Il grande Amore del Padre
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Il grande Amore del Padre
IV Domenica di Pasqua Il grande Amore del Padre di AnnaMaria del Prete Continua la celebrazione della Pasqua, della vittoria di Cristo Risorto sulla morte. Per quaranta giorni, ogni domenica, la Liturgia tratteggia un aspetto della Sua Persona. Siamo introdotti progressivamente nella contemplazione del mistero d’amore di Dio e della salvezza da Lui operata in Cristo. “Guardate quale grande amore ci ha dato il Padre” con questo invito Giovanni ci apre allo stupore di un amore incomprensibile. E’ lo stupore l’unica via attraverso la quale possiamo porci difronte al mistero di questo amore che va ben oltre ogni categoria umana. Totalmente gratuito, puro dono. Siamo suoi figli, “e lo siamo realmente” e questo ci assicura un futuro d’amore che accompagna la nostra vita fin da ora. Ci crediamo? Solo questo ci viene richiesto. L’Amore ha portato all’incarnazione del Figlio di Dio disceso dal cielo per salvarci, assicurandoci che siamo amati di un amore divino, eterno. E Gesù lo ha proclamato e testimoniato fino a dare la sua vita. A lui è stata affidata la missione del pastore legato al suo gregge da un legame profondo, da una comunione di vita. “Io conosco le mie pecore”: Non si tratta semplicemente di una “conoscenza” di tipo razionale; ma di una unione personale che sfocia nella comunione di pensieri e di cuori. Una conoscenza che ha la sua origine nel Padre, principio e fondamento della relazione d’amore. Da sempre il Padre ama il figlio e questi , a sua volta, ama il Padre con amore eterno. Con lo stesso amore di comunione tra il Padre e il Figlio – che è lo Spirito Santo – Gesù ama noi e vuole condurci alla salvezza come il buon Pastore che protegge le sue pecore, le raduna chiamandole per nome e le guida sulla vera via. E’ proprio quello di cui tutti abbiamo bisogno: un punto di riferimento, qualcuno che orienti la nostra vita tra le mille difficoltà, che ci dia sicurezza. E’ Lui, Gesù “la pietra che, scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo”, come dichiara Pietro “ai capi del popolo e anziani”. Il Buon Pastore è vigile soprattutto quando si avvicina il lupo, contro il quale lotta per impedire che si avventi sul gregge per sbranarlo. Non così avviene con il mercenario al quale non appartengono le pecore – “non importa delle pecore” – e all’arrivo del lupo fugge e le abbandona in sua balia. (C’è forse una triste allusione ai capi del suo tempo?). Al Pastore, invece, importa delle sue pecore e vuole salvarle ad ogni costo fino a donare la vita. “E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre”: la “conoscenza” la comunione personale deve estendersi a tutti gli uomini. La sua missione d’amore e di salvezza è destinata all’umanità intera. Proprio perché ha offerto la vita per tutti, il Pastore buono è l’unico Salvatore. E’ il Salvatore, nel Suo Nome soltanto ci è data la speranza, anzi la certezza della vittoria sui lupi che da ogni parte attentano alla nostra vita. Quel Nome che fin dall’inizio ha irradiato amore e coraggio alla prima Chiesa che lo ha proclamato ovunque. “Non vi è infatti altro nome….nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati”: un’affermazione che non ammette equivoco. Pietro e Giovanni la ripetono alle autorità di Gerusalemme che li avevano condannati proprio perché “nel Nome di Gesù” avevano guarito “uno storpio fin dalla nascita”, lo avevano messo in grado di “camminare, entrare nel tempio e lodare Dio”. Pietro è chiaro nella sua testimonianza pronunciata “con franchezza”: “nel nome di Gesù… che Dio ha risuscitato dai morti costui sta dinanzi a voi sano e salvo”: una “franchezza-coraggio” che lo Spirito Santo dona per proclamare la verità. Chiediamo al Buon Pastore di aprire il nostro cuore allo “stupore” per il Suo amore; saremo così pervasi dalla gioia di appartenere al Suo gregge e testimonieremo il Suo Nome con il coraggio della Verità.