17 aprile 2016 – IV DOMENICA DI PASQUA – anno C

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17 aprile 2016 – IV DOMENICA DI PASQUA – anno C
ASCOLTANO LA MIA VOCE
IV DOMENICA DI PASQUA – ANNO C – GIOVANNI 10,27-30
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi
seguono.
Oggi è la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.
Affermava il Santo Papa Giovanni Paolo II: "Dato che l'impegno dei ministri ordinati e dei
consacrati è determinante, non si può tacere la carenza inquietante di seminaristi e di aspiranti alla
vita religiosa... Solo quando ai giovani viene presentata la persona di Gesù Cristo in tutta la sua
pienezza, si accende in loro la speranza che li spinge a lasciare tutto per seguirLo, rispondendo alla
sua chiamata e per darne testimonianza ai loro coetanei." (Enciclica Ecclesia in Europa). Perché una
persona sceglie la vita religiosa o sacerdotale? Perché sente su di sé lo sguardo di amore e di
elezione di Cristo che lo invita a fidarsi totalmente, a consegnarsi senza riserve, a donarsi agli altri
perché è in essi che Lui si nasconde.
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Nella quarta domenica di Pasqua siamo chiamati a riflettere sulla figura di Gesù Buon Pastore. Il
brano del Vangelo consta di soli quattro versetti, molto pregnanti. È ambientato nel corso della festa
di Hanukkah o delle luci, della durata di otto giorni, che cadeva alla fine di dicembre e
commemorava la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme ad opera di Giuda Macabro nel 164
a.C.
Gesù si trova sotto il portico di Salomone, a Gerusalemme e viene raggiunto da un gruppo di Giudei
che gli chiedono se lui è davvero il Cristo. Gesù richiama in positivo la lettura di Ezechiele, che
veniva proclamata nella circostanza della Festa appunto della Dedicazione del Tempio. Tale lettura
era un’invettiva contro i cattivi pastori e terminava con la promessa di Dio di prendersi cura delle
proprie pecore.
Gesù si identifica con il Buon Pastore (= Bel Pastore) che dà la vita per le pecore, che le guida con
amore, non come i falsi pastori.
Si evidenziano i tre verbi: "conoscere", "ascoltare", "seguire".
“Conoscere”: nel linguaggio biblico conoscere significa stabilire una grande intimità. Il Buon
Pastore conosce ogni pecora per nome e stabilisce una relazione di fiducia e di affetto con ciascuna.
Il gregge conosce non solo la persona e la voce, ma anche l’odore del pastore: stando in mezzo a
loro anche la sua persona e i suoi abiti si impregnano dell’odore delle pecore. Se solo lui si
allontana, è sufficiente che lasci all’ingresso dell’ovile aperto i suoi abiti e le pecore non superano
quel limite.
“Ascoltare”: le pecore sentono di essere conosciute e amate perciò ascoltano la voce del loro
pastore.
“Seguire”: il Pastore in Palestina apre il cammino, sfida per primo i pericoli, non cammina dietro al
gregge. Seguendolo, le pecore sanno di andare sicure, vanno nella direzione scelta dal Pastore
perché si fidano e sanno che Egli le conduce verso pascoli erbosi, verso acque fresche. Seguire vuol
dire percorrere la stessa strada di Gesù, vuol dire non essere più soli perché in compagnia di Lui e di
tanti altri fratelli, vuol dire lasciare schemi antichi e allargare gli orizzonti verso nuove terre.
Spiegazione: i Giudei non volevano né ascoltare Cristo e il suo Vangelo, né tantomeno seguirlo.
Erano troppo concentrati nell’attendere il Messia che avevano nella loro mente, pieno di potere e di
gloria. Inutile era pertanto che Gesù rispondesse che era veramente Lui il Messia atteso, perché
comunque i Giudei avevano già deciso di rifiutarlo. La disputa con i Giudei è ricondotta al processo
di Gesù che i Vangeli sinottici collocano nel racconto della passione (cfr. Mc 14,61; Mt 26,63; Lc
22,67).
Attualizzazione: Gesù conosce uno per uno ciascuno di noi. Ci parla nell’intimo della coscienza, fa
risuonare in noi la Sua Parola, ci nutre con i Sacramenti e ci rende capaci di rispondere alla Sua
voce. Non ci abbandona, ma condivide la vita e le vicissitudini di noi, sue pecore. La Sua chiamata
è mediata dalla Chiesa che, attraverso il Magistero del Papa, dei Vescovi e dei sacerdoti fa risuonare
la Parola e la attualizza nella concretezza dei tempi che cambiano, senza perdere mai la fedeltà a
senso ultimo dei contenuti.
Cristo attende da noi una risposta e una sequela che sia segno di un amore più grande, eccedente
come il Suo.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Gesù dona la vita eterna alle sue pecore, a coloro che lo conoscono, lo ascoltano, lo seguono. La
relazione che intercorre tra il Pastore e noi non verrà mai meno, rimane in eterno da adesso e per
sempre. Notare la ripetizione di ETERNA e di ETERNO. Vita eterna vuol dire: vita autentica, vita
per sempre, vita di Dio. Come una madre, Dio ci fa vivere, la sua voce è nutrimento, consolazione,
supporto, coraggio, accoglienza e meta, inizio e traguardo nello stesso tempo.
Cristo ci comunica la sua vita attraverso la comunione eucaristica: “Fate questo in memoria di me”.
Non ci lascia soli, ma è per noi sostegno e forza. Anche se dovremo trovare ostacoli e nemici, non
verrà mai meno la Presenza del Buon Pastore che ci guida verso il Padre.
Chiediamo allo Spirito Santo di sostenerci perché nelle alterne vicende della vita non soccombiamo
nella prova, ma rimaniamo fedeli al nostro Signore. Siamo sicuri che da parte sua Egli non ci
lascerà perdere nelle oscure tempeste della vita, non permetterà che lasciamo la Sua mano, né che
voltiamo le spalle al Suo Amore. Per Dio ciascuno è unico, irripetibile. Egli non può dimenticarsi di
noi perché “Tu sei prezioso ai miei occhi”.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del
Padre.
Gesù è il grande Mediatore fra Dio e l’uomo, è colui che è venuto per fare la volontà del Padre. Il
Padre gli ha consegnato l’umanità perché il Cristo gliela riconduca. L’incarico è dato proprio dal
Padre Suo ed ora il gregge è affidato a Pietro, capo della Chiesa. La promessa che nessuno può
strapparle dalla mano del Padre si realizza anche oggi se rimaniamo uniti a Cristo come i tralci alla
vite perché noi apparteniamo al Padre celeste. Se anche dobbiamo subire persecuzioni sappiamo che
siamo destinati ad una festa senza fine. Anche se non siamo delle pecore perfette, il Padre ci ama
perché siamo figli suoi, salvati e perdonati, costati il sangue di Cristo, suo Figlio Unigenito. Anche
se siamo bambini capricciosi, il Padre ci tiene nelle sue mani e non ci abbandona.
Io e il Padre siamo una cosa sola».
Il Vangelo di Giovanni inizia con il prologo nel quale parla della divinità di Cristo e continua anche
in questo brano in cui Gesù dichiara la sua divinità e la sua consostanzialità con il Padre.
Grazie a Cristo entriamo in comunione con il Padre e partecipiamo alla vita trinitaria.
Viene in mente quello che dice Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù:
«Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Nel mistero della Trinità, nel
Figlio conosciamo il Padre. Preghiamo il Nostro Dio tutte le volte che invochiamo il Padre, il Figlio
o lo Spirito Santo.
Così San Pio spiegava a una fedele il mistero della Trinità: Cosa fa una massaia per fare il pane?
Prende la farina, il lievito e l’acqua, tre elementi distinti tra di loro. La farina non é lievito, né
acqua. Il lievito non é farina, né acqua. L’acqua non é né farina, né lievito. Ammassandoli insieme
i tre elementi, distinti l’uno dall’altro formano una sola sostanza. Con questa pasta fai tre pani, che
hanno la stessa ed identica sostanza, ma sono distinti nella forma l’uno dall’altro. Da questa
similitudine portiamoci a Dio – proseguì Padre Pio - . Dio é Uno nella Natura, Trino nelle
Persone, uguali e distinte l’Una dall’Altra. Di conseguenza il Padre non é il Figlio né lo Spirito
Santo. Il Figlio non é il Padre né lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo non é il Padre né il Figlio.
Adesso seguimi bene – continuò Padre Pio - Il Padre genera il Figlio; il Figlio é generato dal
Padre; lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio: sono, comunque, tre persone uguali e
distinte ma soprattutto un solo Dio: perché unica ed identica é la natura divina”.
Dio Padre ci ha creati; Dio Figlio ci ha redenti e Dio Spirito Santo ci ha santificati”.
Suor Emanuela Biasiolo