“Il `900. I Giovani e la memoria” ( Circolare Ministeriale n. 228

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“Il `900. I Giovani e la memoria” ( Circolare Ministeriale n. 228
“Il ‘900. I Giovani e la memoria”
( Circolare Ministeriale n. 228 - Prot. N. 3823 - del 16 ottobre 2000, prosecuzione
delle linee progettuali contenute nella C.M. n. 411/98)
Progetto
“Resistenza civile e memoria storica. La lezione di Terezin”
elaborato da Marzia Vacchelli, docente di Lingua e civiltà Tedesca presso il LICEO
SCIENTIFICO STATALE DI GHEDI
Premessa
TEREZIN (Theresienstadt)
La speranza non muore
Terezin è un piccolo borgo a 60 chilometri da Praga, dove vivevano 3.000 civili. Vi
vengono deportati inizialmente circa 60.000 ebrei (con 13.000 militari) così da farla divenire
una immensa fortezza/ghetto.
Per far spazio ai nuovi arrivi si ricorre ai “trasporti ad est” nei campi di sterminio. Il totale
degli ebrei deportati a Terezin è di 140.000 circa: 33.000 muoiono nel ghetto, 88.000
finiscono nelle camere a gas, circa 17.000 vengono liberati l’8 maggio 1945.
A Terezin “soggiornano” circa 15.000 ragazzi e bambini sotto i 15 anni, solo un centinaio
sopravvivono.
L’attività ludica è l’unica consentita a Terezin: così giovani insegnanti ebrei operano senza tregua, dopo
il lavoro forzato, per istruire attraverso il gioco. Riscrivono testi scolastici a memoria, raccontano storie,
fanno disegnare ciò che i bambini vedono. I bambini in età scolare redigono settimanalmente un
giornalino scritto e illustrato a mano.
E’ proprio dai disegni recuperati dei bambini che filtra un punto di vista particolare: la realtà viene
trasfigurata drammaticamente dai loro occhi innocenti che non possono far altro che cogliere le cose
così come accadono e rievocare le speranze e i luoghi del passato. Disegnando i bambini possono
allontanarsi dalla realtà per recuperare quanto era stato loro rubato, rappresentando con pochi tratti la
speranza della normalità.
L’esigenza di resistere, di mantenere la propria dignità, di “fare memoria”, fa sì che Terezin divenga
paradossalmente un grande atelier di attività creative in tutti i settori: arti grafiche, musica, teatro, canto,
poesia, letteratura. Viene formato un coro e nasce anche una orchestra. E’ una attività ora clandestina
ora tollerata, a seconda delle necessità propagandistiche dei nazisti (e delle programmate visite della
Croce Rossa, che provocano ciclici “abbellimenti” del ghetto).
Karel Schwenk, uno dei più popolari teatranti del ghetto (scriveva libretti e componeva musica per testi
cabarettistici), scrive un inno, la prima composizione artistica nata a Terezin, che nel testo finale dice: ”
Se lo si vuole, si riuscirà, mano nella mano, tenendoci; ridiamo delle rovine del ghetto”. Schwenk muore
in un campo di sterminio.
Prima di finire nei forni crematori nazisti, Hans Kraska riesce a
comporre “Brundibar”, un’operina per bambini. Lo scenografo Zelenka cura anche la regia
realizzando un geniale allestimento con mezzi di fortuna. Il lavoro viene interpretato da
bambini (protagonisti e coristi) e viene replicato 55 volte. Il livello è talmente elevato che da
Berlino giunge una troupe cinematografica nazista per girare un documentario di
propaganda. In quell’unica occasione Brundibar viene rappresentata in un teatro vero. Finite
le riprese i membri dell’orchestra, i collaboratori e i bambini vengono deportati ad
Auschwitz.
Ricordando la sua attività di attrice nel ghetto, Jana Sedova scrive: “Come si può parlare di
fame di cultura in un luogo dove manca il pane? Risponderò con un episodio. Durante la
rappresentazione del Matrimonio di Gogol suonò la sirena che segnalava la partenza di un convoglio per
Auschwitz. Gli organizzatori volevano sospendere lo spettacolo, ma gli spettatori non lo permisero..
sacrificarono il poco tempo per radunare l’essenziale, salutare gli amici e poi assistere, per l’ultima volta, a
una recita teatrale. Questi spettacoli trasformavano una massa obnubilata dalle sofferenze in una comunità
piena di entusiasmo e questa scintilla dava luce e calore per parecchi giorni. Sono convinta che questo fosse il
dono più prezioso che il nostro teatro potesse fare al suo pubblico”.
Dalla profondità del tempo, dalla memoria di Terezin emergono la vergogna della Shoà e l’orgoglio
dello spirito, il concetto del bene e il concetto del male.
I due volti dell’umanità dei quali i bambini di Terezin hanno fatto il ritratto nei loro disegni, nelle loro
poesie: il volto della tragedia e quello della gioiosa speranza.
Destinatari del progetto
Classe 4°B già destinataria del progetto dello scorso anno
( 13 alunni su 15 partecipano al viaggio)
Classe 4°A (20 alunni su 22 partecipano al viaggio )
del Liceo Scientifico Statale di Ghedi
Obiettivi educativi e didattici del progetto
· Realizzare una continuità didattica rispetto al precedente progetto sui campi di sterminio (visita a
Mauthausen e Dachau; incontro con Frediano Sessi autore di un libro dedicato ad Auschwitz e con un
sopravvissuto a Mauthausen, Carlo Todros; visione del documentario Gli ultimi giorni prodotto da
Steven Spielberg) cui aveva partecipato l’attuale classe Quarta, destinataria anche del presente Progetto
· Approfondire le seguenti tematiche:
storia come insieme di testimonianze “vive”
recupero del senso della storia anche come storia di vite personali
rapporto tra dolore e speranza
rapporto tra arte e memoria, e tra arte e speranza
memoria come strumento di riqualificazione del presente
Gli “strumenti” del percorso progettuale
· Lettura preliminare del libro
“La speranza mi ha tenuto in vita – Da Theresienstadt e Auschwitz a Israele”,
E’ il diario che una sopravvissuta, Ruth Elias, scrive da nonna per i propri nipoti.
“Sono lieta di poter scrivere per voi la mia storia. Imparate ad apprezzare i legami familiari, che non
debbono essere mai recisi, neppure se sorgono delle discordie. E’ stato il pensiero della mia famiglia
a mantenere sempre viva in me la forza di sopravvivere, fino al momento in cui fui liberata dai lager
e tornai a casa. Riuscii a sopravvivere, e solo allora mi resi conto di essere rimasta sola. Sola “.
In questo diario vi è l’accorata ed esauriente ricostruzione della vita nel ghetto di Terezin; è anche
un occasione di approfondimento ulteriore della realtà di Auschwitz e, soprattutto, del rientro in
Moravia e poi dell’arrivo in Israele.
·
Allestimento della mostra sui disegni e le poesie dei bambini di Terezin (fine gennaio 2001)
Noleggiabile c/o l’ANPI di Brescia, consta di circa 50 pannelli che riproducono disegni e scritti dei
bambini di Terezin
· Allestimento di mostra parallela sui lavori eseguiti dall’attuale classe Quarta dopo la visita ai lager
di Dachau e Mauthausen
·
Il viaggio al ghetto di Terezin ed al museo ebraico di Praga (aprile 2001 – 5 giorni/4 notti)