucile
Emanuela Fumagalli
Shlomo e Rita Gimel
Irene Grandi
Donald Leone
Madeleine Leone
Bernard and Phillis Leventhal
Massimo l’Hermite de Nordis
Alessandra Manzo Casini
Giacinta Masi
Piero Mocali
Fabrizio Moretti
Livia Pansolli Montel
Alberto Pecci
Rosanna Pestelli
Mario Primicerio
Maria Vittoria Rimbotti
Silvano e Gianna Rotoli
Silvano Sanesi
Enrico Santarelli
Vittorio Sassorossi
Alfonso Scarpa
Aldo Speirani
Guido Tadini Boninsegni
Lidia Taverna Calamari
Ala Torrigiani Malaspina
Clotilde Trentinaglia Corsini
Paolo Zuffanelli
Soci
Paolo Fioretti
Valerio Martelli
Soci Junior
Enrico Bartolommei
Michele Fezzi
Clarissa Fraschetti
Helmut Graf
Laura Martelli
Sofia e Jacopo Masini
Aggiornato al 13 febbraio 2013
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COME SOSTENERE
HO W T O S U P PO RT
PERCHÉ SOSTENERE | WHY SUPPORT US
Il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il teatro dell’opera di Firenze, è considerato in
tutto il mondo un punto di riferimento per il contributo che ha dato alla storia della
Musica e di Firenze. Dal 1933 produce cultura attraverso il Festival e le sue Stagioni, i
direttori d’orchestra, i grandi solisti, e le storiche messinscena dei più importanti registi
internazionali. Per questo, dal 1999, soci privati di varie nazionalità sostengono il Maggio
con uno straordinario spirito di filantropia e di grande generosità. Donare al Teatro è
motivo di orgoglio per tutti e per ogni tipo di possibilità.
The Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, the opera house of Florence, is considered a
worldwide point of reference for its contribution to the history of music and Florence.
Since 1933 Maggio has created cultural excellence through its conductors, soloists and
stunning operatic productions produced by the most eminent directors. For this reason,
since 1999, individuals from around the world have supported us with an extraordinary
spirit of philanthropy and generosity. Private donations to the Theatre at any level are a
source of pride for us as well as for the donors.
DONATORI
Club
associazioni non profit
Privati
€ 5.000
€ 3.000
€ 3.000
- incontro annuale con il Sovrintendente
- presentazione dedicata della Stagione a cura del Direttore Artistico
-“Prima della prima”: backstage tour riservato per ogni produzione lirica
- incontro con gli artisti ospiti in Teatro
- invito per due persone alle prove generali
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- prelazione per l’acquisto di 2 biglietti con riduzione del 2% per ogni produzione
- linea diretta per prenotazioni di consumazioni al bar del Teatro
- recapito a domicilio di biglietti e abbonamenti
- omaggio programma di sala per ogni spettacolo
- partecipazione alle tournée del Teatro con formule speciali
- assistenza per prenotazione presso biglietterie internazionali
- invito agli eventi speciali del Teatro
- invito a un dinner esclusivo dopo spettacolo
- pubblicazione del nome sui programmi di sala e sul web
- agevolazione per acquisto di biglietti alle mostre di Palazzo Strozzi
- possibilità di accredito nuovi soci con detrazione di € 3 dalla quota
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- an annual meeting with the General Director
- an introduction to the Season’s offerings by the Artistic Director
- an exclusive backstage tour for each new opera production before the staging
- meetings with the guest artists
- an invitation for two to the dress rehearsals
- a special telephone line for bookings
- a 2% discount for each production on two tickets reserved in advance
- a special telephone line for reserving food and drink during intermissions
- home delivery of tickets and subscriptions
- complimentary programmes for each performance
- specials for touring with the Theatre
- assistance for booking tickets at other theatres around the world
- invitations to special events organized by the Theatre
- an invitation to an exclusive after-theatre dinner
- name listed in the programmes and on the website
- special ticket offers for Palazzo Strozzi exhibitions
- a reduction of € 3 on the annual fee for introducing new members
BENEMERITI
€ 1.000
-“Prima della prima”backstage tour riservato per tre produzioni liriche
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- invito alle prove generali per una persona
- prelazione per l’acquisto di due biglietti con riduzione del 2% per ogni produzione
- partecipazione alle tournée del Teatro con formule speciali
- linea diretta per prenotazione di consumazioni al bar del Teatro
- invito agli eventi speciali del Teatro
- pubblicazione del nome sui programma di sala e sul web
- riduzione del 1% per acquisto di biglietti alle mostre di Palazzo Strozzi
- riduzione del 1% per acquisti presso il negozio di Dischi Fenice di Firenze
- possibilità di accredito nuovi soci con detrazione di € 1 dalla quota
- exclusive backstage tours for three opera productions
- a special telephone line for bookings
- an invitation for one to dress rehearsals
- a 2% discount for each production on two tickets reserved in advance
- specials for touring with the Theatre
- a special telephone line for reserving food and drink during intermissions
- invitations to special events organized by the Theatre
- name listed in the programmes and on the website
- a 1% discount on Palazzo Strozzi exhibition tickets
- a 1% discount at the Fenice record store in Florence
- a reduction of € 1 on the annual fee for introducing new members
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SOCI
€ 500
- invito per una persona a tre prove generali
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- invito agli eventi speciali del Teatro
- pubblicazione del nome sui programma di sala e sul web
- riduzione del 1% per acquisto di biglietti a Palazzo Strozzi
- riduzione del 1% per acquisti presso il negozio di Dischi Fenice di Firenze
- possibilità di accredito di nuovi soci con detrazione di € dalla quota
- invitation for one person to three dress rehearsals
- a special telephone line for bookings
- invitations to special events organized by the Theatre
- name listed in the programmes and on the website
- a 1% discount on Palazzo Strozzi exhibition tickets
- a 1% discount at the Fenice record store in Florence
- a reduction of € on the annual fee for introducing new members
SOCI JUNIOR (fino a 35 anni)
€ 200
La quota può essere versata in due tranches semestrali
The fee can be split into two payments
- fruizione dei vantaggi garantiti dalla Maggiocard con possibilità di acquisto biglietti in
platea a € 1 e in galleria a € 1
- possibilità esclusiva di partecipare a eventi“a tema”con formule speciali dedicate al
pubblico giovane
- invito al cocktail in occasione del concerto annuale riservato ai giovani
- invito agli eventi speciali del Teatro
- pubblicazione del nome sui programma di sala e sul web
- riduzione del 1% per acquisto di Biglietti a Palazzo Strozzi
- riduzione del 1% per acquisti presso il negozio di Dischi Fenice di Firenze
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- aggiornamento tramite newsletter delle novità e delle promozioni speciali riservate
- presentazione dedicata in anteprima della programmazione del Teatro
- possibilità di accredito nuovi soci con detrazione di € 2 dalla quota
LIBERE DONAZIONI
Il Maggio accoglie coloro che desiderano donare un contributo libero, sia sotto forma di
risorse economiche, sia come beni o servizi destinati al Teatro. Le libere donazioni saranno
infatti finalizzate al raggiungimento di obiettivi specifici come, ad esempio, l’acquisto di
oggetti, di strumenti o quant’altro sia utile e funzionale alle necessità di produzione.
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The Maggio welcomes those who wish to make donations, either in a monetary form or
as goods and services. These donations will be used for specific purposes like the
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productions.
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2. Richiesta di addebito su carta di credito via email o fax
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3. Contanti (secondo limiti di legge) o carta di credito presso Biglietteria
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Corso Italia 16, Firenze - tel: +39 27793 - fax: +39 287222
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Dal martedì al venerdì 1 - 16.3 - sabato 1 - 13
Tuesday - Friday, 1 AM to .3 PM - Saturday, 1 AM to 1 PM
- reduced prices for Maggiocard holders: € 1 orchestra seats and € 1 in the first balcony
- exclusive opportunities to attend themed events with special formulas for young
audiences
- an invitation to an exclusive annual Junior Members post-performance cocktail
- invitations to special events organized by the Theatre
- name listed in the programmes and on the website
- a 1% discount on Palazzo Strozzi exhibition tickets
- a 1% discount at the Fenice record store in Florence
- a special telephone line for bookings
- newsletter up-dates with special offers
- a private presentation of the upcoming Season for Junior Members
- a reduction of € 2 on the annual fee for introducing new members
Detrazioni fiscali | US tax payers - Fiscal deduction
I privati che effettuano la donazione possono godere dell’agevolazione fiscale di cui
all’art. 1 1/i del D.P.R. 22/12/1986 n° 917 e specificatamente di una detrazione d’imposta
del 19% dell’onere sostenuto fino al 2% del reddito complessivo dichiarato.
If you pay US tax and need a deduction, please contact us before making your check
payable to The American Fund for Charity (The American Fund is a 1(c) (3) and a
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extent allowed by the law.
Un pensiero rivolto al futuro | a thought for the future
Se desidera pensare al futuro del Teatro del Maggio e alle generazioni che verranno,
consideri l’opportunità di lasciare un legato testamentario alla Fondazione del Teatro.
Molti ritengono che quanto si possiede, un giorno, andrà alle persone più care, ma
non succede sempre così. Infatti, secondo la legge, i nostri beni possono essere
assegnati anche a lontani parenti. Per ovviare a ciò, è necessario provvedere a regolare
la successione con un testamento. Un lascito testamentario può consistere in
qualunque bene del patrimonio (anche immobili) e può concretarsi nella disposizione
di un proprio diritto o nell’assunzione di un’obbligazione. Ad esempio: una proprietà,
un diritto su un bene, un diritto di credito. Ci sottoponga le sue considerazioni
prendendo un appuntamento telefonando al +39 2779 2 oppure mandando
una mail a [email protected]
If you have the future of the Teatro del Maggio and of the coming generations in mind,
consider writing a bequest in your will for the Fondazione del Teatro. Many of us think
that what we own will one day go to those closest to us. But it does not always
happen. In fact, the law allows our property to go to even distant relatives. In order to
prevent this from happening, it is necessary to draw up a will. A bequest can be made
of any part of one’s patrimony (including real estate), and can reflect one’s wishes
about one’s own property and can consist in making a donation to the Theatre of
ownership in full or in part. Promissory notes are also acceptable. If this may be of
interest, details can be discussed by making an appointment at +39 2779 2 or
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Con il 5 per mille è tutta un’altra musica!
Con la dichiarazione dei redditi può destinare il per mille delle sue imposte al Teatro
del Maggio Musicale Fiorentino. Non costa nulla, non ci sono spese aggiuntive ma è
un modo per utilizzare una quota delle imposte. Non sostituisce l’otto per mille ed è
possibile aderire ad entrambe le forme di utilizzo. Nell’apposito spazio sui modelli per
la dichiarazione dei redditi, deve firmare e indicare il codice fiscale del Teatro del
Maggio Musicale Fiorentino: 2778.
In questo modo contribuirà a sostenere la musica e la cultura.
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Media Partners
Maggio Musicale Fiorentino
Redazione a cura di Franco Manfriani
con la collaborazione di Giovanni Vitali
Progetto Saatchi & Saatchi
Impaginazione Luciano Toni - Studio Zack! Firenze
Coordinamento editoriale Giunti Editore S.p.A.
© 213 Teatro del Maggio Musicale Fiorentino - Fondazione
Prima edizione: maggio 213
Ristampa
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Stampato presso Giunti Industrie Grafiche S.p.A.
Stabilimento di Prato