Adorazione Eucaristica - Corpus Domini

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Adorazione Eucaristica - Corpus Domini
“Con amore crescente cresca la ricerca di Colui che abbiamo trovato”
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Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i
suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a
preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora
mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e
vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo.
14
Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice:
Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”.
15
Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì
preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono
come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. 22E, mentre mangiavano,
prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo:
«Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede
loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che
è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della
vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
26
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Con le tue mani, o Signore,
hai spezzato un pane
e lo hai donato a noi.
L’hai spezzato perché
volevi insegnarci
a condividere e a donare
quel che abbiamo
perché tutto ciò che è nostro
è anche degli altri.
Ti sei nascosto in una briciola di pane
per essere da noi mangiato
così da essere tu, grande Dio
e Signore dei cieli e della terra,
nostro cibo e nostra forza.
Come ti sei nascosto in una briciola di
pane fa che anche noi ci nascondiamo,
come umili briciole del tuo mistero,
nella grande madia del mondo
così da lievitare tutta la farina.
Ti portiamo ora nel cuore, o Signore,
e con te preghiamo, con te amiamo,
con te viviamo, con te siamo lode di
gloria al Padre .
Tu sei il nostro cibo e il nostro amore,
sei il nostro quotidiano impegno
e la nostra dolce compagnia,
colui che soddisfa ogni nostro desiderio. Amen.
Scuola di Preghiera. 20
di Papa Benedetto
In Dio il silenzio vale quanto la parola.
Nell’epoca del “frastuono”, impariamo a riscoprire il valore del “raccoglimento
interiore”, che ci permette di ascoltare la voce di Dio. È l’invito di Benedetto XVI.
Nella vita di un cristiano ha un assoluto valore ciò che per molti è insignificante, addirittura difficile da sopportare: il silenzio. Ciò che tanti considerano un
vuoto, per chi crede è invece lo spazio in cui parla Dio. Benedetto XVI lo ha affermato ritornando alla scena-simbolo, quella del Golgota, che fa capire “il ruolo che
assume il silenzio nella vita di Gesù”: “La croce di Cristo non mostra solo il silenzio di Gesù come sua ultima parola al Padre, ma rivela anche che Dio parla per
mezzo del silenzio. L'esperienza di Gesù sulla croce è profondamente rivelatrice
della situazione dell’uomo che prega e del culmine dell'orazione: dopo aver ascoltato e riconosciuto la Parola di Dio, dobbiamo misurarci anche con il silenzio di
Dio, espressione importante della stessa Parola divina”.
Ma per comprendere questa “misura” del silenzio, l’uomo deve imparare a
tacere dentro di sé e anche fuori. E questo è oggi un’operazione non facile: “La
nostra è un’epoca in cui non si favorisce il raccoglimento; anzi a volte si ha l’impressione che ci sia paura a staccarsi, anche per un istante, dal fiume di parole e
di immagini che segnano e riempiono le giornate. Riscoprire la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa vuol dire anche riscoprire il senso del raccoglimento e della quiete interiore”.
Questo principio deve valere anche per le liturgie affinché siano “ricche di
momenti di silenzio e di accoglienza non verbale”. Tuttavia, non basta fare silenzio per lasciare spazio a Dio. Spesso è anche Dio a fare silenzio con noi e in quel
caso, “… proviamo quasi un senso di abbandono, ci sembra che Dio non ascolti e
non risponda. Ma questo silenzio di Dio, come è avvenuto anche per Gesù, non
segna la sua assenza. Il cristiano sa bene che il Signore è presente e ascolta, anche nel buio del dolore, del rifiuto e della solitudine. Gesù rassicura i discepoli e
ciascuno di noi che Dio conosce bene le nostre necessità in qualunque momento
della nostra vita”.
Lo sapeva bene Giobbe che proprio per essere stato capace di “conservare
intatta” la fede in Dio, nonostante le sventure della vita, ha potuto dire alla fine:
“Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto”:
“Noi tutti quasi conosciamo Dio solo per sentito dire e quanto più siamo aperti al
suo silenzio e al nostro silenzio, tanto più cominciamo a conoscerlo realmente.
San Francesco Saverio pregava dicendo al Signore: io ti amo non perché puoi
darmi il paradiso o condannarmi all’inferno, ma perché sei il mio Dio. Ti amo perché Tu sei Tu”.
Ricordando che la preghiera non può essere vera senza “purezza di cuore”,
perdono dei nemici e una “fiducia audace e filiale” in Dio, al di là di ciò che si sente o si comprende, Benedetto XVI ha concluso: “A noi, spesso preoccupati dell'efficacia operativa e dei risultati concreti che conseguiamo, la preghiera di Gesù indica che abbiamo bisogno di fermarci, di vivere momenti di intimità con Dio,
‘staccandoci’ dal frastuono di ogni giorno, per ascoltare, per andare alla ‘radice’
che sostiene e alimenta la vita”.