l`oggetto, l`anoressia e michelangelo

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l`oggetto, l`anoressia e michelangelo
Nome file
070905TH_GBC3.pdf
data
05/09/2007
Contesto
GBC
Relatore
GB Contri
Liv. revisione
Pubblicazione
Lemmi
Anoressia
Bisogno
Blog
Dovere
Giacomo B. Contri
Idea
Michelangelo
Obiezione
Oggetto
Piacere
Predizione
Prescrizione
Think!
GIACOMO B. CONTRI
BLOG
THINK!
L’OGGETTO, L’ANORESSIA E MICHELANGELO
Ieri ho progredito nell’illustrare l’Oggetto come l’obiezione o l’avversario, oggi continuo.
Mi servo spesso di frasi banali per mostrare il Potere logico e politico, senza parere, della banalizzazione:
una è “Mangia ché ti fa bene!”, che condensa in sé appunto senza parere:
predizione (scienza) e prescrizione (morale) unite:
sembra niente invece è… Tutto (Conoscenza e Morale), accoppiata di Leggi totalizzante come Oggetto
imponente.
Senonché, “ecco tutto”, noi non mangiamo affatto secondo l’una o l’altra Legge (bisogno biologico,
dovere morale di sopravvivere), bensì mangiamo per un’altra Legge:
mangiamo per (principio o legge di) piacere, nel doppio significato di sostantivo e di verbo ossia per
piacere a qualcuno, o per legge di moto a soddisfazione o meta.
Predizione e prescrizione ne prescindono, ne astraggono:
allora il pensiero omesso censurato resta come coscienziosissimo “inconscio”.
Anzi l’Oggetto non è, si riduce al pre-scindere stesso, l’a-strarre stesso, l’Oggetto è obiezione pura,
obiezione al pensiero (almeno ora sappiamo cos’è: il “superio” non è se non come obiezione).
L’Oggetto è il Libro in cui siamo previsti, Legge di predizione e prescrizione versus altra Legge, l’unica
che ci fa mangiare.
Il Libro, dice lui, mi conosce, e mi ama, conosce il mio bene:
allora è un criminale:
ma siamo tutti tentati, fin dalla Tentazione originale, a convertirci-corromperci al Libro che conoscerebbe
il nostro Bene (distinguo questo Libro dalla Bibbia).
L’anoressia è razionale nel suo fare obiezione all’Oggetto come obiezione, ossia ragiona che se “mangia
ché ti fa bene” allora non mangio.
Capita di veder mangiare bene tanto in senso estetico quanto morale (intendo rispetto “religioso” per il
cibo):
esempio tra tutti l’amabile bambino di Bruegel in “Pranzo di nozze”, 1567-68, Kunsthistorisches Museum
di Vienna, che in un angolo seduto a terra raccoglie con un dito il sugo rimasto in fondo al piatto:
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vedere mangiare bene dà soddisfazione (benché in un angolo, il bambino mangia in società, ossia ha un
mangiare commensale).
L’errore dell’anoressia è di continuare a sacrificarsi per la Teoria o Astrazione o Oggetto (predizione più
prescrizione) contro il quale combatte ma come carne da macello, con odio ma come vittima, come un
soldato all’antica che si getta baionetta innestata contro le schiere del Nemico:
rinuncia a imputare (l’Oggetto nella sua peraltro inconsistenza, che neppure merita baionette, e d’altronde
non ne ha: al riguardo il nostro è puro fideismo).
Michelangelo (Giudizio universale, Sistina) è un forte precursore della psicoanalisi, per avere imputato
l’Oggetto nella bestemmia della trasformazione di Cristo in Sommo Oggetto, Sommo Bene, Astrazione
Massima:
ne ho ormai parlato cento volte:
i Discepoli lo guatano severamente, S. Bartolomeo gli rivolge contro il coltello che lo ha torturato, la
Madonna lo ricusa:
quello di Michelangelo è un Giudizio universale rovesciato:
l’imputato è l’Oggetto cui è stato ridotto Cristo come figura dell’Oggetto astratto, predittivo e imperativo.
Michelangelo non solo non è blasfemo, bensì mostra come blasfema la riduzione di Gesù a Sommo
Oggetto, Sommo Bene, Anticristo, predizione e prescrizione del bene (“Mangia ché ti fa bene!”)
L’anoressia potrebbe guarire a partire da Michelangelo, dalla sua critica dell’Oggetto sommo, senza più
sacrificio polemico a esso:
la guarigione è cessazione della fissazione all’Oggetto, o Teoria, che nella patologia permane
accanitamente.
Non vorrei essere Dio nel cielo della contemplazione o Sommo bene:
potrei solo essere eternamente odiato.
© Studium Cartello – 2010
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