Il Longbow Medievale Inglese
Transcript
Il Longbow Medievale Inglese
Storia del Longbow di Robert Sanderson Il longbow come arma da guerra rappresentò uno dei maggiori progressi tecnologici della storia militare.. Un sottile pezzo di legno con una corda che ne unisce le estremità in grado, con relativa semplicità, di seminare morte a più di duecento yards di distanza, è più impressionante di un qualsiasi pesante pezzo di metallo che, per quanto affilato e parimente distruttivo, non ne possiede lo stesso raggio d’azione.. Quanto segue di altro non si tratta se non di un breve sguardo sulla storia di quest’arma, sulle battaglie che lo videro protagonista, sulla sua efficacia in termini di portata, potere di penetrazione delle frecce e sul ritmo che esperti arcieri erano in grado di sostenere nello scagliarle. La storia dell’arco si fa risalire a circa 50.000 anni fa. Risalirebbe a questa l’età di alcune punte di freccia rinvenute in Tunisia, a Bir-El-Ater. Altre punte di età di poco inferiore sono state rinvenute nel Sahara tra il Marocco e l’Algeria. E non si tratta di semplici oggetti affilati, ma delle vere e proprie punte di frecce che consentono appunto di determinare la nascita dell’arco. A conferma dell’esistenza dell’arco in epoche remote, vi sono anche numerose pitture rupestri dove venivano molto spesso rappresentati uomini armati di archi in scene di caccia. La rappresentazione, simbolica, era quella di archi dalla forma molto arcuata di cui, è evidente, non si possono avere prove tangibili vista la totale assenza di reperti giunti fino a noi. Si può presumere che i materiali utilizzati per la loro costruzione fossero di immediata decomposizione (legno e tendini animali) ed è pertanto giustificata la totale assenza di ritrovamenti. Le tracce del più antico arco inglese risalgono agli anni intorno al 2700 a.C.. Risale a quest’epoca l’età di una serie di archi, rinvenuti appunto in Inghilterra, costruiti con legno di tasso e dei quali, il più lungo misurava più o meno 190 cm. L’utilizzo dell’arco, da quelle lontane epoche, ha avuto uno sviluppo e una utilizzazione lineare. I Romani ne capirono l’importanza che il suo ruolo rivestiva in battaglia, quando si trovarono a fronteggiare varie tribù germaniche che ne facevano già largo e sistematico uso. La “Tela di Bayeux”, nelle scene che riportano alcuni momenti della Battaglia di Hastings, ha portato fino a noi immagini che, pur non determinanti per la storia dell’ arcieria, ne sono una importante testimonianza. Vi è possibile osservare una trentina di uomini che impugnano degli archi e dalle loro proporzioni è possibile valutare come la lunghezza di questi archi non si distacchi molto all’immagine che si ha dei longbow medievali. C’è da notare comunque, che gli arcieri vengono rappresentati come dei singoli combattenti, cioè non identificabili in un corpo militare specifico, quasi fossero ad appoggio ad altre forze. Di questi, solo uno è a cavallo e solo uno viene rappresentato con indosso un indumento che possa essere paragonato a una armatura. Quest’ultimo aspetto può far supporre che la maggior parte degli arcieri venissero reclutati tra la popolazione contadina e che non sempre si trattasse di professionisti dell’arma. Per quanto la Battaglia di Hastings non abbia avuto l’arco come protagonista, è comunque da sottolineare come ad esso sia legato il momento più importante e decisivo: una freccia colpì all’occhio re Harold, uccidendolo. pag. 1 - Storia del Longbow - Dell’arco come arma ufficiale in dotazione all’esercito inglese non si hanno menzioni fino al 1252, quando da documenti del Tribunale delle Armi di quell’anno, l’arma non solo viene dichiarata “arma ufficiale dell’esercito” ma ne viene addirittura imposto l’addestramento e l’utilizzo. Dalla fine del XIII e fino all’inizio del XVI secolo, il longbow rappresentò una componente effettiva e necessaria degli eserciti inglesi: con esso si riuscì a ottenere grandi vittorie anche in quelle battaglie dove la disfatta sembrava inevitabile. Fu appunto all’inizio del XVI secolo che due nuove invenzioni vennero a segnare l’inizio della fine del regno del longbow: la corazza e l’archibugio. La corazza fu la prima a creare difficoltà all’efficacia del longbow. Perché una freccia potesse attraversarla, era necessario un giusto angolo di impatto e una distanza di tiro ben inferiore alle 200 yards. Termini che in battaglia era quasi impossibile raggiungere, addirittura aumentati quando vennero introdotte le corazze arrotondate. E’ stato scritto, a tale proposito: “La capacità di difesa di queste armature corazzate è impressionante; sono in grado di resistere alla penetrazione dei dardi delle balestre, delle frecce dei longbow e dai colpi di archibugio e di pistola...” Le armi da fuoco non erano una novità, già da anni venivano utilizzati dei grossi e pesanti cannoni, ma ora era diverso: si trattava adesso di armi portatili e, soprattutto, facilmente utilizzabili in battaglia. Non mancarono le dispute su quale fosse l’arma migliore tra i sostenitori dell’arco e quelli delle nuove armi da fuoco, dispute che ebbero termine soltanto quando sui campi di battaglia apparve la pistola. E’ utile riportare quanto, nel 1590, a difesa del longbow viene riportato da un documento: “... è più rapido in termini di ricarica e di tiro; è più preciso perché, vedendo la traiettoria delle frecce, si ha la possibilità di aggiustare la mira; è più silenzioso e quindi più efficace in azioni di sorpresa o notturne; può essere utilizzato, al contrario delle armi da fuoco, in qualsiasi condizione meteorologica”. A sostegno della pistola si affermava che “il suo utilizzo non necessita né di tanta forza fisica né di molta esperienza, ed è inoltre possibile utilizzarla in qualsiasi posizione, cosa molto complicata per l’arco, necessitando quest’ultimo, per un corretto utilizzo, della posizione in piedi (o al limite, in ginocchio) dell’arciere”. Da allora il longbow è regredito ad arma dimostrativa o di divertimento. La sua storia è comunque legata alla storia dell’Europa Medievale. La prima grande vittoria ottenuta con l’ausilio del longbow, risale al 1298 quando le truppe di Edoardo I d’Inghilterra, sconfissero un esercito scozzese. La battaglia stagnava vista l’impossibilità della cavalleria inglese di attaccare e colpire con efficacia le truppe scozzesi unite in blocchi compatti difesi da fitte schiere di aste e lance. L’utilizzo degli arcieri, che incessantemente faceva piovere sulle truppe avversarie una pioggia di frecce, assottigliò le fila scozzesi tanto da consentire alla cavalleria di averne poi facile sopravvento. Nel 1332, durante il regno di Edoardo III, si svolse nelle vicinanze di Halidon Hill un’altra battaglia tra truppe inglesi e scozzesi. L’esercito inglese era posizionato sulla sommità di una collina ed era sotto attacco. Gli arcieri, sfruttando magnificamente la posizione sul pag. 2 - Storia del Longbow - terreno, fecero piovere sugli attaccanti migliaia di frecce da costringerli a ritirarsi e, continuando a colpirli anche in questa fase, li sterminarono ancor prima che questi potessero recuperare le loro posizioni difensive. Durante la Battaglia di Crecy (1346) contro un esercito francese, gli arcieri inglesi riuscirono a scagliare quasi 500.000 frecce, quasi 70.000 al minuto. Quel giorno, non si limitarono a esercitare la loro terribile potenza da posizioni fisse, ma unirono a essa la mobilità, con un movimento che può essere paragonato a quello di un coltello a serramanico che si apriva e si chiudeva: al termine della fase di “apertura” veniva effettuato il tiro, così che fosse possibile ad ogni arciere controllarne l’effetto seguendo la traiettoria delle proprie frecce. Per i francesi fu un disastro. La Battaglia di Agincourt è la vittoria più spettacolare del longbow. VI persero la vita 10.000 francesi, mentre tra le truppe inglesi ci furono così poche perdite che la stima a loro più sfavorevole ne fa arrivare il numero a circa 200 uomini. Alcuni più recenti studi, hanno posto qualche dubbio sull’esatta efficacia del longbow nel corso della battaglia. Si pensa infatti che molti francesi persero la vita più che per colpa delle frecce vere e proprie, dalla confusione che venne a crearsi tra le truppe che si ritiravano e quelle che erano in fase di attacco: un miscuglio incredibile di uomini e cavalli che si ritrovarono completamente scoperti ai colpi dei fanti e alle frecce degli arcieri. Nel 1461, nel corso della Guerra Civile inglese, il longbow era in dotazione ad ambedue le parti in guerra, che ebbero modo di scontrasi a Towton Heath. Su terreno rimasero, tra le due parti, circa 25.000 uomini tra morti e feriti. L’ultima battaglia, anche se limitatamente al territorio inglese, in cui il longbow svolse un ruolo significativo, fu nel 1513 a Flodden, dove per l’ennesima volta l’esercito inglese affrontò e sconfisse un esercito scozzese. Il longbow è un arco la cui corda va tirata fino all’orecchio, piuttosto che al petto; è lungo 5 piedi e oltre. Il legno utilizzato per la sua costruzione era principalmente il tasso il cui durame, vista la sua resistenza alla compressione, era posto all’interno dell’arco e l’alburno, resistente all’espansione, all’esterno. La sua sezione era generalmente di forma a “D” con tutte le superfici convesse. Per un arciere esperto era possibile tirare fino a 12 frecce al minuto e con una buona precisione; senza una particolare attenzione per la precisione, si riuscivano a scagliarne fino a 15. La portata di un longbow era di circa 240 yards, benché si sa di archi che erano in grado di superare questa distanza. Le frecce potevano facilmente attraversare indumenti di pelle o imbottiti (Anche pesantemente) e possedevano una certa efficacia anche contro le maglie metalliche. Nel corso dell’assedio di Abergavenny (1182), alcune frecce scagliate da arcieri gallesi, attraversarono la porta di quercia del castello spessa 4 pollici, come testimoniato da Giraldus Cambrensis, cappellano della King’s Chapel. Nello stesso assedio, un cavaliere di William de Braose fu colpito da una freccia che attraversò la sua bardatura, il suo gambale di cuoio, la sua coscia e uscendone dall’altra parte, attraversò la sua sella di legno fino ad infiggersi nel fianco del cavallo. Questi due aneddoti, presi con quanta attenzione possibile, possono comunque farci capire quale fosse la potenza del longbow quando era nelle mani di arcieri esperti. 15 maggio 1998 [traduzione: R.Lanciotti –2001] pag. 3