L`invidia e l`invidioso

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L`invidia e l`invidioso
Intervento di Alessandro Alberani – Segretario generale Cisl Bologna
FESTIVAL DELLA PSICOLOGIA
Bologna, 23-24-25 maggio 2008
Palazzo Malaguti – Sala Carracci
“L’INVIDIA E L’INVIDIOSO”
Buongiorno a tutti,
siamo veramente fortunati ad essere a Palazzo Magnani, in questo salone che a
fine del ‘500 fu affrescato da Ludovico, Annibale, Agostino Carracci.
Ieri pomeriggio sapendo di dover parlare qua ho fatto come gli animali che
preparano la tana: sono venuto ad ammirare gli affreschi cercando di capire se
c’era qualche riferimento all’invidia e l’ho trovato nell’affresco realizzato dal
più giovane dei Carracci, Annibale, che rappresenta Romolo con l’aratro che
traccia i confini di Roma.
Nell’antica leggenda classica il nome della città e il capo sarebbe stato scelto dal
gemello che avesse visto il maggior numero di uccelli in volo: vinse Romolo.
Mentre tracciava i confini Remo fu mosso da grande invidia e oltrepassò il solco
del fratello che l’uccise subito. Come vedremo l’invidia è nel mito e nella storia.
Mi presento mi chiamo Alessandro Alberani, sono un sindacalista della Cisl, e
quindi non sarò sicuramente all’altezza del Prof. Roccato che interverrà dopo di
me e prometto di non essere invidioso.
Nel mio intervento parlerò d’invidia, cercando di coinvolgervi e di riflettere in
modo legger-creativo insieme a voi.
Prima di tutto vi proporrei, di fare una piccola indagine in questa sala. Fra un
po’ vi chiederò di alzare la mano per rispondere a queste domande:
-
Chi è molto invidioso
-
Chi è un po’ invidioso
-
Chi non è per niente invidioso
Procediamo. Prima di votare prendetevi qualche secondo in silenzio per una
auto analisi su voi stessi sull’invidia. Potete chiudere gli occhi, pensare
all’invidia e fare scorrere alcune immagini,eventi, persone. Ora procediamo.
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Alzi la mano chi è molto invidioso; alzi la mano chi è un po’ invidioso; alzi la
mano chi non è per nulla invidioso.
Infine alzino la mano gli astenuti.
Bene, come si può vedere dal risultato l’invidia è un qualcosa di complesso.
Continuamo con gli esercizi di riscaldamento con un gioco sulla percezione.
Questo gioco ha come titolo:
“Il Senso dell’invidia: ovvero l’invidia che senso ha”
Faccio una premessa raccontandovi una breve storia scritta da Ovidio.
Come sapete la cultura classica si è sempre occupata d’invidia; a Cicerone si
deve la più chiara spiegazione dell’etimologia della parola “invidia” che lui
riconduce allo sguardo.
Sapete che l’etimo della parola indica la derivazione dal latino “invidus” che è
composto da guardare (videre) e contro (in) quindi guardare contro.
L’etimologia della parola ci fa capire come diceva anche Cicerone che l’invidia
si manifesta spesso attraverso il modo di guardare, come dal famoso motto “gli
occhi sono lo specchio dell’anima”.
Torniamo ai classici; e a Ovidio a cui si deve un’opera significativa sull’invidia.
Nella Metamorfosi, Aglauro, una delle tre figlie de re Cecrope, diviene
invidiosa perché infettata dal veleno della Dea Invidia combattendo l’amore fra
la sorella Erse, di cui nutre invidia, e il Dio Mercurio che alla fine avendo
grande potere come tutti gli dei, la punirà pietrificandola.
Aglauro è presa da un dolore occulto dice Ovidio, da un morso che l’attanaglia
di giorno e di notte e tutto viene ben semplificato con l’immagine del ghiaccio
che si scioglie a poco a poco e che si consuma con lentezza.
Aglauro dopo essere pietrificata (episodio ricordato anche da Dante Alighieri
che la ritrova nel cerchio degli invidiosi “io sono Aglauro che divenni sasso),
diventa pietra pallida e livida come i colori dell’invidia.
Abbiamo parlato molto di sensi ed ecco il gioco “Il senso dell’invidia ovvero
l’invidia che senso ha?”.
Chiamerò ora qui tre volontari e molto rapidamente chiederò a loro ma nel
frattempo potete pensare anche voi, di rispondere alle domanda: qual è il colore
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(vista) dell’invidia, qual è l’odore dell’invidia (olfatto), che sapore ha (gusto) e
che suono (udito) fa, che forma ha (tatto).
Ora abbiamo la percezione sensoriale dell’invidia.
Altro rapido gioco che richiama al senso della vista.
L’invidioso ha una sua corporeità: ha occhi torvi, corporeità contratta, perchè
l’invidia ti porta a notti insonni e a passare a volte da invidia a odio (riferimento
al libro di Desmond Morris “L’uomo e i suoi gesti”).
L’invidia lo sapete porta anche a gesti cattivi ed è come il lievito cresce
aumenta, se non trova una via d’uscita è devastante.
Anticipo un proverbio “L’invidia ha occhi acuti”. Ecco perché vi chiedo ora di
guardare il vostro vicino con uno sguardo invidioso e potete anche
accompagnarlo da una corporeità invidiosa.
Bene. Come vi sentite ora?
Abbiamo giocato insieme perché il gioco è apprendimento, ma ora continuamo
con alcune riflessioni insieme.
Mentre pensavo all’invidia, mi sono chiesto se sono invidioso e mi sono
risposto di no. Ho pensato che potrei essere invidioso di Richard Gere, perché
piace a mia moglie, e mi ha detto che mi tradirebbe solo con lui .
Ma ho capito che non si può essere invidiosi di persone, o situazioni troppo
lontane, perché l’invidia quasi sempre non riguarda il “lontano”: non si è
invidiosi di un’attrice stupenda, di un re ( tanto mai lo diventerete…!) o di un
miliardario, ma si è invidiosi di chi è vicino a noi.
L’invidia è un’ emozione che matura fra gli amici e le amiche, nei posti di
lavoro, verso i vicini di casa, dentro la coppia. Si è invidiosi della pelliccia della
moglie di quello che abita nel nostro pianerottolo,(racconti degli anni ’60) di
una che ha figli più belli e più bravi a scuola, di una che si veste in un certo
modo, di un collega che fa la civetta con il capo-ufficio e quindi l’invidia è un’
emozione vicina non lontana.
Soldi, successo, bellezza, figli, moglie, marito,amici, fortuna, auto,vestiti, casa,
simpatia, ecco di ciò che si è invidiosi. Anche le qualità brillanti attirano
l’attenzione dell’invidioso il quale soffre ed ha paura del successo dell’altro,
mentre lui è nell’ombra.
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L’invidia nasce anche dentro la famiglia, difficilmente verso i genitori, di più fra
fratelli; ricordiamo l’episodio nella Bibbia di Caino ed Abele e dell’invidia che
spinge i fratelli ad uccidere Giuseppe solo perché è un sognatore ed più
simpatico al padre. E poi Pilato sapeva che i sommi sacerdoti avevano
consegnato Gesù per invidia.
Nella Bibbia l’invidia è il diavolo come dice il libro della Sapienza “Dio ha
creato l’uomo per l’immortalità, ma la morte è entrata nel mondo per l’invidia
del diavolo”. Ed ancora nella Bibbia si trova questa affermazione “Un cuore
tranquillo è la vita di tutto il corpo, l’invidia è la carie delle ossa”.
L’invidia è anche uno dei sette vizi capitali e a differenza della superbia, della
gola, della lussuria è forse l’unico vizio che non procura piaceri.
I vizi capitali fanno la loro prima comparsa in Aristotele che li qualifica “abiti
del male”.
E sempre l’invidia è considerata anche un peccato contro lo Spirito Santo.
Alla base dell’invidia c’è la disistima: l’invidioso è frustato, egocentrico, si
rapporta all’altro solo in modo competitivo. L’enfasi è sul confronto della
propria situazione con quelle delle persone invidiate.
Più spesso l’invidia è rivolta verso lo stesso sesso: tra gli uomini l’invidia verte
su aspetti economici, patrimoniali, professionali, politici, culturali, intellettivi
sessuali.
Dal lato femminile per anni, l’invidia era soprattutto sull’avvenenza, sulla
bellezza, sulla capacità di seduzione, ma da qualche decennio con il
cambiamento di ruolo della donna nella società, l’invidia è sempre meno di
genere e lo vediamo nel mondo del lavoro.
L’invidia nel lavoro, è molto legata a presunte ingiustizie e spesso chi le subisce
anziché lottare o dichiararle comincia ad essere invidioso. Il più succede fra
lavoratori dello stesso livello che travolti dall’invidia rischiano di vivere con un
grande malessere, di avere una frustrazione che rende impossibile qualsiasi
autorealizzazione.
Molti studiosi hanno affermato che oltre ad essere uno stato d’animo individuale
l’invidia può diventare sociale.
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Tocqueville, nota che nelle società fortemente gerarchiche è minore, mentre in
quelle democratiche, dove l’uguaglianza a parole è garantita a tutti, sono le
piccole differenze che feriscono.
L’invidia è molto presente anche fra i manager, fra i dirigenti; l’invidioso soffre
quando un suo collega riscuote successo, come se quel riconoscimento fosse
stato negato a lui che ne aveva diritto per conferirlo ad un altro che non lo
meritava.
L’invidioso sul lavoro si sente l’unico meritevole di riconoscimenti,
normalmente s’impegna poco per ottenerli, sminuendo il successo altrui,
percependo l’altro come rivale.
La caratteristica principale degli invidiosi è che si sentono appagati molto di più
dalla disfatta dell’invidiato che dall’effettivo raggiungimento dell’oggetto della
propria invidia.
Le società capitalistiche producono e vendono invidia per stimolare
l’emulazione e quindi lo sviluppo del mercato e quando la società fa mancare il
riconoscimento non può evitare che l’impotenza si trasformi in invidia.
L’invidioso è costretto a nascondere il suo sentimento a non lasciarlo trasparire,
perché, altrimenti darebbe a vedere la sua impotenza e la sua inferiorità.
L’invidia può nascere, come si diceva prima, dentro la coppia con un rischio
ancor maggiore se si fa lo stesso lavoro. Ci vuole un grande amore per superare
l’invidia, per gioire del successo dell’altro. Se scatta l’invidia la coppia rischia
di finire perchè l’invidia è peggio della gelosia.
La differenza fra invidia e gelosia è che la prima è verso qualcosa o qualcuno
che non abbiamo e vorremmo avere; la gelosia è verso qualcosa o qualcuno che
crediamo di possedere e non vogliamo perdere.
Mi è piaciuta, infine, l’idea che esistano questa teoria delle tre forme di invidia;
l’invidia depressiva, l’invidia ostile, e l’invidia ammirativa.
L’invidia depressiva è quella accompagnata dalla frase “Non potrò mai essere
come lui, a me non succederà mai. E il risultato è soffrire e mettersi in disparte”.
L’invidia ostile è accompagnata dalla frase “non posso sopportare che hanno
promosso prima di me quell’incapace”. Quindi si incomincia a parlare a male
del collega e gli si prepara qualche trappola per fargliela pagare.
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L’ultimo tipo di invidia è quella ammirativa-emulativa. E’ un invidia benevola e
l’invidioso diventa adulatore dell’invidiato: “ normale che sia stato promosso,
ha lavorato sodo”.
Parlando sempre di tre invidie mi pare simpatico ricordare quello che ha scritto
Piergiorgio Odifreddi sulle “tre invidie del matematico”.Invidia che si manifesta
in un delirio di potenza che lo spinge a ridurre il fecondo calore o la calda
fecondità dell’arte agli aridi numeri dell’aritmetica o alle fredde forme della
geometria. Quali sono quindi le tre invidie del matematico? Sono “la penna per
lo scrittore” “il pennello del pittore” “la bacchetta del direttore d’orchestra”.
Mi avvio alla conclusione guardando la cultura popolare.
I brasiliani imputano agli antichi dominatori portoghesi l’attitudine all’invidia,
definendola come il malevolo “grande occhio”, delizia degli esoterici riti del
candomblè.
Da qui passiamo al Sud Italia all’anziana signora Caterina che vive in Puglia,
una delle più grande esperte nel togliere il malocchio.
Mia madre diceva sempre che gli inquilini di fronte a casa nostra, per lei
invidiosi di noi suoi figli ci avevano trasmesso il malocchio.
La stessa cosa nell’intervista l’ha detta la signora Caterina, affermando che lei
toglieva il malocchio, cioè l’invidia ed aggiunge che il malocchio è l’invidia che
viene tirata addosso.
La scissione tra invidia e malocchio è per noi un dato culturale acquisito: la
prima è un vizio o difetto la cui esistenza è comunemente riconosciuta ed
accettata, anche perché subita o provata; il malocchio invece, considerato
momento di folclore, patologia sociale, superstizione popolare. E quindi
l’invidia la lasciamo ai psicologi e il malocchio al popolo, anche se mi piace
ricordare De Martino che affermava che l’alternativa tra magia e razionalità è
uno dei grandi temi da cui è nata la civiltà moderna.
La cultura popolare ci detta poi alcuni proverbi sull’invidia che valgono più di
qualsiasi altro saggio. Li ho trascritti in questi biglietti colorati che dopo aver
letto, li regalerò ad alcuni di voi.
- all’invidioso gli si affila il viso, e gli cresce l’occhio
- chi d’invidia campa disperato muore
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- chi ha in bocca il fiele non può sputare miele
- meglio far invidia che pietà
- è peggio l’invidia dell’amico che l’insidia del nemico
- l’invidia è un tarlo che rode il legno in cui cresce
- L’invidia fa agli altri la fossa e poi vi casca dentro
- L’invidia si contenterebbe di un occhio purchè l’invidiato fosse
cieco
- L’invidioso si rode l’invidiato se la gode.
- Se l’invidia fosse febbre tutto il mondo l’avrebbe.
E già che siamo in citazioni sono tanti gli aforismi che parlano d’invidia
- l’invidia è alla base della democrazia (B. Russel).
- Il silenzio dell’invidioso fra troppo rumore (K. Gibran).
- L’invidia è come una palla di gomma che più la spingi sotto e più
torna a galla (A. Moravia)
- L’invidioso diviene magro alla vista dell’altrui opulenza (Orazio)
- Alla resa dei conti non c’è vizio che nuoccia tanto alla felicità come
l’invidia (Cartesio)
Dopo i proverbi e gli aforismi veniamo agli anagrammi
Anagrammando e giocando con un po’ di creatività con la parola INVIDIA
e per fare un po’ d’invidia a chi non ci aveva pensato ne derivano alcune idee
simpatiche e spiritose…
INDIVIA
DA’ I VINI
DIVI IN A
NIDI VIA
I DI’ VANI
I DIVANI
…insalata di sentimenti …viziosi
fornisce materia per l’ebbrezza!
calciatori del campionato
ovvero effetti dell’inquinamento o il
comune ha chiuso i nidi
i giorni senza speranza…
dove distendersi per raccontare dell’invidia del pene
allo psicanalista!
E rallegrarsi della fortuna di non avere
invidia delle pene!
Infine prima dei consigli per combattere l’invidia un richiamo alla pittura.
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Giotto ha raffigurato bene in una sua famosa opera l’invidia: dalla bocca di un
uomo esce una serpe: è l’invidia, che gli si rivolta contro mordendogli il viso e
iniettandogli quello stesso siero mortale che voleva indirizzare ad altri. E’ per
questo che non conviene essere invidiosi, e a tal fine ecco sette idee per tenere a
bada l’invidia:
1) Se lo siete, riconoscete almeno con voi stessi, di essere invidiosi non
vergognatavi e anziché colpevolarizzarvi cercate di gestire l’invidia e
trovare una via di uscita.
2) Quando l’invidia vi comunica qualcosa cercate di ascoltarla
3) Esprimete l’invidia in forma positiva, utilizzando l’auto-ironia e
l’umorismo.
4) Esaminate i vostri pensieri di inferiorità, utilizzate l’energia sprigionata
dall’invidia e trasformatela in azioni positive.
5) Se l’invidia è un risultato di un’ingiustizia cercate di combatterla .
6) Non provocate l’invidia degli altri: non esibite troppo le virtù, le
ricchezze, i vantaggi.
7) Se l’invidia vi rode fatevi un bel bagno caldo con dei buoni sali
profumati purtroppo non nella Jacuzzi del vostro amico di cui siete
invidiosi.
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