Rostagno, nuove verità sul delitto - i servizi segreti
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Rostagno, nuove verità sul delitto - i servizi segreti
Rostagno, nuove verità sul delitto - i servizi segreti aprono gli archivi Ai pm i documenti sul traffico d'armi con la Somalia. Giallo sul centro "Scorpione". Nessuna traccia della relazione su un giro di droga nella comunità Saman di Valderice di SALVO PALAZZOLO PALERMO - Nel 2002, i consulenti della Procura di Palermo che indagavano sul delitto di Mauro Rostagno non erano riusciti neanche ad entrare nella sede romana del Sisde. E per dieci anni, la richiesta di acquisire documenti dall'archivio dei servizi segreti è rimasta lettera morta. Fino a qualche settimana fa, quando il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, diretto dal prefetto Gianni De Gennaro, ha comunicato ai magistrati di Palermo che la loro istanza era stata accolta. Così, il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, i sostituti Gaetano Paci e Francesco Del Bene sono stati ricevuti prima nella sede dell'Aisi, poi in quella dell'Aise, gli ex Sisde e Sismi, i servizi segreti civili e militari. I magistrati sono tornati a Palermo con un centinaio di documenti, acquisiti nell'ambito dell'indagine "stralcio" sulla morte del giornalista sociologo, quella che sta cercando di fare luce sui mandanti e i complici occulti dell'assassinio del 1988. Ma cosa conservavano i servizi segreti sulla morte di Mauro Rostagno? Già dieci anni fa, la richiesta dei magistrati agli 007 era stata chiara: "Si chiede di acquisire informazioni dagli atti d'archivio che possano confermare collegamenti fra la scomparsa di Rostagno e traffici internazionali di armi, con particolare riferimento ai traffici fra Italia e Somalia". E ancora: "Eventuali collegamenti fra la scomparsa di Rostagno e l'omicidio in Somalia della giornalista Ilaria Alpi". I magistrati chiedevano poi chiarimenti sul centro "Scorpione" di Trapani, un'articolazione della struttura segreta Gladio, che operò in Sicilia fra il 1987 e il 1990. Perché non è ancora chiaro cosa abbia fatto davvero Gladio a Trapani. Gli ex responsabili della struttura, interrogati anni fa, non hanno chiarito il giallo. Anzi, l'hanno alimentato. Il colonnello Paolo Fornaro ha spiegato di essere stato inviato in Sicilia per "impiantare un'azione di contrasto contro la criminalità organizzata". Il suo successore, il maresciallo Vincenzo Li Causi, ha detto di non sapere nulla di quell'attività antimafia, e ha ribadito che Gladio era solo "una struttura creata per preservare la nazione da attacchi nemici". Cosa abbia fatto in concreto "Scorpione" non è dato sapere. Fornaro e Li Causi hanno parlato genericamente ai magistrati di una relazione di servizio trasmessa a Roma: avrebbe avuto ad oggetto la comunità Saman in cui viveva Rostagno, e un traffico di droga gestito da alcuni ospiti della struttura. Ma di quella relazione non ci sarebbe traccia fra le carte consegnate dai servizi. Così il mistero di "Scorpione" prosegue. È anche il mistero di una vecchia pista aerea in disuso, nei dintorni di Trapani. È la pista di Kinisia. Nel '97, lo Stato Maggiore dell'Aeronautica negò che su quella installazione si fosse tenuta attività durante l'estate 1988. Forse, i mesi in cui Rostagno avrebbe ripreso con una telecamera nascosta qualcosa, poi registrato in una cassetta, scomparsa la sera del delitto. Dopo le indicazioni di un testimone, i magistrati di Trapani tornarono ad insistere con l'Aeronautica. Così, spuntò un'esercitazione a Kinisia, la "Firex 88". Fu solo una simulazione? O forse in quell'occasione Rostagno aveva scoperto il passaggio in Sicilia di un traffico d'armi? È quello che i magistrati vogliono adesso verificare. Intanto, prosegue a Trapani il processo contro il capomafia Vincenzo Virga e uno dei presunti killer di Rostagno, Vito Mazzara. (20 maggio 2012) © Riproduzione riservata