Iperplasia nodulare focale multipla del fegato Casistica clinica
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Iperplasia nodulare focale multipla del fegato Casistica clinica
Casistica clinica Vol. 96, N. 5, Maggio 2005 Pagg. 240-244 Iperplasia nodulare focale multipla del fegato Marco Mengoli1, Maria Vilma Bernini1, Stefano Tolomelli1, Cristina Saetti2, Annarita Pecchi2, Giulio Tondelli2 Riassunto. L’iperplasia nodulare focale (IFN) è una lesione benigna del fegato che interessa prevalentemente il sesso femminile. Le forme multiple di IFN sono rare. Viene descritto il caso di una donna di 34 anni giunta alla nostra osservazione per sospette metastasi epatiche. In base all’esito di indagini strumentali (ecografia, TAC, RMN, scintigrafia) e alla biopsia epatica è stata diagnosticata una condizione di IFN multipla. In un periodo di osservazione di oltre 6 anni non si sono avute sostanziali modificazioni delle dimensioni e dell’aspetto ecografico delle lesioni epatiche. Parole chiave. Iperplasia nodulare focale, tumori benigni del fegato. Summary. Focal nodular hyperplasia of the liver. A case report. Focal nodular hyperplasia (FNH) of the liver is a benign disorder that usually occurs in women during their reproductive years. Multiple FNH is very rare. A case of multiple FNH of the liver occurring in a 34-year-old woman is described. FNH diagnosis was confirmed by means of US, CT, MR, scintigraphy and hepatic biopsy. There was no further change in either size or appearance of liver masses in the ensuing 6 years of follow-up. Key words. Benign liver tumors, focal nodular hyperplasia. Introduzione L’iperplasia nodulare focale (IFN) è una lesione benigna del fegato, di riscontro relativamente frequente, con una netta prevalenza nel sesso femminile. Numerosi termini sono stati usati in passato per designare questa entità1 ad esprimere sia i possibili differenti quadri morfologici che le incertezze sulla patogenesi. Oggi, sebbene molti aspetti siano ancora da chiarire, si ritiene che l’IFN sia una condizione di natura iperplastica piuttosto che neoplastica2 e prevale l’ipotesi vascolare, di alterazione reattiva a malformazioni vascolari3,4. Nella descrizione originale di Edmonson, l’IFN risulta caratterizzata da un nodulo epatico ben delimitato dal restante parenchima ma privo di capsula, con una cicatrice fibrosa centrale, contenente vasi aberranti di varie dimensioni e spessore insieme a duttuli reattivi circondati da noduli epatocitari rigenerativi5. Accanto a queste forme “classiche”, di più facile riconoscimento con le tecniche di diagnostica per immagini, sono oggi frequentemente descritte varianti atipiche di IFN in cui la diagnosi differenziale può risultare difficile ed è spesso necessario l’accertamento istologico, che è invece ritenuto superfluo nei casi di IFN con aspetti tipici. 1Divisione Le forme di IFN multiple sono rare, non oltre il 5-7% delle casistiche più ampie, e possono porre complessi problemi di diagnosi differenziale con lesioni maligne, in particolare con le metastasi epatiche e l’epatocarcinoma multifocale. Viene descritto il caso di una donna di 34 anni con IFN multipla in cui era stata inizialmente ipotizzata la presenza di metastasi epatiche. Descrizione del caso B.M., casalinga di anni 34, senza precedenti anamnestici patologici di rilievo; tre gravidanze a termine, non beve alcolici, non assume terapie farmacologiche, in particolare non ha mai fatto uso di contraccettivi orali. Per il riscontro, ad autopalpazione, di piccolo nodulo mammario viene sottoposta ad alcuni accertamenti clinici, ematochimici e strumentali. All’esame ecografico del fegato, eseguito in un ambulatorio privato, risultano evidenti multiple lesioni epatiche isoecogene, alcune con orletto ipoecogeno, di sospetta natura metastatica. La paziente viene quindi inviata dal medico di famiglia alla nostra Divisione di Medicina Interna per ulteriori accertamenti, con l’ipotesi di metastasi epatiche da di Medicina Interna, 2Servizio di Radiologia, Ospedale San Sebastiano, Correggio, AUSL di Reggio Emilia. Pervenuto il 20 gennaio 2005. M. Mengoli, et al.: Iperplasia nodulare focale multipla del fegato 241 sospetta neoplasia mammaria. Giunge alla nostra osservazione in evidente e marcato stato depressivo-ansioso, reattivo alla comunicazione dell’ipotesi diagnostica. L’esame obiettivo non mostra alterazioni patologiche rilevanti ed anche il nodulo mammario, come poi confermato dalle successive indagini eco e mammografia, risulta non significativo. Il successivo iter diagnostico per la definizione delle lesioni epatiche viene condotto in regime ambulatoriale e di Day-Hospital. Verificata la completa normalità degli esami ematochimici, di routine e funzionalità epatica, e dei principali marker virologici e oncologici è stato in primo luogo ripetuto un esame ecografico del fegato (figura 1), completato con color-doppler, che ha confermato il precedente riscontro senza evidenziare caratteristiche tipiche per lesioni metastatiche e/o focali benigne; in particolare non evidenza dell’aspetto “a ruota di carro” o “ruota con raggi” ritenuto sufficientemente indicativo di IFN. Si sono quindi eseguiti controlli TC (figura 2) e RMN (figura 3) che hanno evidenziato un comportamento simile delle lesioni focali epatiche, 4 localizzate al lobo destro e 1, quella di maggiori dimensioni (4,8 cm di diametro massimo), al lobo sinistro. Alla TC tutti i noduli apparivano inizialmente ipodensi, in fase arteriosa assumevano poi in modo massivo, precoce ed omogeneo il mezzo di contrasto; infine divenivano isointensi nei confronti del parenchima epatico normale in fase portale. Al controllo RMN, nella parte centrale della lesione del lobo sinistro risultava evidente un’area irregolare, di bassa intensità di segnale sia nelle sequenze T1 che T2, suggestiva per cicatrice stellare. A questo punto dell’iter diagnostico ritenevamo i dati acquisiti sufficientemente indicativi di IFN multipla del fegato ed era nostra intenzione limitarci ad un monitoraggio nel tempo, clinico ed ecografico. La preoccupazione della paziente rispetto all’iniziale sospetto di patologia neoplastica e le sue insistenze ci hanno spinto ad eseguire anche scintigrafia epatica con tecnezio ed emazie marcate ed infine biopsia epatica ecoguidata della lesione del lobo sinistro. Nonostante le rilevanti dimensioni dei noduli epatici, la scintigrafia con doppio tracciante non ha messo in evidenza alterazioni, in particolare non aree fredde di significato patologico. I frustoli epatici prelevati in corso di biopsia epatica ecoguidata, 2 passaggi con ago da 18 G, sono risultati frammentati e di dimensioni non ottimali (il maggiore di 0,7 cm di lunghezza). All’esame istologico (figura 4) si è evidenziata un’architettura lobulare marcatamente alterata con allargamento degli spazi portali e presenza di setti fibrosi disposti in modo da dividere il parenchima in aree irregolari; marcata neoduttulogenesi e modesta flogosi linfomonocitaria. Figura 1. Ecografia epatica: formazione nodulare isoecogena con orletto ipoecogeno del lobo sinistro. Figura 3. RMN epatica: nella parte centrale della lesione nodulare di maggiori dimensioni risulta evidente un’area irregolare, di bassa intensità di segnale nelle sequenze T1 pesate, senza e con m.d.c. “in bolo”, riferibile a cicatrice stellare. Figura 2. TC addominale: aspetto delle lesioni nodulari in fase arteriosa precoce. Figura 4. Esame istologico: parenchima epatico con marcata proliferazione dei duttuli biliari. Si nota l’assenza di demarcazione fra gli spazi portali e gli epatociti. 242 Recenti Progressi in Medicina, 96, 5, 2005 Anche per l’assenza nel campione prelevato di tessuto epatico normale perilesionale, il reperto non era tale da consentire una diagnosi definita ma, escludendo la presenza di aspetti neoplastici, limitava di fatto la diagnosi differenziale a due possibili condizioni: cirrosi epatica o IFN. Nel successivo follow-up clinico laboratoristico ed ecografico, che ha ormai superato la durata di 6 anni, non si sono avute significative modificazioni volumetriche ed ecostrutturali delle lesioni epatiche; la paziente si è sempre mantenuta totalmente asintomatica con completa normalità degli esami ematochimici. Discussione Le lesioni focali epatiche benigne più comuni sono rappresentate da angioma, iperplasia nodulare focale e adenoma. L’angioma è certamente quella di più frequente riscontro mentre l’IFN si colloca in posizione intermedia risultando nettamente più frequente dell’adenoma, con un rapporto di circa 10:1. L’adenoma è quasi esclusivamente presente nel sesso femminile; l’IFN è invece rara, ma non eccezionale nell’uomo; altri elementi distintivi sono rappresentati dal possibile ruolo dei contraccettivi orali, ritenuto certo sia per sviluppo della lesione che delle sue complicanze nel caso dell’adenoma e controverso per IFN e dalla diversa evoluzione clinica, sostanzialmente silente per IFN e, viceversa, spesso sintomatica per l’adenoma che presenta il rischio di complicanze gravi come l’emorragia intratumorale o la rottura della massa epatica. L’IFN non progredisce mai verso la malignità mentre la possibile degenerazione dell’adenoma rimane un aspetto non definitivamente chiarito 6, sebbene, in alcune casistiche7, addirittura il 50% di lesioni inizialmente classificate come adenomi benigni si trasformava in epatocarcinomi in un breve periodo di osservazione (6 mesi - 4 anni). Come ricordato in precedenza, la possibile influenza dell’uso di contraccettivi orali sullo sviluppo di IFN è dibattuto da molti anni8. Poiché la grande maggioranza di questi pazienti è costituita da giovani donne, l’indicazione a continuare o a smettere l’uso di contraccettivi orali rappresenta un aspetto decisionale importante. Purtroppo anche i due studi più recenti sull’argomento non permettono di fare chiarezza essendo giunti a conclusioni diametralmente opposte. Mathieu e coll. nel 20009 hanno riportato i dati di una casistica di 216 donne con IFN seguite per oltre 9 anni. Gli autori sono arrivati alla conclusione che né le dimensioni né il numero delle lesioni di IFN sono influenzati dall’uso di contraccettivi orali; le variazioni volumetriche sono risultate complessivamente assai rare in questa casistica e comunque indipendenti dall’uso degli estro-progestinici e la gravidanza (12 donne nel corso dello studio) non ha comportato complicazioni né modificazioni significative del quadro epatico. Del tutto contrastanti sono state invece le conclusioni di autori italiani riportate nel 2002 10 ; attraverso uno studio caso-controllo ospedaliero su un campione assai più limitato (23 donne con IFN istologicamente accertata) di quello dello studio francese, gli autori concludono per una associazione causale fra uso di contraccettivi orali e IFN e per un significativo ruolo della durata di esposizione a queste sostanze. Nonostante incertezze e contraddittorietà dei dati della letteratura, la maggior parte degli autori ritiene oggi di dover continuare a consigliare prudenzialmente la sospensione del trattamento con estro-progestinici ad una giovane donna cui venga posta per la prima volta diagnosi di IFN. Nei casi in cui la sospensione non venga accettata dalla paziente, si può ricorrere ad un monitoraggio ecografico ricordando che in un’altra casistica di autori italiani11, su 16 pazienti 7 avevano presentato una riduzione volumetrica e 1 paziente una completa regressione delle lesioni epatiche, senza che questa evoluzione favorevole fosse stata influenzata dal trattamento con contraccettivi orali. Le segnalazioni in letteratura di casi che hanno presentato netta riduzione delle dimensioni, fino addirittura alla scomparsa delle lesioni alla sospensione degli estro-progestinici o, viceversa, una loro progressione in corso di trattamento sono per lo più riferite a casi clinici anedottici12,13,14. Poiché la crescita delle dimensioni dei noduli di IFN è risultata estremamente inusuale in tutte le casistiche più numerose, è possibile che, come sottolineato da Sadowski e coll.15, alcuni casi descritti in letteratura con questa evoluzione “anomala” fossero in realtà adenomi epatocellulari. Dal punto di vista patogenetico, l’IFN continua ad essere oggetto di studio anche se la maggior parte degli autori concorda con l’ipotesi di un disordine reattivo iperplastico del parenchima epatico correlato con una preesistente malformazione vascolare arteriosa3,4. L’origine e i meccanismi di formazione di questi vasi anomali nell’IFN rimangono tuttavia sconosciuti. Recenti studi di genetica suggeriscono un possibile ruolo dell’angiopoietina, in particolare una specifica alterazione di due geni Ang 1/Ang 2, fondamentali per la regolazione della vasculogenesi, nella patogenesi della IFN16. Gli aspetti istologici essenziali della IFN epatica sono già stati ricordati nell’introduzione. Recentemente Fabre e coll.17 hanno proposto un nuovo sistema di scoring istologico utile soprattutto per le forme atipiche. Confrontando criteri radiologici (RMN e/o TC) e istologici, distinti in maggiori e minori, gli autori suddividono i casi di presunta IFN del fegato in certi, compatibili, negativi. Viene ribadito che i casi con aspetto tipico agli esami di diagnostica per immagini non necessitano di accertamento istologico, ma , al tempo stesso, lo studio dimostra che l’assenza di tipici criteri diagnostici radiologici non esclude la possibilità di IFN all’agobiopsia epatica. M. Mengoli, et al.: Iperplasia nodulare focale multipla del fegato Le tecniche di diagnostica per immagini utilizzabili nelle lesioni focali epatiche, e nella IFN in particolare, comprendono eco-color-doppler, TC spirale e RMN; sebbene tutte siano dotate di una buona resa diagnostica18 vi è un sostanziale accordo sulla superiorità della RMN che, utilizzando precisi criteri di acquisizione delle immagini, raggiunge una specificità prossima al 100%19. Nella pratica clinica quotidiana è però sempre l’esame ecografico la metodica d’immagine di primo impiego. All’ecografia, l’aspetto più comune della IFN è quello di una lesione nodulare focale ben delimitata, per lo più isoecogena ed omogenea tranne che, nei casi tipici, nella porzione centrale. L’estrema diffusione delle indagini ecografiche ha permesso negli ultimi anni di mettere in luce un gran numero di lesioni benigne del fegato normalmente misconosciute in quanto per lo più del tutto asintomatiche. Come si poteva prevedere, nel caso della IFN – trattandosi di una lesione, di solito, riccamente vascolarizzata – un notevole apporto diagnostico può essere offerto dal completamento dello studio ecografico bidimensionale con tecniche doppler, color e power. Queste metodiche consentono talora una rappresentazione della vascolarizzazione dei noduli di IFN che può risultare tipica se coesistono due elementi fondamentali: la disposizione a ruota di carro e la presenza di un evidente vaso con spettro arterioso in sede centrale o paracentrale20. Il reperto può essere, in alcuni casi, così definito e caratteristico da consentire, già al primo riscontro, un orientamento diagnostico tale da non richiedere ulteriori accertamenti ma solo un controllo ecografico a distanza. Questa fortunata condizione si verifica complessivamente in meno di un terzo dei casi di IFN. Prevalgono forme con aspetto ecografico non definito che pongono problemi di diagnostica differenziale ancor più complessi quando, come nel caso giunto alla nostra osservazione, ci si trova di fronte a noduli multipli; come già ricordato in precedenza, le forme di IFN multiple sono rare o eccezionali in tutte le casistiche più numerose. Talora, casi di IFN multipla sono stati descritti in forme sindromiche di cui esistono, al momento, solo segnalazioni anedottiche (s. di Klippel-Trenaunay, malformazioni vascolari di vari organi associate a neoplasia cerebrale, ecc.)21,22. Le casistiche degli anni ’80 di due dei più famosi Centri di riferimento epatologici mondiali (Mayo Clinic di Rochester e King’s College di Londra)23,24, ci aiutano a ripercorrere i rilevanti cambiamenti nell’iter diagnostico-terapeutico all’IFN che si sono avuti nell’ultimo decennio. Sia gli autori nord americani che quelli inglesi suggerivano in quegli anni un approccio invasivo: laparotomia elettiva con biopsia intraoperatoria con ago di grosso calibro per la diagnosi, resezione chirurgica o embolizzazione come terapia nella maggior parte dei casi. Il perfezionamento dei criteri di diagnosi istologica17 e gli importanti progressi nel campo delle 243 tecniche di diagnostica per immagini hanno fatto sì che i casi in cui, nonostante uno studio morfologico completo, la natura di una lesione epatica rimane indeterminata e una IFN viene diagnosticata solo dopo exeresi chirurgica siano oggi assolutamente eccezionali. L’attuale atteggiamento, condiviso dalla quasi totalità degli epatologi, è quello, dopo un primo riscontro ecografico (possibilmente completato da colordoppler), di limitarsi ad un ulteriore esame di conferma, preferibilmente RMN o, in alternativa, TC. Molto spesso non vengono suggeriti ulteriori controlli nel corso del follow-up. Diverso e più articolato è stato il procedimento che abbiamo seguito nel caso clinico riportato: e questo sia per la sua atipicità, in particolare la presenza di lesioni multiple, sia per la necessità di riuscire a rassicurare, nell’ambito di un corretto rapporto medico-paziente, la giovane donna che ci era stata inviata con il sospetto iniziale di metastasi epatiche multiple. Anche nel nostro caso avremmo potuto limitare il procedimento diagnostico ad ecografia+ color doppler (aspetto non tipico) e RMN (aspetto tipico), ma abbiamo scelto, invece, di eseguire anche una scintigrafia epatica con tecnezio ed emazie marcate ed infine, su insistenza della paziente, di procedere a biopsia epatica eco-guidata. L’IFN è una delle poche condizioni in cui la scintigrafia epatica può avere ancora un’utilità diagnostica; la normale presenza di cellule di Kupfer all’interno dei noduli fa sì che, come nel nostro caso, nonostante la presenza di lesioni multiple e di grosse dimensioni, non si evidenzino aree fredde di significato patologico. La biopsia epatica è stata eseguita con ago sottile e sotto guida ecografica; pur non essendo riusciti, per la frammentazione del frustolo bioptico, a prelevare un campione sufficientemente ampio da permettere la concomitante analisi del parenchima epatico perilesionale come era nelle nostre intenzioni e come suggerito dai dati della letteratura17, l’esame istologico ci ha fornito elementi di valutazione essenziali. Infatti, pur mostrando solo aspetti non caratteristici di compatibilità con IFN, l’esame del preparato istologico limitava di fatto la diagnosi differenziale a cirrosi, escludibile con sicurezza nel nostro caso in base ad aspetti clinici e laboratoristici, oppure IFN. Come nella quasi totalità dei casi, la nostra paziente non ha mostrato significative variazioni del quadro clinico-ecografico epatico nel corso di un follow-up che ha ormai superato i 6 anni. Recentemente è stato eseguito a Montreal il trapianto di un fegato, prelevato a una giovane donna deceduta per emorragia cerebrale, che presentava un nodulo di IFN di 8 cm di diametro25. L’esito del trapianto è stato pienamente soddisfacente. Tale segnalazione, di cui abbiamo subito dato notizia alla nostra paziente, ha portato un importante contributo a quel processo di rassicurazione che abbiamo costantemente perseguito in questo arco di tempo. 244 Recenti Progressi in Medicina, 96, 5, 2005 Bibliografia 1. 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