Scommessa Referendum

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Scommessa Referendum
SEC RELAZIONI PUBBLICHE E ISTITUZIONALI - PRESS MONITORING
TESTATA: MILANO FINANZA
DATA: 15 OTTOBRE 2016
CLIENTE: ASSITECA SIM
SEC RELAZIONI PUBBLICHE E ISTITUZIONALI - PRESS MONITORING
TESTATA: MILANO FINANZA
DATA: 15 OTTOBRE 2016
CLIENTE: ASSITECA SIM
MILANO FINANZA
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15 Ottobre 2016
I VOSTRI SOLDI IN GESTIONE
(segue da pag. 43)
e la politica del governo, più che
la riforma del Senato di per sé»,
fa eco Stephanie Kelly, economista di Standard Life Investments.
Fa eco Marco Palacino, managing director per l’Italia di Bny
Mellon Im: «La reazione dei mercati all’esito del referendum non
sarà legata a valutazioni di merito circa la riforma costituzionale,
ma semplicemente alla preferenza degli investitori internazionali
per tutti i fattori che favoriscono
la stabilità e quindi la continuità politica».
Per tutti un eventuale esito negativo del referendum potrebbe
generare un periodo di elevata
volatilità. «L’incertezza derivante, che già in parte è scontata
dalle valutazioni degli attivi italiani, inaugurerebbe un periodo di
breve-medio termine di maggiore
Didier Saint-Gerorges
volatilità e di ribassi soprattutto
per la borsa italiana. Saranno le
azioni, più che i titoli di Stato,
a risentire di questo trend, perché i secondi saranno comunque
calmierati dagli effetti del programma di acquisto titoli della
Bce. Viceversa, un voto in favore
del sì rassicurerebbe gli investitori, con effetti positivi per i listini
italiani. Anche i titoli bancari potrebbero essere spinti al rialzo
dall’effetto ottimismo, pur per-
TOP TEN FONDI AZIONARI ITALIA DA INIZIO ANNO
Rend. totale Rendim. Morningstar
da inizio anno a 5 anni*
rating
❖ Symphonia Azion. Small Cap Italia
-1,82%
12,85%
5
❖ Nextam Partners Italian Selec. A
-10,68%
6,76%
3
❖ Ubi Pramerica Azioni Italia
-11,26%
9,18%
4
❖ Ubi Sicav Italian Equity D
-11,55%
-
-
❖ White Fleet III-Gl. Italy Eq. Star I Eur
-11,69%
-
-
❖ Amundi Dividendo Italia B
-13,11%
6,95%
-
❖ Eurizon Azioni Pmi Italia
-13,48%
10,61%
5
❖ Oyster Italian Value C Eur PF
-14,27%
6,44%
3
❖ Kairos Intl Risorgimento P Cap
-15,36%
-
-
❖ Fidelity Italy A-Eur
-15,85%
9,44
3
Fondi disponibili in Italia al retail. Considerate solo le primary share class. Dati in euro
al 7 ottobre 2016. * Annualizzato
Fonte: Morningstar Direct
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
sistendo nel più lungo termine
i fattori di preoccupazione sulla stabilità del settore», afferma
Palacino.
«Una vittoria del sì rafforzerebbe il governo e interromperebbe
l’impasse dell’attuale dibattito politico. Ne scaturirebbe una
percezione di maggior stabilità
e quindi a beneficiare potrebbero essere soprattutto il listino
azionario e il settore bancario tricolore», concorda Francesco Citta
dell’ufficio studi di Copernico sim.
In ogni caso «qualsiasi ribasso
potrà rappresentare un’occasione per gli investitori attivi più
accorti, in grado di cogliere le valutazioni ridotte per acquistare
a buon mercato titoli italiani caratterizzati da dati fondamentali
solidi, da flussi di cassa stabili e
possibilmente da dividendi attraenti», prosegue Palacino.
Secondo Andrea Menescardi, responsabile ufficio studi di Sofia
Sgr, «per quanto riguarda lo spread, un’ulteriore compressione del
decennale potrebbe essere legata
più a un’eventuale modifica delle
politiche di Draghi che a un esito positivo del referendum in sé».
Conclude Didier Saint-Georges,
managing director di Carmignac:
«I mercati si sono evidentemente abituati all’idea di un contesto
ormai costante di crescita economica debole ma sostenibile e di
tassi bassi, che nulla potrebbe
turbare questo equilibrio. Il rapido assorbimento dello shock
innescato dal voto a favore della Brexit, lo scorso giugno, li ha
sostenuti in questa loro sicurezza. Grazie all’aiuto delle
banche centrali, negli ultimi
anni questo contesto ha addirittura consentito ai mercati di
registrare performance di tutto rispetto. In quest’ottica gli
investitori non paiono molto
preoccupati del fatto che entro
la fine dell’anno si terranno
le elezioni negli Stati Uniti,
l’8 novembre, a cui seguiranno il referendum italiano, il 4
dicembre, e infine il 14 dicembre il comitato monetario della
Fed. Quanto a noi, in vista degli eventi programmati per fine
anno ci sembra opportuno, tatticamente, stare in guardia dai
rischi sui mercati». (riproduzione riservata)
Il no peggio dell’incertezza
di Francesca Vercesi
arco Vailati, responsabiM
le ricerca e investimenti
di Cassa Lombarda, fa il
punto sulle prospettive di
Piazza Affari in caso di
vittoria del sì o del no al referendum di dicembre e spiega
quali sono i titoli più al sicuro nei due scenari.
Domanda. Cosa vede sul
mercato?
Risposta. Il mercato sta
vivendo l’avvicinarsi della
Marco Vailati
scadenza del referendum
italiano con crescente apprensione, a causa dell’incertezza del risultato. L’incertezza
frena i consumi e fa rinviare gli investimenti e ciò determina
una diminuzione di interesse all’acquisto di titoli italiani da parte di investitori internazionali che sta pesando sull’andamento
della borsa di Milano.
D. Se vincesse il sì?
R. A prescindere dalle considerazione politiche, il mercato apprezzerebbe un esito positivo sicuramente più di uno negativo
soprattutto per il segnale di continuità che verrebbe dato, rafforzando l’attuale esecutivo e avvalorando anche il proseguimento
delle riforme avviate dal primo ministro Matteo Renzi. In questo
senso, un esito positivo farebbe crescere l’interesse degli investitori sulle singole azioni ma anche sui titoli governativi italiani.
D. In caso di vittoria del no?
R. Subentrerebbero due tipologie di rischio: uno diretto, il minore interesse da parte di investitori stranieri a scommettere
sui titoli italiani, e uno indiretto, il possibile rialzo dei tassi. Le
agenzie di rating hanno già anticipato che potrebbero mettere
in discussione la valutazione del merito creditizio nazionale. Un
eventuale abbassamento del rating del nostro debito causerebbe
una riduzione della domanda dei titoli italiani da parte degli
investitori e quindi un rialzo dei rendimenti che comporterebbero maggiori costi di finanziamento per il governo e, a seguire,
anche per le imprese. La vittoria del fronte del no avrebbe un
impatto soprattutto sulle società il cui business è più a carattere nazionale come banche, utility e autostrade ma minore per
le aziende di respiro più internazionale come quelle nei settori
del lusso o dell’energia.
D. Il no sarebbe quindi peggiore dell’incertezza?
R. In un certo senso sì. (riproduzione riservata)