Svaniti pure i soldi della variante La Regione non paga il progetto
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Svaniti pure i soldi della variante La Regione non paga il progetto
[LAGO E VALLI 41] LA PROVINCIA MERCOLEDÌ 6 APRILE 2011 SAN SIRO Rezzonico,che brutto il deposito SAN SIRO Non è il primo che segnala la situazione anomala in cui versa l’area fra le due gallerie di Rezzonico, ma Alberto Botta, com’è nel suo stile, lo fa con la consueta verve. L’Anas è proprietaria del terreno e lo utilizza come deposito, col risultato che all’ingresso della frazione, dove appare in tutta la sua maestosità il castello medioevale, dentro un reticolato metallico vengono lasciati abitualmente, tra le erbacce, mezzi di cantiere e vecchi manufatti sostituiti lungo la statale Regina. Il Comune ha più volte bussato alla porta dell’ente strade nel tentativo di acquisire e riqualificare quello spazio, ma si è sempre sentito rispondere picche, perché all’Anas “quell’area serve come deposito”. «La nostra richiesta - riferisce il vi- cesindaco, Claudio Raveglia - è sempre valida». «E’ una vergogna - incalza Botta - . Come fa, chi è preposto alla tutela dell’ambiente, ad autorizzare un utilizzo così sprezzante di un’area proprio all’ingresso di uno dei borghi più belli d’Italia? La fascia che da lì si estende verso lago, oltretutto, potrebbe essere sfruttata a scopo turistico, ma l’obbrobrio dell’Anas ne impedisce qualsiasi progetto. La vecchia strada Regina dismessa, inoltre, è destinata a diventare pista ciclabile e vogliamo che i turisti pedalino ammirando il degrado? Se all’Anas manca il buon senso - conclude Botta - mi auguro che qualcuno provveda a imporre le giuste regole». Gp. R. [ SAN FEDELE ] [ TREMEZZINA ] Sequestrati dal Nas cibi scaduti a Villa Flory Svaniti pure i soldi della variante brevi La Regione non paga il progetto SAN FEDELE INTELVI Alimenti in cattivo stato di conservazione e mancanza dei requisiti igienico-sanitari: sono questi i reati contestati dai carabinieri del Nas di Milano e della compagnia di Menaggio che hanno effettuato un accertamento alla casa per ferie per persone diversamente abili "Villa Flory", titolare Aurelio Carloni, 52 anni. L’attività è stata svolta dai militari per la tutela della salute del comando regionale di Milano a seguito di un’attività d’indagine effettuata dai carabinieri della caserma di Lanzo d’Intelvi dopo aver ricevuto un esposto. Lo scorso 18 marzo i militari della compagnia di Menaggio, con quelli del Nas, hanno operato il controllo all’interno della struttura ricettiva di via San Rocco e hanno sequestrato in totale 425 chili di alimenti vari di origine vegetale, ittici e di carne (bovina, suina e avicola), preparati gastronomici e lattiero caseari per un importo totale di circa 7mila euro. Secondo gli inquirenti gli alimenti erano in cattivo stato di conservazione, sottoposti a trattamenti termici non idonei, conservati in modo promiscuo e in parte anche scaduti. Il titolare della struttura è stato ritenuto responsabile anche di non aver inoltrato entro i termini previsti le schede identificative delle persone che sono alloggiate a Villa Flory presso l’ufficio di pubblica sicurezza. La struttura di San Fedele Intelvi non è stata comunque chiusa dai carabinieri e prosegue la sua attività ma è stata sanzionata per un importo complessivo di 4500 euro per mancanza dei requisiti igienico sanitari e gestionali, oltre che per omessa attuazione della tracciabilità degli alimenti. L’attività di controllo è stata effettuata lo scorso 18 marzo ma, da quanto è emerso, le indagini sono tuttora in corso. G. d. V. [ SAN BARTOLOMEO ] Cinquesanti aveva chiesto aiuto, l’assessore Cattaneo dice che non può [ L’ANAS PRECISA ] (M. L.) La posizione dell’Anas nei riguardi della variante è contenuta in una precisazione resa non molto tempo fa da Giuseppe Scanni, direttore delle relazioni esterne dell’azienda. «L’Anas - scriveva Scanni - ritiene opportuno precisare che la lunghezza dell’iter procedurale e l’incremento dell’importo dell’opera sono imputabili a legittime richieste delle istituzioni locali. Infatti la convenzione originaria tra il ministero delle infrastrutture, la regione Lombardia, l’anas, la camera di commercio e la provincia di Como siglato il 30 luglio 2007 prevedeva soltanto la realizzazione del primo lotto funzionale dell’intervento tra Colonno e Ossuccio. I lavori erano stati inseriti nel piano degli investimenti con appaltabilità 2010 per un importo di 64 milioni di euro. Successivamente, a seguito dello sviluppo dello studio di fattibilità, provincia, camera di commercio e comuni hanno rappresentato al compartimento della Lombardia l’urgente necessità che la variante venisse realizzata nella sua interezza e non per lotti. Il 25 ottobre 2007 la giunta provinciale di Como ha approvato lo studio di fattibilità per un importo complessivo di 210 milioni di euro con soluzione in un solo lotto. Dopo le opportune variazioni tecniche, la direzione centrale progettazione dell’anas il 4 febbraio 2008 ha autorizzato il compartimento della Lombardia a coordinare l’avvio delle successive fasi progettuali. L’anas d’intesa con il ministero delle infrastrutture e la regione si impegna a rimodulare l’importo dell’intervento dai 64 milioni ai 210 milioni stimati per la costruzione dell’intera variante». OSSUCCIO La variante della Tremezzina, la più necessaria per l’economia e il turismo, la più attesa dalla gente del lago e delle valli, la più promessa da politici e pubblici amministratori, tra continui palleggi di dichiarazioni scritte e verbali, vanta il più vergognoso record di scadenze non mantenute. Per la costruzione della nuova via tra Colonno e Griante, 9 chilometri tra gallerie e tratti panoramici a cielo aperto non solo mancano i 210/220 milioni di euro, ma sul conto corrente della provincia non ci sono ancora i due milioni per il progetto definitivo-esecutivo. L’ultima dichiarazione, in ordine di tempo, è quella dell’assessore regionale alle infrastrutture Raffaele Cattaneo. «L’assessore provinciale ai lavori pubblici Pietro Cinquesanti sa benissimo che la regione finanzierà come previsto il progetto definitivo, ma sa altrettanto bene che per avere questi fondi deve prima sfornare il progetto preliminare e farlo arrivare all’Anas, altrimenti è impossibile pervenire alla realizzazione dell’opera». Parole che si aggiungono a un fiume di altre parole che in successione sono state pronunciate negli anni con un’intensità maggiore ogni qual volta si sono profilati appuntamenti elettorali. Il primo a promettere tempi brevi e opere concrete era stato il 30 luglio 2007 l’allora ministro alle infrastrutture Antonio Di Pietro ritratto a Villa Saporiti, sede dell’amministrazione provinciale mentre stringe la mano al presidente Leonardo Carioni e a Raffaele Cattaneo, presente il direttore generale dell’Anas Michele Minenna. In quell’occasione era stato dichiarato che «il primo lotto tra Colonno e Ossuccio sarebbe stato progettato in via definitiva entro 9 mesi per poi passare alla fase esecutiva per la quale già sono stanziati 64 milioni di euro». Sempre in quella data era stato detto che «entro tre anni sarebbero stati eseguiti anche i lavori per la variante Dongo-Gravedona per la quale sono già in cassa 85 milioni di euro». Passa un po’ di tempo e il 22 ottobre 2008 arriva a Como il sottosegretario alle infrastrutture Silvano Moffa. Con l’auto blu il personaggio accompagnato dal parlamentare comasco Alessio Butti, preceduto da un paio di agenti motociclisti, percorre la Regina fino a Tremezzo per rendersi conto della situazione. In municipio alla trepidante platea costituita da sindaci e pubblici amministratori annuncia che «nel piano degli investimenti 2006/2008 sono compresi i 64 milioni di euro per il primo lotto della variante». Il 18 settembre 2009 viene ufficializzata la variante in un unico lotto, da Colonno a Griante. Al Pirellone sono presenti l’assessore regionale Raffaele Cattaneo e il vice ministro alle infrastrutture Roberto Castelli, presenti Carioni e il presidente della Camera di commercio Paolo De Santis. Al termine, su carta intestata della regione, l’ufficio stampa dirama un comunicato dai contenuti trionfalistici. «La Tremezzina si farà in un unico lotto - recita il testo - e per quanto riguarda i termini, entro il 2010 è prevista la conclusione del progetto preliminare, l’installazione del cantiere avverrà nel 2012 e l’apertura al traffico nel 2015». Il resto è storia recente. La progettazione va avanti, ma i due milioni necessari per il progetto definitivo-esecutivo non ci sono. Marco Luppi Incendio boschivo (Gp. R.) - Fiamme alte, ieri pomeriggio, sulla montagna che sovrasta San Bartolomeo Val Cavargna. Favorito dal caldo e dalla brezza, l’incendio si è propagato su una vasta area, divorando ettari di pascolo. Per arginarlo è stato necessario l’impiego die elicotteri. [ALTO LARIO ] In cerca di bagnini La Società nazionale di salvamento, sezione di Sondrio, sta cercando bagnini con brevetto per attività di assistenza bagnanti sulle spiagge di Colico, Sorico e Gera Lario per la prossima estate (previsto gettone di presenza). Per info e adesioni telefonare ad Aldo Corpesso, al 338/ 53.65.189. [ FAGGETO LARIO ] Catechesi su papa Wojtyla (Gl. Va.) - Oggi dalle 21, nella sala parrocchiale in frazione Molina, un incontro quaresimale di catechesi per gli adulti, sul tema «Testimoni di santità: Giovanni Paolo II». La partecipazione è aperta a tutti. [ LAGLIO ] Don Mauro torna in aula. «Calunniò un fedele» Disse di aver ricevuto da Roberto Bianchi una videocassetta porno trovata durante una perquisizione Le udienze per don Mauro Stefanoni non finiscono mai. Non ancora almeno. Il sacerdote condannato in appello a otto anni per aver abusato di un suo ex parrocchiano, all’epoca dei fatti 15enne, tornerà a varcare la porta di un tribunale il prossimo 23 giugno, per la prima udienza del processo per calunnia che lo vede imputato. A de- nunciarlo un suo parrocchiano, Roberto Bianchi, che nel settembre del 2007 fu ascoltato come testimone nel processo per violenza sessuale. Bianchi raccontò che, anni prima, aveva regalato all’oratorio una quarantina di cassette, tra documentari, film d’avventura e cartoni animati. Al sacerdote, secondo quanto riferito al processo, Bianchi raccomandò soltanto di controllare il contenuto di alcuni film polizieschi, che a suo giudizio potevano essere poco adatti a dei ragazzini. Nel 2005 nella casa di don Mauro la polizia sequestrò una videocassetta dal contenuto pornogra- fico omosessuale. Pochi giorni dopo il sacerdote convocò il suo parrocchiano. «Mi disse - è il racconto di Bianchi sotto giuramento, in aula - che doveva giustificare con i suoi superiori il possesso di alcuni film, così acconsentii a scrivere due righe». La settimana successiva, Bianchi fu richiamato da don Mauro, che gli chiese di firmare un’ulteriore lettera, il tutto per non meglio precisate necessità di maggiore chiarezza. Quando l’avvocato del parroco mostrò in tribunale la lettera, chiedendo a Bianchi se ne riconoscesse la firma, il testimone confermò la firma ma restò assai sorpre- so nel leggerne il contenuto, diverso - a suo dire - dall’originale, poiché conteneva l’ammissione di aver consegnato all’oratorio anche una videocassetta hard omosessuale. Bianchi, padre di famiglia, ha sempre negato di avere mai firmato un simile documento e di aver consegnato una videocassetta di quel genere, alimentando il sospetto che la lettera fosse posticcia e servisse a don Mauro per giustificare il possesso del filmato. Da qui la querela per calunnia, da cui ora don Mauro dovrà difendersi. A partire dall’udienza del 23 giugno. Giorgio Bardaglio