IL GIARDINO DEI MUSI ETERNI Incipit

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IL GIARDINO DEI MUSI ETERNI Incipit
Bruno Tognolini
IL GIARDINO
DEI MUSI ETERNI
Incipit
1 . Modalità Primo Soccorso!
Buio.
Silenzio.
Peso.
“Peso”?
Ginger si stava svegliando, ed era perplessa: buio e silenzio va bene, ma… peso?
Nella sue sette vite di gatta il buio e il silenzio erano sempre stati amici fidati. Ma quella
sensazione di peso, di pressione su tutto il corpo, quella da dove veniva?
“Cosa mi avranno messo addosso” pensò “quei cari pazzi dei miei umani? Una coperta?
Quel maglioncione vecchio che sembra un tappeto? Bene, qualunque cosa sia, ora me lo
tolgo di dosso, me ne esco da qui!”
Provò a contrarre i muscoli, inarcare la schiena, allungare le zampe.
Stava meglio! Decisamente! Chi l’avrebbe mai detto? La notte prima era messa proprio
male: dolori dovunque, debolezza infinita, il respiro col raschio, la pancia come una pietra,
insomma forse era proprio… come diceva la nonna di Davide? “In fin di vita”?
E invece senti qua: leggera, scattante, gagliarda, insomma… bene. Anzi, proprio benissimo!
Era guarita da quella cosa brutta che dicevano in casa? Vediamo subito.
Rampò con le zampe davanti, spinse con quelle di dietro, spiccò il salto e…
Fu fuori.
Nella bell’aria profumata di una mattina radiosa di aprile, in pieno sole.
Sì, va bene, però… dove? Dov’era finita? E chi erano quei tre?
Un cagnone bianco lanoso dall’aria bonaria, una vecchissima tartaruga col guscio crepato,
e uno stupido canarino giallo arancio la guardavano, con occhi preoccupati.
«Benvenuta, gatta Ginger!» disse il cane, con un sorriso e una voce calda come un
maglione.
«Ci!» aggiunse l’inutile uccello. La tartaruga silenzio.
Ginger, in perfetto stile gatto, volse la testa, come chi ha perso interesse alla conversazione
dopo la prima frase.
Studiò il posto: pareva un giardino. Anzi, un parco.