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la Repubblica
MARTEDÌ 3 LUGLIO 2012
■ 12
la Repubblica
COVER STORY
Attenti al giorno
adatto alla partenza
Vademecum
per l’estate
La società Autostrade o l’Aci
divulgano in continuazione
bollettini sul traffico e ogni anno
forniscono un calendario con i
giorni a rischio. Esistono stazioni
radio che aggiornano in tempo
reale sulla situazione di strade
e autostrade.
I consigli
a cura di
PAOLO ODINZOV
@
MARTEDÌ 3 LUGLIO 2012
Cosa controllare
sulla vostra macchina
È importante che i livelli dell’olio
motore, del liquido di
raffreddamento e del circuito dei
freni siano corretti. È poi
fondamentale per la sicurezza che
gli pneumatici (pressione e usura
del battistrada) siano ok e
funzionino bene tutte le luci.
Come caricare
valigie e bagagli
I carichi a bordo (art 164 Codice
della Strada) devono seguire i
limiti di sporgenza del veicolo,
senza intralciare né la guida né
compromettere la stabilità della
vettura. Non si possono oscurare
i dispositivi d’illuminazione e
“coprire” le targhe
Bambini a bordo
solo sul seggiolino
Portate gli animali
sempre in gabbia
Seggiolino obbligatorio per i
bambini sino ai 12 anni; e i
passeggeri sotto il metro e 50
devono essere assicurati al
sedile con un sistema di ritenuta
adeguato a statura e peso. Multe
salate e una detrazione di 5 punti
per chi sgarra all’art. 172.
Gli animali vanno trasportati in una
gabbia ad hoc anche se i cani
grandi viaggiano di solito nel
bagagliaio che deve essere
comunque per legge diviso da una
rete o da un mezzo idoneo. La
gabbia non va sistemata sui sedili,
ma a terra o nel vano posteriore.
L’auto
dell’estate
cona nobile dei favolosi Anni
Sessanta, la spider Alfa Romeo è fissata nella memoria
come una silhouette rossa
che scorre velocissima sui ponti
della Interstate 101 tra Berkeley e
Santa Barbara, al volante un giovanissimo Dustin Hoffman nei
panni del celebre quanto imbranato “Laureato” di Mike Nichols.
Ma “l’osso di seppia”, come venne
definito il Duetto per le sue spiccate caratteristiche aerodinamiche, nei ricordi degli esperti, è anche l’ultimo studio stilistico del
I
DANIELE P. M. PELLEGRINI
e le parole pesano come
pietre i nomi, soprattutto
quelli celebri, sono dei
macigni ai quali ancorarsi nei momenti di difficoltà o
semplicemente quando occorre
attendere per decidere dove
puntare la prua. Dalla Thema alla Flavia il caso Lancia è sintomatico dell’imbarazzo di affrontare
un mondo difficile e globalizzato
con l’eredità di un marchio importante in altri tempi e che oggi
non si sa bene come proporre:
non basta più coltivare la nicchia
(oramai un po’ dispersa) dei cosiddetti lancisti ed è diventato
difficile capire quale sia effettivamente il vantaggio di chiamarsi
Lancia nei mercati che oggi contano.
Così ci si attacca ai nomi e Flavia è un bel nome da spendere
per una macchina che ha nell’emozionalità la sua ragion d’essere: una cabriolet a quattro posti,
generosa nelle dimensioni, che
si giustifica con l’immagine vacanziera del viaggio rilassato in
compagnia e con una dose massiccia di nostalgia per l’automobile “com’era una volta”. C’è poco altro di veramente efficace da
proporre in un settore circoscritto a modelli e a marchi che vivono di un immagine di prestigio
forte e consolidata come Audi,
Bmw e Mercedes e, nel caso specifico, i risultati ottenuti in passato quando la Chrysler 200/Sebring era commercializzata con
il marchio Chrysler danno la misura della difficoltà di emergere.
S
Cabrio
LanciaFlavia
La sfida di chiamarsi Flavia
continua l’operazione nostalgia
nata ribattezzata Sonica. I casi più clamorosi
sono accaduti negli Usa e riguardano espressioni inglesi: la Rover aveva dovuto modificare il marchio in Sterling perché Rover (girovago) per gli americani si riferisce a un cane randagio; peggio è andata al Mitsubishi Pajero
(che per gli ispanici ha un significato pesante
legato alla masturbazione) diventato Montero o Shogun. Anche la Fiat, ai tempi della sua
prima presenza negli Usa, aveva dovuto modificare Ritmo (attinente al ciclo mestruale
nel linguaggio corrente) in Strada.
(d. p. m. p.)
mente un modello senza troppe
ambizioni di critica e di pubblico
e punta sul fascino e sull’immaginazione in alternativa all’immagine tecnologica e di qualità
delle concorrenti tedesche. Il suo
compito, infatti, è fondamentalmente quello di mantenere vivo
quelle sfaccettature emozionali
dell’immagine del marchio Lancia che attualmente non è supportato da modelli adeguati.
Cerca quindi i suoi spazi mettendo assieme ai riferimenti storici i
contenuti tipici americani che,
nel caso sono, la presenza estetica, la spaziosità e il comfort, ossia
tutto quello che è coerente con
l’immagine della decapottabile
spettacolare e da passeggio piuttosto che della cabriolet sportiva.
Il motore 2,4 litri Chrysler è la
versione aggiornata di un classico 4 cilindri con un passato globale, infatti il progetto era al centro della Global Engine Manufacturing Alliance, joint venture
che nel 2002 aveva coinvolto
Chrysler, Mitsubishi e Hyundai.
Un progetto dalle mille vite che
sulla Flavia si presenta con 175
Cv abbinati al cambio automatico a 6 rapporti; quello che serve
per dare dignità dinamica a questa cabriolet senza nessuna ambizione sportiva. Ma questa è la
missione della nuova Flavia, farsi notare per l’originalità, far discutere per la sua genesi e a quelli a cui piacerà il prezzo sotto i
40.000 euro (listino a 38.900) può
anche sembrare competitivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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scandalizzano per questa ulteriore rimarchiatura di un modello americano come se si trattasse
di un oltraggio al prestigio Lancia, devono arrendersi all’evidenza. Dolorosa per quanto riguarda l’appannamento dell’immagine storica dello scudetto, ma allo stesso tempo senza al-
Il nome come un grimaldello,
esattamente come nel caso della
Thema/C300, un qualcosa in più
per cercare spazio a modelli
americani in un settore dove non
l’hanno mai avuto e, vista in prospettiva, il primo passo verso la
futura globalizzazione di Chrysler (come costruttore) quando
nasceranno i nuovi modelli figli
della alleanza con Fiat.
Il ricorrere a un marchio e a un
nome vendibili in Europa è una
necessità, esattamente come il
ricorso agli stereotipi che si accompagnano a tutte le cabriolet
(la Dolce Vita o la passeggiata vista mare) e i pochi o i tanti che si
I nomi
La fantasia non conta più
quanti vincoli per un modello
ome nasce il nome di un’auto? Un
colpo di creatività? Un’intuizione
del marketing? Niente di tutto questo, non solo almeno. La fantasia al
potere nel mercato dell’auto non funziona
proprio e la definizione del nome, o della sigla
o di qualsiasi identificazione da proporre al
pubblico è frutto di un processo lungo e complesso. Per scegliere la targhetta da applicare
sulla carrozzeria bisogna sottostare a un gran
varietà di vincoli, pena costosi ripensamenti
come quello famoso della Fiat Panda seconda serie, inizialmente chiamata Gingo e poi
frettolosamente ribattezzata per evitare di-
C
Andare all’estero
seguendo le regole
Occhio alle regole all’estero. Per
Albania, Bosnia, Russia,
Macedonia, Marocco, Moldavia,
Montenegro, Tunisia, Turchia e
Ucraina ci vuole la carta verde
in Slovenia e Croazia il kit per i
fari. In Svizzera e Austria la
“vignette” per l’autostrada
Rivive l’icona degli anni ’60
ma rinascerà a Hiroshima
SALVATORE TROPEA
L’ANTENATA DEL 1962
■ 13
Il ritorno del Duetto
Sembravano scomparse, condannate
dalla razionalità imperante e dalla
stretta sui consumi. E invece, a
sorpresa, rispuntano le vetture a cielo
aperto, belle, provocatorie e mai così
affascinanti. Piccolo viaggio nelle tante
idee che hanno di fatto rilanciato un
settore storico per il mondo dell’auto
La Lancia “Flavia” viene presentata la prima
volta al Salone di Torino nel 1960 nella versione
berlina. Solo due anni dopo arriva la
“convertibile Vignale” disegnata da Giovanni
Michelotti e prodotta in 1601 esemplari
PER SAPERNE DI PIÙ
www.jaguar.it
www.bmw.it
scussioni con Renault riguardo alla somiglianza con Twingo.
Alla base c’è il problema dei nomi brevettati (per motivi di sonorità e di pronuncia i giapponesi hanno già registrato buona parte del
dizionario italiano) e questo richiede ricerche
a tappeto per evitare sovrapposizioni; poi c’è
quello della pronuncia che deve essere gradevole. Ma non basta: c’è anche il problema
del significato o semplicemente della assonanza con espressioni dal valore ambiguo.
Casi del genere sono relativamente frequenti
e in Italia si ricordano quelli della VW Jetta, diventata Vento e poi Bora, o della Hyundai So-
ternative in un’ottica spregiudicata come l’attuale, anche tenendo conto che della vera Flavia Convertibile Vignale (disegnata da Giovanni Michelotti)
del 1962 ne sono state prodotti
soltanto 1.601 esemplari.
La nuova Flavia, nata Chrysler
Sebring soft top, è necessaria-
maestro torinese Battista Pininfarina, fondatore dell’atelier di Borgo San Paolo, da lui voluto per sostituire la gloriosa Giulietta Spider. Rieccolo dopo mezzo secolo.
Proprio così, perché quando diventerà operativo l’accordo tra tra
Fiat e Mazda per la produzione in
comune della nuova spider nell’impianto giapponese di Hiroshima saranno passati esattamente cinquant’anni dal Duetto.
Abuso del remake? Se si colloca
questa, accanto all’operazione
500 L, si potrebbe anche pensarlo,
ma nella sostanza e nelle intenzioni di Sergio Marchionne sono
MercedesSLS
FRANCESCO PATERNÒ
a Guardia di Finanza non
ha nel suo parco macchine Lamborghini Gallardo
come la polizia, e questo
può essere un sollievo per chi in
vacanza ci va in supercar. Per il resto, sarà sufficiente fare il pieno di
benzina a un distributore di Ladispoli e non di Portofino, per non
dare nell’occhio e infilare nel cruscotto copia dell’Unico perché
non si sa mai.
Ma come si fa a rinunciare alla
supercar aperta in estate? Prendete la Mercedes SLS AMG Roadster,
due metri di cofano, 571 cavalli per
otto cilindri che fanno 315 chilometri all’ora di velocità massima e
3,8 secondi per toccare i 100. Con i
suoi 202.000 di listino optional
esclusi è più economica di una
Lambo Gallardo spider (non quella della polizia) o della Ferrari 458
spider. Per una vacanza però paga
pegno: il bagagliaio ha una capacità di appena 173 litri, cioè per un
bagnoschiuma e asciugamano a
L
E se proprio si vuole esagerare
via sulla scoperta da brivido
teriori. Dove qualche designer tipo Erode ha scavato due posticini
per bambini, che nel caso è bene
lasciare a casa per la loro salute.
Bambini biondi belli e con gli occhi azzurri staranno invece comodi sulle poltroncine della Maserati Gran Cabrio Sport, fascinosa italiana con un cuore a 8 cilindri, più
costosa della Jaguar con i suoi
142.000 euro ma gravata da un dilemma: se il bagagliaio ha una capacità limitata a soli 173 litri, in vacanza si va in coppia con valigie o
insieme ai bambini limitando il
seguito a spazzolini da denti per
quattro?
A bordo di una Corvette Con-
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Maserati GranCabrio
Le supercar
testa, se si viaggia con signora. Il
tetto è in tela, un triplo strato sofisticato che si apre elettricamente
in 11 secondi, ma rispetto alla
coupé è un po’ come Sansone che
taglia i capelli e perde la sua forza:
il tetto apribile esclude le portiere
ad ali di gabbiano, che pure in
piazzetta avrebbero fatto la loro figura.
Per 118.000 euro, il vacanziero
che magari ha sbagliato qualche
investimento nei derivati può partire con una Jaguar XKR, una Convertible con velocità autolimitata
a 250 chilometri all’ora ma con bagagliaio più decente, 383 litri dichiarati e spazio dietro i sedili an-
abitacolo due posti secchi, nemmeno lo spazio per una bandana.
Ma la prova bagagliaio va meglio
del sospettato: 295 litri di capienza, pigiama e baby doll ci staranno.
Solo per chi è in regola con le
tasse, infine, due proposte diverse
quanto destinate ad attirare l’attenzione. La prima è l’Audi R8 spider, un missile con un 10 cilindri,
205.000 euro per quella che ha
proprio tutto tranne l’ombra di
bagagliaio, perché 100 litri di capienza sono un insulto alla praticità. La seconda è la Camaro cabrio, dove ci lascerete un pezzo di
cuore per l’odore di Old America
che emana, un pezzo di bancomat
dal benzinaio perché andiamo
sempre con un 8 cilindri e 405 o
432 cavalli secondo la versione, un
assegno risicato che forse commuoverà il finanziere: 49.000 euro
per il modello 45esima edizione e
cambio automatico, cioè da un
quarto a un terzo delle concorrenti. E c’è pure un bagagliaio, di nome e di fatto.
chia da aggiungere alle altre con
una mossa che non lasci spazio
agli avversari.
Una Fiat sempre più globale.
Quanto e come lo si vedrà, ma la
strategia del numero uno del Lingotto e della Chrysler è questa. Per
restare in argomento Marchionne sa che l’Alfa Spider può arrivare meglio e più rapidamente in
California partendo da Hiroshima che non dall’Italia e ci prova,
sperando che abbia bene in testa
anche quel che resta da fare in Italia. Modifica ancora una volta la
mappa delle presenze di Fiat nel
mondo con una bandierina su Hiroshima per dire un posto dove da
soli non si arriva o si arriva con
grandi sforzi finanziari. Allarga il
perimetro della Fiat e lo fa utilizzando non casualmente la carta
Alfa Romeo in funzione di un suo
ritorno negli Stati Uniti in tempi
utili per sfruttare ancora l’onda
lunga del successo del marchio
sensibilmente indebolita dopo la
sua scomparsa dal mercato a stelle-e-strisce.
Ma siccome Marchionne sa che
le alleanze devono avere un senso
e un ritorno economico allora va a
cercare per l’Alfa, e soprattutto
per l’Alfa spider, un alleato che sia
all’altezza e che garantisca, come
si diceva una volta, la spinta propulsiva. Che in sostanza vuol dire
una partenza avendo garantita
una sostanziale riduzione dei costi di produzione. Il resto della
strada ognuno poi potrà farlo per
conto proprio, la Mazda rilanciando la sua immagine di casa
che ha prodotto la spider più venduta nel mondo e l’Alfa riproponendo la spider che è stata tra le
più ammirate nel mondo.
La domanda che è stata rivolta
più volte a Marchionne riguarda il
destino dell’Alfa Romeo, ovvero le
intenzioni della Fiat di mettere o
non mettere in vendita il prestigioso marchio per risolvere qualche suo problema. Lui ha sempre
negato queste intenzioni, talvolta
con fastidio, come a voler sottolineare la totale inesistenza di un
tale progetto. Ora è difficile che
l’ancora futuro sbarco a Hiroshima serva a cancellare subito questa domanda: se va bene può però
diradarla e col tempo farla dimenticare. Almeno Marchionne lo
spera.
due operazioni molto distinte
che, pur attingendo alla storia del
gruppo del Lingotto e del Biscione
di Arese, lo fanno non per una sorta di nostalgica pigrizia ma per un
bisogno che paradossalmente è
quello di andare verso il futuro. E
in questo futuro sarà sempre più
vitale trovarsi dappertutto, nelle
più lontane contrade della terra.
Che non vuol dire andarci come si
faceva una volta ma esserci, presidiare l’area, con tanto o con poco.
Nel caso di Alfa-Mazda, non ci
sarà da aspettarsi grandi numeri
ma solo l’occupazione di una piccola e prestigiosa casella, una nic-
vertible si può provare a passare
per turisti americani e forse la
Guardia di Finanza non vi fermerà. Eventualmente, portatevi il
contratto d’acquisto e mostrate il
prezzo, soli 88.000 euro che sono
una miseria rispetto alle esose europee. La classica supercar a stelle
a strisce è arrivata alla sesta generazione, quasi comoda come
un’auto per tutti i giorni, cattiva
quando serve, persino parsimoniosa — in relazione al suo 8 cilindri di 6200 di cilindrata per oltre
300 chilometri all’ora di velocità
massima — se in autostrada vi attenete alle regole del codice. Il tetto in tela si apre in 18 secondi su un