Eco di BG cinghiali WWF e agricoltori 18dic2012

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Eco di BG cinghiali WWF e agricoltori 18dic2012
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L’ECO DI BERGAMO
MARTEDÌ 18 DICEMBRE 2012
Provincia
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www.ecodibergamo.it/cronaca/section/
A
«No al confronto
solo con i cacciatori»
«Finora – dice Enzo Mauri, direttore della
Riserva del Wwf di Valpredina – nella lotta
al cinghiale la Provincia si è confrontata
solo con il mondo venatorio. Non basta».
a
«Basta ai cinghiali
e a chi ha interesse
a non farli sparire»
Wwf e agricoltori la prima volta insieme per dar la sveglia alla Provincia
«I piani finora non son serviti a nulla: così i cacciatori si divertono di più»
LAURA ARNOLDI
a Agricoltori e ambientalisti uniti per chiedere alla Provincia di trovare una soluzione
radicale al problema dei cinghiali: Coldiretti, Confagricoltura e
Wwf hanno sottoscritto ieri un
protocollo presentato in Via Tasso.
«L’obiettivo è chiaro – spiega
Mario Zamboni, presidente del
Comitato Wwf Bergamo –: chiediamo di convocare un tavolo di
confronto».
A rimarcare la gravità del problema, i rappresentanti delle associazioni di categoria coinvolte
dal Wwf. «Per la prima volta –
sottolinea Alberto Brivio, presidente della Coldiretti Bergamo
– gli agricoltori sono al fianco degli ambientalisti per affrontare
la questione dei cinghiali che riguarda non solo i terreni agricoli, ma la salvaguardia generale
dell’ambiente». Emanuele Medolago Albani di Confagricoltura Bergamo evidenzia che «la soluzione è inderogabile, dopo anni in cui il problema si è acuito.
L’appello è alle istituzioni che fino ad ora hanno adottato soluzioni dimostratesi inefficaci».
La preoccupazione non tocca
solo l’aspetto economico, perché
l’attività agricola ha un ruolo importante nella tutela dei territori, che va a beneficio di tutti: «Il
cinghiale – aggiunge Brivio – è
soprattutto diffuso nella fascia
collinare e prealpina, dove maggiore è l’incidenza della fuga del-
la popolazione dal territorio, che
se abbandonato vive il degrado».
Vigne e prati devastati
pozze in cui il cinghiale ama rotolarsi». A sostenere le affermazioni di Mauri i dati raccolti all’interno dell’Oasi di Valpredina,
mentre altre indicazioni si possono trarre dalla Carta delle vocazioni faunistiche della Provincia di Bergamo, che contiene lo
«Studio per la sostenibilità della
popolazione di cinghiali presente sul territorio bergamasco».
I danni all’agricoltura (il cui risarcimento è definito «insignificante» dagli agricoltori) non sono solo diretti con la distruzione
delle colture: più gravi e duraturi quelli a lungo termine come accade
per le vigne o per i
Il protocollo
prati destinati allo
sfalcio, da cui si ricava per chiedere
fieno per gli animali.
di essere
A farne le spese non
solo gli agricoltori
coinvolti
professionisti: molti
nella
coltivatori «amatoriali» vedono distrutto il
battaglia
frutto delle proprie fatiche senza nemmeno
poter presentare do«Vanno
manda di risarcimento.
salvate le
Le proposte
Numerose e articolate le proposte formulate nelle quattro pagine del documento.
«Innanzitutto – sottolinea Mauri – si chiede di avere a disposizione dati certi e trasparenti, da pubblicare sul sito della Provincia» che dovrebbe,
il documento,
colture, ma recita
«Scelte scellerate»
«disporre di una piaAltrettanto gravi e irpiù in nificazione a livello
reversibili i danni
che defigenerale provinciale
causati alla fauna e alnisca le aree di caccia
la vegetazione natura- l’ambiente» e le densità sostenibile. «Il cinghiale – spieli che potrebbero esga Enzo Mauri, direttore della sere anche uguale a zero».
Riserva naturale di Valpredina –
A questo proposito Medolago
non è un animale selvatico, è un Albani evidenzia come attualibridato immesso nell’ambiente mente «le norme non vengano
dall’uomo in maniera scellerata. rispettate e i piani di abbattiLa sua presenza causa la spari- mento non eseguiti». Si arriva
zione, per esempio, di una specie dunque al tema centrale della
protetta come il moscardino, caccia, anche se le associazioni
piccolo roditore, o del gambero firmatarie del protocollo non vodi fiume, che vive anche nelle gliono polemizzare e alzare i to-
ni. Nel documento però emerge
chiaramente la responsabilità
del mondo venatorio, che non
sembra voler giungere a una soluzione radicale: «In alcuni territori – puntualizza Mauri – ridurre il numero o eradicare l’ungulato significa rinunciare al divertimento dei cacciatori, che
definiscono la propria attività
sport, hobby o passione».
I termini della faccenda si
chiariscono ulteriormente: ecosistema, tutela dell’ambiente, attività agricola, che costituisce il
lavoro di molte persone, contrapposte agli interessi di chi
pratica uno sport o hobby.
E ciò può accadere «perché –
precisa Mauri – la Provincia anche nelle soluzioni che ha fino ad
ora individuato, si è sempre confrontata solo con il mondo venatorio» che dovrebbe assumersi
qualche responsabilità in più in
caso di mancato rispetto dei piani di abbattimento. Nel protocollo si prevede di attribuire «il risarcimento dei danni causati
nell’area o nel settore di caccia al
cinghiale, che non abbia raggiunto almeno il 90% di prelievo, totalmente a carico dell’Ambito di
riferimento». Per rispondere all’urgenza di contenimento in
aree invase, come la zona dei
Colli di San Fermo, si propone
battute a braccata con l’utilizzo
di un numero adeguato di squadre. Ora la palla passa nel campo
della Provincia. ■
Cinghialai con un grosso «bottino». Wwf, Coldiretti e Confagricoltura chiedono insieme alla Provincia un tavolo per coordinare insieme la battaglia ai
cinghiali nella Bergamasca
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a
«Uno sport e basta?
Io penso all’utilità»
E dice stop ai tordi
BERBENNO
a Adrenalina e basta? La
caccia è sempre stata la sua passione, ma da quando l’urgenza
cinghiali s’è presentata anche
nel paese che ha retto da sindaco per 17 anni, per lui è diventata una questione più seria.
Così, archiviati tordi e merli,
Piero Todeschini, classe 1943 di
Berbenno, all’inizio di settembre
ha aderito in qualità di «conduttore di fondo» al piano di controllo lanciato dalla Provincia.
Sottoscritto all’Ufficio del registro il contratto di comodato
d’uso di un terreno, per prima
cosa ha costruito la sua altana. E
ha comprato il fax: serve per inviare alla Provincia la comuni-
cazione preventiva di uscita e, in
seguito, il rapporto sugli avvistamenti fatti o gli eventuali esemplari abbattuti. «Ho visto i danni fatti in questa zona che si trova al confine con Capizzone –
spiega il cacciatore –: solchi
profondi scavati a pochi passi
dalle abitazioni. Qui c’è gente
che mi riferisce di avere paura.
Una notte, era intorno all’una,
sentivano degli strani rumori:
erano i cinghiali che schiacciavano le nocciole sotto una pianta».
Non che il cacciatore si senta
il giustiziere di orti e coltivazioni varie, ma intanto chi abita da
queste parti ringrazia. «Il problema è reale e le dimensioni
importanti: basta pensare che i
cinghiali fanno dai quattro agli
otto cuccioli alla volta» aggiunge Todeschini mostrando la foto della scrofetta presa un mese
fa. Si tratta dell’esemplare condiviso poi l’8 dicembre scorso da
una settantina di persone, riunite a cena all’oratorio del paese: la
carne dell’animale ha così fruttato qualche euro alle casse parrocchiali, diventando lo spunto
per parlare di un’emergenza che
dal monte Ubione e dalla Corna
Marcia sta lambendo anche Berbenno.
Il solenghino girovago
Il cacciatore con una scrofetta
L’ultima preda, dopo una quarantina di uscite, è arrivata proprio ieri mattina, alla fine di una
ricerca concitata. «Siamo stati in
ballo dalle 8 alle 11,30 – spiega il
cacciatore –: avevo colpito l’ani-
male, un solengo giovane, che
però è fuggito. Quindi ho seguito le tracce per oltre un chilometro, attraversando rovi e su sentieri a strapiombo sui dirupi, là
dove ho potuto scorgere le tane
dei cinghiali. Infine l’ho trovato
ancora vivo, si era nascosto in un
roveto. Ma appena ci siamo avvicinati, ha tentato di aggredirci, cominciando a caricare».
È allora che il cacciatore ha
chiamato le guardie provinciali:
«Non avevo il fucile, che posso
usare solo all’interno dell’altana,
così ho chiesto come muovermi». E dalla polizia venatoria è
arrivato l’ok ad abbattere l’animale, vista la sua pericolosità.
Dopo tre ore e mezza, con l’aiuto di altri cacciatori, la battuta
batticuore si chiudeva. ■
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L’ECO DI BERGAMO
MARTEDÌ 18 DICEMBRE 2012
Venerdì a Cenate Sopra
Le doppiette alzano il tiro
Con le fiaccole all’Oasi del Wwf
Contro «un certo modo di fare e di
agire del mondo animalambientalista» il Cupav (Coordinamento unitario provinciale delle associazioni
venatorie), con il movimento Civiltà
rurale - Caccia ambiente e agricoltura Bergamo, organizza per venerdì
una manifestazione pubblica, a Cenate Sopra. Il ritrovo è alle 20 sul
piazzale degli alpini, vicino alla chie-
sa. Alle 20,15 si darà il via a un’assemblea pubblica in piazza, aperta a
tutti. Al termine, verso le 21 inizierà
la fiaccolata che dal piazzale degli
alpini si dirigerà verso la zona dell’Oasi del Wwf di Valpredina. «Al
dialogo e al confronto – dice Fortunato Busana – il mondo animalambientalista preferisce i ricorsi e le
carte bollate, nel caso del piano fau-
nistico il Wwf vorrebbe dettar legge, giungendo a intimare un ultimatum alla Provincia. Inoltre, attendiamo da mesi una risposta alle numerose interrogazioni parlamentari
per sapere quanti soldi pubblici siano destinati a vario titolo a favore
delle oltre 90 associazioni animalambientaliste d’Italia. Di fronte ai
tagli della spesa pubblica che tocca-
no servizi essenziali, ci chiediamo
come siano compatibili fondi per sostenere progetti come quello per la
tutela dell’Ululone Rosso, dei pipistrelli o per costruire passerelle per
tassi e caprioli nei parchi. Chiediamo che le autorità competenti eseguano opportune verifiche sulla
conduzione e gestione dell’Oasi
Wwf di Valpredina e relativo Cras».
a
«Animali importati
Dobbiamo colpire lì»
Pirovano: mai sottovalutato il problema
E l’assessore Cottini: disponibili a confrontarci
VANESSA SANTINELLI
a «I cinghiali? Non abbiamo mai sottovalutato il problema. Anzi, qualcuno ci ha anche accusato semmai di averlo
sopravvalutato...». Ettore Pirovano, come consuetudine, non ci
gira attorno ai problemi. Tanto
meno a quello dei cinghiali contro cui Via Tasso ha dichiarato
guerra, da tempo.
Ecco perchè di fronte alla richiesta di un tavolo di confronto, chiesto congiuntamente da
Coldiretti, Confagricoltura e
Wwf, per affrontare insieme il
problema cinghiali non si scompone. «Ho appena incontrato i
cinghialai a Lovere e mi hanno
chiesto di apportare modifiche
al regolamento, alcune le riteniamo positive. Beh, la cosa curiosa è che dopo quest’incontro
nel giro di pochi giorni hanno
ucciso un sacco di cinghiali in
più». Ma nessuna preclusione al
confronto, come detto anche
dall’assessore alla Caccia e pesca
Alessandro Cottini: «Lo facciamo volentieri. La Provincia è disponibile a incontrare il mondo
venatorio e quello dell’associazionismo per cercare di risolvere il problema».
«I cinghiali arrivano da fuori»
Gli agricoltori hanno lanciato
l’allarme per i danni all’agricoltura, per vigne e prati devastati.
I danni riguardano anche fauna
e vegetazione naturale. Nel mirino delle tre associazioni ci sono finiti (senza per la verità alzare troppo il tiro) anche i cacciatori, «che dovrebbero assumersi qualche responsabilità in più
in caso di mancato rispetto dei
piani di abbattimento».
Lo stesso Pirovano, un paio di
mesi fa, non le aveva mandate a
dire al mondo venatorio: «I cacciatori non vogliono che i cinghiali, nonostante i danni che
fanno, vengano abbattuti e con-
Un agente della polizia provinciale durante un controllo
tenuti in numeri accettabili. Si
sono costruiti un parco nel quale divertirsi e vogliono mantenerlo».
Chiaro. Anche ieri il presidente ha fatto un quadro ben preciso: «I cinghiali non sono nati qui,
c’è qualcuno che continua a portarceli, ultimamente è successo
in alta Val Brembana». Nei mesi
scorsi – avevano spiegato da Via
Tasso – sono stati visti camion
che portavano un grande numero di cinghiali nei boschi dell’alta Val Brembana, dove fino a giugno non se n’era mai visto uno. A
Via Tasso erano giunte segnalazioni provate da immagini filmate della realizzazione abusiva di
manufatti, tipo passerelle, per
permettere ai cinghiali di passare da una zona all’altra scavalcando gole e crepacci (dentro i
quali in precedenza venivano re-
golarmente trovate carcasse di
cinghiali caduti) e ancora di sabotaggi vari e minacce agli uomini della polizia provinciale.
Sempre in alta Val Brembana,
infatti, nei pressi di un canalone
dove i cinghiali precipitavano
spesso, è stata realizzata una
passerella con i tronchi per farli
passare. «Non lo sapevate, i cinghiali sono diventati bravissimi
carpentieri» scherza Pirovano.
«La verità – prosegue – è che bisognerebbe colpire anche chi li
porta lì i cinghiali». E nel mirino
ci finisce Federcaccia. A Pirovano c’è qualcosa che non torna
anche nei numeri: «Fino a pochi
anni fa i cinghiali erano sempre
500, poi con la nuova procedura
di censimento siamo arrivati a
2.000. E ci hanno detto che gonfiavamo i numeri». ■
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a
Battaglia sui numeri
Secondo Federcaccia
sono meno di 2.000
a Respinge ogni accusa di
mancato rispetto dei piani di
prelievo dei cinghiali Lorenzo
Bertacchi, presidente provinciale di Federcaccia Bergamo, e si
sorprende per il fatto che l’accusa sia sostenuta dalle associazioni di agricoltori, «visto che molti di loro sono anche cacciatori e
sanno come stanno le cose». E
come stanno realmente le cose?
«Il problema è che i dati della
Provincia sul numero di cinghiali sono completamente errati: si
parla di oltre 2.000 esemplari; i
numeri non si basano su un censimento, ma su una stima legata
ai dati dell’anno precedente. Lo
stesso Istituto superiore per la
protezione e la ricerca ambien-
tale lo ha segnalato. Al contrario,
di queste povere bestie non c’è
ne sono poi così tante. Molte
squadre quest’anno hanno fatto
delle uscite a vuoto. Se i piani di
prelievo non vengono rispettati
è dovuto al fatto che i numeri sono sbagliati. L’idea che i cacciatori non abbattono gli animali
per non rovinarsi il divertimento per l’anno successivo non ha
senso».
Su una aspetto Federcaccia,
però, concorda con Wwf, Coldiretti e Confagricoltura, firmatarie del documento consegnato
ieri in Via Tasso: la necessità di
un confronto con l’ente provinciale. «Da due anni – precisa Bertacchi – chiediamo di stendere
un protocollo in cui si faccia
chiarezza sulla gestione intera
della questione».
Da parte dei cacciatori-cinghialai c’è massima solidarietà
verso gli agricoltori che subiscono danni: «Abbiamo ampia disponibilità per aiutarli. Abbiamo
proposto di dare il numero di
cellulare dei capisquadra autorizzati agli agricoltori per uscire
immediatamente in caso di bisogno. Ma non si può fare: la Provincia non lo consente, così tra
la chiamata dell’agricoltore e l’intervento dei cinghialai passano
anche due o tre giorni. Troppi.
Abbiamo anche proposto l’appostamento per tutta la notte perché i cinghiali escono di notte,
ma i cacciatori hanno l’autorizzazione a rimanere fuori solo fino alle 2». ■
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