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Capolavori d’Arte
a Madrid e Viareggio
Caillebot nella capitale spagnola,
Signorini e De Nittis nella città della Versilia
di Eugenia Sciorilli
Madrid, MuseoThyssen-Bornemisza:
Caillebotte, pittore e giardiniere
19 luglio – 30 ottobre 2016
Gustave Caillebotte (18481894) è universalmente
considerato uno dei
protagonisti del Movimento
Impressionista, ma prima di
dedicarsi alla pittura a tempo
pieno è stato per molti anni
collezionista e mecenate dei
suoi amici pittori. Iniziò a
dipingere i suoi primi studi
di giardini e natura nella
tenuta di famiglia a Yerres,
alla periferia di Parigi, dove
aveva scoperto il suo
interesse per il mondo
dell’arte. Nel 1872,
Caillebotte riceveva le sue
prime lezioni nello studio di
Bonnat, dipingendo a livello
amatoriale; quattro anni più
tardi, quando fu invitato a
prendere parte alla seconda
mostra impressionista del
1876, iniziò ad aiutare Monet
e Renoir, che con il passar
del tempo erano diventati
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suoi amici, e anche altri
artisti acquistando le loro
opere e provvedendo
all'organizzazione di mostre.
La morte di Caillebotte,
avvenuta precocemente,
provocò la fine inattesa di
una carriera artistica che era
ancora in evoluzione. La sua
improvvisa scomparsa,
accompagnata dallo scalpore
legato al grande lascito di sue
opere che volle donare allo
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La pòr i ma i m pr ess ione
In alto, a sinistra, Girasoli,
Giardino di Petit Genevilliers –
1885; a destra, Il boulevard visto
dall'alto – 1880.
Sopra, a sinistra, L'orto, Yerres –
1877; a destra, Biancheria stesa,
Petit Gennevilliers – 1888. (foto
Comité Caillebotte/ThyssenBornemisza Museum)
A lato, Imbarcazione ormeggiata
sulla Senna, Argenteuil – 1891.
(foto J. Y. Lacote/Cergy-Pontoise,
Conseil Départemental du Val
d'Oise/Thyssem-Bornemisza
Museum); a destra Orchidee –
1893 (foto Comité
Caillebotte/Thyssen-Bornemisza
Museum).
Pagina accanto, sopra il titolo, La
Senna e il ponte ferroviario ad
Argenteuil – 1885. (foto
Brooklyn Museum/ThyssenBornemisza Museum)
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del giardino nel lavoro
dell'artista, come pure il
rapporto di Gustave
Caillebotte con Claude
Monet, con il quale
condivideva la passione per
la botanica e il giardinaggio.
La mostra è stata suddivisa in
quattro sezioni che si
concentrano sui luoghi dove
l'artista visse e lavorò: La
Parigi di Haussmann: un
Stato francese, ha purtroppo
eclissato la profonda
originalità del suo lavoro.
Questa mostra, organizzata
in collaborazione con il
Musée des Impressionismes
di Giverny (che l’ha ospitata
dal 25 marzo al 3 luglio
scorsi), intende offrire ai
visitatori un
approfondimento del tema
universo minerale; Estati a
Yerres: 1861-1879; La Senna e
i viaggi in Normandia: 18801888; Le Petit-Gennevilliers:
1888-1894. Quest’ultima
sezione prende il nome
dall’ultima dimora di
Caillebotte, che
comprendeva un magnifico
giardino creato dallo stesso
artista.
www.museothyssen.org
Viareggio, Centro Matteucci per l’Arte Moderna:
Il tempo di Signorini e De Nittis. L’Ottocento aperto al Mondo
nelle Collezioni Borgiotti e Piceni
2 luglio 2016 – 26 febbraio 2017
Questo percorso espositivo,
che si prolungherà per più di
una stagione, vuole essere il
racconto per immagini di una
“singolar tenzone”, mai
ufficialmente dichiarata
eppure vissuta con passione,
tra due raffinati intellettuali e
grandi esperti d’arte nella
Milano di via Manzoni,
all’indomani del secondo
conflitto mondiale. I due,
Enrico Piceni e Mario
Borgiotti, avevano abitazioni
e collezioni a pochi passi di
distanza. Entrambi
frequentavano il bel mondo
della cultura del tempo. Il
primo si occupava della
Medusa e dei Gialli per
Arnoldo Mondadori, era
traduttore di Dickens e della
Brönte, amico di Montale e
di Vergani. E soprattutto
appassionato estimatore degli
“Italiani di Parigi”, ovvero
De Nittis, Zandomeneghi e
Boldini.
Il secondo, livornese di
nascita e di spirito, giunse a
Giuseppe de Nittis. A sinistra, Al Bois de Boulogne – 1873; a destra, Una domenica a Londra – 1878. (foto Studio Esseci)
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La pr i m a Te s or i d ’Ar te a Monte pulci ano
In alto, a sinistra, Antonio Mancini, Ricreazione – 1876 circa. Al centro, Federico Zandomeneghi, Omaggio a Toulouse Lautrec –
1917. A destra, Oscar Ghiglia, Stampa giapponese – 1927. Sopra, a sinistra, Federico Zandomeneghi, Au théatre – 1895 circa.
A destra, Telemaco Signorini, L'uncinetto – 1885 circa. (fotografie Studio Esseci)
Milano dopo essersi
“formato” alle Giubbe Rosse
di Firenze, amico di Papini,
Cecchi e Soffici. Musicista e
violinista, ma soprattutto
innamorato dei “suoi”
Macchiaioli.
Giuliano Matteucci, grazie
alla collaborazione con la
Fondazione Enrico Piceni e
del Comune di Viareggio e
grazie soprattutto al suo
personale prestigio
internazionale, è riuscito a
riunire le collezioni personali
di questi due protagonisti del
panorama culturale italiano
del Novecento, la prima
confluita nel patrimonio
della Fondazione Piceni, la
seconda ancor oggi nella
disponibilità della famiglia
Borgiotti. Molte delle opere
esposte sono rimaste
“private” da decenni, non
concesse a nessuna mostra e
museo. Insieme ai capolavori
delle due collezioni milanesi
è anche presente un
essenziale nucleo di altre
opere di confronto.
L’Ottocento “aperto al
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mondo”, cui si accenna nel
titolo della mostra, è una
citazione, e allo stesso tempo
un omaggio, a Diego Martelli
che sognava già
nell’Ottocento una raccolta
di arte italiana di respiro
internazionale.
www.centromatteucciartemo
derna.it
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