Cosa è successo Cosa ci aspettiamo
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Cosa è successo Cosa ci aspettiamo
Gentili investitori, dopo il grande polverone mediatico alzatosi negli ultimi giorni a seguito del referendum inglese, proviamo ad analizzare la situazione con la necessaria calma, mettendo da parte gli aspetti emozionali tipici di questi momenti concitati. Cosa è successo Ciò che più ha colpito i mercati, al di là della decisione in sé, è stato il fatto che, nei giorni immediatamente precedenti, i sondaggi fornivano una prospettiva quasi univoca verso la permanenza della Gran Bretagna all’interno dell’Unione Europea. Le aspettative sono state quindi deluse e la reazione del mercato è stata per questo ancor più amplificata. Ciò nonostante il ribasso segnato sul mercato europeo nella giornata di venerdì è stato sostanzialmente pari al rialzo dei giorni immediatamente precedenti (vedi grafico sottostante) riportando quindi l’indice azionario europeo ai livelli del 15 giugno. Cosa ci aspettiamo Cerchiamo ora di elencare brevemente i risvolti principali che è lecito attendersi nel medio termine per Regno Unito ed Europa. REGNO UNITO Il 52% dei voti rappresenta formalmente una vittoria per chi sosteneva la Brexit, ma indica anche una forte spaccatura all’interno del paese. Questo aspetto, unito alle dimissioni di Cameron, porterà quasi sicuramente ad un’instabilità politica che perdurerà nei prossimi mesi. In questo contesto anche la Scozia gioca un ruolo importante: l'annuncio di un nuovo referendum appare molto probabile, e si ipotizza addirittura una richiesta di indipendenza dato il voto nettamente prevalente degli scozzesi a favore della permanenza in Europa. L’impatto economico sarà con ogni probabilità altrettanto rilevante: ci si attende un aumento della disoccupazione (soprattutto nel settore bancario), una diminuzione del PIL e un possibile riposizionamento delle principali aziende operanti nel Regno Unito. Tutto ciò potrebbe portare in breve tempo ad una modifica del giudizio da parte delle principali agenzie di rating: in questo senso un downgrade rappresenterebbe un altro fattore negativo per il paese, oltre che una freccia aggiuntiva per l’arco degli speculatori (con impatto principale sulla sterlina). EUROPA Il tema principale per il vecchio continente, al di là dei fattori economici, è certamente legato agli aspetti politici. La domanda che ci si pone è semplice: l’uscita del Regno Unito può rappresentare il primo passo di disgregazione dell’unione europea? E’ possibile che altri paesi seguano la strada tracciata dai cittadini inglesi? Proprio questo dubbio è alla base dei timori e dei ribassi registrati in questi giorni sui mercati. Una prima risposta al quesito è arrivata dalla Spagna, dove nel weekend si sono tenute le elezioni governative. Ciò che emerge dai risultati è un indebolimento del fronte anti europeista, a favore della coalizione più moderata guidata da Rajoy. Non è corretto trarre indicazioni definitive, ma senza dubbio si tratta di un primo e importante segnale, utile a valutare il sentiment politico degli elettori spagnoli (e in prospettiva di quelli europei). In generale comunque ci aspettiamo che gli esponenti di governo dei paesi europei diano segnali di grande compattezza, cercando così di arginare un’eventuale ondata anti europeista alimentata dai diversi fronti di protesta emergenti. A questo scopo dovrà apparire netto il distacco rispetto al Regno Unito, in modo da evidenziare tutte le conseguenze negative della scelta effettuata, con un effetto deterrente per gli altri paesi. Dal punto di vista finanziario invece non si intravvedono particolari punti deboli: l’azione della BCE ha già fortemente smorzato qualsiasi rischio di allargamento degli spread e ciò continuerà a fornire stabilità anche in futuro. Inoltre, per i motivi precedentemente citati, è plausibile che il fronte politico possa dare maggiore sostegno e libertà a Draghi per un eventuale potenziamento della politica monetaria straordinaria. La view sui mercati Focalizzandoci per un momento sul mercato azionario europeo, se da un lato è lecito attendersi che nel breve periodo le tensioni legate al referendum possano mantenere alta la volatilità sui mercati, sull’altro fronte l’analisi dei flussi ci indica che i grandi investitori esteri avevano provveduto a ridurre fortemente le proprie posizioni già nei mesi precedenti. Questo potrebbe significare che molti dei grandi portafogli risultano già sottopesati e dunque i flussi di vendita in futuro potranno diminuire velocemente la propria forza. Inoltre, come già anticipato, l’azione della BCE fornisce un valido supporto per limitare attacchi speculativi. Questo non comporta chiaramente un immediato rientro sul mercato da parte degli stessi investitori, ma perlomeno fornisce loro la possibilità di una valutazione dello scenario alla luce di quanto già accaduto, con prezzi di mercato sicuramente più bassi, anche in ragione dell’indebolimento dell’euro. A livello globale invece l’esito del referendum non dovrebbe avere impatti significativi, se non in maniera indiretta, con particolare attenzione agli effetti del mercato valutario. Per quanto riguarda la nostra attività di gestione, manteniamo quindi l’approccio conservativo che già avevamo adottato nelle scorse settimane: i portafogli rimangono ben diversificati sia a livello geografico che settoriale, le società e gli emittenti sono valutati attentamente e selezionati sui fondamentali. Riteniamo sia imprescindibile continuare l’attività di gestione senza farci influenzare dai momenti di panico che in queste fasi si scatenano sui mercati. Come già accaduto negli ultimi anni (crisi in Grecia, Cina, ecc.), il clamore che si alimenta in questi periodi è spesso sovradimensionato rispetto alle reali conseguenze. E’ quindi fondamentale monitorare costantemente le valutazioni e i rischi sulla base di dati oggettivi: solo su questi è possibile assumere decisioni di investimento prive di condizionamenti esterni. Come sempre rimaniamo a disposizione per qualsiasi richiesta di chiarimento o approfondimento, Cordiali saluti, il Team di Gestione di Advam Partners Sgr