Qui il testo dell`intervento - Comune di Cernusco Lombardone

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Qui il testo dell`intervento - Comune di Cernusco Lombardone
6 novembre 2016
GIORNATA DELL’UNITA’ NAZIONALE - 98° ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA – FESTA DELLE
FORZE ARMATE
Buongiorno a tutti Voi e grazie per la vostra presenza.
Oggi celebriamo la ricorrenza del 98° Anniversario dell’Unità Nazionale e la Festa delle Forze Armate.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante il Suo discorso il 4 novembre scorso davanti
all’Altare della Patria a Roma ha ricordato come questa giornata sia “l’espressione della riconoscenza del
Paese per il contributo alla sicurezza della comunità nazionale ed internazionale. Donne e uomini in
uniforme che oggi, in un contesto che se pur lontano dalle guerre di annientamento del secolo scorso,
servono il Paese con gli stessi valori di lealtà, impegno e umanità, propri della nostra Storia”. Ha poi
ricordato quanto “il terribile terremoto che ha devastato intere comunità del Centro Italia, ha messo in luce
ancora una volta, il pronto e fondamentale contributo delle Forze Armate, in concorso e con il
coordinamento della Protezione Civile, nell’assistenza della cittadinanza duramente colpita. Così come i
nostri militari, con generosità ed altruismo, continuano a salvare vite nel Mediterraneo, in una crisi che ha
assunto dimensioni epocali, meritando la riconoscenza generale”.
Istituita nel 1919, la celebrazione del 4 novembre è l'unica festa nazionale che abbia
attraversato decenni di storia italiana.
Nel 1921, in occasione della celebrazione della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze
Armate, il Milite Ignoto venne sepolto solennemente all'Altare della Patria a Roma. Nel 1922,
poco dopo la marcia su Roma, la festa cambiò nome in Anniversario della Vittoria, assumendo
una denominazione caratterizzata da un forte richiamo alla potenza militare dell'Italia, mentre
dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1949, il significato della festa è tornato quello
originale, ridiventando la celebrazione delle Forze Armate Italiane e dell'Unità d'Italia. Infatti,
con la vittoria nella prima guerra mondiale, l'Italia completò l'unità nazionale con l'annessione
di Trento e Trieste.
Ricordiamo che fu proprio l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, recentemente
scomparso, a riportare la festa del 4 novembre a celebrazioni più ampie e diffuse.
In occasione delle commemorazioni istituzionali mi permetto ripercorrere qualche passo della
nostra Storia legandomi a diversi aspetti. Quest’anno ricorre anche il centenario della nascita di
Padre David Maria Turoldo (26 Novembre 2016). Per questa ricorrenza ho ritenuto interessante
sviluppare il mio intervento intorno alle figure dei Cappellani Militari.
Padre Turoldo ebbe a dire per questi Sacerdoti: “Mestiere difficile quello del Cappellano
Militare, costretto ad esercitare tra l’odio della guerra, e cioè in mezzo ad un evento nero,
diabolico, che è quanto di più anticristiano si possa immaginare. Pensate ad un prete, un prete
vero, autentico, vedetelo mentre benedice armi, mentre esorta soldati perché facciano il
proprio dovere. E questo mentre dall’altra parte del fronte un altro sacerdote benedice i suoi.
Ogni guerra è sempre un atto contro la ragione e il ricorso alla guerra è sempre una sconfitta
della ragione”.
E’ necessario contestualizzare il periodo storico legato alla Prima Guerra Mondiale, momento
terribile per la popolazione dove sei milioni di uomini vennero chiamati al fronte per
combattere in condizioni inumane.
La storia non parla molto di questi cappellani militari, ma avevano un compito egualmente
importante e significativo per i soldati al fronte. Riportavano un po’ di quel ruolo che un
sacerdote ha nella vita civile per i credenti: una persona sacra che benedice ogni momento
importante della vita, dalla nascita alla morte.
Al cappellano il soldato si confidava, esprimeva le sue paure, angosce, riceveva
incoraggiamento e conforto, soprattutto con la Santa Messa al campo, quando era possibile.
Nelle occasioni più importanti (Natale e Pasqua) la Santa Messa diventava un momento
solenne che li portava con la mente e con il cuore alle chiese e alle case lasciate al paese.
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Ufficialmente, questi cappellani furono chiamati, con l’entrata in guerra dell’Italia, dal Capo di
Stato Maggiore Generale Luigi Cadorna, fervente cattolico. Con una circolare del 12 Aprile
1915, decretò l’assistenza religiosa di un cappellano per ogni reggimento. A tale proposito va
precisato che i cappellani non provenivano solo dalla Chiesa Cattolica ma anche da altre come
la Chiesa Evangelica Valdese, la Chiesa Battista e dalla religione Ebraica.
Questi cappellani non godettero di nessuna distinzione da parte delle autorità militari, ma
considerati come dei soldati qualsiasi assegnati alle unità combattenti.
Dovevano sempre mostrare zelo e prontezza nel loro apostolato per essere il più possibile
vicini alle necessità del soldato, così da destare in lui un risveglio religioso e morale.
La loro azione doveva anche essere una sorta di propaganda per far emergere nella truppa i
sentimenti più sani, quali l’onestà, la generosità, l’altruismo, il rispetto dei valori personali,
l’amor patrio, il valore, l’osservanza dei doveri, l’ardimento, l’obbedienza e la rassegnazione al
sacrificio. Tuttavia i soldati, che nei lunghi momenti di inattività si riscoprivano “uomini”,
trovavano nel proprio Cappellano un prezioso confidente, un ponte tra l’orrore della trincea e i
ricordi del proprio paese, tra la violenza e la bontà di Dio.
Il Cappellano era spesso l’unica persona con cui aprirsi totalmente e diventava una presenza
preziosa. A lui, infatti, si potevano comunicare le paure e le angosce che all’ufficiale venivano
nascoste. Durante le confessioni, il soldato riscopriva di essere un uomo degno di avere cinque
minuti di attenzione; il cappellano ascoltava, consigliava e soprattutto perdonava.
I Cappellani Militari erano solitamente quasi tutti parroci di campagna e di montagna che fino a
quel momento avevano vissuto più o meno tranquillamente in mezzo ai loro semplici
parrocchiani. Molti religiosi erano partiti nel serio convincimento di andare a fare un’opera di
carità, con l’intento di portare la parola del Vangelo. Alcuni di loro avevano volutamente scelto
di stare a contatto con i soldati che combattevano, rifiutando di essere mandati tra le mura di
un ospedale lontano dalla prima linea.
Dai cappellani si pretendeva da una parte un atteggiamento militaresco e dall’altra di essere
semplice pastore di anime. Come si poteva conciliare l’assistenza spirituale con la propaganda
bellica? La guerra non può sfuggire al giudizio della coscienza cristiana. Il primo conflitto
mondiale, rendeva più evidente lo scandalo di popoli in lotta fra loro.
Ci furono poi cappellani che finita la Grande Guerra si distinsero anche per il loro impegno
sociale e politico, come: don Primo Mazzolari che si arruolò come volontario e poi fu una delle
più significative figure del Cattolicesimo italiano nella prima metà del Novecento; don Giovanni
Minzoni poi martire antifascista; padre Giulio Bevilaqua che sarà poi fatto cardinale da Paolo
VI°; don Angelo Giuseppe Roncalli, poi Papa Giovanni XXII°; padre Agostino Gemelli, poi
fondatore dell’Università Cattolica; padre Giovanni Forgione, nato a Pietralcina, diventerà poi il
famoso Padre Pio.
Le presenze religiose sul fronte ammontarono a circa 20.000 uomini.
Dopo la disfatta di Caporetto anche i santini e le cartine devozionali, distribuiti in grande
quantità fino ad allora, cambiarono rispetto al passato: la censura venne applicata con rigore
in modo che venissero diffusi solamente immagini religiose dal valore chiaramente patriottico.
La preghiera di Papa Benedetto XV° fu considerata troppo pacifista e venne quindi vietata
mentre i cappellani militari, durante le predicazioni, non potevano più usare la parola "Pace".
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Papa Benedetto XV° condusse un’azione discreta, ma determinata contro la guerra. Da neo
Pontefice mise subito in cima al suo programma pastorale il proposito di raggiungere la pace
fermamente deciso “a porre un rapido termine a questa calamità”.
È vero, forse alla base di questi appelli inascoltati, insieme ai «principi cristiani» invocati dal
Pontefice, non va dimenticato il bagaglio culturale intransigente con il quale episcopati, clero,
cattolici di vari Paesi, si trovarono ad affrontare il conflitto (ancorato al castigo divino per la
corruzione della società moderna presuntamente anticristiana).
E non a caso rispetto alla neutralità papale, le Chiese nazionali appoggiarono i governi degli
Stati di appartenenza. Tuttavia è proprio con Benedetto XV° che si volta pagina, che si
incrinano le strutture portanti della teoria della “guerra giusta”. Da quel momento la lezione del
Papa, al quale gli armeni, riconoscenti, hanno eretto un monumento davanti alla Cattedrale del
Santo Spirito a Istanbul, è stata raccolta dai successori.
Raccogliamo quindi, credenti e laici, questa lezione papale che ci esorta alla Pace tra i popoli e
alla solidarietà nazionale.
Tutti noi sappiamo in quale grave situazione si trovano le popolazioni del Centro Italia colpite
da continue scosse sismiche che non danno tregua. Interi paesi scomparsi, 26.000 nostri
connazionali sfollati rimasti senza casa, senza lavoro e con una faticosa prospettiva di ripresa
futura. Pensando a loro, cari concittadini, vorrei che il nostro paese per il prossimo Natale
illuminasse qualche speranza in questa gente così duramente colpita, rinunciando alle consuete
luminarie natalizie e destinando la somma raccolta al progetto di messa in sicurezza e
ricostruzione della Protezione Civile.
Abitualmente con l’aiuto di alcune aziende locali e di alcuni commercianti venivano destinate
alle luminarie 4.200 euro. Credo che con questa finalità, possiamo raccoglierne altrettanti e
contribuire a rendere meno doloroso il prossimo Natale delle popolazioni sfollate. Cercheremo
in ogni caso di operarci tutti insieme per abbellire il nostro paese e programmare le varie
iniziative natalizie con l’impegno di spiegare anche ai nostri bambini perché per questo Natale
Cernusco sarà un po’ meno brillante del solito ma certamente più vicino e solidale con i paesi
colpiti dal terremoto. Ricordo ancora quanta è stata la generosità dei cernuschesi in occasione
delle recenti raccolte fondi conseguente al sisma di fine agosto: circa 9.000 euro devoluti alla
Croce Rossa di Lecco e oltre 1.500 euro devoluti all’Associazione Nazionale Alpini per i progetti
di ricostruzione.
I nostri connazionali hanno ancora bisogno di un ulteriore gesto di vicinanza.
Ringrazio le Forze dell’Ordine presenti, oggi rappresentate dai Carabinieri, dalla Guardia di
Finanza e dalla Polizia Locale. Grazie al Gruppo Alpini, al Sig. Apolloni dell’Associazione
Nazionale Combattenti e Reduci, al Corpo Musicale “Alessandro Pirovano”, alle Associazioni
presenti e a tutti i cittadini che hanno voluto condividere questo importante momento
celebrativo. Un pensiero al Sig. Magni, che ci ha recentemente lasciato, ma che ci è sempre
stato vicino e presente durante le ricorrenze istituzionali. Vi segnalo inoltre, per approfondire il
tema della Riforma Costituzionale che ci vedrà coinvolti nelle votazioni del prossimo 4
dicembre, l’incontro che si terrà domani sera alle ore 21 presso la Scuola Primaria di Via
Pirovano con due docenti di diritto costituzionale che rappresenteranno i due diversi
orientamenti.
Auguro una buona domenica a tutti.
IL SINDACO
Giovanna De Capitani
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