Il Corriere di Firenze - settembre 2007
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Il Corriere di Firenze - settembre 2007
Si ride a "Crepapelle" con Maria Cassi Al teatro del Sale in scena lo scontro a distanza tra Arno e Senna FIRENZE - Dopo Bartali e Anquetil, Materazzi e Zidane ecco Maria Cassi che, sdoppiandosi, raccoglie e distribuisce i vizi, qui tutti nostrani, e le virtù, tutte parigine. Con "Crepapelle" (fino al 29 al Teatro del Sale, 055.2001492) in parallelo emergono Arno e Senna, il campanile di Giotto e la Tour Eiffel, la molliccia baguette e il filone toscano senza sale ben cotto, e la pelle si crepa dal ridere, e la pelle si crepa perché ha visto e vissuta, è stata usata. La Cassi, direttrice affabulatrice dell'abbuffante teatro per la sua quinta stagione di vita, con i suoi "versetti satanici" facciali, cappello di paglia e bretelle da allibratore americano degli anni '20, ancora "rana dalla bocca larga" con occhi e lingua in fuori, è una contorsionista degli zigomi, delle sopracciglia, delle smorfie delle labbra, regina di una recitazione onomatopeica debordante. Un'innamorata, bigama, di Peynet divisa tra la Firenze di Sant'Ambrogio un po' becera e sboccata ma generosa e l'erotica Parigi sofisticata e sobria dei boulevard, dei bistrot dove si può ascoltare, ancora intatta, "La vie en rose" cantata da una clochard (termine che ha tutto un altro sapore di "barbone"), dove scorrono i brividi per la Marsigliese, inno universale alla libertà, dove non può non arrivare la nostalgia a sentire le erre arrotondate in "Non Je ne regrette rien" di una Piaf immortale. I sandwich pieni di burro cozzano con il panino col lampredotto, i passerotti transalpini soverchiano i piccioni grassi di Piazza della Signoria. La città dell'amore per eccellenza targata "Je t'aime", il suo fascino, la sua eleganza, anche da clichè, anche da stereotipo. L'esilarante racconto del tamponamento dell'autobus con la stessa scena vista dagli occhi di una perfettina o "pissera", "femme in beige" dal sa- pore di naftalina, e con quelli del classico fiorentino polemico e disfattista. Viene alla mente il libro . del giornalista Rai Antonio Caprarica "Com'è dolce Parigi...o no?", sottotitolo: "Perché amare la Francia nonostante i francesi" oppure la slavina di libri di Beppe Severgnini legati all'italianità. E si sprecano ghi "et voilà", i "bonjour", i "madame" romantici e poi il tormentone "pardon", vero leit motiv, che diviene danza da marionetta e scattosa break dance sincopata. Una piece intemazionale, come è nelle corde dell'attrice, "A Saintrotwist", "Zavattini", "Galateo" o del recente "La porta aperta", che non ha bisogno di traduzioni: sono i gesti, la continua metamorfosi della faccia di gomma a provocare un irresistibile sorriso che inequivocabilmente si trasforma, impossibile da frenare o arginare, in una valanga di risate. Tommaso Chimenti