Voglia di dentice - Lega Navale Italiana

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Voglia di dentice - Lega Navale Italiana
Corso di pesca
Voglia di dentice
C
on l’arrivo della primavera è normale fare un
po’ di manutenzione alla barca e le prime
belle giornate di sole, quando sul mare non
serve necessariamente il giubbotto, invitano a girovagare lungo i sottocosta rocciosi, o intorno alle secche un po’ più al largo, con il motore al minimo o
giù di lì, magari giusto per “sentire” se gira bene.
La situazione è ideale per calare anche un paio di
canne da traina con gli artificiali. È una tecnica
poco impegnativa, se fatta senza la “fregola” della
cattura a ogni costo, che non richiede di portare a
bordo tantissime attrezzature e nemmeno trafficare con esche vive e pasture, basta una manciata
di pesci finti. Il tutto, lo ripetiamo, da tentare
“senza impegno”, perché non bisogna farsi troppe illusioni…
Ma già che siamo sul mare per goderci i primi
contatti con l’aria non più gelida e quell’odor di
salsedine che scalda i nostri cuori di aspiranti lupi
di mare, tanto vale filare fra le onde un paio di
lenze. Anche perché fortuna, bravura e conoscenza dei posti potrebbero regalarci l’incontro con
una fra le prede più ambite del nostro Mediterraneo: il dentice.
Quell’espressione un po’ così…
II nome scientifico è Dentex dentex e deriva dal latino dens, cioè “dente”. Una definizione che, ovviamente, fa riferimento ai grossi canini in evidenza su mascelle e mandibole dell’ampia bocca di
questo pesce predatore che è emozionante da pescare e assai prelibato in cucina.
Il dentice ha il corpo ovale e compresso, una caratteristica di quasi tutti gli Sparidi, ed è ricoperto da
grosse squame. La testa del pesce è massiccia e in
alcuni esemplari maschi piuttosto vecchi, la parte
Primo piano di un grosso dentice che ha attaccato un minnow di profondità da 16 centimetri. L’espressione “arcigna” è tipica degli
esemplari che ormai hanno raggiunto una certa stazza
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Corso di pesca
Bisogna pescare
“sotto”
Diversi sono i sistemi per
catturare questo predatore e fra questi la traina,
con il pesce vivo o l’artificiale, come abbiamo accennato ci sembra il più
consono al periodo primaverile, se non altro per
salire con poche cose sulla barca appena risistemata dopo l’inverno e
concentrarci più sugli
La livrea degli esemplari piccoli e medi tende all’azzurro-verde che, però, sbiadisce presto dopo
la cattura
aspetti strutturali e meccanici e sulla gioia di naanteriore acquista un profilo decisamente “arcivigare che sulle questioni che riguardano la pesca
gno” a causa di un rigonfiamento osseo sul cranio
vera e propria.
che si manifesta come una sorta di bozza frontale,
Per quanto riguarda il vivo, le esche migliori sono
rendendo meno obliquo il profilo.
calamari, seppie, aguglie, occhiate e sugarelli da traiSia nella parte superiore sia in quella inferiore delnare a velocità lentissima, intorno a 1-2 nodi appela bocca mancano i denti molari, sarà forse per
na, cercando di far restare l’esca in profondità grazie
questo che “il nostro” ha i canini così sviluppati…
all’uso dell’affondatore a palla di cannone oppure la
In ogni caso, la sua livrea varia molto secondo l’evecchia tecnica del piombo guardiano, ossia colletà del pesce: negli esemplari piccoli e medi è azzurgando la lenza vera e propria a un cordino con in
ro-verde puntinata sul dorso, argentata sulla parte
fondo una pesante zavorra da far salire e scendere a
bassa dei fianchi e bianca nella zona ventrale. Sul
mano contornando il fondale, così da sentire e secorpo vi sono anche macchie più scure e riflessi
guire le rocce o le buche. La lenza va collegata qualviolacei, rosati e azzurro metallico che spariscono
che metro sopra il piombo guardiano usando uno
ben presto quando il pesce viene tirato in secco.
sgancio rapido o del filo più fine che possa rompersi
Le pinne pettorali sono rossastre, così come rossaall’abboccata del pesce. Con questo sistema si costra è la livrea dei grossi esemplari che si avvicinasteggiano le grandi cigliate dai 25 ai 70 metri di prono al metro di lunghezza, dotati della caratteristifondità. Usando l’artificiale, invece, si usano grossi
ca bozza frontale.
minnow (imitazioni di pesci e altro) dalla paletta alIl dentice è un predatore molto vorace e aggressilungata per lavorare in profondità e lunghi da 14 ad
vo che normalmente si riunisce in branchi comanche 30 centimetri per i pesci più grossi, mentre i
posti da alcuni esemplari della stessa taglia, ma
dentici fino al chilo non disdegnano di attaccare annon è difficile incontrare anche pesci isolati o a
che i grossi cucchiaini ondulanti. Gli artificiali vancoppie. La riproduzione avviene verso la primaveno fatti nuotare in profondità montando sul mulira inoltrata e al principio dell’estate si possono già
nello la lenza metallica pesante chiamata monel,
incontrare vicino alla riva i piccoli dentici, lunghi
lungo i fondali di scoglio a circa 30 metri di profonda 13 a 40 centimetri.
dità e a una velocità di poco inferiore ai 5 nodi.
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Lo chiamano anche così
Dal nord al sud della nostra penisola il dentice prende anche altri nomi, molti dei quali fanno parte dei dialetti locali: dentexo e
dentescu in Liguria; dentai e dental nel Triveneto e in Emilia Romagna; dentici in Toscana e dentale nelle Marche; dintale in
Abruzzo; dentato, dentici, dentatu, remice e denticuozzo in Campania e Calabria; dentai, tentatu, tantatu, dendade e dotti in Puglia, dentici, dentale e dintadu in Sicilia, dentixi, dantul, dentighe e dentulotto in Sardegna
Reazione esplosiva
Catture emozionanti
Ovviamente, volendosi impegnare un poco di più,
il dentice si pesca anche a drifting leggero, con la
barca ancorata lungo le cigliate rocciose delle secche, dai 35 ai 50 metri di profondità.
Servono canne medio-pesanti con nylon da 0,50
millimetri di diametro sul mulinello e 0,60, lungo
circa 3 metri, per il terminale che reca il piombo
scorrevole bloccato a un metro o due dall’amo.
Con questa attrezzatura andremo a cercare i dentici nei pressi delle rocce del fondo innescando la
sarda fresca su due ami del numero 5/0, oppure
possiamo anche pescare con il pesce vivo innescando menole e boghe che spesso regalano catture da record.
In ogni caso, e comunque lo si peschi, dopo l’abboccata e la conseguente allamata del pesce, il
dentice tende quasi sempre a partire verso il fondo
con una potente “sgroppata” che mette a dura
prova la tenuta delle lenza e di tutta l’attrezzatura
anche a causa dell’eventuale sfregamento sulle
rocce, per questo il diametro del terminale è maggiore rispetto alla lenza madre.
La cattura del dentice è di quelle che restano scritte
nel libro delle emozioni. Soprattutto gli esemplari
oltre i 4 chili sono in grado di sprigionare una reazione davvero violenta e, per averne ragione, il pescatore deve comunque forzare il recupero senza
permettere che la preda si porti via filo, quindi conviene tenere la frizione del mulinello piuttosto stretta per evitare che il pesce si porti sul fondale roccioso dove la lenza potrebbe saltare come un capello.
Infine, per prendere i dentici possiamo anche calare un palamito, che per i pescatori sporti è ammesso fino a un numero massimo di 200 ami su ciascuna barca. Di solito si usano proprio quei palamiti chiamati “denticiare”, composti da una lenza
madre in cordino da 2-2,5 millimetri cui sono collegati braccioli lunghi 1,50 metri dello 0,60-0,70
da innescare con sarda fresca, alaccia o zerro oppure anche con il pesce vivo, in questo caso prediligendo le castagnole nere. I palamiti vanno calati
sui fondali di scoglio e le secche isolate dalla costa,
a profondità comprese fra i 40 gli 80 metri.
Riccardo Zago
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