IPAZIA, UNA BREVE MA GRANDE STORIA Provo a partire dal ruolo

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IPAZIA, UNA BREVE MA GRANDE STORIA Provo a partire dal ruolo
IPAZIA, UNA BREVE MA GRANDE STORIA
Provo a partire dal ruolo della donna nel passato perché provo rabbia per quello che ho
letto nei libri, visto nei film e sentito raccontare ovvero che le donne venivano considerate
le custodi della casa ed era loro “consentito” di essere mogli e madri ma niente di più. Gli
uomini comandavano e le ritenevano mentalmente e culturalmente inferiori a loro per il
semplice fatto di essere donne, portandole addirittura a convincersene loro stesse; non
ricevevano un’istruzione adeguata o comunque che seguisse le loro inclinazioni specie nei
campi riservati agli uomini ed ugualmente non potevano svolgere molti lavori ritenuti
maschili; in molti casi sono arrivate addirittura a travestirsi per poter seguire i loro sogni e
le loro passioni. E, purtroppo, in alcune parti del mondo neppure troppo lontane da noi,
questo avviene ancora (vedi la vicenda di Malala, premio Nobel per la pace).
Al pari esistevano tuttavia degli uomini che desideravano fare i lavori delle donne e non lo
facevano o perché non gli era consentito dalle istituzioni o per vergogna o paura di quanto
potesse loro succedere. Forse è anche per questo che certi vocaboli indicanti il lavoro
svolto da una persona hanno solo un genere, maschile o femminile che sia, semplicemente
perché questi lavori venivano svolti solo da uomini o solo da donne.
Tra le tante donne che hanno lottato per i loro
sogni mi piace ricordare Ipazia di cui ho visto
recentemente un film e di cui nessuno avrebbe
potuto immaginare un destino così crudele da
renderla una martire del pensiero. Nata ad
Alessandria d’ Egitto (nell’ allora impero
romano d’ oriente) in una data non ben definita
dal 360 al 370 d.C. divenne una filosofa,
matematica, astronoma, astrologa e scienziata;
Il suo nome, in greco antico è probabilmente
assimilabile al significato di “eccelsa”,
“eminenza” e gli fu dato dal padre Teone,
geometra e filosofo che studiava ed insegnava
ad Alessandria (in particolar modo matematica
e astronomia) e progettava per la figlia una
carriera di studiosa.
Di lei scriveva uno storico cristiano suo contemporaneo, Socrate Scolastico: ”..era arrivata
a un tale vertice di sapienza da superare di gran lunga tutti i filosofi della sua cerchia..”.
Fin da piccola Ipazia era stata allevata allo studio ed aveva appreso dal padre tutto quello
che poteva ma non si era accontentata ed aveva cercato di imparare di più raggiungendo
un sapere molto più ampio, che spaziava anche in campi diversi da quelli che il padre le
aveva trasmesso. Il primo enciclopedista moderno, Denis Diderot di lei scrisse: “..a
nessuno la natura aveva concesso un’anima più elevata o un genio più felice di quelli della
figlia di Teone. L’educazione ne fece un prodigio perché convogliò i principi fondamentali
delle altre scienze apprese dal padre nella conversazione e nelle scuole dei celebri filosofi
che fiorivano allora ad Alessandria… tutte le conoscenze accessibili allo spirito umano,
riunite in questa donna dalla eloquenza incantatrice ne fecero un fenomeno sorprendente,
e non dico tanto per il popolo che si meraviglia di tutto, quanto per i filosofi stessi che è
difficile stupire..” Dopo anni e anni di studio Ipazia aveva finito per farsi una fama tra gli
intellettuali del suo tempo, fama che si era diffusa ben oltre i confini di Alessandria. Era
vista da tutti come una luminosa eccezione in quei secoli di decadenza culturale e da ogni
parte del mondo greco e romano gli amanti del sapere venivano ad ascoltare le sue lezioni
accademiche, in cui si tramandava la tradizione dell’antica scuola platonica in cui si
discutevano liberamente tutte le discipline filosofiche. Ipazia era rivoluzionaria anche nel
vestire: metteva infatti il tribon che all’ epoca era un mantello grezzo indossato dai
predicatori con cui faceva le sue apparizioni pubbliche nel centro della città per spiegare a
chiunque volesse ascoltarla Platone, Aristotele o qualunque altro filosofo; in quel periodo
ad Alessandria sono stati appena demoliti i templi dell'antica religione per ordine del
vescovo Teofilo a simboleggiare la volontà di distruzione di una cultura alla quale anche
Ipazia appartiene e che ella è intenzionata a difendere
e a diffondere .
Ipazia era poco incline alla frivolezza ed aveva una
natura ascetica; nonostante fosse anche molto bella in
genere respingeva duramente chi si illudeva di poterla
corteggiare. Lo stile dei suoi discorsi era così diretto e
pungente da essere secondo alcuni elegantemente
insolente. Era quasi sempre l’unica donna in riunioni
generalmente riservate agli uomini dove non aveva
alcun timore verso gli stessi che anzi la guardavano
con stupore e riverenza.
Tra le sue invenzioni possiamo ricordare un areometro per determinare il peso specifico di
un liquido ed un astrolabio piano utilizzato per calcolare il tempo e per definire la
posizione del sole, delle stelle e dei pianeti. Pare che mediante questo strumento Ipazia
abbia addirittura risolto alcuni problemi di astronomia sferica. Al di là dell’indubbia
validità di tali invenzioni, confermata dal fatto che furono poi riprese da altri scienziati in
seguito, è già straordinario il fatto che in quell’epoca fossero state pensate e realizzate da
una donna.. Per quanto riguarda gli scritti è ipotizzabile che, purtroppo, la maggior parte
sia andata perduta dopo la morte di Ipazia a causa della persecuzione cristiana del suo
pensiero e della sua scuola. Possiamo attribuirle con certezza il “Canone Astronomico”
così come l’edizione del terzo libro dell’Almagesto di Tolomeo, riconosciute come opere
importanti nella comprensione dell’astronomia.
Ipazia venne uccisa probabilmente nell’anno 415 d.C per una serie di motivi, primo fra
tutti l’invidia per la sua eccezionale sapienza, ad opera del vescovo Cirillo e dei suoi
monaci parabolani, formalmente degli infermieri ma che di fatto costituivano un vero e
proprio corpo di polizia che i vescovi di Alessandria usavano per mantenere nelle città il
loro ordine. In preda al furore religioso e accecati dalle parole di Cirillo stesso la
prelevarono mentre rientrava a casa, la sottoposero ad un martirio indicibile infine la
uccisero e bruciarono i pezzi del suo corpo.
La morte di Ipazia non segna la fine di un’era bensì l’inizio di un periodo di fioritura
culturale che durerà nei secoli a venire, anche se solo nel millesettecento verrà riconosciuta
come simbolo della libertà di pensiero. Ho parlato di Ipazia perché spesso le donne
dell’antichità non sono state riconosciute nel loro valore e ricordate quanto meriterebbero;
dovremmo fermarci e riflettere di più su quanto hanno dato a noi ed alla nostra cultura.
Lei in particolare è un esempio lampante di donna che per i suoi ideali ed i suoi sogni ha
lottato ed è stata uccisa; è un esempio di quanto le donne possano fare, di quanta
intelligenza c’è nelle loro menti se stimolata, è una donna forte e coraggiosa che deve
essere celebrata per la sua grandezza e forse anche per la sua diversità; “..anche nel
firmamento della memoria umana ci sono i buchi neri, le stelle invisibili dalla prodigiosa
forza di attrazione..” scrive Mario Luzi nel suo Libro di Ipazia.
Zoe Masi