Usura:le denunce fantasma - Consulta Nazionale Antiusura
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Usura:le denunce fantasma - Consulta Nazionale Antiusura
GazzettAffari - LavorOpportunità ogni giovedì Anno 119º Numero 18 Giovedì 19 Gennaio 2006 PALO DEL COLLE ALTAMURA MOLFETTA Ici, oltre 7mila notifiche per «infedele dichiarazione» Strada statale 96 raddoppio a rischio Palazzine di piazza Fontana «i proprietari stiano tranquilli» SERVIZIO DI TEDESCHI L’INVIATO BOCCARDI SERVIZIO DI D’AMBROSIO Quattro milioni Definito il programma Ad un’anziana Il caso della marocchina L’analisi Sbloccati i fondi per le periferie dimenticate Domeniche senz’auto il 12 marzo con «Barincorsa rosa» Contromano sulla tangenziale patente ritirata Badante uccisa Sotto la lente dei Cc la sua vita privata Tratta delle schiave non basta dire no Fondi Por per incentivare lo sviluppo delle due aree bersaglio: San Paolo-Stanic e Carbonara-Ceglie-Loseto. Previsti incentivi per le aziende che assumano a tempo interminato e contributi per le imprese sociali. I bandi, presentati ieri, sono il frutto della sinergia tra Comune, Provincia e Regione. Il progetto è datato 2001. L’assessore Boccia: «Ci sono stati in passato imperdonabili ritardi» Una delle manifestazioni sportive organizzate in concomitanza con le domeniche senz’auto PERCHIAZZI A PAG. 2 ARMENISE A PAG. 5 Forse la signora stava davvero male. O forse i suoi riflessi, col tempo, si sono un po’ appannati. Di fatto la storia che segue farà piacere a quegli uomini cresciuti declinando il motto: «Donna al volante, pericolo costante». Agenti della Polizia Municipale hanno infatti fermato un’anziana signora che, alla guida di una Fiat 600, transitava in controsenso sulla tangenziale, all’altezza dello svincolo di via Gentile ed in prossimità dell’uscita per Via Caldarola. La donna, che si è poi resa conto di marciare in controsenso, ha fermato l’auto sul ciglio della strada e agli agenti ha giustificato l’accaduto dichiarando di essere stata colta da un malore. Gli agenti, dopo aver provveduto a rimuovere il mezzo, hanno ritirato la patente di guida, autorizzando la signora comunque a raggiungere con l’auto la propria abitazione. L’importo della sanzione inflitta alla spericolata automobilista è di 564 euro. Il luogo dove è stato ritrovato il cadavere tra Noicattaro e Rutigliano (Foto Luca Turi) NATILE A PAG. 3 Usura:le denunce fantasma Due soli casi segnalati agli inquirenti nel 2005.Ma i casi aumentano GazzettAffari i numeri verdi : Annunci 800 659 659 Fax 800 479 479 Info 800 652 652 www . gazzettaffari . com LA STORIA. Due anziani malati Pensione da fame il sussidio pure amiglia della media borghesia, la loro, spazzata via violentemente da questi tempi cannibali che hanno partorito centinaia di «nuovi poveri». Lei ha 64 anni, lui 67 e un armadio che trabocca di cartelle cliniche. Un figlio, 35 anni, ragioniere, andato al Nord in cerca di miglior fortuna. Pensioni da fame, poco più di 500 euro al mese, in due. Un fitto di circa 400 euro, che non si riesce mai a onorare, ed ecco una bella ingiunzione di pagamento, notificata nei giorni scorsi, per sollecitare le mensilità di novembre e dicembre. Lei è al suo secondo ciclo di chemioterapia. È una donna dolce e minuta. Ma è anche molto arrabbiata. «Nel 2004 la Circoscrizione Carrassi San Pasquale ci diede 1200 euro di contributo, un assegno al quale, ci dissero, avevamo diritto per la nostra condizione di indigenza». Milleduecento euro all’anno. Pochi? Meglio di niente. Così la signora torna in Circoscrizione, l’anno successivo, per richiedere il contributo. Che in effetti viene accordato, ma la cifra risulta ritoccata: 150 euro. Esatto: 150 euro, una tantum, per un anno. «Io sono andata a protestare. Ma il presidente della Circoscrizione mi ha detto che l’anno prece- F dente si era trattato di un contributo straordinario. E io come sopravvivo, gli ho chiesto. Lui, dopo qualche giorno che andavo a protestare, mi ha buttata fuori». Credendo di vivere in una città solidale, la signora ha cominciato il giro delle sette chiese. Ha bussato alla porta del Sindaco, che non l’ha mai ricevuta. Poi a quella del vicesindaco, che le ha risposto: «Signora non si lamenti, c’è chi sta peggio di lei». Poi a quella dell’assessore ai Servizi Sociali, che ha annunciato un interessamento al caso. Esausta, malata, prossima allo sfratto, la signora prova a mandare avanti la sua vita e quella del marito. «Le medicine sono gratuite, per fortuna. Al mercato compro le cose che costano meno. Talvolta chiedo un euro di pomodori o 50 centesimi di pane». Il riscaldamento, nell’appartamento che non riesce più a pagare, viene tenuto al minimo. Marito e moglie leggono gli annunci immobiliari sul giornale, ma i fitti sono alle stelle. «Ho chiesto aiuto alla Cisl e alla Gazzetta - dice ancora la signora - per trovare un sostegno ed evitare di finire in mezzo alla strada. Ma è umiliante, a questa età, in questa città, dover vivere sperando che qualcuno ti faccia (c.f.) l’elemosina». Due anni fa la Circoscrizione concesse loro un contributo annuo di 1200 euro, poi divenuti 150 zione in cerca di aiuto (economico ma anche psicologico). E agli operatori hanno consegnato un’altra storia, così lontana da quella città senza denunce (e senza colpevoli). L’usura (al pari delle estorsioni) è un reato che gode della perversa complicità tra vittime e carnefici, perché le vittime vivono una naturale condizione di subalternità, inferiorità e as- a lettura dei giornali degli ultimi giorni ci fa chiedere come associazione «Giraffa» quanto siano state efficaci le campagne di comunicazione che abbiamo fatto per sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto le istituzioni sulla tematica della tratta delle donne costrette a prostituirsi e sul numero verde nazionale 800 290290 che gestiamo dal 2000. Da anni ci siamo impegnate a tappezzare la città di adesivi e manifesti («Tappezza la città»), organizzato concerti («Musica per i tuoi occhi»), partite di calcio («Dai un calcio alla schiavitù»), distribuito scatole di fiammiferi («Accendiamo la Speranza»), regate veliche («Solidaricup - Vele in mare contro la tratta»), dibattiti nelle scuole, corsi di formazione alle operatrici e, da ultimo, distribuito schede telefoniche a unità di strada, forze dell’ordine ed istituzioni in generale. Tutti questi eventi avevano lo scopo di pubblicizzare il numero verde nazionale antitratta. Ci chiediamo, con un po’ di rammarico, quale sia stata l’efficacia di tutti questi eventi comunicativi visto che, ancora oggi, i media definiscono le schiave «lucciole», che non è chiara la differenza tra prostituzione e tratta, e che le Istituzioni sembrano assolutamente lontane dalle tematiche legate al fenomeno nonostante che, alle periodiche riunioni organizzate dalla Prefettura, partecipino numerosi rappresentanti di Enti ed Istituzioni. Evidentemente non basta dire no alla tratta solo in queste occasioni ed essere d’accordo con quanto le associazioni propongono. È necessario invece tradurre in azioni concrete il contrasto al traffico di donne costrette a prostituirsi mediante precise ed incisive azioni di assunzione di responsabilità per evitare tante numerose morti invisibili di giovani donne straniere e per abbattere il muro dell’indifferenza. L I dati delle forze dell’ordine non fotografano la situazione drammatica che invece emerge dall’attività della Fondazione Due sole denunce, nel 2005, in città, per reati di usura. Cioè due soli (presunti) strozzini in attività in tutta Bari. I dati (che riuniscono l’attività di tutte le forze dell’ordine presenti sul territorio) sarebbero senz’altro confortanti se non tradissero, in realtà, l’immensa paura delle vittime, che è intrinseca e complementare al fenomeno dell’usura. Nel 2004 le denunce contro i cravattari erano 5 a Bari e 22 in provincia. Poche, comunque. Ma il decremento è inesorabile. Nel 2005 sono state 2 a Bari - come già detto - e 16 nel Barese. Ma i numeri sono bugiardi. La verità è ben altra, nascosta, sommersa. Basta un semplice incrocio di informazioni: l’attività della Fondazione Antiusura San Nicola e Santi Medici. L’organismo di don Alberto D’Urso, che la scorsa estate ha festeggiato i 10 anni di vita, ha incrementato, ad esempio, il numero degli ascolti. Nel corso del 2005, in altre parole, una gran quantità di donne e uomini nelle mani dei «cravattari» hanno bussato alla porta della Fonda- MARIA PIA VIGILANTE * soggettamento. E di paura. Spesso non c’è nemmeno bisogno di minacciare per esigere denaro a tassi usurari perché è come se la minaccia fosse già contenuta nelal richiesta. Ma ben più delle estorsioni, l’usura è un reato di difficile dimostrazione: le poche indagini aperte e ancor più i pochissimi processi celebrati hanno evidenziato lacune legislative. Un nume- ro sparuto di usurai, statistiche alla mano, nel distretto della Corte d’Appello di Bari ha dovuto scontare una condanna. Se questo è lo scenario, è anche inutile stupirsi dell’assenza di denunce e della contestuale richiesta di aiuto da parte delle vittime (in fondo, per i più, è molto più semplice parlare con un uomo di chiesa che con un uomo in divisa). La Fondazione San Nicola e Santi Medici continua ad accogliere persone di tutte le età ed estrazioni sociali, casalinghe e impiegati, commercianti e piccoli imprenditori, studenti e professionisti. Un esercito di vittime invisibili. L’usura frusta la città. Non è un caso che a parlarne siano anche il mondo della cultura e dello spettacolo, come l’ultimo (fin troppo veritiero) libro di Vittorio Stagnani («Sotto schiaffo») o il nuovo film di Nico Cirasola «Bell’epoker», che nella narrazione di una baresità archetipica, tra i personaggi «tipici» inserisce - ovviamente - l’usuraio. Carmela Formicola er fare ciò è opportuno che ognuno nel proprio segmento e con le proprie responsabilità istituzionali inizi ad occuparsi effettivamente della tratta delle donne, a fare qualche cosa di concreto ed operativo per e con loro. Il Comune dovrebbe preoccuparsi di inserire la tratta nelle politiche sociali di inclusione che tengano conto dei problemi specifici che queste portano, destinare risorse economiche per il loro inserimento lavorativo e non preoccuparsi solo di formare operatori su questa tematica, delegando, invece, nei fatti le associazioni ad occuparsi direttamente e concretamente delle complesse problematiche, del dolore e della sofferenza delle schiave. Le forze dell’ordine, dal canto loro, oltre a contrastare il fenomeno con azioni di repressione, dovrebbero porre in essere azioni di coordinamento e collaborazione con le associazioni sia per aiutare le donne a sfuggire sia per garantire loro una situazione di sicurezza e protezione. La Regione dovrebbe dare rilievo su tutto il territorio al numero verde antitratta, consapevoli del fatto che la Puglia è un territorio di frontiera, zona di approdo e di transito di flussi di immigrate clandestine, tra cui numerose vittime di tratta e riduzione in schiavitù, sia essa per sfruttamento sessuale che lavorativo. Opportuno sarebbe istituire un Osservatorio regionale sulla tratta che possa monitorare il fenomeno per poter più efficacemente programmare gli interventi di protezione ed inclusione sociale. Non è più possibile, e la cronaca giornaliera ce lo conferma, delegare solo al privato sociale la presa in carico delle schiave del terzo millennio. Fino a quando le istituzioni non si interrogheranno su che cosa concretamente fare per contrastare la compravendita di esseri umani, delegando tutto alle associazioni, il fenomeno sarà considerato marginale e non entrerà mai a pieno titolo nelle politiche del welfare. L’invisibilità di queste donne, l’indifferenza delle loro morti, può ascriversi ad una collettiva azione di rimozione rispetto alla scottante problematica della sessualità che esse evocano? Occuparsi di loro significa forse indirettamente occuparsi del rapporto dispari tra uomo e donna? Di una sessualità maschile sempre più in crisi? Che compra prestazioni sessuali? Ci rendiamo conto che l’argomento è difficile, ma ci auguriamo che qualcuno qualche domanda se la ponga. P * Avvocato, presidente Associazione «Giraffa»