Untitled - PiacenzaSera
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la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 65 V Ci sono tre cose che mi sono imposto di fare entro i primi due giorni. Le ho scritte per ordine di importanza su uno dei foglietti di carta che porto sempre con me: accompagnare Morgana a conoscere il nuovo dottore, pulire e ordinare tutta la cucina e trovare un nuovo nome per il ristorante. Come da mia abitudine, inizio dalla fine. Questa mattina quando ho parlato a mia moglie del punto tre ne è rimasta stranamente colpita. Era in pigiama, scalza e con un tazza di latte tra le mani più per scaldarsele che per fare colazione. “Mi sembra irrispettoso”, sono state le parole di commento che mi hanno alquanto stupito. La mia intenzione era quella di coinvolgerla nella scelta del nuovo nome, e non mi aspettavo di certo una risposta del genere. Non che ne sia infastidito, solo non mi aspettavo che con tutti i problemi che la tengono perennemente in bilico sull’orlo del baratro, potesse fare una considerazione così profonda su di una questio65 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 66 ne così banale. Ma forse sono io ad esagerare. “Ho letto bene tutto il testamento e non c’è niente che ci proibisca di farlo” ho detto per difendermi, come se ce ne fosse stato bisogno. La discussione si è protratta per qualche minuto per poi sentire la sua voce dalla stanza accanto che mi liquidava con un “Fai pure come vuoi, vado a farmi una doccia.” Così, mentre lei trascorreva la sua canonica ora mattutina nella nuova stanza da bagno, ho chiamato Cristina e insieme siamo scesi in cucina, dove ancora adesso ci troviamo, per fare il punto della situazione. Se mi avessero bendato e portato qui senza dirmi chi era il precedente utilizzatore di questo posto, non avrei impiegato più di tre secondi a fare il nome di Omar. Ogni cosa è esattamente disposta come era nel suo stile di vita e di lavoro. La meticolosità che ha sempre contraddistinto il grande chef che è stato, è quanto di più palpabile ci sia in questa stanza. «Hai intenzione di lasciare tutto com’è? Guarda, c’è ancora della roba qui dentro» mi fa notare la mia assistente con il suo forte accento romano che lontano da casa pare ancora più 66 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 67 marcato. «Dobbiamo organizzare un piano di lavoro ben preciso se vogliamo aprire tra una settimana.» «Lo credo bene, qui è tutto così differente dal Marilyn. Da dove vuoi che cominci?» «Prima di tutto vorrei che ti occupassi del personale. Abbiamo bisogno di almeno due persone. Prova a rivolgerti a una di quelle agenzie di collocamento, credo sia il modo più veloce. Fai pur tu i colloqui e assumi chi preferisci.» L’idea di coinvolgere Cristina nelle decisioni più importanti, insieme a un generoso aumento di stipendio, è una mossa calcolata per diminuire al massimo le possibilità che si stanchi di rimanere e abbandoni la barca nel malaugurato caso iniziasse ad affondare. Discorso professionale a parte, la sua presenza mi rassicura; mi fa sentire meno solo. «Quando avrai trovato qualcuno, svuotate tutto e fatemi un inventario preciso di ogni cosa. Io questa mattina devo accompagnare Morgana dal nuovo medico, tu intanto cerca di capire cosa c’è nelle dispense e vedi se in giro trovi le fatture di acquisto.» «Dal nuovo medico?» mi chiede immediatamente gettandomi nel panico. Ovviamente lei, 67 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 68 come chiunque ci sia stato vicino negli ultimi tre anni, è a conoscenza dello stato psichico di mia moglie, ma per sua esplicita richiesta non abbiamo mai detto a nessuno della terapia, anche se è sempre stato il segreto di Pulcinella. Ignoro la domanda, sperando che sensibilità e intelligenza prevalgano e mi dirigo verso la porta. «Sarò di ritorno tra un paio d’ore, se hai bisogno ho il cellulare.» La sua risposta aumenta ancor più il disagio che mi sono creato da solo; non proferisce una sola parola e schiaccia l’occhio come segno d’intima intesa. Decido di rompere il silenzio che da dieci minuti regna sovrano in macchina, mentre ci dirigiamo verso lo studio del dottor Solari. «Allora, hai pensato al nome per il ristorante? Dato che io ho scelto quello per il Marylin, credo che la scelta di questo spetti a te.» Mentre attendo timoroso una risposta, ubbidisco alla voce nel navigatore e giro in via Pietro Cella. «Quando ti metti in testa una cosa è sempre 68 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 69 così difficile farti cambiare idea. Non credi sia giunto anche per te il momento di entrare in terapia?» Era già accaduto che durante discussioni passate arrivasse questo gentile invito. Faccio come le altre volte e fingo di non aver sentito. «Volevo fare una cosa carina; mi spiace se ti sono sembrato insistente.» «Se vuoi fare una cosa carina sai bene quello che dovresti fare al posto di queste cazzate.» Questa invece non me l’aveva mai detta e fortunatamente dietro di noi non c’è nessuna macchina perché inconsciamente schiaccio a fondo il freno e dopo due colpi di tosse la Volvo si spegne. Mi giro verso mia moglie, le prendo delicatamente il mento con la mano e cerco i suoi occhi. «Ne abbiamo già parlato un sacco di volte o sbaglio? Non voglio tornare indietro Morgana, ho bisogno di andare avanti, chiaro?» La mia voce è salita di un paio di toni e percepisco un leggero tremore nelle mani. Lei contrae i muscoli del collo e sposta la testa per guardare fuori dal finestrino. «Metti in moto» ordina con voce cattiva, quasi bisbigliando. 69 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 70 Non voglio che si agiti appena prima di incontrare il medico, così riavvio il motore e riparto. Dopo una decina di minuti di angosciante anticamera, il dottor Solari ci riceve. Ci mostra il fascio di fax con cui il nostro medico di Roma lo ha informato della situazione e poi ci fa ripetere tutto con parole nostre; soprattutto circa la notte del 31 dicembre 1999. Nonostante qualche sbavatura, di cui nessuno sembra essersi mai accorto, fortunatamente la versione fornita da mia moglie è sempre la stessa. Spieghiamo entrambi dell’incidente, come abbiamo imparato a definirlo, e con mia grande sorpresa constato che per la prima volta Morgana ne parla senza piangere. Per un istante mi illudo che sia grazie all’impatto del trasloco, ma appena Solari le domanda se questa mattina ha preso i suoi farmaci, la mia speranza si sgonfia. «Cosa ne pensa della nuova casa?» indaga lui cambiando completamente discorso. «Bella, molto bella, ma non so se sarà facile per me adattarmi alla vita in una città così piccola e così differente da Roma.» «Certo che ce la faremo…» cerco di dire, ma 70 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 71 lui mi blocca mostrandomi il palmo della mano. «Posso chiederle se negli ultimi tempi lei stessa ha notato dei cambiamenti nella sua persona o in quello che la circonda?» «Lo specchio» risponde Morgana. «Lo specchio?» faccio subito eco io, meritandomi un nuovo stop a cinque dita, questo volta molto più risoluto. «Se la sente di raccontare?» invita Solari con voce tranquilla, ma ferma. Morgana intreccia le mani e se le porta sul petto. Poi le stacca e comincia a girare la vera nuziale che porta al dito. Il formicolio alla testa si fa subito sentire. «Da qualche giorno ho la necessità di fissarmi allo specchio» tira un profondo respiro per ricacciare le lacrime, poi continua: «Mi devo guardare continuamente allo specchio. Sono perfettamente consapevole che si tratta di una cosa assurda, ma non posso farne a meno. La mia voce muta e vedo la mia immagine riflessa completamente cambiata, come se fosse sfregiata, deformata.» Sento la mia bocca spalancarsi e il respiro bloccarsi. Che cosa sta dicendo? Non starà vera71 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 72 mente per crollare? Reprimo l’impulso di afferrarla e trascinarla fuori. «La sera prima della nostra partenza mi sono dovuta attaccare al lavandino perché avevo paura di dissolvermi, di diventare sempre più astratta fino a scomparire. I miei polmoni non avevano più aria e il mio sangue si era completamente fermato, non circolava più.» Sento che sto per perdere la testa. Al contrario, Morgana sembra essersi leggermente calmata e il dottor Solari approfitta della pausa per intervenire. «Quanto tempo è durato questo suo stato?» «Non so di preciso, pochi minuti credo.» «Va bene. Senta signora, il mio metodo di lavoro consiste nel creare un rapporto di piena fiducia con il paziente. Lei è una donna adulta e intelligente, pertanto sono certo di fare il suo bene dicendole come stanno le cose. Quello che mi ha appena descritto viene definito come attacco di ansia panica. Rispetto alle altre forme di ansia, quella panica immerge chi ne viene colpito in uno stato d’animo di morte apparente. Da oggi lei prenderà un farmaco specifico per combattere questo, ma l’avverto che se certi episodi dovessero tornare a ripeter72 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 73 si sarà necessario un ricovero.» Mentre l’attacco di panico in questo momento sta venendo a me, Morgana annuisce in uno stato di apparente calma. Visto che nessuno dice più niente, mi sento autorizzato a intervenire. «Torniamo subito a Roma, se le cose stanno così non voglio correre il rischio di…» «Questo sarebbe un errore, signor Patà. La vostra idea di trasferirvi è stata giusta. Per il momento vi consiglio di rimanere per verificare se ci saranno dei miglioramenti grazie al nuovo farmaco associato al prosieguo della terapia. Restare lontani dai luoghi del trauma mi sembra la cosa migliore. E mi raccomando, cercate di portare avanti la vita normale di tutti i giorni, evitando però il più possibile le situazioni di eccessivo stress per la signora.» Anche se queste parole mi rinfrancano lo spirito, il formicolio al cuoio capelluto è più presente che mai. Una forte scossa mi attraversa la schiena quando mi giro e vedo Morgana che con un sorriso tagliente e un leggero rivolo di saliva in un angolo della bocca esclama: «Chiamiamolo Monroe.» Mentre dice questo il telefono mi vibra nella 73 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 74 tasca, lo prendo e leggo il messaggio di Cristina: “Emergenza, torna subito.” Sono riuscito a tenere nascosto l’arrivo dell’sms dicendo a Morgana che si trattava del solito messaggio pubblicitario. Così lei, appena entrati in casa, spossata, è andata a gettarsi sul letto. Durante il tragitto per rincasare nessuno dei due ha proferito una sola parola. Un paio di volte l’ho osservata mentre si lasciava cullare dal dondolio della macchina, ma non ho osato dirle nulla, dato che teneva gli occhi chiusi. Al nostro ritorno mi aspettavo di trovare Cristina in lacrime per il crollo della casa o qualcosa del genere, invece dopo essere corso in cucina e aver fatto passare tutte le altre stanze senza trovarla, afferro il cellulare dalla tasca e compongo il suo numero. Il telefono suona libero, ma lei non risponde. Nonostante sia mezzogiorno, il sottile strato uggioso del cielo e la nebbia sembrano essere 74 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 75 entrati nel ristorante. Mi trovo nel lungo corridoio che divide la cucina dagli altri ambienti e, per la prima volta dal nostro arrivo, mi sento un po’ spaesato a causa del buio giunto rapido e senza preavviso. Cerco con lo sguardo l’interruttore per accendere la luce, ma non lo trovo. Allora ripercorro i miei passi verso la sala dove sono certo di aver lasciato accesa una piccola lampada sul bancone del bar, ma quando arrivo noto che è spenta. «Cristina» chiamo facendo attenzione a non alzare troppo la voce per non spaventarla. «Cristina, hai spento tu la luce?» tento ancora, questa volta alzando il tono. Ricevo ancora il silenzio come unica risposta. Schiaccio l’interruttore sulla parete, ma tutto resta buio. La prima ipotesi che mi passa per la mente è che sia saltato il contatore generale e che Cristina lo stia cercando. Mi ricordo di aver visto delle torce in un cassetto vicino al registratore di cassa e mi dirigo da quella parte ritentando con il cellulare, ma senza successo. Stanco di questo rimpiattino, chiamo ancora a gran voce, ma oltre a dimostrarsi nuovamente inefficace ha sicuramente contribuito a mettere 75 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 76 in agitazione mia moglie al piano superiore. Maledicendo la nebbia e il grigiore Padano finalmente raggiungo la torcia e riesco a fare un po’ di luce. Decido di andare da Morgana per tranquillizzarla nel caso mi abbia sentito urlare, ma mentre mi volto il fascio di luce colpisce la porta della cantina spalancata. E’ da ieri che voglio scendere a dare un’occhiata, ma dopo la chiacchierata con l’avvocato mi sono lasciato distrarre dalla chiave di Omar e non ci ho più pensato. Sono certo che questa mattina la porta fosse chiusa, quindi probabilmente Cristina non mi sente perché si trova laggiù. Se così fosse, che cosa sta facendo nel buio più completo? Perché non risponde al telefono? Mi tolgo il giaccone lanciandolo su uno dei tavoli, come se il semplice gesto potesse esorcizzare l’ansia del momento, e imbocco le scale per scendere. L’aria si fa subito viziata e i vecchi gradini di legno scricchiolano sotto il mio peso. Devo ammettere che senza torcia non sarei mai sceso. «Cristina» chiamo ancora, già certo dell’esito del mio ennesimo tentativo. Invece questa volta qualcosa rompe il silenzio, 76 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 77 ma non si tratta della seducente voce della mia collaboratrice, bensì di un tonfo sordo che sembra provenire proprio dalla fine della scala. «Sei qui? Che cosa stai facendo?», il tonfo si ripete e la mia ansia si trasforma nell’irritazione di chi non capisce. Il fascio di luce è molto piccolo pertanto la visuale si limita a poche decine di centimetri. E proprio mentre mi sto domandando quanto manchi, non mi accorgo che il gradino su cui sto appoggiando il piede destro è talmente consumato da essere piegato verso il basso, così venendomi a mancare l’appoggio perdo l’equilibrio e mi ritrovo con la schiena e terra. Nonostante l’intontimento, capisco subito che la luce che mi sta colpendo in faccia non proviene dalla torcia che stoicamente stringo ancora in mano, ma da quella di qualcun altro che se ne sta in piedi sopra di me. «Santo cielo, mi vuoi far venire un infarto?» mi rimprovera Cristina infilandomi una mano sotto il braccio per aiutarmi. «Non hai sentito che ti chiamavo?» Controllo immediatamente le mie dita per verificare se nella caduta mi sono tagliato, ma non riesco a vedere nulla. Con il lavoro che faccio, ferirmi le mani è sempre stato uno dei miei 77 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 78 timori più grandi. «Devi vedere subito una cosa» non perde tempo lei. «Ma insomma, si può sapere cosa cazzo stai facendo qui? Perché non c’è la luce?» Ma Cristina si è già allontanata e l’ovattato ticchettio dei suoi tacchi sul pavimento impolverato è l’unico indizio che ho per ritrovarla. Poco alla volta, i miei occhi si abituano all’oscurità e muovendomi velocemente riesco a raggiungerla. «Porca puttana, mi vuoi aspettare? Questo posto è un labirinto, per poco non mi spacco il culo con quella caduta e…» le parole mi muoiono in bocca quando vedo quell’inestimabile tesoro. Un vecchio scaffale in legno della larghezza di circa dieci metri e alto poco più di tre, pieno di bottiglie troneggia lungo la parete sud della cantina. Ne afferro una e anche senza leggere l’etichetta capisco subito che si tratta di uno Cheval Blanc 1982. Ne prendo un’altra e constato trattarsi di Chateau Petrus del 1928. Sono senza parole. Ci saranno almeno trecento bottiglie tutte introvabili se non addirittura le ultime della loro specie; un valore incalcolabile. Comincio a ragionare in fretta, ma senza 78 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 79 riferimenti precisi; Omar deve aver impegnato la vita e molto di più del suo patrimonio personale per raccogliere tutto questo vino. Non sono certo uno dei più grandi intenditori, ma a una prima occhiata posso tranquillamente dire che si tratta di una delle collezioni più rare e preziose del mondo. Controllo qualche altra bottiglia e i nomi che leggo sono, Latour, Sassicaia e Margaux. Lo chef degli enigmi non smette di stupirmi anche da morto. «Non è quello che volevo mostrarti» mi riporta sulla terra Cristina. Le illumino il viso e quello che vedo non mi piace assolutamente. I suoi occhi neri sono spalancati e la sua espressione tirata è resa ancor più inquietante dalla vena pulsante che le attraversa la fronte. «Che cosa c’è?» «Quando mi hai detto di fare un inventario, ho cominciato dai frigoriferi della cucina. Poi ho recuperato quella che sembrava essere una lista di prodotti surgelati. Non trovando i congelatori di sopra, sono venuta a cercarli in cantina.» «Sono qui?» «Sì, sono qui» mi dice mentre si asciuga il naso 79 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 80 con un fazzoletto impolverato. «Strano, solitamente Omar era piuttosto attento alle leggi sanitarie e non è certo permesso tenerli qui giù. Dovremo provvedere a spostarli.» Detto questo mi porto la mano sulla schiena e comincio a preoccuparmi che la caduta possa essere stata più rovinosa di quanto immaginassi; piccole fitte mi attraversano la spina dorsale. «Virginio, il problema non è dove sono i congelatori, ma cosa c’è al loro interno» puntualizza con una preoccupante inflessione della voce. Mi avvicino a un grosso freezer e, dopo aver afferrato la lunga maniglia, alzo il coperchio per dare una sbirciata. Con la sola luce della mia torcia, non riesco a vedere bene, soprattutto perché il contenuto è coperto da una plastica trasparente che, con il freddo, si è congelata e opacizzata. «Non vedo un cavolo, passami anche la tua pila.» Invece di fare come le dico, Cristina si avvicina a me e mettendosi al mio fianco unisce la sua luce alla mia. Per un istante la osservo e mi godo la sensazione dei piccoli brividi che per80 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 81 cepisco sentendo il suo fianco contro il mio. Poi torno con gli occhi nel freezer, con la mano tolgo un po’ di brina dalla plastica e quando scopro il contenuto faccio un balzo all’indietro. Devo fare uno sforzo sovrumano per non farmi prendere dal panico e mantenere il controllo. Improvvisamente sento un calore nell’intestino e una stretta allo stomaco. Il sudore gelato inizia a bagnarmi schiena e fronte; faccio appena in tempo a fare due passi verso il muro dove vomito tutto quello che ho dentro, anima compresa, tra spasmi e colpi di tosse. «E non è l’unico problema» dice Cristina, appena mi sono un po’ calmato ed è certa che possa sentire le sue parole. «Problema? Tu questo lo chiami problema?» rispondo spaventandomi io stesso della mia voce. «Chiamalo come vuoi, ma sento il dovere di avvisarti che ho già controllato il contatore della luce ed è completamente fuso.» Comunica la nuova buona notizia, illuminando un quadro elettrico che sembra appena uscito da un forno a microonde. «Qualsiasi cosa tu voglia fare, la devi fare in fretta perché o chiami qualcuno che venga 81 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 82 quaggiù a riparare il danno, o tra un po’ quello che c’è lì dentro comincerà a scongelarsi e allora sì che saranno cazzi.» Faccio appena in tempo a tornare nel mio angolo, prima di vomitare un’altra volta, adesso a causa dell’odore pungente che si è velocemente sparso per l’ambiente. Mi domando il perché di tutto. Prima la morte di mio figlio, poi la caduta del Marilyn e il trasferimento con i nuovi attacchi di panico di Morgana. E adesso anche questo. Vorrei potermi infilare una mano nel petto, estrarre il cuore e ricoprirlo con una pelle speciale che lo protegga da tutto. Sì, ecco di cosa ho bisogno, di una nuova pelle del cuore. 82