biografia anna politkovskaja - Museo Diffuso della Resistenza

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biografia anna politkovskaja - Museo Diffuso della Resistenza
BIOGRAFIA ANNA POLITKOVSKAJA
Anna Stefanovna Politkovskaja nasce il 30 agosto 1958 a New York, figlia di due diplomatici
sovietici di nazionalità ucraina di stanza presso l'ONU. Studia giornalismo all’Università di Mosca,
dove si laurea nel 1980.
Inizia la carriera nel 1982 presso il giornale moscovita Izvestija,
proseguendo con la Obscaja Gazeta oltre a collaborare con altre radio e TV libere.
Dal 1999
inizia a lavorare presso la Novaja Gazeta (settimanale russo libero e indipendente), per il quale
continuerà a scrivere fino alla sua scomparsa. Corrispondente dal fronte di guerra del Caucaso è
divenuta celebre in Russia e all’estero per i reportage dalla Cecenia.
Io vivo la mia vita e scrivo di ciò che vedo” (A. Politkovskaja)
Pubblica alcuni libri di critica alla politica di Putin e la sua conduzione della guerra in Cecenia.
Si ritrova spesso, proprio per il suo forte impegno nei confronti della libertà, ad essere minacciata
di morte. Per le sue prese di posizione è stata arrestata dalla polizia e ha ricevuto minacce di
morte. Nel 2001 è perfino costretta ad abbandonare il paese e fuggire a Vienna minacciata da
Sergei Lapin, ufficiale dell'Omon (la polizia del ministero degli interni), che la giornalista stessa
aveva accusato di crimini contro la popolazione cecena. La vicenda di Lapin si concluse, dopo
numerose interruzioni, nel 2005 con una condanna per abusi e maltrattamenti aggravati su un
civile ceceno e per falsificazione di documenti.
Anna Politkovskaja si reca più volte in Cecenia, per sostenere le famiglie colpite dalla guerra, visita
ospedali e campi profughi, intervista militari russi e civili ceceni.
Dall’esperienza diretta con le
vittime della guerra nascono i sui articoli in cui non risparmia critiche forti ai modi utilizzati dalle
forze russe in Cecenia, abusi sulla popolazione civile che spesso sono appoggiate in silenzio dai
Primi ministri ceceni (Ahmad e Ramsan Kadyory) sostenuti da Mosca.
La giornalista si trova spesso ad assolvere il ruolo di “negoziatrice privilegiata” della guerriglia in
corso ma anche durante i fatti del Teatro Dubrovka. Il 23 ottobre 2002 a Mosca una cinquantina di
terroristi ceceni prende in ostaggio il teatro Dubrovka, dove si stava svolgendo il musical NordOst. Chiedono la fine della guerra e il ritiro delle truppe russe dalla Cecenia. Gli ostaggi sono più
di 700. Dopo tre giorni le forze speciali russe assaltano il teatro. Tutti i terroristi vengono uccisi, e
a causa del gas utilizzato nelle operazioni di salvataggio perdono la vita anche 130 ostaggi.
Nel 2003 pubblica “A small corner of Hell: Dispatches from Chechnya” ennesima denuncia della
guerra brutale in corso, migliaia di civili torturati, rapiti e uccisi da forze cecene o da autorità
federali
russe.
Nel settembre del 2004, mentre si sta recando a Beslan, teatro del sequestro di circa 1200 persone
in una scuola da parte di terroristi separatisti ceceni, è colpita da un malore improvviso, che
porterà ad un ricovero in ospedale, di cui non si capirà mai del tutto l'origine, si pensa ad un
avvelenamento anche se l'accaduto non sarà mai chiarito completamente.
“certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una
persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato un'informazione.
Non sono la sola ad essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare”
“non mi considero un magistrato inquirente, ma una persona che descrive quello che succede a chi
non può vederlo”
La giornalista viene ritrovata morta il 7 ottobre 2006 nell'ascensore del suo palazzo a Mosca.
Vengono trovati una pistola e quattro bossoli accanto al corpo, la pista seguita è quella di un
omicidio eseguito da un killer a contratto, per conto di sconosciuti. L'inchiesta ha portato in
seguito, all'arresto di più di dieci persone fra cui alcuni ex funzionari dei servizi di sicurezza e del
leader ceceno di un'organizzazione criminale di Mosca. Il procuratore generale ha sostenuto che il
mandante dell'assassinio si trovi all'estero. Ad oggi le conclusione delle indagini sono ancora
parziali
e
suggeriscono
la
mancanza
di
volontà
politica
nell'individuare
i
responsabili
dell'assassinio. Anna Politkovskaja aveva due figli, ed era separata dal marito giornalista anch'egli.
Il giorno dopo l'assassinio il computer della giornalista è già nelle mani della polizia russa così
come il materiale dell'inchiesta che stava conducendo sulle torture commesse dalle forze di
sicurezza cecene legate al primo ministro Ramsan Kadyrov. Ma il suo editore possiede ancora del
materiale che pubblicherà, sulla Novaja Gazeta, il 9 ottobre stesso, a due giorni dall'omicidio.
I funerali si svolgono il 10 ottobre alla presenza di più di mille persone, ma nessun rappresentante
del governo.
Anna Politkovskaja, la ricordiamo per la sua espressione seria, quasi accigliata, con gli occhiali
austeri. Una carriera giornalistica sempre all'insegna del coraggio, la sua, sempre in prima linea,
sotto il segno della verità, della lotta per i diritti, per la dignità dell'uomo, per la libertà e la
democrazia. Testimone il più delle volte scomoda, che vive sulla propria pelle le cose che racconta
senza
giochi
di
parole
né
mezzi
termini.
Il suo impegno è stato riconosciuto da numerosi premi fra cui: 2001 Premio dell'Unione dei
giornalisti russi, Global Award for Human rights Journalism, 2002 Freedom to Write Award,
Courage in Journalism Award, 2003 Lettre Ulysses Award, Medaglia Hermann Kesten, 2004 Premio
Olof Palme, 2005 Premio per la libertà ed il futuro dei media, 2006 International Journalism Award,
2007 Premio Internazionale Tiziano Terzani.