La Nia, la Pinta e la Santa Margherita

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La Nia, la Pinta e la Santa Margherita
La Niña, la Pinta e la Santa Margherita
Vi siete mai chiesti perché Colombo era convinto di aver raggiunto l’India dell’Ovest anziché quella
terra che poi verrà chiamata America? Aveva utilizzato le carte nautiche realizzate da suo suocero.
Evidentemente anche a quei tempi le cose fatte in casa erano sinonimo di qualità. Finché si parla
di fettuccine o di crostate la cosa ci trova tutti d’accordo, ma per le carte geografiche, meglio
affidarsi alla tecnologia. Come tutti i suoceri doveva avere una concezione del mondo tutta sua, poi
se con la cartina ci si rollava anche qualche canna la sua visione doveva essere davvero
stupefacente.
La spedizione di Colombo partì condizionata da questo presupposto. Nell’Agosto del 1492 aveva a
disposizione le tre famigerate caravelle: la Niña, la Pinta e la Santa Maria. La Santa Maria era la
caravella da dove Cristoforo dirigeva tutte le operazioni. Poiché era la più grande fu la prescelta
per caricare il suo ingrediente segreto: il vino. Ma non un vino qualsiasi, bensì il vino della cantine
Santa Margherita della Repubblica Marinara di Venezia.
Aveva avuto modo di conoscere la cantina a Savona nella taverna di suo padre e ne aveva sentito
le lodi grazie al suo primo lavoro di agente per i traffici di merce.
Ne aveva imbarcato delle grandissime quantità, per poter brindare e festeggiare alla vista delle
coste dell’India.
Con il passare dei giorni a bordo si cominciò a respirare un’aria di tensione. Effettivamente dalla
sosta alle Isole Canarie era ormai passato più di un mese. Della terra non c’era traccia.
Insospettito dallo strano comportamento dell’equipaggio, il comandante decise di tenere d’occhio
gli elementi più caldi. S’improvvisò investigatore, inventando quel famoso personaggio che noi
conosciamo come il tenente Colombo. Poiché la nave era soggetta alle intemperie dell’Oceano
sfoggiò anche il suo famosissimo impermeabile. Scoprì che a bordo c’era aria di ammutinamento.
Per rabbonire l’equipaggio saltò anche ai fornelli e si prodigò in tutte le sue specialità culinarie, fra
le quali il famoso uovo di Colombo. Ma fu inutile. Alla fine decise di scendere a patti con il suo
equipaggio. Se entro tre giorni le vedette non avessero scorto alcuna terra, le caravelle sarebbero
tornate indietro.
Come ultima spiaggia, nella notte dell'11 ottobre, decise di dar fondo alla scorta di Santa
Margherita. Il vino cominciò a scorrere a fiumi, poi diventarono mari. L’equipaggio iniziò a
barcollare come in preda ad una tempesta. Colombo scambiò il suo mozzo Pedro per una ragazza,
come quelle che erano al servizio in uno dei tanti malfamati locali di Palos. Effettivamente aveva i
capelli lunghi e gli orecchini come andavano di moda ai tempi dei pirati. Gli gridò “Niña, una Pinta
di Santa Margherita”. Da quel momento capirono tutti il perchè le due caravelle erano state
chiamate così e perché dal quel giorno la Santa Maria fu ribattezzata la Santa Margherita.
Poi afferrando una bottiglia di vino a mò di cannocchiale cominciò a gridare a squarciagola
“L’indiaaa, l’Indiaaaa”. In effetti la terra c’era ed anche da diverse ore. Ma erano tutti talmente
ubriachi da non essersene accorti. Dopo aver vagato nell’oceano per più di un mese alla ricerca
della terraferma, praticamente erano andati a sbatterci contro. Fu un miracolo. Un vero miracolo
di-vino, come quando l’acqua si trasformò in vino il mare si trasformò in terra, anche se la terra
non si trasformò in India visto che erano in America. Ma erano talmente sbronzi da non capirlo.
Chiamarono pure Indiani tutti gli indigeni. Toccò poi ad Amerigo Vespucci, notoriamente astemio,
a scoprire la terra che fu poi chiamata in suo onore America. Quel giorno fece uno strappo alla
regola brindò anche lui con la migliore bottiglia di Santa Margherita.
Cristoforo Colombo non riuscì mai a raggiungere l’India dall’Ovest, forse perché continuava ad
utilizzare le cartine del suocero.
Amerigo Vespucci riuscì a dimostrare l’esistenza di una nuova terra e che “in vino veritas” se non
ne bevi troppo.