Il Piccolo 23 settembre 2015 All`ospedale di Gorizia nuova funzione

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Il Piccolo 23 settembre 2015 All`ospedale di Gorizia nuova funzione
Il Piccolo 23 settembre 2015 Gorizia All’ospedale di Gorizia nuova funzione specialistica L’ha annunciata il direttore dell’Ass Pilati: «Ciascun nosocomio del territorio dovrà avere una vocazione particolare». Saranno potenziati molti servizi di Marco Bisiach. Una funzione specialistica di livello regionale per l'ospedale di Gorizia. È una prospettiva concreta, visto che a delinearla è direttamente il direttore generale dell'Azienda Sanitaria Isontina–Bassa Friulana Giovanni Pilati, che ieri ha fatto il punto della situazione sull'atto aziendale e sulle novità dell'immediato e prossimo futuro. E per ribadire, una volta di più, che all'orizzonte non è previsto alcun taglio di servizi. «Non possiamo più coltivare ognuno il suo orticello, e sostenere doppioni – ha detto -­‐. Ciascuno degli ospedali del nostro territorio dovrà avere un ruolo e una vocazione particolare. Per Gorizia ho in mente un'idea, che al momento non voglio né posso svelare. Ma presenterò una proposta in Regione, perché sono convinto che l'ospedale di Gorizia possa, oltre alla collaborazione transfrontaliera, ospitare anche una funzione specialistica di livello e valenza regionale. Sono ottimista, perché abbiamo buone strutture e buone performance, ottime tecnologie e validi professionisti». A supporto di questo ottimismo Pilati ha snocciolato tutta una serie di dati, tra i quali il tasso di ospedalizzazione per l'Isontino e la Bassa friulana più basso di tutta la regione (125,9 per mille, a fronte di uno standard nazionale di 160) o il tasso di mortalità del 10,1 per mille (contro il 10,4 per mille di media regionale). Precisando che pur a fronte di una riorganizzazione aziendale in atto «non è prevista la chiusura di alcun servizio, e peraltro la cosa non è nemmeno nelle mie facoltà», Pilati ha parlato di novità concretizzate o vicine ad essere realizzate. A breve, ad esempio, saranno attivati una decina di posti letto per la riabilitazione, spalmati sugli ospedali di Gorizia-­‐Monfalcone e Latisana-­‐Palmanova, e pensati soprattutto per gli anziani reduci da interventi all’anca e al femore. A ottobre si completerà il trasferimento graduale dei pazienti gravi cerebrolesi di Villa San Giusto all'ospedale di Gorizia, dove, nell'ambito della Rsa, sono stati attivati nove posti letto con l'assunzione di 13 professionisti (sei Oss, sei infermieri e 1 fisioterapista). A Grado e Cormons, invece, sorgeranno nelle strutture dell'Azienda sanitaria due centri di assistenza primaria (con infermieri, specialisti, personale amministrativo e guardia medica), ai quali se ne aggiungeranno altri sul territorio fino a salire nel tempo ad un numero di otto. «Entro la fine del 2016 contiamo di attivare il servizio di trombolisi, in tutte le nostre strutture ospedaliere – ha detto Pilati -­‐. Attendiamo solo la convenzione con l'ospedale di Udine o quello di Trieste per i posti letto a disposizione nella stroke unit». Tanti poi gli investimenti in strutture e tecnologie. Entro la fine dell'anno Latisana avrà la sua nuova Riabilitazione e la sede della Dialisi, mentre a Monfalcone arriverà un nuovo strumento per le radiologie d'urgenza da 275mila euro. Ancora, due ecotomografi per Palmanova e Gorizia (240mila euro), un microscopio oculistico (100mila euro), attrezzature per Broncoscopia a Gorizia e Gastroscopia a Monfalcone, e l'adeguamento per il volo notturno di tutte le superfici di elisoccorso degli ospedali. Pilati ha fatto cenno a diverse altre questioni – come ad esempio la collaborazione transfrontaliera per il Percorso nascita, con la convenzione con Sempeter per le emergenze ostetriche in fase di valutazione, la salute mentale e i servizi per la comunità -­‐, e parlato anche dell'atto aziendale da approvare ad ottobre. Da gennaio due saranno gli ospedali, Gorizia-­‐
Monfalcone e Palmanova-­‐Latisana, con unità operative uniche che opereranno però sulle singole sedi. 1 Cervignano Stop ai viaggi di lusso per i corsi dei medici Stretta dell’Azienda sanitaria della Bassa friulana e codice etico sulle proposte delle case farmaceutiche CERVIGNANO. Nuove regole anti corruzione all’azienda sanitaria Bassa friulana Isontina. Rimborso aereo in classe economica, niente accompagnatori o accompagnatrici durante i viaggi, rimborso aereo in classe economica e soggiorni in albergo al massimo a quattro stelle. E’ operativo il nuovo regolamento aziendale per la sponsorizzazione di eventi formativi. Una sorta di codice etico per prevenire ed evitare casi di corruzione. Generalmente si tratta di iniziative organizzate dalle case farmaceutiche e pertanto l’azienda sanitaria ha deciso di “dettare” una serie di regole ferree che saranno applicate a tutto il personale dipendente e anche al personale di qualifica dirigenziale appartenente all’area del comparto dei quattro ruoli: sanitario, tecnico, professionale e amministrativo. Un regolamento di questo tipo era già stato attuato, nei mesi scorsi, dall’azienda sanitaria di Pordenone. Su disposizione nazionale, tutte le aziende sanitarie dovranno adeguarsi. La finalità del documento, si legge nel testo, è assicurare che la sponsorizzazione avvenga secondo criteri di imparzialità e rotazione, evitando conflitti di interesse. Gli eventi formativi devono essere conformi con i fini istituzionali dell’azienda e devono essere coerenti rispetto ai bisogni formativi individuati nel piano di formazione aziendale. Devono poi essere ritenuti prioritari a fronte di sopravvenute esigenze di innovazione scientifica, tecnologica o legislativa. Per gli eventi nazionali, lo sponsor può coprire solo la quota d’iscrizione, il rimborso del viaggio in treno o in aereo in classe economica, il soggiorno in albergo massimo quattro stelle, le spese per metropolitana, taxi o altri mezzi pubblici e il vitto secondo i limiti previsti dal contratto collettivo di lavoro per il trattamento di trasferta dei dipendenti pubblici. Per eventi formativi internazionali ok al viaggio in business class purché il volo sia intercontinentale e per più di sei ore consecutive. Dipendenti o dirigenti non potranno essere accompagnati, quindi i familiari restano a casa. Infine, non sono ammessi a sponsorizzazione gli eventi nazionali extraregionali, della durata superiore a tre giorni, organizzati in località turistiche di mare (dal 1 giugno al 30 settembre) e di montagna (dal 1 dicembre al 31 marzo e dal 1 luglio al 31 agosto). Elisa Michellut Messaggero Veneto 23 settembre 2015 Cronaca Udine Udine in prima linea contro le demenze Il sindaco ha visitato il centro di viale Venezia: a novembre corsi per i familiari «In una giornata così significativa il Comune ribadisce il suo impegno per garantire un’alta qualità della vita a tutti i cittadini, con una particolare attenzione per le problematiche della demenza». Nella Giornata mondiale dell’Alzheimer, celebrata ieri, il sindaco, Furio Honsell, ha richiamato l’attenzione sul rischio di decadimento cognitivo degli anziani, rispetto al quale l’amministrazione comunale è attiva con vari progetti e iniziative, realizzate dall’ufficio “Città sane” in collaborazione con diverse realtà associative del territorio. «Per dare un’idea dell’impatto del fenomeno -­‐ spiega il primo cittadino -­‐ basti pensare che le ultime ricerche indicano le problematiche della demenza come una delle principali cause di morte in futuro». Già da quattro anni l’ente porta avanti “CamminaMenti...le menti in cammino”, un programma di prevenzione del decadimento cognitivo nel quale rientrano numerose attività e percorsi di stimolazione per gli over 65 proposte da ottobre ad agosto su tutto il territorio cittadino. Sempre su questo tema il prossimo 9 ottobre l’associazione Alzheimer onlus organizzerà, in 2 collaborazione con Maico e con Confartigianato, un convegno dedicato proprio alla Giornata mondiale dell’Alzheimer. A novembre, inoltre, prenderà il via una serie di corsi per i familiari che assistono soggetti malati di demenza. Proprio in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer il sindaco ha portato personalmente un saluto al centro diurno Alzheimer di viale Venezia, gestito dalla cooperativa sociale Pervinca presieduta da Daniela Vacca. Il sindaco Honsell, che ha anche visitato i locali della nuova sede di Pervinca, si è intrattenuto con gli utenti del centro, uno dei quali ha recitato e poi regalato al primo cittadino una poesia. Sicurezza nelle scuole: corsi per oltre 3.600 studenti Addetto al primo soccorso, esperto di procedure antincendio, quando non delle norme di sicurezza nei cantieri e sui luoghi di lavoro. Stiamo parlando di formazione destinata a studenti nei confronti dei quali l’Aas 4 del Friuli Centrale assieme all’Aas3 Alto Friuli Medio e Collinare e alla 2 della Bassa ha in serbo un progetto che dovrebbe coinvolgere una trentina di scuole della provincia e poco meno di quattromila ragazzi. Il progetto è partito nel 2006 per contrastare l’elevato tasso di incidenza di infortuni nella classe di lavoratori più giovani. Durante l’anno scolastico 2014-­‐2015 c’è stata una forte adesione al progetto infatti hanno partecipato alle diverse attività ben 3.655 studenti provenienti da 21 istituti scolastici della provincia; sono stati rilasciati 206 attestati abilitanti a svolgere la funzione di addetti al primo soccorso, 56 attestati per svolgere la funzione di addetto all’antincendio e 143 studenti di istituti ad indirizzo edile hanno frequentato un corso sulla sicurezza in cantiere. Per l'anno in corso sono state presentate sette diverse attività alcune delle quali offrono la possibilità ai ragazzi di ottenere attestati spendibili nel mondo del lavoro. Udine capitale della chirurgia con i piú grandi medici del mondo Comincerà con un talk show la “tre giorni” che riunirà un’ottantina di massimi esperti del settore Le nuove frontiere della medicina nel congresso organizzato dal professor Andrea Risaliti di Alessandra Ceschia. Oltre sette secoli di storia. Dalla sua istituzione (il primo documento risale al 1282) l’ospedale di Udine si è distinto a livello internazionale grazie all’opera di illustri medici che si sono succeduti nelle sale operatorie. Una tradizione che prosegue ancora. Per questo Udine è stata scelta come sede di un congresso internazionale che radunerà in Friuli i più grandi chirurghi mondiali che si occupano del fegato, pancreas e via biliari, vale a dire alcuni dei rami più impegnativi della chirurgia. La regia di un’iniziativa che partirà con un talk show al teatro Giovanni da Udine in calendario per giovedì 1 ottobre alle 17.30 moderato dal direttore del Messaggero Veneto Tommaso Cerno, fa capo al professor Andrea Risaliti, direttore Clinica chirurgica e Unità dei trapianti d’organo. «In tre giorni avremo modo di ospitare un’ottantina di massimi esperti italiani e internazionali per parlare della chirurgia e del suo futuro» anticipa Risaliti. L’evento di apertura metterà a confronto due rettori universitari, un direttore generale e alcuni fra i maggiori responsabili di trapianti d’organo. «Ragioneremo dei nuovi traguardi, delle prospettive, parleremo delle nuove leve per capire qual è il futuro della chirurgia» prosegue Risaliti. Gli interventi saranno affidati al rettore dell’Università di Udine Alberto De Toni e a quello dell’Humanitas University Marco Montorsi, il direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Udine Mauro Delendi, il presidente della Società italiana trapianti d’organo Franco Citterio, il direttore del Centro nazionale trapianti Alessandro Nanni Costa, il presidente della Fondazione Menarini Alessandro Casini, principale sponsor dell’evento oltre, naturalmente, al presidente del congresso Andrea Risaliti. L’incontro, che sarà arricchito dal saluto musicale di Remo 3 Anzovino, proseguirà con la lettura dell’americano Ronald Busuttil, numero uno dei trapianti di fegato al mondo, che parlerà della storia dei trapianti. «L’evento sarà articolato in tre sessioni – sintetizza il professor Risaliti – la prima dedicata all’epatocarcinoma. In questo ambito verranno presentate le più moderne metodiche di trattamento integrato chirurgico/trapiantologico, in un panel di discussione fra epatologo e chirurgo. Nella seconda sessione si parlerà di metastasi epatiche da carcinoma colorettale e il campo di azione sarà spostato a una delle malattie neoplastiche oggi più frequenti, il carcinoma del colon, dove il costruttivo confronto fra oncologo e chirurgo rappresenta il percorso terapeutico più efficace, soprattutto alla luce dei nuovi farmaci biologici e delle innovative tecniche operatorie. Infine il carcinoma del pancreas e delle vie biliari, fra insuccessi del passato e prospettive di cura emergenti». Due i simposi satelliti, imperniati su temi di innegabile attualità che si sviluppano sotto l’egida della Scuola italiana di Chirurgia senologica e della Società italiana di Chirurgia ambulatoriale e Day surgery, a completare il panorama scientifico offerto ai congressisti. Un progetto ambizioso quello che avrà come sedi il salone del Parlamento in Castello e la Casa della contadinanza e che farà di Udine una sede scientifica importante a livello internazionale. «Qui dove illustri medici si sono succeduti nelle sale operatorie del civico ospedale di Udine abbiamo una tradizione di tutto rilievo, una tradizione che deve continuare» afferma il professor Risaliti. E ripercorrendo la storia recente, Risaliti ricorda Gino Pieri, primario chirurgo dal 1934 al 1947, senatore della Repubblica e presidente della Società italiana di Chirurgia che si distinse a livello internazionale per i suoi studi sulla vagotomia e in tema di chirurgia plastica. Per non dimenticare Vittorino Travaglini, primario chirurgo, che nel 1947 eseguì il primo intervento a cuore aperto su un diciassettenne che aveva una pallottola calibro 7.65 nel ventricolo destro, dopo aver sventato un maldestro tentativo di rapina. E anche Angelo Meriggi, cardiochirurgo che nel 1985 portò a termine il secondo trapianto di cuore in Italia. Non sono certamente i soli. E dopo di loro altri ne verranno. Il congresso che si terrà a Udine li chiamerà a raccolta. Servono nuove crocerossine L’appello dell’ispettrice Grasselli: a breve l’avvio del corso biennale Hanno appena acquisito una nuova ispettrice la infermiere volontarie della Croce rossa di Udine. Lei si chiama Elisabetta Grasselli e ha subito avviato una campagna per il reclutamento delle “crocerossine”. «Sulla carta ne abbiamo 35 – fa il punto – si dedicano ai progetti di educazione sanitaria, all’assistenza ai migranti, come pure al servizio degli ambulatori, in realtà quelle realmente attive sono solo poche unità e abbiamo bisogno di nuove forze». Così l’Ispettorato del Comitato provinciale della Cri di Udine comunica che sono aperte le iscrizioni al Corso per infermiere volontarie Cri. Ausiliarie delle Forze armate, prestano assistenza infermieristica e socio sanitaria in molteplici contesti, a favore della popolazione e del personale delle Forze armate, operando negli ospedali militari, in quelli civili, nelle postazioni di Pronto soccorso, negli ambulatori, nei Centri di assistenza, nelle Unità sanitarie territoriali e mobili della Cri e delle Forze armate e in qualsiasi posto si renda necessaria la loro presenza. Il corso ha durata biennale e il percorso formativo comprende attività didattica teorico-­‐
pratica, per un totale di 67 crediti formativi. Requisiti di base sono: cittadinanza italiana, titolo di studio di scuola superiore, età tra 18 e 55 anni. Al compimento degli studi viene conseguito il titolo di. Le candidate in possesso di titoli di studio di ambito sanitario potranno presentare il proprio curriculum per valutazione. Per informazioni telefonare al 331 6358759, oppure inviare una e-­‐mail all’indirizzo [email protected]. (a.c.) 4 Lettere MONFALCONE : Un calvario al Pronto soccorso Dopo aver letto sul vostro giornale il caso dei coniugi di Montenars, avvenuto al pronto soccorso di Tolmezzo (mal comune mezzo gaudio...), vorrei anche io raccontare la mia disavventura, risalente ad una bella giornata di agosto. Ho 74 anni, da tre anni non mi capitava di andare al mare, fino appunto allo scorso agosto, quando insieme a mio marito, mia figlia e il mio nipotino abbiamo deciso di trascorrere una bella giornata a Grado. Tutto è stato perfetto fino alle 16, quando in spiaggia, mentre stavamo preparandoci per fare ritorno a casa, sono stata colta da un terribile capogiro, accompagnato da un grande senso di vertigine (purtroppo io soffro della sindrome di Ménière). I miei cari hanno subito chiamato il pronto soccorso di Grado. Gli infermieri mi hanno gentilmente accompagnata in barella fino all’ambulatorio, poi, visto che stavo molto male, hanno deciso di trasferirmi, in ambulanza, all'ospedale di Monfalcone. In ospedale sono stata subito portata nel reparto di otorino laringoiatria (ringrazio ancora i dottori per la loro gentilezza e competenza) e, dopo alcune “manovre”, le vertigini sono alla fine passate. Praticamente in stato confusionale, ma fortunatamente senza più vertigini, mi hanno accompagnata al pronto soccorso al piano terra (saranno state circa le 18) e, dopo avermi fatto “accomodare” su una sedia in corsia, mi hanno messo la flebo. Ero sola, perché secondo una loro discutibile decisione, mio marito doveva restare fuori. Passata un'ora ho cominciato a sentirmi male, un senso di grande debolezza mi opprimeva e ho così chiesto cortesemente di potermi sdraiare, ma mi hanno risposto di restare seduta dov’ero. Passano 2 e poi 3 ore... chiedevo di mio marito e nessuno mi rispondeva, ogni tanto dicevano che sarebbe arrivato entro breve il mio turno, stavo impazzendo... ad un certo punto ho iniziato a chiedere di potermene andare via e loro rispondevano che se non me ne potevo andare da sola sarei dovuta restare lì. In preda all’ansia e allo stress provocati da questa situazione cominciavo a fare pensieri deliranti, pensavo: “hanno ucciso mio marito e io sono in prigione... e sto morendo”. Mi sentivo mancare e con il poco fiato che mi rimaneva in gola ho cercato di gridare “toglietemi l'ago, voglio andare via”. Erano le 23. Finalmente, seppur in malo modo, mi hanno tolto l'ago e, ricongiuntami con mio marito, ce ne siamo andati senza nemmeno ritirare le carte di dimissione. A mezzanotte sono finalmente arrivata a casa (plui di là che di cà, come si dice in Friuli). Questa è stata la mia meravigliosa giornata di mare. Scusate ma dovevo raccontarlo. Al pronto soccorso di Monfalcone mi hanno trattato non male, malissimo. Ida Gervasutti Reana del Rojale Gorizia Ospedale, nessun taglio ma più collaborazione con Monfalcone e Slovenia Il direttore dell’Azienda sanitaria, Pilati, spiega il piano strategico «Équipe uniche a gestire più reparti». «Assistenza domiciliare carente» di Vincenzo Compagnone. L’atto aziendale, documento fondamentale per la programmazione sanitaria che l’Ass Bassa Friulana-­‐Isontina emanerà entro la fine di ottobre, non prevederà alcun “taglio” di servizi per gli ospedali di Gorizia e Monfalcone, che dovranno però procedere, a livello organizzativo, sulla strada di un’integrazione sempre più spinta. Questo significa che saranno delle équipe uniche a gestire un accresciuto numero di reparti, comprese, per esempio, la Chirurgia e l’Ortopedia, un processo che peraltro non sarà calato dall’alto, ma vedrà costantemente coinvolti i responsabili dei Dipartimenti, i primari e i referenti infermieristici (un primo “giro” di consultazioni è terminato proprio nei giorni scorsi). 5 Messaggi rassicuranti Un Giovanni Pilati rilassato e ben disposto al dialogo, venti giorni dopo aver ripreso il suo posto di direttore generale dell’Azienda sanitaria e dopo le improvvise dimissioni di luglio, ha voluto indirizzare ieri, attraverso i giornali, un messaggio sostanzialmente rassicurante ai goriziani e, più in generale, agli utenti dell’Isontino, dopo i non pochi timori per ulteriori depauperamenti avanzati negli ultimi mesi. Al suo fianco, durante la conferenza stampa, il direttore sanitario facente funzioni Gianni Cavallini che ha sostituito provvisoriamente (ma l’incarico potrebbe anche diventare definitivo) Laura Regattin, che la lasciato i vertici dell’Ass per l’impossibilità di conciliare un impegno professionale indubbiamente gravoso e totalizzante con l’esigenza di non trascurare la propria famiglia. La “vocazione” Gorizia Pilati è stato chiaro: in un’Azienda che gestisce 4 realtà ospedaliere (Gorizia, Monfalcone, Palmanova e Latisana) non si può pensare di mantenere in vita i doppioni inutilmente costosi. Le funzioni di base, però, saranno mantenute, e ogni nosocomio avrà un suo ruolo. Latisana, quello di evitare fughe di pazienti verso il Veneto e se possibile, anzi, attrarre pazienti da quella regione. Palmanova dovrà sfruttare la posizione baricentrica con la centrale unica del 118 e il Centro di validazione del sangue. Monfalcone si caratterizzerà, anche per la natura industriale e multietnica, sul versante epidemiologico. E Gorizia? Dovrà puntare sulla vocazione transfrontaliera senza escludere – ha rimarcato il dg – «una qualificazione specialistica extra-­‐aziendale, cioè attrattiva per tutto il Friuli Venezia Giulia, che proporrò alla Regione ma che per il momento non posso svelare». La collaborazione con San Pietro Il manager bolognese ha ricordato i tre progetti transfrontalieri previsti in ambito Gect (Percorso nascita, Cup unificato e salute mentale) aprendo le porte anche a una convenzione per quel che riguarda l’emergenza materno-­‐
infantile e microchirurgica, sia pur subordinata alla verifica dei requisiti di sicurezza e della fattibilità amministrativa. Assistenza da ridisegnare L’unica criticità che Pilati ha ammesso è stata quella della carenza dei servizi territoriali, assistenza domiciliare e terapia del dolore a domicilio in primis. «Dovremo effettuare una attenta valutazione in merito alla dotazione di personale – ha spiegato – e poi mettere insieme un pool di operatori che si muoveranno per prestare assistenza e adeguate cure palliative nelle abitazioni dei malati anziani e cronici». Quanto al ruolo dei medici di base, è prevista l’attivazione entro l’anno dei primi due Cap (Centri di assistenza primaria, con specialisti e infermieri presenti 8 ore al giorno più la guardia medica di notte) a Cormons e Grado. Ne seguiranno degli altri, per decongestionare il Pronto soccorso da ingressi impropri. Il punto debole Riabilitazione in 4 nosocomi soltanto 10 posti letto La Trombolisi diventerà una realtà. Anche sull’attivazione di questo servizio, a lungo richiesto dal reparto di Neurologia (e di cui si è fatto “storico” paladino il consigliere comunale di Sel, Livio Bianchini) il direttore generale dell’Azienda sanitaria si è detto ottimista. L’intenzione è quella di dotare tutti e quattro gli ospedali della Trombolisi, terapia d’elezione contro l’ictus, previo una serie di valutazioni tecniche e la connessione con un centro hub che potrà essere Trieste o Udine. Resta il nodo della Cardiologia. Pilati ha ribadito: nessuna chiusura, ma riorganizzazione. Ovvero posti letto di terapia intensiva e semi-­‐intensiva inseriti nell’area di emergenza che comprenderà anche la Rianimazione e il Pronto soccorso. Il concorso per il nuovo primario unico è stato bandito, così come quello per il dirigente dell’Ostetricia e Ginecologia a Monfalcone (non ancora, invece, quello per il primario neurologo). L’aspetto che preoccupa riguarda la possibile soppressione della guardia notturna cardiologica. «Può darsi che ciò avvenga in futuro – ha specificato il manager –, ma per ora non è prevista. Anche in questo caso ci confronteremo con il primario». Nel documento approvato all’unanimità dal consiglio comunale, il sindaco Romoli aveva voluto inserire la richiesta che l’ambulatorio di 6 Pediatria restasse aperto 24 ore su 24 (attualmente chiude i battenti alle 18). Più realisticamente, si caldeggiava un allungamento dell’orario fino alle 20. «Per ora – ha detto Pilati – la frequenza degli accessi dopo le 18 è molto bassa, e quindi non tale da giustificare due ore in più d’apertura. Ma se le condizioni muteranno, potremmo anche prendere in considerazione l’idea di farlo funzionare fino alle 20». Ci sono poi le questioni Urologia e Neurologia. Ogni specialità avrà, in Azienda, un ospedale di riferimento: Urologia e Neurologia saranno appannaggio di Gorizia. Non così invece per la Nefrologia e l’Emodialisi, che farà capo (anche, quindi, a livello di primariato) a Palmanova. Quello che, infine, è apparso il punto debole del quadro tratteggiato da Pilati è stato il settore della Riabilitazione. Il direttore generale ha reso noto che sarà avviato per ora un percorso riabilitativo con posti letto soltanto in campo ortopedico e con dieci letti spalmati sui quattro ospedali. Per la Cardiologia e la Neurologia ancora nulla. Ma le schede ospedaliere allegate alla legge di riforma regionale parlavano di ben 36 posti letto di riabilitazione più 6 in day hospital, da collocare a Gorizia (come si riteneva) o a Monfalcone: siamo, come è evidente, lontanissimi da questo traguardo. (vi.co.) Un nuovo reparto per i malati di Sla Da ottobre saranno messi a disposizione nove posti letto al quinto piano del San Giovanni di Dio Pace fatta tra l’Azienda sanitaria e i familiari dei pazienti affetti da Sla e stati di coma vegetativo, servizio che, da ottobre, sarà trasferito da Villa San Giusto al quinto piano del San Giovanni di Dio, nei locali in cui si trovava l’hospice, poi chiuso per mancanza di personale, e successivamente utilizzati per la Riabilitazione. Il “repartino”, al quale sarà cambiato nome (si chiamerà Nucleo per gravi cerebro lesioni acquisite) avrà 9 posti letto, sarà unico in Regione e sarà dotato di tutte le attrezzature necessarie e di personale specializzato. Sono stati assunti 6 infermieri, 6 Os e un fisioterapista. Qualche settimana fa i familiari avevano convocato una conferenza stampa per manifestare la loro contrarierà al trasferimento, incontro poi annullato perché l’Ass, anche in questo caso, ha intrapreso un percorso di coinvolgimento e di dialogo. Gli spostamenti saranno graduali, termineranno come detto entro ottobre con tutte le garanzie sotto il profilo assistenziale. «D’altra parte – ha osservato Pilati – è la legge regionale 17 che impone lo svolgimento di questo servizio in una struttura ospedaliera e non in una casa di riposo come San Giusto». E l’Hospice? Il dg ha chiarito che intende ripristinare questo reparto, destinato ai malati terminali che ora finiscono in Rsa o in Medicina. «Avrà meno posti letto – spiega Pilati – visto che, in tutta l’Ass, dobbiamo passare da 21 a 16 letti (non ne avrà quindi più di 4, ndr). Tuttavia verrà ricreato, secondo un adeguato modello che tenga conto delle esigenze dei malati terminali e dei loro familiari, in un’area ancora da individuare». (vi.co.) Sacile “Curare” con il movimento per far risparmiare la Sanità L’iniziativa lanciata dall’Azienda sanitaria e dal Distretto ovest: oggi il vertice Marchiò: «Se il test funziona, lo applicheremo in tutti i Comuni della provincia» SACILE. Attività fisica adattata (Afa): al via il progetto in riva al Livenza. Oggi, nella sede ospedaliera di via Ettoreo, un incontro per spiegare la sperimentazione in itinere ai medici territoriali ed agli specialisti reumatologi. L’iniziativa, promossa dalla sezione sacilese dell’Associazione malati reumatici, ha ottenuto il sostegno dell’Azienda sanitaria che ha attivato due medici (Michele Minuzzo e Giorgio Sirotti) per la definizione del progetto. «La direzione sanitaria, nella persona del direttore Giorgio Simon – spiega il presidente Enrico 7 Marchiò – si è resa disponibile per attivare questa iniziativa individuando come area sperimentale di applicazione il Distretto sanitario sacilese, diretto da Barbara Geri, presso il quale sarà attivato il centro di coordinamento ed attivata la prima palestra della provincia di Pordenone dove si potrà esercitare questa specifica attività fisica. L’obiettivo è di creare un primo centro Afa a Sacile per poi replicarlo in altri Comuni. Entro l’anno saranno definite e rese note alla popolazione le modalità di accesso a questo innovativo servizio, i punti di riferimento, il percorso da compiere ed il costo dando così modo a tutti di accedervi con la necessaria semplicità». L’Afa, che prevede un lavoro individualizzato per gruppi omogenei, consiste in un protocollo di esercizi adatti alle diminuite capacità funzionali conseguenti a condizioni croniche come, ad esempio, l’artrosi del rachide, delle anche e delle ginocchia che inibiscono l’attività motoria. Questa particolare attività cerca di avvicinarsi prevalentemente a chi, a causa dei dolori insistenti, non trova rimedio che nei medicinali e nel riposo. E’ stato dimostrato da ricerche scientifiche che la riattivazione motoria e la successiva prosecuzione di un’attività fisica idonea riducono del 20% l’insorgenza dei dolori. «Prevenire è meglio che curare. E questo per molte ragioni – aggiunge Marchiò –: perché si riduce il numero di persone colpite da malattie, perché si aumenta il numero delle persone che invecchiano in modo sano, perché si contribuisce alla riduzione della spesa sanitaria che in questi tempi di crisi è una peculiarità importante alla quale si dovrebbe porre la massima attenzione. L’attività fisica è una delle modalità più efficaci di prevenzione e cura delle malattie. Oltretutto si può praticare in modo semplice e poco dispendioso ed è quindi alla portata di tutti. L’attività fisica praticata regolarmente – continua il presidente – induce numerosi benefici per la salute fisica, aumenta il benessere psicologico, svolge un ruolo di primaria importanza nella prevenzione delle malattie cronico-­‐degenerative. Inoltre favorisce il rafforzamento della massa ossea, il miglioramento delle funzioni cognitive, la perdita di peso, soprattutto se associato alla riduzione di calorie. È meglio altresì una regolare attività fisica quotidiana che fare sport qualche volta al mese». Lo stato fisico si migliora con gli esercizi I corsi Afa sono finalizzati a favorire il mantenimento delle capacità motorie ancora presenti, anche se limitate, e per prevenire efficacemente una serie di acciacchi fastidiosi e dolorosi. La letteratura internazionale e l’esperienza maturata in altre regioni e province considerano l’attività fisica adattata appropriata nell’assicurare effetti positivi in termini di benessere psicofisico in persone che, a causa di patologie stabilizzate, hanno ridotte capacità motorie e funzionali. Una serie di esercizi ben definiti, sotto la guida professionisti esperti, può migliorare lo stato fisico generale e di consentire il miglioramento della qualità della vita. San Vito al Tagliamento Ospedale, il punto nascite batte il record di parti San Vito, impennata dovuta alla temporanea chiusura del reparto di Portogruaro Il primario di Pediatria: «Da luglio ad oggi una media di 70 lieti eventi al mese» di Andrea Sartori. SAN VITO. Significativo incremento delle attività, nel settore materno-­‐
infantile dell’ospedale di San Vito, da quando ha chiuso il punto nascita di Portogruaro. Negli ultimi tre mesi, il numero di donne provenienti dal Veneto è quasi raddoppiato. Un trend che però potrebbe finire a breve, considerando che a Portogruaro il reparto sarà comunque riavviato, seppure a regimi ridotti. Ma altri punti nascita sono a rischio, in regione, e le future mamme potrebbero dirigersi a San Vito. Il quadro è emerso all’annuncio della consegna ufficiale, da parte dell’Unicef, del riaccreditamento dell’ospedale quale Amico dei bambini. L’importante riconoscimento era già stato reso noto a febbraio. Ora l’Unicef procederà alla 8 consegna, che non riguarda soltanto l’ospedale, di cui è stato coinvolto il personale di ogni reparto e servizio. Protagonisti dell’operazione accreditamento sono infatti anche distretto, consultorio, pediatri e medici di famiglia, farmacie, enti locali e associazioni di volontariato. La consegna avverrà il 7 ottobre, alle 17, a palazzo Rota. In Italia, solamente 25 ospedali sono Amici dei bambini: in provincia, oltre a San Vito, c’è Pordenone. Un risultato prestigioso già raggiunto in passato, ma il riaccreditamento richiedeva il rispetto di ulteriori, numerosi standard di qualità riconosciuti a livello internazionale: non soltanto favorire l’allattamento al seno, ma anche la qualità globale dell’assistenza e dei rapporti tra madre e figlio sin dalla nascita. Informazioni e incontri pre-­‐parto, una nascita più naturale possibile, il contatto precoce e prolungato tra madre e neonato sin dalla sala parto e, anche in caso di parto cesareo, la non separazione dei due a meno di impellenti ragioni mediche. Tutto ciò, a San Vito è realtà. Dove però, come negli altri punti nascita, si stava registrando un calo delle nascite. Ma è intervenuto il fattore chiusura a Portogruaro. «Negli ultimi tre mesi abbiamo registrato una media di 70 parti al mese – ha riferito il responsabile della Pediatria dell’ospedale di San Vito, Franco Colonna –. Negli ultimi due mesi, un quarto dei parti proveniva dal Veneto. Prima, circa il 15 per cento. Un lavoro extra cui il nostro organico ha saputo far fronte al meglio». Negli anni scorsi, il numero si era assestato intorno a quota 800 parti annui. Se il punto nascita veneto fosse rimasto chiuso, a San Vito si sarebbe potuto puntare al migliaio. Il 1° ottobre, però, è prevista la riapertura a Portogruaro, seppure inizialmente a regimi ridotti. Ma in Friuli è ancora in discussione il destino dei punti nascita di Latisana e Palmanova: eventuali chiusure potrebbero portare nuova affluenza a San Vito. 9