Il sesto capitolo
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Il sesto capitolo
la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 113 VIRGINIO Il pinot nero è un’uva ardua da coltivare, bucce sottili, è sensibile, matura presto. Insomma, non è una forza come il cabernet che riesce a crescere ovunque anche quando è trascurato. Al pinot nero servono cure e attenzioni, cresce soltanto in certi piccolissimi angoli nascosti del mondo e solo il più paziente e amorevole dei coltivatori può farcela. Solo chi prende realmente il tempo di comprendere il potenziale del pinot, sa farlo rendere al massimo della sua espressione. Inoltre i suoi aromi sono i più ammalianti, brillanti, eccitanti e antichi del nostro pianeta. Miles Faymond Sideways 113 la pelle del cuore-impa 114 14-11-2008 9:32 Pagina 114 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 115 VII «Le medicine. Devono per forza essere le nuove medicine. Non c’è altra spiegazione» sono le sole parole che riesco a ripetere, da quando mia moglie ha detto quel che ha detto. Ho lasciato Cristina a sistemare la cucina e ho trascinato di peso Morgana in camera da letto. Non sembra essere scossa, né tanto meno agitata. Sono solo io a essere profondamente turbato. Tutto mi sarei aspettato da mia moglie, ma mai una cosa del genere. «Si può sapere che cosa ti è saltato in mente? Cosa speravi di ottenere lanciando una bomba del genere?» Lei continua a guardarmi, stringendo la chiave tra le mani, più serena che mai. So bene che non dovrei parlarle in questo modo, anche da nuove e ulteriori istruzioni, ma questa è troppo grossa e ogni tanto anche io ho bisogno di aprire la valvola per lasciare uscire il vapore. «A pochi giorni dall’apertura poi! Non hai pensato alle possibili ripercussioni, o alle conse115 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 116 guenze di questa dannata boutade?» «Non credo di aver detto nulla di così grave.» Adesso la manetta è completamente aperta e non riesco più a tenere dentro nulla. Mi rivolgo al muro e allargo le braccia, in cerca di un aiuto che tanto non verrà. «Lei non crede di aver detto nulla di grave» urlo. «Lei non crede di aver detto nulla di grave, cazzo» grido. Poi mi giro velocemente e le punto il dito addosso. «Ho fatto tutto il possibile. Mi sono sobbarcato il peso di quello che è successo per anni, ma adesso non ce la faccio più. Ho sbagliato Morgana, ho sbagliato tutto e ora ci ritroviamo nella merda fino al collo. Non so fino a che punto tu lo possa capire, ma credimi, è così.» «Avevi ragione, invece. Venire qui è stata una tua idea. Provare a cominciare una nuova vita è stata una tua idea. Allora perché non tentare il tutto per tutto fino in fondo? Io non posso più avere figli, ma tu sì.» Passando davanti allo specchio distolgo velocemente lo sguardo per non spaventarmi vedendo la mia immagine furiosa. 116 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 117 «Non posso credere che tu voglia sostituire Filippo così, come se fosse un pezzo di ricambio della nostra vita del cazzo.» Il suo sforzo per trattenersi finisce. Si alza in piedi di scatto e dopo essersi avvicinata mi dà uno schiaffo talmente forte da farmi barcollare. «Non dire fesserie. Non voglio sostituire Filippo in nessun modo, chiaro?» Ora è lei a urlare, e molto più forte di me. «Mi hai fatto un sacco di domande e adesso te ne voglio fare una io. Perché privarci della possibilità di poter amare ancora una volta?» La guardo senza capire. Come può pensare che questa sia una soluzione? Mi fissa come faceva in passato, con quegli occhi che spesso credevo capaci di leggermi nella mente. Sembra riacquistare un po’ di calma e si risiede sul letto. «Ti ricordi cosa mi hai sempre ripetuto su Omar e sua moglie? Che per te è stato come un padre. Che ci sono persone che, anche senza legami di parentela, possono dare molto più dei familiari stessi. Perché credi che questo non possa valere anche per me?» «Ma qui si tratta di una cosa completamente diversa perdio. E poi, perdona la curiosità, ma 117 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 118 non hai pensato a Cristina? Credi che lei sia disponibile a una cosa del genere? Anche ammesso che possa accettare la prima parte di questa follia, pensi che poi sarebbe disposta a lasciarti fare la madre di suo figlio così, solo perché glielo hai chiesto?» Non so bene il motivo, ma udendo le mie parole provo una sensazione di profonda vergogna. «Non ho mai pensato di sostituirmi a lei, ti prego di credermi. Però sono convinta che potremmo diventare una famiglia. Certo un po’ anomala, ma sicuramente unita. Io so di poter amare tuo figlio, non ne ho alcun dubbio.» «Tu sai di poter…» farfuglio appena. «Certo. E poi potremmo fare Cristina nostra socia sia del Marilyn, sia del Monroe.» Nonostante il difficile momento, sentendo i nomi dei due ristoranti per la prima volta insieme, mi rendo conto di che stronzata sia stata chiamarli a quel modo. Il mio nervosismo è alle stelle e mantenere la calma è sempre più difficile. Sono sconvolto, stravolto, svuotato e più confuso che mai. La guardo cercando di giustificarla ancora una volta, ripetendomi quanto tutto questo sia solo un grave sintomo della malattia mentale che 118 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 119 l’ha colpita. Mentre mi muovo incautamente, incrocio la mia immagine nello specchio e quello che vedo non mi piace. Sembro improvvisamente invecchiato di dieci anni e provo pena per quel poveraccio che con i jeans e la camicia mezza sbottonata mi sta guardando senza più un minimo di speranza. Anche l’ultima spiaggia, sulla quale confidavo di poter naufragare e invecchiare, si dimostra inadatta a noi. L’ultimo filo non può più sopportare il peso della speranza. Attraverso la superficie riflettente vedo le mani di Morgana che si uniscono attorno alla mia pancia e sento la sua guancia calda e umida appoggiarsi sulla mia schiena. Un abbraccio forte, ma tenero. «Ti prego, pensaci e poi parlane con Cristina. Ti prometto che accetterò ogni vostra decisione, senza protestare, e continuerò seriamente la terapia dal dottor Solari. Ti ringrazio per tutto quello che ogni giorno fai per me e voglio ripagarti facendo la brava. Mi piace stare qui e desidero che questa sia la nostra nuova casa.» Tutte queste cose sembrano per lo più snocciolate per parare il colpo. Ma da oltre venti anni sono vittima del fascino irresistibile di questa donna, e tutte le volte cado impotente. Proprio 119 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 120 come accadde durante l’ultima notte del millennio. Ho lasciato Morgana in camera da letto e sono sceso al ristorante. Non c’è traccia di Cristina. Probabilmente è uscita a fare quattro passi e ne sono sollevato perché per il momento non saprei proprio trovare le parole giuste per dire alcunché. Mi guardo attorno e per un istante non posso davvero fare a meno di chiedermi che cosa diavolo ci faccio qui. Ho voglia di qualcosa di forte e mi servo una vodka ghiacciata. Ne bevo subito un’altra e poi ancora una. Sulla tavola ci sono i resti di una cena parzialmente consumata e alcuni fogli sparsi su cui stavamo scrivendo gli appunti per il nostro primo menu. Li afferro e leggendoli provo un profondo senso di vuoto e di frustrazione; sono bastati pochi minuti perché svanisse l’entusiasmo così faticosamente accumulato nelle ultime settimane. Non me la sento di rimanere in questo luogo improvvisamente tanto claustrofobico; afferro la giacca e decido di uscire. Dal fondo della 120 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 121 scala avviso Morgana gridando, ma tanto per cambiare non ricevo nessuna riposta. Non me ne preoccupo, inforco la porta e mi lascio avvolgere dal buio e dal freddo. Mi ritrovo in pieno centro storico e non sembra esserci anima viva. Qualche sporadica macchina passa a tutta birra e mi chiedo quale meta possa avere in questa piccola città. Non ho la minima intenzione di permettere alla mia testa di cominciare il solito vaglio delle sfortune e delle possibili soluzioni per uscire da una tragica e contorta situazione che tanto so bene non cambierà mai. Arrivo in piazza Cavalli e mi sento stupido a ripensare alla mattina del nostro arrivo quando, percorrendo questa stessa strada, mi complimentavo con me stesso per le mie scelte. Povero imbecille che sono. Attraverso i portici di Palazzo Gotico e decido di prendere una notte tutta per me, senza pensieri, preoccupazioni o altro. Tanto cambierebbe qualcosa? Bere. Ho bisogno di bere ancora. Con la sola forza di volontà, non sono in grado spegnere il cervello anche solo per poche ore. Continuo la passeggiata costeggiando un enorme palazzo illuminato. Non credevo di imbattermi in una 121 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 122 costruzione così imponente. Arrivo davanti a un gigantesco monumento dove dei soldati, immersi nell’acqua, spingono delle barche e giro a destra in direzione della stazione. Dopo pochi metri, fortunatamente, trovo quello che cerco. Sembra che un pub abbia deciso di non chiudere quando le galline vanno a letto e rimanere in attività per ospitare nottambuli, sbandati e mariti innamorati la cui moglie è irrimediabilmente uscita di senno. Mi avvicino e guardo attraverso la vetrina. Mi passo la mano sugli occhi stanchi per essere sicuro di quello che ho visto e con la fronte praticamente appoggiata al vetro controllo ancora. Ho sempre creduto alle coincidenze. 122 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 123 Cristina La speranza di volare in paradiso produce stoicismo, la fede unita alla coglioneria è capace di ogni eroismo. Oriana Fallaci Un cappello pieno di ciliege 123 la pelle del cuore-impa 124 14-11-2008 9:32 Pagina 124 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 125 VIII Non riesco a non pensare alle parole che continuava a ripetermi mio padre: “Cristina santiddio, tu non sei fatta per quegli ambienti. Siamo una famiglia di agricoltori noi, non metterti in testa idee strane. Io ho sempre lavorato la terra con le mie mani, mai con la fantasia e guarda che famiglia ho messo su. Ti è mai mancato niente?” Povero papà. Considerava il mio lavoro, in uno dei locali più alla moda di Roma, come una punizione divina inflitta all’intera famiglia. “Dove ho sbagliato Signore mio? Dimmi dove. Come puoi aver permesso a una delle mie figlie di finire in un luogo tanto dissoluto?” Conosceva il termine “dissoluto” solo perché lo sentiva sempre ripetere da quel fanatico del suo amico prete che andava ad ascoltare in chiesa due volte al giorno. A volte mi domando come sia stato possibile per me e mia sorella venire al mondo. Se oggi fosse ancora vivo, povero papà, lo avrei di certo ucciso io con il mio trasferimen125 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 126 to per seguire i Patà in questa loro stupida avventura. Ma se non fosse stato sufficiente, il colpo di grazia lo avrebbe ricevuto dall’opportunità di peccare offertami su di un piatto d’argento da Morgana. Aprire un ristorante qui; ma come si può essere così avventati? Quel che più mi addolora è che probabilmente Virginio crede che io abbia accettato solo per i soldi. Se così fosse non ha davvero capito un cavolo. Non crederà che sia venuta fin qui e lo abbia anche aiutato con quella faccenda dei freezer solo per lo stipendio che mi passa? A Roma avrei potuto ottenere quello che volevo in quattro e quattro otto. Al Marilyn lui è quasi sempre rimasto rintanato in quella favolosa cucina, ma non sa quante proposte ho avuto, mentre servivo i suoi clienti da un milione di euro. Anche di matrimonio, se è per questo. Sì, da quel signore sempre così distinto con gli occhiali in osso e le cravatte sgargianti. “Lei mi domandi e io esaudirò”, sono state le sue parole. Più chiaro di così. Ma io no, sempre a rifiutare ogni cosa mi venisse proposta, con la stessa frequenza con cui servivo i suoi soufflé. A Roma ho tutto, la mia famiglia, le mie opportunità; allora perché ho così paura che dopo quel126 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 127 lo che ha detto Morgana questa sera il giocattolo si sia rotto? Dovrei essere sollevata che la cosa non sia partita da me, così ho la scusa per andarmene, senza fare troppo casino. Non ci capisco più niente. Per loro non deve essere facile con quello che hanno passato. Morgana poi. Quella donna mi fa venire i brividi. Quando l’ho vista la prima volta, però, ne sono rimasta affascinata. Certo, il povero Filippo non era ancora morto. In tutta la mia vita non ho mai pensato che una donna mi potesse piacere come mi piacciono gli uomini, e qualche voletto con la fantasia me lo sono concesso, questo è vero. Ma poi, stare a contatto con Virginio ha cancellato tutto e il resto è come nella canzone di Califano… noia. Oh, avanti Cristina porca miseria, hai trentacinque anni e il mondo in mano. Hai provato a inseguire quello che volevi e non ci sei riuscita, pazienza. Anche qui ci starebbe bene una delle frasi di papà: “Meglio vivere di rimpianti piuttosto che di rimorsi” o era viceversa? Chi se lo ricorda, sembra passato un secolo. E’ passato un secolo. Nei libri e nei film è sempre tutto talmente facile. C’è il personaggio e ci sono le sfighe contro 127 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 128 cui deve combattere. A un certo punto arriva l’opportunità e se l’eroe non è un imbecille patentato l’afferra al volo. Ovvio, qualche merda la deve calpestare per non cadere nel patetico, ma poi alla fine ce la fa sempre. E se non ce la fa tanto uguale perché allora vuol dire che è morto e quindi i giochi sono chiusi lo stesso. Ma perché prendere decisioni è un lavoro tanto difficile? Quando ero più giovane non ero così incerta come oggi, agivo d’impulso e zac facevo quel cacchio che volevo. Adesso sono sempre trattenuta da mille scrupoli e dal pensiero che forse avevano ragione i miei genitori. L’altra notte, la prima trascorsa qui in hotel a Piacenza, ho pianto come non facevo da anni. Ho pianto perché pensavo alla mia sorellina Marta che ha sposato un commercialista e hanno già due meravigliosi bambini. Ho pianto perché so che mia mamma sta invecchiando e si sente sempre più sola, ma non ha il coraggio di ammetterlo alle figlie e tiene duro. Ho pianto perché mi sono guardata le mani e ho visto che sono rovinate dal lavoro e non torneranno mai più come prima. E poi perché mi sono vista, mentre pensavo a tutte queste cose, e mi 128 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 129 sono stata sulle palle da sola. Sono stanca quanto so che lo sono Virginio, Morgana, mia mamma e mia sorella. Anche adesso vorrei piangere perché sono seduta al bancone di un pub del cazzo con davanti un bicchiere di vino bianco e lo sguardo fisso fuori dalla vetrata. Improvvisamente mi sento ancora più stupida e posso percepire le mie pupille che si dilatano per la sorpresa. Dall’altra parte della vetrata vedo Virginio con la faccia appiccicata al cristallo. Mi sta fissando. Alza un braccio e mi indica di non muovermi. Cretina, cretina che sono. Ma cretina per che cosa poi? Per desiderarlo? Faccio un vaglio velocissimo per trovare una frase giusta da dire, ma sono certa che qualsiasi cosa sarà sbagliata. Lo guardo mentre cammina verso di me, con passo incerto, un po’ traballante, e finalmente l’attesa è finita. Quando ho i suoi occhi fissi nei miei gli afferro la mano già appoggiata sulla mia gamba e l’unica cosa che riesco a dire è: «Va bene. Facciamolo.» Dopo venti minuti siamo nell’hotel che ci ha ospitati la prima notte. Nella medesima camera 129 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 130 e sullo stesso letto dove ho pianto per tutte quelle cose. Dopo il mio “facciamolo” lui mi ha preso per la mano e mi ha trascinato fuori dal pub per venire direttamente qui. Nessuno dei due ha detto una sola parola e appena il portiere ci ha consegnato la chiave, io mi sono sentita scuotere da brividi di eccitazione. Non pensavo che un gesto così banale potesse farmi fremere di desiderio fino a questo punto. Salivamo le scale e cercavo di convincermi di essere ubriaca anche se non era vero. Il giorno dopo perlomeno avrei avuto una buona scusa. Purtroppo ho sempre retto bene l’alcool, alla stregua di uno scaricatore di porto. Mentre ci baciavamo ci siamo strappati i vestiti di dosso e adesso lui è sopra di me intento a far roteare la sua lingua dentro la mia bocca. Mi bacia il collo e scende sui miei seni. Non riesco più ad aprire gli occhi; ho il corpo in fiamme. Vorrei che le sue mani mi stringessero forte la carne, invece è molto delicato, troppo delicato. Cerco di togliergli i pantaloni, ma fatico per via delle mani tremanti e dei bottoni dei jeans che sembrano incollati. All’improvviso si ferma, mi 130 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 131 guarda e accarezzandomi i seni con il dorso delle mani mi dice che sono bellissima. Sono colta dal terrore che si stia pentendo e che voglia fermarsi, ma fortunatamente dopo due secondi capisco che non è così. Si leva da solo i calzoni e li lancia lontano. Voglio godermi ogni singolo istante anche se so bene il motivo per cui sta succedendo tutto questo. Virginio è un uomo disperato e tenuto psicologicamente in ostaggio da una donna che certamente ama e alla quale non è in grado di dire di no. Tanto disperato da eseguire ogni volta gli ordini come un automa. E’ arrivato al punto di non ritorno ed è consapevole che questa potrebbe essere la sua unica e ultima possibilità. Voglio rendergli le cose più semplici. Se lo merita. «Ti amo» gli dico piano nell’orecchio. Mi guarda e mi sorride. Lo conosco bene e capisco quando non sa cosa dire. Oltretutto non è certo una delle situazioni più facili, o meglio, delle posizioni. «Dopo un giorno che ti ho conosciuto ero già pazza di te.» Entra dentro di me e io mi stringo forte a lui come fosse l’unica cosa che mi tiene in sospeso tra la vita e la morte. Sento di amarlo di un 131 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 132 amore vero, sincero. Mentre penso di poter fare questo per tutto il resto della mia vita, un calore mi esplode nel ventre ed entrambi lanciamo un profondo grido di piacere e liberazione. Virginio si alza subito e va in bagno. Sento l’acqua della doccia aprirsi e lui che ci si infila sotto. La Cristina positiva pensa stia per tornare e ricominciare; quella disfattista teme sia per sciacquarsi di dosso i resti di un amplesso veloce e inteso quanto probabilmente sbagliato. Resto a fissare il soffitto e cerco di raccogliere le idee. Passo la punta della lingua sulle labbra per cercare di percepire ancora il suo sapore. Mi alzo e vado fino al frigobar per prendere dell’acqua e combattere la disidratazione che mi sta completamente prosciugando. Un ronzio richiama la mia attenzione e mi chino a raccogliere i suoi calzoni. Prendo il cellulare che c’è nella tasca e sul display vedo la bustina che indica un nuovo messaggio in segreteria. Ho sempre controllato senza nessuna remora i cellulari dei miei ex, ma dato che qui non è certo la stessa cosa, mi giustifico pensando che sia un istinto al quale non so resistere. Schiaccio un tasto e ascolto. 132 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 133 «Virginio sono io. Scusa per questa sera; mi sono resa conto che quello che ho detto a te e Cristina è stato un imperdonabile errore da parte mia. Ti prego, perdonami, non parliamone più e andiamo avanti. Adesso vado a dormire. Ciao.» Cancello il messaggio, rimetto il cellulare nelle tasca e lascio che il giramento di testa mi faccia cadere sul letto. 133