Wine cooler, un cocktail al vino bianco Un buon bicchiere di vino al
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Wine cooler, un cocktail al vino bianco Un buon bicchiere di vino al
Wine cooler, un cocktail al vino bianco Un buon bicchiere di vino al giorno... di Paolo Miccolis * di Aurelio Larocca Q uando il caldo afoso di agosto è ormai terminato ed il sole "settembrino" tende sempre più frizzanti i pomeriggi degli ultimi giorni di vacanza, può essere piacevole soddisfare la propria sete con prodotti da bere freschi di frigorifero, in modo da avere sollievo dall'afa insistente. Il mondo del vino offre, anche in questo caso, un aiuto: si tratta dei cosiddetti "wine cooler", il termine tradotto dall’inglese, significa “vino freddo ”cioè dei vini, in genere bianchi, aromatizzati alla frutta. Questi vengono prodotti aggiungendo al mosto parzialmente fermentato aromi, spesso artificiali, al gusto di frutta. Gli americani hanno inventato questo tipo di bevanda refrigerante, ottenuta miscelando vino bianco al 50% , succhi di frutta o aromatizzanti e acqua minerale molto gassata per i restanti 50%. Così dolce e frizzante, questa bevanda ha incontrato il gusto dei giovani che la richiedono. Recentemente è apparsa sui mercati anche la versione italiana dei wine cooler, prodotta con diverso dosaggio dei componenti: il vino deve costituire almeno il 75% dell’intera bevanda, mentre, il restante 25% deve essere costituito da succhi di frutta non zuccherati e da aromi naturali, non viene aggiunta l’acqua e aromi artificiali. E’ da tenere in considerazione che la bevanda deve risultare di bassa gradazione alcolica (tra i 3 e 5) e deve essere frizzante. Oltre al famoso fragolino bianco o rosso, si trovano in commercio vini alla pesca (forse i più tradizionali), alla banana, alla ciliegia, tipo sangria, ecc. che vogliono ricalcare le ricette dei barman (che le preparano però con frutta fresca). Queste bevande a base di vino alla frutta per la legge italiana non possono essere commercializzate con la semplice denominazione di vino. * Docente di Tecnica dei Servizi e Pratica Operativa di Cucina IPPSAR di Castellana Grotte pugliasalute “I l vino fa buon sangue”, il motto popolare ha trovato riscontro tra gli studiosi della Nutrizione. E’ stato accertato, infatti, che il consumo ai pasti di moderate quantità di vino, meglio se rosso, nella misura massima giornaliera di 500 – 750 dl. è associato ad una riduzione del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari. Uno studio epidemiologico sulle abitudini alimentari delle popolazioni di 17 Paesi europei ha evidenziato un graduale abbassamento del rischio per malattie cardiovascolari scendendo dai Paesi del Nord Europa a quelli dell’area mediterranea, sia per la diversità delle diete – ricche di cibi ad alto contenuto di grassi saturi al Nord, rispetto al gran consumo di frutta, verdura, cereali e pesce ed olio di oliva al Sud – anche per il moderato consumo di vino che le popolazioni mediterranee preferiscono alla birra ed ai superalcolici delle popolazioni del nord Europa. Il consumo moderato del vino è associato ad un aumento delle lipoproteine ad alta densità (HDL) o “colesterolo buono” che ha l’effetto di eliminare il danno arteriosclerotico dovuto alla deposizione sulle pareti delle arterie delle lipoproteine a bassa densità (LDL) il “colesterolo cattivo”. Questa attività protettiva del vino è dovuta essenzialmente ad alcune sostanze in esso contenute, raggruppate nella famiglia dei polifenoli (acrocianine, tannino, flavonoidi, rosveratrolo). Queste sostanze hanno un elevato potere antiossidante , sono capaci, cioè, di ridurre i radicali liberi, quelle sostanze prodotte dal normale metabolismo dei tessuti viventi in ambiente ossigenato, ma che aumentano in abbondanza se l’alimentazione è sbilanciata verso cibi ad alto contenuto di grassi, specie animali. I radicali liberi innestano nei tessuti dell’organismo p ro c e s s i o s s i d a t i v i c h e c o n t r i b u i s c o n o all’invecchiamento cellulare; all’instaurarsi dell’arteriosclerosi e delle conseguenti malattie cardiovascolari; alla comparsa di alcuni tumori e, di recente, si pensa anche al morbo di Alzheimer. In conclusione, il vino consumato, ai pasti, nelle quantità massime sopra ricordate, oltre che completare gustosamente il pranzo, nutre fornendo un certo numero di calorie alla dieta e ha la capacità di migliorare i rapporti sociali attenuando la suscettibilità ed alcune asprezze del carattere. Ricordarsi però che fondamentale è la moderazione, perchè eccedendo ed abusando il vino da collaboratore prezioso può diventare terribile nemico della salute. - quarantasette - settembre 2004