DEFICIT ACCUMULATION ThEORy OF FRAILTy: OVERVIEw
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DEFICIT ACCUMULATION ThEORy OF FRAILTy: OVERVIEw
Geriatria 2014 Vol. XXVI; n. 4 Ottobre/Dicembre 11 DEFICIT ACCUMULATION ThEORy OF FRAILTy: OVERVIEw Rapazzini P. UOC Geriatria Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese Riassunto: La fragilità consiste nel progressivo declino funzionale a carico di più organi e sistemi, caratterizzato da perdita della riserva fisiologica ed aumentata vulnerabilità alle malattie ed alla morte. Lo stato di salute di un individuo viene condizionato dal numero complessivo di deficit (biologici o clinici) che accumula nel corso dell’esistenza. Lo stato di salute può così venir espresso da un semplice numero: frailty index (FI) è il rapporto tra numero di deficit rilevati in un soggetto e il totale dei deficit ricercati (ad esempio in un database già costituito, o tramite un questionario sperimentale). La velocità di crescita di FI corrisponde a quella di invecchiamento dell’individuo. L’andamento di FI è assai tipico: aumenta con l’età in maniera esponenziale, con valori mediamente più alti nelle donne, è strettamente correlato ad outcome negativi (come la morte), e presenta un livello massimale invalicabile (FI ~ 0,7). Queste peculiarità sono state confermate in innumerevoli studi. Parole chiave: fragilità, accumulo di deficit, frailty index, anziani, riserva funzionale, gerontologia matematica. Fragilità come accumulo di deficit: review Summary: Frailty is a progressive physiological decline in multiple organ systems marked by loss of function, loss of physiological reserve and increased vulnerability to disease and death. Individual’s health status can be represented by the number of health deficits (broadly defined by biological and clinical characteristics) that they accumulate. This allows health to be expressed in a single number: the frailty index (FI) is the ratio of the deficits present in a person to the total number of deficits considered (e.g. in a given database or experimental procedure). Changes in the FI characterize the rate of individual aging. The behaviour of the FI is highly characteristic: it shows an age specific, nonlinear increase, higher values in females, strong associations with adverse outcomes (e.g. mortality), and a universal limit to its increase (at FI ~ 0,7). These features have been demonstrated in dozens of studies. Keywords: frailty, deficit accumulation, frailty index, aged, physiological reserve, mathematical gerontology. INTRODUZIONE Secondo la definizione operativa di Gobbens et al (1) per fragilità si intende la condizione dinamica di un individuo con menomazioni in uno o più dei domini funzionali fisico, psicologico e sociale, con conseguente aumento del rischio di eventi avversi. La fragilità costituisce l’oggetto specifico di interesse della geriatria e comporta un approccio clinico multdimensionale, che sposta l’attenzione dalla malattia singolare al paziente con molteplici problemi. Obiettivo della cura non è allora il semplice prolungamento della sopravvivenza, ma il grado massimo di qualità di vita a cui il soggetto fragile può ancora aspirare. È pertanto indispensabile disporre di strumenti, che consentano di identificare e misurare lo stato di fragilità e le sue modificazione nel tempo (peggiora- Indirizzo per la corrispondenza: Dr. Piero Rapazzini UOC Geriatria Ospedale di Circolo e Fondazione macchi, 21100 Varese Tel. 0332/278359 e-mail: [email protected] mento, ma anche miglioramento). Le valutazioni del geriatra non possono consistere in semplici “impressioni”, soprattutto quando sono decisive nella scelta di indagini e di terapie invasive. Bisogna poter guardare alla fragilità come ad una precisa categoria diagnostica, da aggiungere nella lista del paziente anziano, ed al contempo riuscire a registrare esattamente gli esiti degli interventi compiuti per contrastarla. METODI Rockwood e Collaboratori in una serie di lavori (2-3-4) hanno elaborato un modello teorico che spiega la genesi della fragilità e ne permette la misura secondo una scala continua ed hanno ottenuto riscontri sperimentali, che sembrano individuare un fenomeno biologico e clinico dai caratteri precisamente definiti. Riportiamo di seguito gli elementi operazionali della teoria secondo cui la fragilità sarebbe la risultante di una serie di deficit funzionali che si sommano progressivamente nel corso degli anni. 1) Per deficit dello stato di salute si intende qualsiasi sintomo, segno, malattia, disabilità, alterazione degli esami di laboratorio o strumentali, che possegga tutte queste caratteristiche: 12 Geriatria 2014 Vol. XXVI; n. 4 Ottobre/Dicembre a) abbia valore sfavorevole per l’individuo; b) sia acquisito e la sua prevalenza aumenti con l’età; c) interessi almeno l’1% della popolazione generale; d) non risulti universale prima dell’età di 85 anni. 2) I deficit ricercati nel singolo individuo devono riguardare il più ampio spettro di funzioni, secondo il paradigma della valutazione multdimensionale (VMD) geriatrica: stato cognitivo, emotivo, nutrizionale, forza, mobilità, comorbidità, attività della vita quotidiana. 3) Non è importante lo specifico contenuto degli item considerati, che varia a seconda dei diversi database di VMD, bensì la loro numerosità. Per intercettare lo stato di fragilità occorre esaminare un numero minimo di 30 item complessivi. 4) Calcolo del frailty index (FI). Ad ogni item viene assegnato lo score 0 se il deficit è assente, oppure 1 se presente. Si sommano gli score e si divide il totale per il numero degli item testati, ottenendo cosi il FI. Ad esempio se si registrano 10 deficit in un questionario di 40 item, si avrà FI=10/40=0,25. Nella Tabella è riportato il protocollo di indagine da noi impiegato nella pratica clinica. Valutazione Generale Geriatrica e Indice di Fragilità B) Dimensione Fisica - Copatologica Dominio (Deficit massimo) Forza (4) Deficit Score Punti Motivazione (1) Scarsa = 1 ☐ Stato di salute riferito (1) Eccellente = 0 Buono = 0,25 Discreto = 0,5 Cattivo = 1 Non sa o può rispondere = 1 ☐ Cognitività (4) Demenza = 1 Lieve Deficit = 0,5 Delirium = 1 Agitazione =1 Allucinazioni = 1 ☐ ☐ ☐ ☐ >6=0 ☐ Ansia = 1 Lutto = 1 Stato emotivo (4) Depressione = 1 Stanchezza = 1 Scarso o disturbato = 1 Sonno (2) Sonnolenza diurna = 1 ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ Comunicazione (3) Disartria/afasia = 1 Ipoacusia = 1 Ipovisus = 1 ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ Continenza Incontinenza Fecale = 1 Incontinenza Urinaria / Catetere = 1 (2) ☐ ☐ Ipertensione = 1 BPCO / Asma = 1 Ictus / TIA = 1 Infarto / Angina = 1 Scompenso Cardiaco = 1 Diabete = 1 Cancro = 1 Comorbilità Abuso alcolico = 1 (15) Lesioni da pressione = 1 Frattura femore = 1 Artrosi / artrite reumatoide = 1 Osteoporosi = 1 Morbo Parkinson = 1 Primo altro problema medico = 1 Secondo altro problema medico = 1 Numero assunzioni /24 h Farmacoterapia 0-4 = 0 5-9=1 10-14= 2 (5) 15-19= 3 20-24=4 ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ C) Dimensione Funzionale Dominio (Deficit massimo) ≤6=1 Emiparesi arto superiore = 1 Emiparesi arto inferiore = 1 Debolezza prensione = 1 Debolezza prossimale arti = 1 Punti Magrezza / Obesità = 1 Nutrizione Perdita / Aumento peso recente = 1 (3) No appetito = 1 Ridotto = 0,5 A) Dimensione Cognitiva - Relazionale Mental Test Breve SPMSQ (1) Deficit Score ☐ ☐ ☐ Dominio (Deficit massimo) Motricità (5) ADL (3) IADL (2) Punti Deficit Score Trasferimenti letto-eretto-seduto Dipendente =1 Aiuto = 0,5 Cammino Dipendente = 1 Aiuto = 0,5 Lentezza movimenti = 1 Instabile posizione seduta = 1 Cadute 3 o più ultimi 6 mesi = 1 Alimentazione Dipendente = 1 Lavarsi Dipendente = 1 Vestirsi Dipendente = 1 Gestione farmaci Dipendente = 1 Gestione denaro Dipendente = 1 ☐ ☐ ☐ ☐ ☐ Aiuto = 0,5 ☐ Aiuto = 0,5 ☐ Aiuto = 0,5 ☐ Aiuto = 0,5 ☐ Aiuto = 0,5 ☐ TOTALE Indice di fragilità (I.F.) = Punteggio totale / 55 = Stadio I: I.F. ≤ 0,25 – Stadio II: I.F. 0,25 – 0,40 Stadio III: I.F. ≥ 0,40 ☐☐ ☐☐ Rapazzini P. – Deficit accumulation theory of frailty:overview RISULTATI La procedura descritta è stata applicata a campioni di popolazione assai differenti, viventi a casa, in istituto, oppure ricoverati in reparti per acuti o di riabilitazione ed in varie aree geografiche (2-3-45-6-7). In modo quasi sorprendente si sono raccolti sempre dati pressocchè sovrapponibili. 1) Il valore di FI mostra una strettissima correlazione col tasso di mortalità e di altri outcome negativi (durata della degenza, invio in istituto, cadute). Si è così potuta proporre la tripartizione dei soggetti nelle classi di fragilità bassa, intermedia ed elevata in base a FI rispettivamente ≤ 0,25; 0,25 – 0,40; ≥ 0,40. 2) Il valore di FI cresce esponenzialmente con l’età, in tutti gli studi con il medesimo incremento di circa il 3% all’ anno. Quel che è ancor più interessante è che FI non supera di fatto mai la soglia di 0,7, avvicinandosi alla quale rallenta la crescita fino a rimanere stazionario. Si tratta di una sorta di livello massimale, al di sopra del quale la sopravvivenza è impossibile, corrispondente ad una riserva funzionale dell’organismo ridotta al 30%. 3) In tutte le fasce d’età il valore medio di FI risulta più alto nelle donne rispetto agli uomini, ma l’opposto si rileva per la mortalità. Le donne mostrano cioè una minor vulnerabilità legata alla fragilità. DISCUSSIONE L’insieme di questi dati induce a pensare la fragilità come una realtà naturale, anziché una semplice costruzione concettuale per fini predittivi. Di recente osservazioni del tutto analoghe a quelle compiute sull’uomo sono state replicate nel topo (8) e si era già visto che anche il peggioramento dei test cognitivi col procedere dell’età avviene secondo un modello di accumulo degli errori (9). L’analisi della mole di risultati raccolti consente di comprendere più in profondità il significato del fenomeno fragilità. 1) Bisogna innanzitutto evidenziare un elemento fondamentale di ordine matematico. La curva di crescita nel tempo di FI è analoga a quella che descrive il declino nel funzionamento di un sistema complesso, ad esempio un aeroplano. Un tale sistema è caratterizzato dall’avere un numero ridondante di meccanismi di controllo e riparazione di ogni più piccola avaria. L’usura di un aeroplano consiste appunto nella progressiva riduzione del numero dei suoi dispositivi di feed-back, fino a raggiungere il tipping point del collasso strutturale. 13 Analogamente nel giovane l’omeostasi dell’organismo è preservata da una sovrabbondanza di processi fisiologici, che si perdono via via con l’invecchiamento. Ne conseguono le diminuzioni di capacità d’adattamento alle sollecitazioni ambientali e di complessità dell’organizzazione funzionale, tipiche dell’anziano fragile (3). FI 0,7 rappresenta il tipping point della macchina vivente. 2) Sempre da modelli matematici deriva un’ulteriore interpretazione biologica. L’accumulo di deficit sarebbe riconducibile all’interazione tra due processi. Da un lato la costante esposizione a svariati stress provenienti dall’ambiente circostante. Dall’altro lato l’allungamento con l’età del tempo necessario per neutralizzare i danni indotti da quegli stress. Si crea un circolo vizioso in cui numero dei deficit e ritardo di riparazione si potenziano reciprocamente (10). È ragionevole ipotizzare che si producano dapprima delle alterazioni a livello sub cellulare, che minano l’efficienza del sistema, con estensione dei danni alle cellule, poi ai tessuti, agli organi ed agli apparati, che di rimando aggravano la defaillance dei mezzi di rigenerazione. 3) Dal punto di vista più propriamente clinico bisogna guardare a FI come ad una variabile di stato, quale ad esempio è la temperatura corporea: ovvero un indicatore numerico che riproduce la situazione complessiva in cui si trova un intero sistema, in questo caso stimando le sue residue capacità funzionali. FI è un indicatore dell’età biologica, che a differenza di quella cronologica segnala la distanza non dalla nascita, ma dalla morte. La singolarità di ogni persona è determinata anche dal peculiare carico di deficit, acquisito nel corso dell’esistenza. CONCLUSIONE La teoria che riconduce la fragilità alla somma di difetti funzionali consente la messa a punto di uno strumento di valutazione assai accurato ed affidabile. Il clinico viene a disporre di un indice, sul cui valore può modulare l’intensità dei propri interventi (tanto spesso sproporzionali rispetto alla precaria condizione del paziente) e rilevarne l’efficacia. Inoltre i riscontri sperimentali della teoria aprono una prospettiva interpretativa del fenomeno dell’invecchiamento, inteso come esaurimento dei mezzi di controllo omeostatico, perdita del potere di adattamento ed impoverimento della complessità strutturale dell’organismo. 14 Geriatria 2014 Vol. XXVI; n. 4 Ottobre/Dicembre BIBLIOGRAFIA 1. 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