LA FORZA DEL METALLO HELIDON XHIXHA

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LA FORZA DEL METALLO HELIDON XHIXHA
Artisti
LA FORZA DEL METALLO
HELIDON XHIXHA
di Lucia Majer
N
120
ato a Durazzo nel 1970 da una
famiglia di lontana origine
italiana, Helidon Xhixha si può
definire figlio d’arte. Dal padre eredita
infatti una forte passione per le arti visive
che inizia a coltivare frequentando prima
l’Accademia di Belle Arti di Tirana e
successivamente, trasferitosi in Italia,
conseguendo il diploma in scultura
monumentale presso l’Accademia di
Brera. Da allora il suo percorso è
stato sempre in salita e lo ha portato
oggi ad essere considerato tra gli
artisti emergenti più interessanti
a livello internazionale. Il suo
apprendistato artistico è stato
fondamentale nel gettare le
basi di una formazione a
trecentosessanta gradi nel
campo delle arti visive: oltre
a frequentare l’Accademia,
nel 1998, grazie ad una
borsa di studio l’artista
studia presso la Kingston
University di Londra
le tecniche di incisione,
scultura e fotografia. Un
bagaglio di esperienze
che confluisce in uno stile
nuovo ed eclettico, capace
di imprimere un nuovo corso
allo sviluppo tradizionale della
scultura. Distante anni luce dallo
stereotipo dell’opera che nasce nella
solitudine di un angusto atelier,
A DESTRA:
OPERA DI XHIXHA
ALL’UNIVERSITÀ
IULM DI MILANO
Xhixha dimostra la
propria modernità
anche nel
processo stesso
di produzione
dell’opera, che
entra a far
parte di un
contesto
LA MODERNITÀ TRIONFA
NELL’OPERA DI XHIXHA CHE HA
ABBRACCIATO PIENAMENTE
L’ESIGENZA DI INNOVAZIONE DEI
LINGUAGGI PLASTICI REALIZZANDO
CON L’ACCIAIO UNA SUBLIME
SINTESI FRA PITTURA E SCULTURA
“allargato” fatto di molte mani e
numerose sequenze, una sorta di impresa
in cui il genio dell’artista si unisce
in forma corale ad altre competenze,
necessarie per dar vita alle sculture
– monumentali e non – che la sua
inventiva richiede. Nuovo è anche il
materiale scelto, l’acciaio inox, forse per
quella sua caratteristica che lo rende
anch’esso un figlio del nostro tempo,
la freddezza, ma anche la flessibilità,
l’adattabilità allo spazio moderno, di
cui si fa interprete e mediatore. Fra la
realtà e il mondo interiore dell’artista si
frappongono le lastre d’acciaio, in un
continuo gioco di specchi, di rimandi
e riflessi che deformano la realtà e
dialogano con l’ambiente lasciandolo
entrare nell’opera con i suoi colori, in
un flusso continuo di energia, di luce, di
forza. Ogni opera viene lavorata a mano
e ogni opera è un pezzo unico. La lastra
d’acciaio viene tagliata e poi lavorata a
freddo con strumenti, anche modificati,
che alla fine permettono compressioni
ed estroflessioni, curvature e tagli che
consentono al materiale freddo ed inerte
di trasformarsi in una forma espressiva,
rendendo leggibile sulla superficie così
modificata la scrittura informale di un
racconto interiore. La modernità trionfa
nell’opera di Xhixha che ha abbracciato
pienamente l’esigenza di innovazione
dei linguaggi plastici realizzando con
l’acciaio una sublime sintesi fra pittura e
scultura. Il continuo mutare del rapporto
fra luce e volume definisce forme astratte
che nei riflessi di luce sempre cangianti
esprimono quel dinamismo libero di
forme nello spazio che ritroviamo nelle
opere dei maestri futuristi e quella
libertà dal vincolo della forma naturale
che percepiamo nell’action painting e
nell’informale. Convinto sostenitore del
valore comunicativo dell’arte, della sua
capacità di oltrepassare i limiti nei quali
il tempo vorrebbe comprimerla, Xhixha
ha raggiunto la notorietà soprattutto per
le sue opere monumentali, in particolare
lo straordinario omaggio alla Ferrari, il
cavallino in acciaio esposto davanti alla
sede del noto marchio di Maranello, ma
anche il Monumento al Cavalier Arvedi
a Cremona, o l’opera – ora protagonista
di una mostra itinerante – dedicata alla
tragedia americana dell’11 settembre.
In tutte le opere di grandi o piccole
dimensioni rimane comunque identica
la capacità di esaltare lo spazio esterno
catturandolo nel riflesso dell’acciaio,
trasformando l’opera e l’ambiente in
un’unica, grande, installazione.
Il dinamismo che l’artista
riesce a infondere
nell’opera si
trasforma
in
un digradare e variare continuo di luce,
che scorre senza sosta fra pieni e vuoti
di materia come fosse un pennello
intinto nel sole. Alla fine il risultato è
spettacolare. Anche per le dimensioni
che le sue opere riescono a raggiungere.
Il Monumento al Cavalier Arvedi,
realizzato su commissione e collocato
di fronte all’Acciaieria omonima di
Cremona (tra le più importanti al
mondo, con ottanta brevetti e addirittura
un Nobel) è un grande, impressionante
gioco di volute che ha impegnato l’artista
in sei mesi di lavoro, con costi enormi
di produzione ed uno staff che per
giorni ha ininterrottamente lavorato in
loco per saldarne le dodici parti che la
costituiscono. Il risultato è di quelli che
lasciano senza fiato, eppure, nonostante
il peso enorme e la quantità di acciaio
utilizzato ciò che si percepisce è un senso
di leggerezza e di armonia, come se alla
fine la fatica non fosse neanche più una
componente dell’opera, ma ciò che conta
– e che resta – è l’idea, il progetto che
si è dato una forma compiuta. Xhixha
sa guardare lontano e sa cogliere dalle
cose l’essenza positiva. Anche di fronte
ad una tragedia, l’11 settembre a New
York, il primo pensiero è stato di creare
qualcosa. Una forma che desse un senso a
una tragedia per aiutare a guardare oltre,
ad alzare lo sguardo. Il monumento alle
Torri gemelle, “Renaissance of Towers”
è tra le opere più riuscite dell’artista
albanese, non solo dal punto di vista
tecnico, ma anche per l’ineludibile
impatto emotivo che riesce a
destare. Concepita come
progetto pochi
giorni dopo
quella
terribile data, si percepisce sin dai primi
disegni come lo scultore abbia cercato di
coniugare il proprio stile con lo spirito
americano, realizzando un’opera che si
presenta come un assoluto, inglobando
in un’architettura essenziale tutti gli
elementi simbolo legati all’evento. Una
doppia colonna d’acciaio si eleva dal
terreno per sei metri, costruita secondo
uno schema sintetico e rigoroso che
riprende le stesse geometriche, essenziali,
forme delle due torri. La linearità delle
lastre che formano le colonne esprime
una solidità simbolica che si erge come
un muro, mentre le stelle che svettano
sull’estremità di una delle due colonne
diventano il simbolo, l’icona della
bandiera americana che risplende di
speranza nuova. Trentadue quintali che
dissimulano il loro peso ancora una volta
nella luce bianca e azzurra che riflette
l’acciaio nel suo dialogo con il cielo.
Quest’opera rappresenta in fondo un
viaggio verso la vita, verso il recupero di
un’identità violata. Possiamo interpretare
così il percorso che la guiderà dalle
principali località italiane ed europee
fino alla Grande Mela che le offrirà la
definitiva dimora. Spettacolare è anche
la grande installazione con tre moniliti
realizzata per la nota acciaieria svizzera
“Montanstahl” di Stabio, leader mondiale
nei profili d’acciaio e grandi collezionisti
di arte moderna, testimone una volta di
più della versatilità e della grande abilità
SOTTO:
UN’OPERA DI XHIXHA AL FORTE
VILLAGE IN COLLABORAZIONE
CON ART EVENTS
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di Xhixha nella lavorazione dell’acciaio
e nel saper coniugare l’arte con la
produzione industriale.
Ma se vogliamo restare in Italia, “Iulm
Open Air” è il titolo di un importante
evento a cielo aperto che vede coinvolto
l’artista nel Campus del più prestigioso
ateneo Milanese con opere imponenti
e vigorose, in armonia con l’ambiente
esterno ed esaltate da un sofisticato gioco
di luci sia naturali che artificiali. Non
possiamo poi dimenticare il “Progetto
Briccole”, promosso e organizzato
dall’azienda “Riva 1920” e che vede
protagonisti oltre venti grandi nomi
nel campo dell’architettura e del design
internazionale. “Riva 1920” che lavora
da sempre con i più grandi architetti e
designer del mondo è tra le industrie
mondiali più importanti nel campo del
mobile ed è in occasione del novantesimo
anniversario che l’azienda ha scelto
di dedicare un progetto al recupero e
al riutilizzo del materiale, ispirandosi
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SOPRA:
RENAISSANCE OF
TOWERS NELLA SUA
TAPPA DI LEGNANO
SOTTO:
OPERA
MONUMENTALE
ACCIAIERIA ARVEDI
(CREMONA)
Born in Durazzzo in 1970 from a well-to-do
family of Italian origin, Helidon Xhixa was
also son of an artist. From his father in fact,
he inherited a strong love of visual arts that he
began cultivating while attending the Academy
of Fine Arts in Tirana and later while obtaining
his diploma in monumental sculptures from the
Academy of Brera after moving to Italy. Since
then the road for him has always been uphill
and has taken him today to being considered
amongst the most interesting emerging artists
on the international level. His artistic
apprenticeship has been fundamental in laying
the base of his well developed formation in the
field of visual arts: in addition to his studies at
the Academy, in 1998 thanks to a scholarship,
the artist was able to study techniques of
incision, sculpture and photography at the
Kingston University in London. A wealth of
experiences that merge into a new and eclectic
style, capable of imprinting a new way towards
the traditional development of sculpture. Light
years away from the stereotype of work born
of solitude of working in a cramped atelier,
Xhixha displays his own modernity also in the
production process itself of the work that is
part of an “extended” context made of many
hands and numerous sequences - a sort of
business where artistic genius joins in harmony
with other tasks necessary to give life to the
sculpture (monumental or not) according to
his inventiveness. The type of material is also a
novelty - stainless steel - perhaps for its character
that renders it a product of our times, the
coolness but also its flexibility, the adaptability
to modern spaces of which it becomes the
interpreter and mediator.
Each piece is worked by hand and each is
one-of-a-kind. The sheet of steel is cut then
worked cold with instruments, often so modified
to permit its compression and extra-flexions,
curvatures and cuts that consent the cold and
alle storiche “briccole” veneziane. I
protagonisti di questa mostra-evento
(che vede Helidon Xhixha come unico
artista), hanno realizzato le loro creazioni
allo scopo di riutilizzare i pali in legno di
quercia, ormai deteriorati, usati a Venezia
per delimitare i canali e per ormeggiare
le barche. Dal 26 agosto al 26 settembre
2010 l’opera di Helidon – già esposta
a Milano nel Salone Internazionale del
Mobile e nel palazzo della Triennalesarà presente con tutte le altre anche
all’Arsenale di Venezia, dimostrando
la sensibilità ecologica dell’azienda e la
capacità creativa degli artisti. Helidon
Xhixha, che collabora inoltre attivamente
con le più importanti gallerie e istituzioni
e televisioni italiane, espone attualmente
anche in Sardegna nel prestigioso Forte
Village Resort grazie alla collaborazione
con Art Events marchio gestito dai
inert material to transform itself into an
expressive form where upon its modified
surface, informal writing and an interior
story can be read. A strong supporter of
the communicative values of art and of his
ability to surpass limits which time would
compress, Xhixha has reached notoriety
above all for his monumental sculptures,
in particular the extraordinary homage to
Ferrari, the steel horse on display in front of
the famous house of Maranello, but also the
Monument to Cavalier Arvedi in Cremona
or the work - momentarily on an itinerant
exhibition - dedicated to the American
tragedy of September 11th.
In all his works, either small or large, the
capacity to exalt the external space remains
unaltered; it’s reflection is captured in
the steel, transforming the work and the
ambient into one grand installation. The
dynamism projected by the artist in his
work is transformed into a declining and
continuous variation of light that runs
without a break between full and empty
areas of steel as if it were a paintbrush
dipped in sunlight. The final result is
spectacular.
The artist who collaborates actively with the
most important Italian galleries, institutions
and television, in currently exhibiting in
Sardinia in the Mazzoleni Gallery show
room at Forte Village Resort, curated by the
commercial brand “New Concept” created
by the artist himself in 2001 after a meeting
with Franco Valli which led to the opening
of the New Concept Gallery on Corso Roma
in Borgomanero, a space entirely dedicated
to his art, to its uniqueness and to projects
actually being realized.
coniugi Simona e Mario Mazzoleni
proprietari anche della Mazzoleni Art
Gallery, che ha sede a Bergamo. Con il
suo lavoro l’artista italo - albanese ha
saputo trasformare la materia fredda in
elemento vivo, le sue opere sono anzi
“disegni nello spazio” che lanciano il loro
messaggio poetico quando la materia,
tutt’altro che inerte, comincia a parlare
con incomparabile forza espressiva.
SOTTO:
I TRE MONOLITI ALLA
MONTANSTAHL (STABIO)