SaUtErnES
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3 ENOGEA - II SERIE - N. 47 sauternes il volto umano di bordeaux Meticoloso porta a porta nella denominazione regina dei vini dolci, tra uomini e situazioni che il Médoc e Saint-Emilion hanno ormai dimenticato. Il tutto all'insegna da due annate memorabili: 2009 e 2010. E se non ci credete, provate i consigli finali per una trasferta a colpo sicuro. Sette giorni a Sauternes sono stati un regalo. Un ritorno al passato. Un dito affondato nella panna (dalla mattina alla sera). Un viaggio studio. Di quelli che ringiovaniscono e danno la carica. E' stato un modo per ricordare che Sauternes è Bordeaux, ma un Bordeaux diverso, più vero, più vicino, anche in proprietà stellari come Yquem. Una zona che è rimasta fedele a sé stessa pur essendo cambiata tantissimo in quella che è la sua espressione finale, e cioè il vino. Come ho scritto nel numero scorso (vedi l'intervista a Charles Chevallier) e come ho avuto modo di sottolineare negli ultimi anni nei tanti reportage sui primeurs, mai la qualità dei Sauternes è stata così elevata e omogenea e mai mi è capitato di trovare vini così luminosi e appaganti. Segno non soltanto di una scelta sempre più rigorosa in vigna (i sentori medicinali di un tempo sono ormai quasi un ricordo), ma anche di un'idea più attuale di vino, che guarda al mercato senza esserne schiava, orgogliosa delle proprie tradizioni e libera di poterle reintepretare, lavorando non sulla tecnica ma sulla purezza del frutto e con il solo obiettivo di ottenere ogni anno vini migliori. E non aggiungo altro, perché tante, troppe sono le cose belle da raccontare e da condividere. Le annate Tranne poche eccezioni, in cui sono stato costretto a scalare o ad anticipare di un millesimo, il resoconto si riferisce alle ultime due annate in commercio, ovvero 2009 e 2010. Sulla carta, la 2009 è considerata - a livello di critica e di dati scientifici - la migliore delle due (pari alle grandi del passato). Personalmente, pur riconoscendone il valore (i 2009 sono in media più carnosi e liquorosi, ma mai statici), la mia preferenza è andata in diversi casi ai 2010 (e più di un produttore ha concordato che in effetti... anche per lui... in questo momento). Vini - i 2010 - che da una parte hanno guadagnato un po' di carne e dall'altro hanno confermato il livello qualitativo alto e omogeneo riscontrato negli assaggi en primeur e più ancora la purezza della componente fruttata, che in questo momento li rende ottimi vini da aperitivo senza rinunciare al potenziale di invecchiamento. Quanto ai 2009, come detto più ricchi e carnosi, hanno a volte meno luminosità e slancio (specie se rapportati agli assaggi en primeur), probabilmente non solo per la maggiore quantità di sostanza da modellare ma anche per la diversa fase evolutiva che attraversano (per mia esperienza i vini più giovani - in questo caso i 2010 - se di buona annata e puri nella matrice fruttata tendono a mostrare con più facilità il loro lato dinamico). Arrivando al nocciolo, sauternes 4 ENOGEA - II SERIE - N. 47 in entrambi i casi si tratta di due annate "oustanding" che ogni appassionato della tipologia dovrebbe avere in cantina (più versatili i 2010, un po' meno i 2009, che oltretutto avranno bisogno di tempo per "farsi"). Sempre in tema di graduatorie, un paio di gradini sotto - a parte Yquem - si collocano invece i pochi 2008 assaggiati (mancano in genere di charme e di slancio). Alcune considerazioni sulle annate Cercando di essere il più possibile sintetici potremmo riassumere l'argomento così. 2009: la fase prevendemmiale debutta con un periodo piovoso tra il 18 e il 20 di settembre seguito da una lunga fase caratterizzata da nebbie mattutine e da pomeriggi soleggiati che favoriscono un sviluppo rapido e omogeneo della muffa nobile (il che a sua volta impone un ritmo serrato alla vendemmia). Poche dunque le trie (3-4 in media), con il grosso della raccolta che si concentra nella prima settimana di ottobre per poi chiudere al massimo al termine della seconda. Il tutto con rese più che soddisfacenti (22hl/ha ad esempio per Climens). 2010: la fase prevendemmiale, dopo un'estate piuttosto fresca, si apre all'insegna della siccità, che si protrae fino al 21 settembre (fatta eccezione per qualche sporadica precipitazione all'inizio dello stesso mese). Da un lato dunque buone acidità, ma dall'altro anche uno sviluppo più lento della muffa nobile, tanto è vero che la prima "trie" viene effettuata soltanto tra il 28 e il 30 settembre (a Rieussec, invece, verso la metà del mese). Entrati poi nel mese di ottobre il clima si fa più incostante, con una prima settimana segnata da temperature estive e una seconda invece piuttosto fredda, che di nuovo frena lo sviluppo della botrytis. Attorno alla metà di ottobre, Il ritorno inatteso del sole e l'instaurarsi di una buona ventilazione da est cambia nuovamente le sorti dell'annata, portando le gradazioni nell'arco di pochi giorni a livelli molto elevati e facendo così entrare la vendemmia nella sua fase più intensa. Vendemmia che per Climens è terminata il 23 ottobre, poco prima di una pioggia piuttosto violenta, e per altre proprietà (vedi sempre Rieussec) è sconfinata invece nella prima settimana di novembre. Buone le rese ma non al livello del 2009. Per trasparenza E' importante sottolineare che le degustazioni si sono svolte andando di Château in Château a mo' di ape. Quindi non alla cieca e in condizioni ambientali e fisiche (del degustatore) assai diverse, oltre che in situazioni molto spesso informali. Per questo ho preferito non utilizzare i centesimi ma piuttosto le stelle, giusto per mettere un po' di ordine tra i vini che ho preferito (inserendo il cuore accanto ai veri e propri innamoramenti, che non per forza si accompagna poi al massimo della valutazione) Ancora due cose e poi iniziamo Il famoso "classement" del 1855 prevede a Sauternes e Barsac tre soli gradi di classificazione: Premier Cru Classé Superieur (Yquem), Premiers Crus Classés (Climens, Coutet, Cloas Haut-Peyraguey, Guiraud, Lafaurie-Peyraguey, La Tour Blanche, Rabaud-Promis, de Rayne Vigneau, Rieussec, Sigalas Rabaud, Suduiraut), Deuxièmes Crus Classés (d'Arche, Broustet, Caillou, Doisy Daëne, DoisyDubroca, Doisy-Védrines, Filhot, de Malle, de Myrat, Lamothe, LamotheGuignard, Nairac, Romer, Romer du Hayot, Suau). In totale sono quindi 27 le proprietà classificate, di cui 15 come deuxième crus, 1 come premier cru superier e 11 come premiers crus. Quanto alla legislazione, Barsac e Sauternes godono di due denominazioni separate con relativi disciplinari (introdotti nel 1936). Barsac si limita all'omonimo comune mentre Sauternes comprende i comuni di Barsac, Bommes, Fargues, Preignac e ovviamente Sauternes. Quindi, come si può facilmente dedurre, sul territorio di Barsac le due denominazioni si sovrappongono e i produttori possono quindi optare per una o l'altra delle due (cambiando, se volessero, anche di anno in anno). Per il resto i disciplinari prevedono gli stessi vitigni (semillon, sauvignon e muscadelle, senza indicare percentuali), la stessa resa massima (25hl/ha, che nei Crus Classés non si raggiunge praticamente mai), un minimo di due passaggi di selezione in vigna e il divieto di trattamenti antibotritici (che può sembrare ovvio, ma non lo è). Quanto alla superficie, Barsac conta circa 600 ha di vigneto mentre Sauternes circa 1550. Dimenticavo Nel racconto che seguirà gli Château sono stati divisi tra Barsac e Sauternes e all'interno di ciascuno dei due gruppi le proprietà verranno presentate in modo da creare un vero e proprio itinerario, rinunciando così alla sicurezza dell'ordine alfabetico. Più difficile sarà la ricerca, ma spero più piacevole sarà la lettura. Così come piacevoli e interessanti spero siano anche gli altri itinerari che troverete in chiusura di articolo, arricchiti da brevi ma importanti consigli e probabilmente più adatti alle esigenze dell'appassionato e dell'enoturista. BARSAC 600 ettari non sono pochi ma nemmeno tanti, soprattutto se li raggruppi senza lasciare libero un solo fazzoletto di terra (o quasi). Nella bella stagione, da aprile a settembre, può quindi essere una buona idea lasciare la macchina e inforcare una bicilietta per andare da uno Château all'altro. Anche perché da queste parti le pendenze sono quasi inavvertibili e il suggerimento vi permetterà di smaltire con calma un po' di calorie e di capire, con altrettanta calma, ciò che distingue Barsac da Sauternes, ovvero le quote altimetriche (che vanno da 10 a 20 metri sul livello del mare), la conformazione del territorio (come detto pressoché pianeggiante) e la natura dei suoli, diffusamente calcarei e con una colorazione rossastra ben evidente anche dalle immagini satellitari (in particolare sul plateau interno che comprende la maggior parte dei crus classés più significativi, da Climens a Coutet passando per de Myrat, Caillou e i vari Doisy). nairac Château Château Château Château Nairac Nairac Nairac Nairac 2010 2009 2008 2007 ♥ ****+ ****(*) ***1/2 ***(*) Se avete seguito il mio consiglio e avete parcheggiato la macchina in centro a Barsac, basterà tornare verso Bordeaux di poche centinaia di metri per arrivare all'ingresso di Nairac, che all'epoca del classsement del 1855 formava un'unica proprietà con Broustet (sotto il nome di BroustetNérac). A gestirlo, ormai dal 1993, c'è Nicolas Heeter-Tari, un tempo ragaz-