scheda tecnica - Barz and Hippo

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scheda tecnica - Barz and Hippo
scheda tecnica
durata: 80 minuti
nazionalità: Italia
anno: 2005
regia: SABINA GUZZANTI
sceneggiatura: SABINA GUZZANTI
produzione: VALERIO TERENZIO TRIGONA PER STUDIO UNO, SABINA GUZZANTI
PER SECOL SUPERBO E SCIOCCO PRODUZIONI
fotografia: PAOLO SANTOLINI
montaggio: CLELIO BENEVENTO
musiche: RICCARDO GIAGNI, MAURIZIO RIZZUTO
interventi di: RORY BREMNER, SABINA GUZZANTI, DANIELE LUTTAZZI, MICHELE
SANTORO, ENZO
BIAGI,
FABRIZIO MORRI, VALERIO TERENZIO, ANDREA
SALERNO, LUCIA ANNUNZIATA, BEPPE GIULIETTI, CLAUDIO PETRUCCIOLI,
DARIO FO, FLAVIO CATTANEO, LUCIANO CANFORA, KARL ZERO, FRANCESCO
ALBERONI, MICHELE
BONATESTA, DAVIDE
CAPARINI, FURIO
COLOMBO,
FERRUCCIO DE BORTOLI, BILL EMMOTT, CLAUDIO FRACASSI, BRUNO GACCIO,
MAURIZIO GASPARRI, UDO GEMPEL, BEPPE GRILLO, ERIC JOZSEF, GIORGIO
LAINATI, EZIO MAURO, MARCELLE PADOVANI, ANGELO MARIA PETRONI,
ANTONIO POLITO, PAOLO ROSSI, ALEXANDER STILLE, MARCO TRAVAGLIO,
ELIO VELTRI, MARCELLO VENEZIANI
[email protected]
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la parola ai protagonisti
La lettera di Sabina Guzzanti
Ho deciso di realizzare questo documentario quando il giudice ha stabilito che la querela contro
Raiot era priva di fondamento.
L'ho girato nelle pause della tournée e le idee si sono chiarite mano mano che procedevo con le
interviste, grazie anche all'intelligenza e alla grande capacità di comunicare degli intervistati.
Quello che più mi affascinava nella realizzazione di questo progetto, era testimoniare in diretta la
trasformazione di una democrazia in qualcos'altro.
Al di là delle ragioni storiche e politiche, raccontare in che modo la percezione degli avvenimenti
cambi gradualmente agli occhi delle persone comuni. Quali sono i meccanismi che rendono
possibile questa alterazione.
L'idea di intervistare altri colleghi che fanno satira in televisione all'estero è arrivata dopo qualche
tempo e direi che è stata una svolta decisiva nella realizzazione del film.
E' stato importante verificare che queste restrizioni della libertà d'espressione riguardano solo
l'Italia; che certo c'è una tendenza generale in questo senso negli ultimi anni, ma non ha niente a
che fare con quello che succede qui da noi.
È stato importante anche sperimentare l'Europa, scoprire che qualcosa significa. Che c'è
un'appartenenza concreta, che abbiamo principi comuni e che oltre all'unione monetaria è
possibile anche un'unione umoristica.
Soprattutto direi che grazie al contributo dei colleghi "satiristi", è diventato un film sulla censura ma
anche e contemporaneamente sulla libertà: come parla la libertà, qual è il suo sguardo, che
sensazione dà.
Per quanto si finisca per abituarsi a tutto, quando la incontri - la libertà- è un attimo
rinnamorarsene, ricordarsi della propria origine.
Immagino che oltre ai diretti interessati molti altri si sentiranno attaccati da "Viva Zapatero!". Tutti
quelli che pur occupando posti di potere importanti in questa Italia, pretendono di convincerci
d'essere persone libere.
Sono sicura che il disagio provocato dal film verrà espresso in modi variopinti che in parte prevedo,
in parte ancora una volta mi sorprenderanno.
Spero vivamente che "Viva Zapatero!" possa contribuire alle battaglie per la libertà d'espressione e
che faccia crescere la consapevolezza di quanto sia importante l'indipendenza dell'informazione
dalla politica, nella vita di ciascuno di noi.
"Lasciateci dire che 2+2 fa 4 il resto verrà da sé", scriveva Orwell in 1984.
È l'autoritarismo la causa dei disastri economici, della corruzione e della depressione di una
nazione.
La libertà è al contrario la soluzione, l'unica soluzione a questi mali.
Quindi riprendiamoci quella che c'era e già che ci siamo prendiamone molta di più, che quella che
c'era era comunque poca.
Sabina Guzzanti
[email protected]
2
Sabina Guzzanti
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risulta infatti vincolato ed alle nostre richieste formali hanno sempre risposto in modo
negativo. Ho tentato persino di acquisirli sotto false spoglie, dichiarando che erano per un
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segreto che siamo riusciti ad ottenere gli spezzoni grazie a lui. Comunque credo che sia del
tutto legittimo, non capisco perché non sia possibile avere le riprese di Berlusconi e
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La stampa spagnola prima che a Venezia si vedesse il film, pensava fosse un documento sul loro
presidente ed erano molto eccitati. In realtà, tu hai scelto questo titolo perché...
Perché effettivamente volevo fare un omaggio a un politico che, una volta eletto, ha fatto
alcune delle cose che aveva promesso in campagna elettorale. Forse è il caso di ereditare
questa bella usanza dalla nuova Spagna. Zapatero appena è andato al governo ha fatto
tutto quello che aveva promesso: ha ritirato le truppe dall'Iraq, ha fatto in modo che
l'informazione fosse sottratta al controllo politico, ha fatto quello per cui gli elettori lo hanno
votato. Cosa che in Italia non è mai accaduta. Il titolo è anche una provocazione perché
Zapatero è un incubo anche a sinistra perché hanno paura che noi pretendiamo che si
facciano le stesse cose. I politici sono i nostri dipendenti, siamo noi che li stipendiamo,
devono andare là a fare quello che gli chiediamo noi, anche perché quello che stanno
facendo ora ci sta portando al disastro più totale. Comunque il titolo è un piccolo gioco di
parole con un vecchio film con Marlon Brando che si chiamava 'Viva Zapata'.
Dalle prime impressioni raccolte in sala, si evince una grande soddisfazione da parte del pubblico
nel veder "dissacrati" sullo schermo, non solo i soliti uomini della destra, ma anche qualche
intoccabile di sinistra. Tra tutti, Luciano Violante e Claudio Petruccioli. Hai avuto già qualche
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Non ancora. Ma non è la prima volta che un certo tipo di obiezioni vengono mosse
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Il mio giudizio sulla sinistra riassume il pensiero di moltissimi elettori di sinistra.
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piuttosto che nelle sale. Il fatto di non sentire la pressione di realizzare un film per il cinema
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Assolutamente si! Già da tempo ho iniziato a stringere legami con diverse associazioni
alternative. Anche per questo film ho chiesto il loro aiuto soprattutto quando ancora non
[email protected]
3
sapevo che il film sarebbe stato distribuito nelle sale. La seconda puntata di Raiot è stata
una bella esperienza anche perché si è attivato un valido circuito di informazione
alternativa. Adesso mi stanno molto aiutando nella diffusione del testo per la raccolta di
firme in cui si chiede una legge sul conflitto di interessi.
"Viva Zapatero" passerà in prima battuta per un film contro Berlusconi. In realtà i destinatari del
messaggio sono altri, è molto più la sinistra e quello che sarà del dopo-Berlusconi.
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devono dirci perché hanno permesso a questa persona di devastare il paese. Prima
devono rispondere delle loro responsabilità, fare in modo che questo non si possa ripetere
e devono ricostruire le fondamenta della nostra democrazia. Cose non scontate.
Guardiamo alla Rai... Prima che venisse eletto presidente Petruccioli, Fassino se non
sbaglio aveva dichiarato che se si fosse trovato un accordo sulla presidenza, avrebbero
lasciato quel Cda anche in caso di vittoria elettorale. Questo vuol dire che non hanno
alcuna intenzione di operare dei cambiamenti veri. Il sistema a questo punto può cambiare
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momento in cui ognuno di noi si deve prendere le proprie responsabilità e agire di conseguenza.
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stampa e nelle televisioni. Voi giornalisti, per esempio.
I giornalisti stranieri che hanno collaborato
Marcelle Padovani, che ha partecipat
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tutte le nostre più fosche previsioni si sono avverate. Sabina è partita dal racconto del suo
caso e dalla sua indignazione per poi allargare la visione e darci un quadro generale su ciò
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Stessa domanda per Udo Gumpel.
Non è bello che un osservatore straniero si metta in cattedra e dica ad un altro popolo e ad
un altro paese quella che secondo lui è la verità. Posso dire però che quello che si nota in
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cosa molto sana, che permette al pubblico di prendere la corretta distanza dalle enfatiche
dichiarazioni dei politici.
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4
Raiot –armi di distrazione di massa: i fatti
13 novembre 2003
Conferenza stampa per la presentazione del programma satirico RaiOt. Paolo Ruffini, il direttore di
Rai3, ha parole di grande elogio per il lavoro svolto dagli autori.
Autori del programma, oltre a Sabina Guzzanti, Curzio Maltese, Emanuela Imparato e Paolo
Santolini. Il programma annunci
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venti minuti in cui Sabina Guzzanti appare senza trucchi e senza maschere e sketch con la
partecipazione di Francesco Paolantoni, Roberto Herlitzka, Rosalia Porcaro, David Riondino,
Stefano Vigilante, Corinna Di Castro e Sabrina Impacciatorek, ecc.
16 novembre, ore 17.00 circa
Paolo Ruffini telefona a Sabina Guzzanti per comunicare la sua decisione di sopprimere il
programma.
16 novembre, ore 19.00
Dopo la convocazione di una conferenza stampa nella saletta del Teatro Ambra Jovinelli, il
direttore Paolo Ruffini torna sulla sua decisione.
16 novembre, ore 23.30
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Nei giorni successivi:
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legale è rivolta contro Rai, Studio Uno (La società di produzione del programma), Sabina
Guzzanti, gli altri autori del programma e Paolo Ruffini.
- Il CdA della Rai decide di sospendere la trasmissione
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quindi avvalere del paradosso; secondo perché le cose dette sono oltretutto vere nella
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Sul palco con lei Paolo Rossi, Serena Dandini, Fiorella Mannoia, Dario Fo, Daniele
Luttazi.La serata viene proiettata in diretta in diversi teatri italiani e, grazie alle strutture
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5
recensioni
Maurizio Porro - Il Corriere della Sera, 16 settembre 2005
Certo, viva. Lo ha gridato il pubblico di Venezia con 15 minuti di plausi. La Guzzanti, una delle
«epurate» dal video, proclamandosi la buffona, costruisce sulla linea di Moore un bellissimo
documentario sulla censura e la libertà di informazione satirica in Italia. Interroga non solo sé e i
suoi «bravi» (Grillo, Rossi, Luttazzi, Fo) ma anche stupefatti comici stranieri. Tra gli intervistati ci
sono gaffes storiche di pre-potenti Rai, un Marcorè-Gasparri sublime, Sabina che fa Berlusca,
mentre dicono cose belle e intelligenti Biagi, de Bortoli, Santoro, Travaglio. Intervento magistrale di
Furio Colombo: non possiamo più dire di non sapere. A cavalcioni tra farsa e tragedia il film è
irresistibile sia quando fa ridere, spesso, sia quando fa venire rabbia, spessissimo, e rilancia il
potere documentario di controinformazione. Da vedere. VOTO: 8,5
Roberta Bottari - Il Messaggero, 16 settembre 2005
Viva Zapatero!, il film più applaudito alla Mostra del Cinema di Venezia, esce oggi nella sale
italiane in trenta copie, distribuito da Luky Red. Il dirompente documentario di Sabina Guzzanti è
stato già venduto in Francia, Spagn a, Svizzera e Olanda e il 2 3 settembre il Festival di San
Sebastian potrebbe funzionare da trampolino per il 1ancio internazionale. Sui mercati esteri la
distribuzione sarà curata dalla società francese Wilct Bunch, già marchio di Michael Moore e Nanni
Moretti. «Ma non ho nessuna fiducia - dice Sabina Guzzanti nella possibilità che questo film possa
essere acquista-to dalla Rai, nonostante la proposta di Sandro Curzi».
Il documentario di 80 minuti spara a zero sulla libertà di informazione in Italia, iniziando con il
ricordare come il suo Raiot fosse stato cancellato, nel novembre 2003, dopo una prima puntata
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conflitti di interesse che, secondo la Guzzanti, convivono tranquillamente nel nostro Paese. Il tutto
fra spezzoni, imitazioni, interventi di Dario Fo, Paolo Rossi, Daniele Luttazzi, Beppe Grillo. e Marco
Travaglio, ma anche di giornalisti stranieri che spiegano come nei loro Paesi la satira non sia
oggetto di discriminazione. E in Viva Zapatero! non mancano accuse alla sinistra, alla sue
connivenze e distrazioni verso un sistema di potere che la Guzzanti non esita a definire: «un
regime».
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Onesto. Calzante. Lucido. E dal punto di vista cinematografico: geniale. Viva Zapatero! di Sabina
Guzzanti e stato paragonato a Fahrenheit 9/11 di Michael Moore. Ma, con tutto il rispetto per
Moore, con Fahrenheit 9/11, nonostante la nobiltà del terna, ti addormenti dalla metà in poi. Con
Viva Zapatero rimani incollato sulla sedia e ti accade qualcosa di assolutamente inedito. Per tutto il
tempo non sai se ridere o se piangere. Questo film è il più misurato, obbiettivo, tremendo,
documento su quello che è diventato questo paese dalla presa del potere di Silvio Berlusconi. È
unl documento che non fa demagogia, che non gioca oltre il lecito con le battute facili, che non fa
sermoni e morali a nessuno, che non certifica verità giornalistiche buone per una battaglia
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diritto di espressione, del diritto di satira.
Naturalmente la storia del film, è in parte la storia del programma, Raiot, di Rai Tre, chiuso dopo la
prima puntata, con un gesto censorio sconcertante, e persino ridicolo. La vicenda dì Raiot ha
mostrato quanto il potere in questo paese non sia in grado di sopportare nulla che non sia filtrato,
addomesticato, e soprattutto normalizzato. Così Sabina Guzzanti dopo averci raccontato, con
filmati di repertorio, quello che avvenne allora, è tornata dai protagonisti di quella vicenda a
chiedere conto. Il programma fu cancellato perché Berlusconi, fece arrivare alla Rai quattro
querele con la richiesta di danni per4ø miliardi di vecchie li-re. La sentenza ha poi detto che i! reato
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non sussiste, e la Guzzantii è stata assolta soprattutto perché le cose dette nel programma erano
sostanzialmente vere. Ma nonostante questo, la Rai non ha rimesso il programma in palinsesto.
Le interviste di Sabina sono perfette. Sabina torna dai suoi censori per chiedere perché. E i perché
finiscono per esprimere più che una opinione una sottocultura. Una sottocultura verbosa e
arrancante, di gente che non riesce neppure ad arrampicarsi sugli specchi. E si mette a fare
distinguo tra informazione e satira, e parla di paletti, di misura, di una quantità di cose che sono
senza una logica vera. Flavio Cattaneo, già direttore generale Rai che dice, testuale: «se fai
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satira, quindi non è contro Sabina Guzzanti la chiusura». E Sabina: «ma le regole della satira dove
le ha lette lei mi scusi?». Oppure Gasparri, che dice: «No, vede... questa è una questione seria
signora Guzzanti. La satira è la satira, il dibattito è il dibattito». E il senatore Lainati di Forza Italia:
«Senta io sono un collega di suo padre che è un esponente del centro destra... ho avuto occasione
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certa età, non chiedo mica a mio padre quello che devo fare».
In queste perle linguistiche che sono la sostanza della malattia ideologica e morale di questo
paese, in questo verboso nascondersi dietro parole, in questo tentativo di comunicazione da
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berlusconismo più autentico, Si innestano filmati dei programmi dì satira in Francia, e interviste a
giornalisti stranieri che vivono in ItaIia: Udo Gumpel e Marcelle Padovani. Entrambi spiegano che è
impossibile raccontare queste cose agli stranieri. Entrambi dicono che in nessun paese la satira
può essere censurata. In Francia, in una parodia tarantiniana di Pulp Fiction, hanno inscenato
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anomalia di questo paese, e noi potremmo definire meglio come una forma di barbarie: il potere
assoluto di un uomo su tutti i mezzi di informazione, e che caccia dal video attori e giornalisti
scomodi. Ma Viva Zapatero è la dimostrazione di un nodo ancora peggiore. Il rapporto tra media e
potere che vige in Italia, e che sarebbe riduttivo leggere solo in chiave politica. La sudditanza di
buona parte dei media nei confronti del potere, e lo scarsissimo rispetto de! potere nei confronti dei
media. Non si sa bene chi abbia cominciato prima. Ma questo ormai avviene ovunque: nella
politica, nella cultura, nello spettacolo, nello sport. Viva Zapatero è una grande lezione di
giornalismo proprio perché è fuori dal giornalismo. Ma è di certo giornalismo, di certo suo
linguaggio, della sua non volontà di fare domande, di quel suo voler essere a tutti i costi
trasversale, cincischiante, assolutorio, spesso persino compromesso, pieno di malizie, privo di
schiettezza, capace di traccheggiare ogni qualvolta gli è possibile che parla soprattutto Viva
Zapatero. Quel giornalismo che usa il linguaggio dei suoi politici, perché spesso i suoi politici
hanno fatto i giornalisti, e ormai nessuno riesce a distinguere i linguaggi: tutti uguali. E proprio
questo giornalismo che esce peggio da questo film. E questo farsi da parte, questo lavarsene le
mani, che viene fuori con più pr
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Quando chiusero Raiot tutti trovarono una ragione. «Una ragione» con ragione, da parte dei
giornali vicini al centrodestra. E «una ragione» per quanto non condivisi-bile, da parte di quelli del
centro sinistra. Ma alla fine si capiva comunque un fatto, e va detto senza ipocrisie: che quel
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voce che esprime opinioni, e non ha fatto un esame di stato non può esprimersi liberamente.
Purtroppo con sfumature diverse si ritrova in tutti gli schieramenti . Il contraltare è quello di Luciano
Canfora che pacatamente fa scivolare questo mondo di ignoranza in un limbo del ridicolo:
«Aristofane inserisce nelle sue commedie dei comizi interi», spiega alla Guzzanti: «si chiamava
parabasi; il corifeo si staccava dagli altri, dal resto del coro, andava in primissima fila, e diceva:
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qualunque argomento».
Ora Sabina Guzzanti è disposta a seguire il suo film, che distribuisce Lucky Red, in trenta copie
iniziali, in tutte le città dove verrà proiettato. Quelli che hanno voluto, allora, la chiusura di Raiot
dovrebbero cominciare a preoccuparsi . La satira, spesso, fa dei brutti scherzi, torna come un
[email protected]
7
boomerang, e i boomerang più vengono lanciati lontani più prendono forza e velocità, e fanno
molto male.
Roberto Nepoti - Vanity Fair, n. 39 6 ottobre 2005
Abbiamo anche noi un Michael Moore? Col suo documentario satirico sul tema della censura, che
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Sabina Guzzanti ha ottenuto un successo di pubblico sorprendente: 150 mila euro nel primo fine
settimana. Piccoli numeri, si dirà; molto significativi, però, se si considera che Viva Zapatero! è
uscito in sole 34 copie (raddoppiate nel secondo weekend) ed è conteso dalle distribuzioni estere,
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Marcorè (Gasparri). Divertente il duetto tra Guzzanti-Berlusconi e un comico inglese che
impersona Tony Blair.
Emanuela Martini - Film Tv n. 39, 27 settembre 2005
Viva Zapatero! di Sabina Guzzanti, che sta raccogliendo un inaspettato successo di pubblico
(infatti la compagnia di distribuzione Lucky Red ha deciso di aumentare il numero delle copie in
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nella nostrana censura televisiva (Beppe Grillo, Paolo Rossi, Dario Fo, Enzo Biagi, Michele
Santoro, ecc;), ai politici del centrodestra e del centrosinistra che al momento della sospensione di
Raiot ricoprivano ruoli chiave (dal ministero delle Comunicazioni alla Presidenza della Rai e del
Consiglio di garanzia), agli osservatori stranieri, ancora giornalisti e autori satirici, sempre più
stupefatti davanti alla situazione italiana (che imputano, lucidamente, a entrambi gli schieramenti
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conto del contesto esterno (come sa fare Moore nelle opere migliori). La sua naturale destinazione
sarebbe la televisione. Ma, qui e oggi, questa è una contraddizione in termini. Perciò ben venga
nelle sale e poi in dvd perché, non fosse altro che come promemoria, va visto.
Max Stèfani - Il Mucchio Selvaggio , ottobre 2005
Anche se duramente criticato dai celoduristi della Lega, il film documentario satirico della Guzzanti
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sulla nostra penisola e sui mezzi di comunicazione. pubblici e privati che siano; e non si è limitata
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della loro indegnità. Si ride spesso per gli sketch e le imitazioni della Guzzanti, ma Viva Zapatero è
al tempo stesso angosciante e deprimente. Quando Grillo supplica in giornalisti di ribellarsi o
almeno di scrivere quello che pensano e parlare di quello che vedono, è imbarazzante per la
nostra categoria, come emozionante è il pianto di Alfredo Pieroni, quasi distrutto dal subdolo
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Italia si possono fare film o libri anche senza passare per forza dalla Medusa o da Mondadori.
[email protected]
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Il presidente Chirac è seduto alla scrivania del suo studio, quando due tipi armati fino ai denti e
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elencandogli tutte le promesse elettorali non mantenute. La scena non è presa da un video
eversivo in circolazione su internet, ma da una popolare trasmissione satirica regolarmente in onda
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in alcune delle più popolari trasmissioni satiriche estere: come quando, truccata da Berlusconi,
affianca in una rocambolesca conferenza stampa congiunta un altrettanto mascherato comico
britannico che imita - in tutta libertà - il premier Tony Blair. E che definisce "inconcepiblie" che nel
suo paese possa accadere ciò che è successo a Raiot.
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è mai più andato in onda. Neanche dopo che il giudice ha stabilito che la querela fosse priva di
fondamento e che i fatti di cui parlava fossero veri. E proprio in quel momento Sabina Guzzanti ha
deciso di intraprendere questo viaggio nella censura, con testimonianze di Dario Fo, Paolo Rossi,
Beppe Grillo, Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e molti altri.
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minuti di applausi, continua adesso in trenta sale italiane. Un numero (per ora) ridotto di copie per
consentire a Sabina Guzzanti di accompagnare il suo film in giro per il paese, nella speranza che
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Claudia Gorgoglione –la repubblica 9 settembre 2005
Irrompe tra i fasti e rituali della Mostra, conquistando tutta la ribalta. Così, in una giornata che
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carriera per Stefania Sandrelli - Sabina Guzzanti sconvolge ogni cosa, infiammando la platea
come non mai: il suo documentario "Viva Zapatero", evento a sorpresa di oggi, strappa ben dodici
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autori europei di satira televisiva - l
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soprattutto a chi, almeno in teoria, dovrebbe fare opposizione: non a caso, i momenti più esilaranti,
che hanno strappato più applausi anche in sala, sono quelli in cui vediamo gli imbarazzi e le
esitazioni di esponenti del centrosinistra, di fronte alla censura. Come si vede, ad esempio,
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definisce "esilarante".
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una malattia profonda, una degenerazione. In questo senso, il film non è contro Berlusconi, ma
parla invece del dopo Berlusconi. Rivolgendosi alla nostra parte: ai politici che avrebbero dovuto
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pellicola centrata sulla libertà di stampa: "Good night, and good luck" di George Clooney, dedicata
a un giornalista che si battè come un leone contro il maccartismo. E in cui si colgono analoghi
timori sul tema della libertà di espressione.
Certo, guardando il documentario di Sabina, vediamo come in Italia la situazione sia più grave
rispetto a qualsiasi altro paese civile. Ma per lei, bandita dalla tv pubblica, una consolazione
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a mandarlo in onda". E la Guzzanti, scuotendo la testa, replica: "Sì, come noooo...".
Claudio Zappoli - Mymovies.it
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programma tv della Guzzanti, Raiot, prima voluto e poi censurato da RaiTre. Più che un film
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roga su quale sia la definizione di satira e sulla effettiva
libertà di informazione nel nostro Paese. Sgombriamo subito il campo da un equivoco: proprio chi
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critiche neppure alla sinistra. Colpevole, a suo dire, di eccessiva compiacenza nei confronti del
Cavaliere. Quello che Moore aveva solo accennato riguardo alla debolezza dei Democratici
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programma (più o meno) satirico, Sabina Guzzanti opta per armi più fini (se così si possono
definire), dedicandosi al cinema, e scrivendo un film di denuncia sulla sua trasmissione di
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frizzante Viva Zapatero!, film/documentario di accusa/propaganda che di tutto tratta tranne che
degli spagnoli e del loro primo ministro.
La Guzzanti si rifà agli ormai celeberrimi film a tesi di Michael Moore, costruendo il documentario
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nel servizio di Stato.
Il primo punto su cui la Guzzanti costruisce (non si sa quanto consapevolmente) la sua identità di
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raccogliendo in gran parte spezzoni di programmi satirici (di casa Guzzanti e non), non si presta
agevolmente ad un tipo di lettura seriosamente militante. Non si capisce se sia una dicotomia
cercata, ma si avverteun’
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sua tutte le situazioni di "precarietà del posto di lavoro", chiamiamole così, del mondo televisivo,
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uno scopo preciso, pur venendo aiutata da interviste imbarazzanti (per gli intervistati)
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Un buon film di propaganda, che sarà duro terreno di scontro fra le parti, ma che non aggiunge
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Cristina Piccino - Il Manifesto
Trionfo al Lido per il documentario di Sabina Guzzanti inserito a sorpresa tra le proiezioni e
accompagnato da una tavola rotonda con Michele Santoro, Marco Travaglio e Sandro Curzi. Si
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eletto ha fatto ciò che aveva promesso, la cosa più semplice e normale che in Italia suona come
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essere il leader vincente sbaglia. Non è questione di aspettare il tipo strafico che ti risolve i
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«scena aperta», e quello lunghissimo finale come finora non si era mai visto - Polanski uscendo
dalla sala accende una sigaretta con sospiro. Qualcuno piange a dirotto (dirà in conferenza
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partenza è la chiusura di Raiot, il programma che Guzzanti aveva realizzato per Raitre dopo una
puntata, che diventa «pretesto» per denunciare censura, informazione controllata, «epurazioni»
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meccanismo. Insieme a Guzzanti, ci sono Michele Santori, Marco Travaglio, Bruno Guacca autore
di Le Grand Guignol, programma quotidiano di satira francese. È arrivato Sandro Curzi che
promette: «proporrò al consiglio di amministrazione Rai di trasmettere il film».
Per ora Viva Zapatero arriva in sala (il 16), ce lo porta la Lucky Red (Occhipinti si è subito
innamorato del lavoro), davanti ai cinema ci saranno dei tavolini per firmare un appello che chiede
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Non solo. Il 12 Viva Zapatero viene proiettato al parlamento europeo - i
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Venezia che spiegherà perché la Gasparri e la Frattini sono liberticide - che purtroppo non può fare
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commenta Marcelle Padovani - osservatori che mettono il nostro paese dopo il 2002 al 77° posto
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Torniamo a Sabina. «Non volevo fare politica, il mio lavoro è la satira. Non credo che Berlusconi
sia il genio del male, anzi non credo proprio che sia un genio. Il problema è altrove. Siamo in un
sistema marcio che permette oggi a lui, domani a un altro, di fare ciò che vuole. La mia critica è
alla degenerazione del potere».
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della cultura, della morale. Il film di Sabina più che su Berlusconièsuquel`
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modo è già cominciato. E parla a noi, alla sinistra, ai nostri politici per fargli capire che dovrebbero
mettersi al servizio dei cittadini più che in passato».
La storia di Viva Zapatero comincia quando i giudici danno ragione a Guzzanti smontando la
querela miliardaria di Mediaset usata da servizio pubblico come giustificazione alla chiusura del
programma. A questo punto Raiot dovrebbe tornare in onda e invece no. Perché? Lo chiede a tutti
Sabina (con tecnica alla Michael Moore), commissione di vigilanza, Petruccioli allora responsabile,
che è esilarante nel suo arrampicarsi sugli specchi, e dice la regista negli extra del dvd sarà
ancora meglio, Gasparri, Cattaneo, esponenti del governo, del cda Rai Alberoni o Veneziani che
rifiutano di rispondere.
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Raiot che ci dava ragione, il discorso si è subito allargato. La Rai non ci ha voluto dare i materiali,
dicevano che erano sotto sequestro. Mi sono pure spacciata per una regista che stava preparando
un film sul rapporto tra media e cristianitrà ma non mi hanno creduto». E gli int
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chi oltre a non rispondere si è rifiutato di incontrarla? «Tutta la commissione di vigilanza non ha
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tanto, gli dicevo, me lo censureranno. Per Raiot mi aveva dato assicurazioni di ogni tipo e quando
lo ha bloccato non ha avuto neppure il coraggio di dirmelo. E pensare che è in quota a sinistra».
[email protected]
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