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Sotto, 51 profilo
delia cattedrale
di Cadice e playa
Victoria, la più
grande spiaggia
alle porte della
città. A destra,
scorcio di calle
Isabel la Católica.
Nelle pagine
precedenti, il faro
di Cabo de
Trafalgar, al largo
del quale, nel
1805, la flotta
britannica
dell'ammiraglio
Nelson annientò
quella spagnola.
152
•
PANORAMA TRAVEL
"~ \ uio pesto. Sono arrivato a Cadice da poQ . ) chi minuti e subito mi hanno issato in ci\ ma al Interré Tavira, 45 metri verticali di
| _,! /fiatone. Poi hanno chiuso la cella e spenL
.y to la luce. Stiamo tutti qui in cerchio a fissare un padellone concavo al centro dell'angusta saletta. Prodigio: la parabola s'illumina di colori, di
gente che cammina, di lenzuola che sventolano sulle terrazze, di auto e di muratori al lavoro sui tetti,
insomma di tutto quanto abbiamo visto salendo. Non
c'è trucco, non c'è inganno. Non di telecamere si
tratta, ma di un acrobatico sistema di lenti che riprende ciò che accade in città, ai piedi della torre,
oltre la cattedrale, oltre i viali, fino al mare. Una versione condensata e meno costosa di una ricognizione aerea. Una visita di Cadice a volo d'uccello.
Poi un grido rompe il silenzio ammirato, fatto di mugolìi tedeschi, olalà francesi, esclamazioni italiane.
«Ehi, mira!». Guarda! Il disturbatore ha visto una
macchia grande come uno scarafaggio, sullo schermo tondo, ma non è una cucaracha. È la sua muchacha, la sua morosa, mano nella mano con un altro. Si precipita per le scale, si proietta in strada, lo
vediamo bloccare i due, discutere con il rivale e portarsi via la fedifraga. Se non è un'autentica scenata
di gelosia è ben congegnata. Luis, la guida della torre, giura e spergiura che è cinema verità. Non importa che sia vero, funziona.
Da quassù vedo che Carmen, la mia odierna accompagnatrice, si è spiegata bene. Cadice ha effettivamente la forma di un braccio (la zona moderna), con la sua brava mano (il centro storico), protesa sul mare. E una sola vena, un'unica strada che
porta in città, l'attraversa, e sfocia in mare. Attualmente mi trovo nel pugno di Cadice. Tra edifici storici dai colori eccitati. Verdi e blu, gialli e rosa che
arrivano dal sud del mondo, dai trascorsi commerci con le colonie latino-americane. Scomparso
l'oro, finita la piata, l'argento, sono rimasti gli ananas e le tinte oltreatlantiche del Messico e del Perù, dell'Ecuador e dell'Argentina. Colori che solo
la luce implacabile e inguardabile del sole riesce a
far impallidire nel pieno della giornata. Un chiarore abbacinante che giustifica il nome turistico di
Costa de la Luz. Un abbaglio che si riflette nel cupolone di ceramica della cattedrale, trasformandolo in una sorta di specchio ustorio che fa la gibigianna ai vicoli ombrosi illuminandoli.
Il termometro della fortuna, prima immensa e poi decrescente di Cadice, è la cattedrale, barocca e neoclassica, costruita all'80 per cento con un quarto (il
quartìllo) dell'uno per cento dei proventi dei commerci con l'America Latina. La parte inferiore è fatta di marmi e pietre pregiate, la parte superiore di
calcare più povero. Fu verso la metà del Settecento
che i rubinetti dell'oro degli zìi d'America cominciarono a prosciugarsi e così la lasciarono un po' incompiuta. Secoli e secoli di rapporti transatlantici
avevano fatto però di Cadice una città irreparabilmente sudamericana. Il Sudamerica è ovunque. È
nelle piante amerindie importate dal Nuovo Mondo, che tappezzano plaza de Espana, dove ragazze
di pietra seminude reggono la Costituzione del 1812,
la prima in Europa. E nella turbolenta architettura
neobarocca di una semplice scuola, come la Campo del Sur. È nei negozi che magari non li spolverano tutti i giorni e cui non vanno giù la plastica e il
neon. È nei nomi della gente, che spesso sono italiani, piemontesi o veneti che dovevano imbarcarsi e
poi ci hanno ripensato e sono rimasti a caricare i bastimenti diretti alle Indie occidentali oppure sono andati, tornati, sbarcati e non si sono più mossi dalla
zona del porto. Commerci, taverne, donne, radici
nuove: Cadice è meticcia. Ma se perderà i cantieri
navali di Stato, messi in ginocchio dai pericolosi concorrenti coreani, lo sarà sempre meno.
Non sbagli a sentirci aria d'Avana. Nell'ultimo film
di 007, La morte può attendere, il lungomare l'han- >
vino di Jerez. Nel Seicento, su una popolazione di
1600 abitanti, erano poco meno di mille i religiosi
in lista d'attesa per le Americhe: carmelitani scalzi,
gesuiti, francescani... Si racconta di un monaco geloso che ammazzò la ragazza di cui si era innamorato. Oggi molte di quelle chiese e di quei conventi intrisi di stile moresco sono stati chiusi, riutilizzati come auditorium e sale per conferenze. Anche le
dimore nobili hanno cambiato padrone. Il palazzo
più sgargiante, quello der
gli Orléans-Borbone, con
i suoi alberi sudamericani come il laurei de Indias e l'ombù, è oggi la
sede del municipio. Il palazzo più bianco è rimasto quasi tutto alla sua
proprietaria, la duchessa
di Medina Sidonia, detta
la «duchessa rossa» per
essere stata un'oppositrice di Franco, che gì iel'ha
fatta pagare con un anno
di galera, e la segretaria
del partito comunista
marxista-leninista spagnolo. Il suo è un blasone vero, non un modo di
dire. Discende da una
delle più antiche e nobili famiglie dell'Andalusia,
ma soprattutto è fiera di
Cadice, dove tutte le strade portano al mare, è una
avere
scritto un libro che
penisola senza speranza. Quasi un'isola. Il che la coha
infastidito
gli storici di
stringe a un bel po' di privazioni. Non ha un aeroprofessione:
Africa
versus
porto suo, deve servirsi di quello di Jerez. Non ha
una plaza de toros, da quando l'hanno demolita nel America. Di che si tratta?
Nel riceverci tra le mi1968, perciò gli aficionados di tauromachia devono
gliaia di codici e pergaandare a El Puerto de Santa Maria, una ventina di
mene in castigliano e lachilometri più a nord: sta in un paesino di ottomila
tino che fanno del suo arabitanti, ma è una delle più grandi e meglio illumichivio uno dei più preziosi del mondo, la nobildonnate di Spagna. Cadice però non muore, sonnecchia
na dai capelli d'argento è di una schiettezza senza
e la fortuna le arriva comunque dal mare. Dall'oro
repliche. «Gli europei, spagnoli, portoghesi, inglerosa, i gamberi che pullulano nella sua laguna, dai
si
e genovesi, conoscevano le Americhe prima di
dollari verdi dei crocieristi americani.
Colombo; l'oro che dicevano di trasportare dall'Africa arrivava in realtà dalle Antille e da Minas Gerais,
La duchessa rossa sfida Colombo
in Brasile». Le prove? Ci mostra libroni su cui comarmen, oberata da tutte queste chiacchiere supare la parola mais e in cui si parla di una dama che
damericane, mi fa: vieni che andiamo a Sanpossedeva un pappagallo ben prima del 1492. Da
lùcar e ti faccio conoscere una persona, una
tutto
il mondo approdano nel suo palazzo studenti
duchessa. Caspita se vado.
e
studiosi
a compulsare le antiche carte, forse a riSanlùcar de Barrameda, 60 chilometri a nord di Cascrivere
la
storia. Lei è molto sicura di sé e di come
dice, è stata per secoli la stazione balneare dei siviandranno
a
finire le cose. «Un giorno cadrà la corgliani che discendevano in battello il Guadalquivir.
tina
della
censura
e verrà fuori la verità».
La cittadina è piena dei loro palazzi. Da una torre
Mi
affaccio
a
una
finestra
che dà sul Guadalquivir.
del suo Isabella la Cattolica, la sponsor di Colombo,
Dai
tetti
che
digradano
verso la foce s'innalza
vide per la prima volta il mare. Era il 1477, aveva 25
un'enorme
araucaria,
la
pianta
sudamericana per
anni, se ne sarebbe ricordata. Sanlùcar brulica di
eccellenza,
più
alta
dei
campanili.
La voce della duchiese e conventi, di cantine di manzanilla, il vino
chessa
mi
fa
trasalire:
«Dicono
che
abbia cinque se- >
muy seco y muy fino, a noi più noto come sherry o
no fatto diventare il Malecón della capitale cubana.
Ci mancava solo questo tizio per strada che si è messo a suonare Besame mucho con la fisarmonica per
completare il quadro gitano-andaluso-castrista.
Quando Rumsfeld, o qualcun altro dell'entourage
di Bush, dice Vecchia Europa, e non proprio per farci un complimento, è probabile s'immagini qualcosa del genere. Qualcosa da dargli una bella spolverata: via le churrerias dai vicoli che profumano di
cioccolata in tazza e frittelle e avanti con gli Starbucks e i McDonald's. Via il turron de Cadiz, il locale dolce di marzapane, da sostituire con i donuts.
E forse via i ragazzi che si baciano sui portoni. Meglio metterli in un mail o in outlet a fare lo shopping. Ma Cadice la sudamericana non ha l'aria di
voler diventare norteamericana. E neanche un'altra
città della Spagna, tipo Madrid o Barcellona.
Per rendersene conto, basta fare un giro la sera nell'Alameda Apodaca, parco circondato da palazzi signorili, dove i ragazzi tirano tardi la notte e fanno
durare l'estate il più a lungo possibile seduti sulle
panchine di ceramica, sotto i bersò di glicine e buganvillea, con l'aiuto di qualche bottiglia di birra
che gli scioglie la lingua. La loro è una maniera discreta, persino educata, di essere nottambuli, lontana anni luce dalle movidas schiamazzanti di Barcellona, dove le notti sono intrise di espatriati, sobillatori italiani e inglesi. Sarà che il parco, adorno
di fontane con putti di stile alquanto siviglianò ricorda loro il salotto della zia e per questo mette loro un po' di soggezione.
di Cadice, il
alto dei 160
dislocati lungo
la costa, la vista
spazia a 360
gradi sui centro
storico (sotto).
Dalla camera
oscura della torre
si osserva quel
che accade
in città grazie
a un ingegnoso
sistema ottico
che proietta le
immagini in
movimento su
uno schermo.
A sinistra, due
tipici interni: il
patio del Casino
Gaditano, al
numero 15
di plaza de San
Antonio, e il
bar Dos Eguales.
coli, per quel che ne sappiamo potrebbe averne anche sei». Annego il dubbio nel profumo di stufato
alla manzanilla che esce da una casa con le finestre
imprudentemente aperte. Scendiamo al Bajo de
Guia, un tempo quartier generale dei pescatori, oggi centrale dei migliori ristoranti di pesce. Andiamo
a fare una scorpacciata di crostacei. Continuando,
naturalmente, a parlare di navigatori e di Americhe.
Tornando verso Cadice, facciamo sosta a El Puerto
de Santa Maria, il porto da dove Colombo partì per
la sua seconda traversata. Nelle acque della baia
galleggia una copia della Nina. Carmen dice che
presto la tireranno fuori per metterla al centro di una
rotonda. Così si conserverà meglio. Andiamo a vedere anche la prodigiosa arena, con il monumento
al torero Raquirri, morto incornato poco più che trentenne. Ci si avvicina un tizio. Dice di non aver digerito bene, dice che una manzanilla lo metterebbe a posto. Malauguratamente, nella lingua di Cervantes, manzanilla può voler dire sia camomilla sia
il locale vino bianco. Per non cadere in equivoco,
decliniamo la sua richiesta di soccorso. Seguiamo
la strada che ci riporta a Cadice, pedinati da vigneti con le viti bassissime e contorte che strisciano sul
terreno per avvitarsi alla barriera del vento. Un'altra gran bella risorsa della costa, il vento.
Vejer profuma di bucato fresco
Tarifa ci vado il giorno dopo con Eli, che dimostrerà presto di saperla lunga in materia
ii natura selvaggia e di angoli ben riparati.
Seguiamo schiere di pini marittimi ed eucalipti, seguiamo i profumi della resina e della salsedine. Ogni
tanto mi dice: fermati qui, ed è per portarmi in fondo a una voragine, in groppa a un belvedere, al tavolo di una trattoria che sa solo lei e pochi altri del
posto. La costa è selvaggia, di roccia a dirupo, ma
provvista di scale per scendere nelle calette. Qualcuna deserta, qualcuna con una Doppietta che ha
fatto il nido in una grotta dopo essersi imbozzolata
in una tenda a iglù.
Quando arriviamo a Conil de la Frontera, la prima
meta di un certo riguardo turistico, comincio a capire come gira la scenografia locale: case bianche,
porte e imposte verdi. Non si sgarra. Prendiamo un
caffè con Rosa, un'amica di Eli, che ci spiega la dolce vita del posto. «Molti ragazzi italiani arrivano qui,
si innamorano prima del posto e poi delle sue donne, che sono più allegre delle vostre». Ci sarà la fila. «In luglio e agosto appendiamo il cartello "tutto
esaurito" alla targa d'ingresso in città, chi la ignora
ed entra perché dice "mi fermo solo a bere una cosa" non trova posto neanche per parcheggiare». Se
voleva spaventarmi, Rosa, non c'è riuscita. Le do appuntamento a maggio per la sagra del tonno. Promette di trovarmi un posto e dice che porterà un'amica scompagnata. Sarò mica io il tonno?
Veleggiamo con il vento in poppa, vento di ponente che ci tiene incollati alla strada costiera come bi- >
n PANORAMA TRAVIA
glie di un bowling. La strada è altrettanto liscia. Sem-
tri dal mare. Mangiamo, e bene, su tovaglie di
bra asfaltata di fresco.
carta, vino sfuso e clienti variopinti, dal rosa nor-
Saliamo a Vejer de la Frontera. Prima in auto e poi
deuropeo al moro da impalcatura. La gente attor-
a piedi, dopo aver parcheggiato all'ingresso dell'abi-
no circola in costume da bagno, al massimo con
tato. Il paese rampica. Ogni volta che chiediamo di
una maglietta o un pareo sopra per non incollar-
qualcosa, ci rispondono amba, avanti,.su, sempre
si alla formica della sedia, mica per altro. Eli mi
più in alto... Si gira attorno al cucuzzolo come at-
racconta della sua collega, Marilò, che prima ha
torno alla torre di Babele che era fatta a spirale e pri-
fatto le vacanze in camping, poi è venuta in pen-
ma o poi la spirale deve restringersi e terminare. Più
sione e poi si è comprata 500 mq di villa. Una
poi che prima. Le stradine si avvitano a chiocciola.
storia di ascesa sociale
Ci sono i soliti pensionati che ciacolano all'ombra,
alla Balzac. Quelli che
ma anche la Deutsche bank segno che i soldi gira-
sembrano hippy sono
no. La costa è a soli nove chilometri.
dunque commercialisti
El Palmar è la spiaggia più vicina. A mano a mano
di Madrid o bancari di
che saliamo, incrociamo signore tutte intente a pu-
Cadice, come il marito
lire, rassettare, risciacquare. Lavano e strofinano an-
di Marilò. Turismo scal-
che il pezzo di strada davanti alle loro case, nean-
zo dalla spiaggia al ri-
che fosse il vestibolo del salotto. «Mastrolindo!», gri-
storante, m o n e l l i di
da Eli. Ecco dove siamo capitati: nel bucato che la
qualche generazione fa,
nuora mostra alla suocera invidiosa. Oggi deve es-
oggi dentisti e avvocati
sere giorno di gara. Ci aspettiamo che, da un mo-
con la seconda casa qui
mento all'altro, ci impongano di infilarci le pattine.
e l'ufficio in città. Siamo
Se curiosiamo dietro un uscio, ci invitano dentro a
a 40 minuti da Cadice,
vedere il patio che rigurgita di gerani e altri vasi di
si può fare. Persino tut-
fiori. Comincio a sospettare che Vejer ambisca al pre-
ti i giorni. Poi andiamo
mio di paese più lustro e lindo dell'Andalusia, forse
a vedere il mare. Sull'ar-
dell'intera Spagna. Con questo, non voglio dire che
gine crescono le agavi
Vejer sia un salotto incellofanato. I vecchi che di-
che fioriscono una vol-
scorrono all'ombra dei muri sono autentici.
ta sola. Anche queste
La camminata mi ha messo appetito, ma Eli mi in-
coste selvagge sembra-
vita a non farmi incastrare dai ristoranti forse un po'
no saccheggiate ai con-
troppo cartolineschi e francesizzanti del paese. Co-
torni del Sudamerica o
nosce lei un posto fuori mano.
dei Caraibi. I soliti furti
Riprendiamo la strada della pianura, verso Carìas
transatlantici. Tappa
de Meca, un posto vago, nel senso che non ha un
d'obbligo al faro di Ca-
centro, è più una distesa di casette in mezzo al-
bo de Trafalgar, davanti
la macchia che un villaggio. Seguiamo una stra-
al mare dove l'ammira-
da labirintica e arriviamo in una taverna da hip-
glio Horatio Nelson per-
py e muratori, pittori e idraulici, a due centime-
se la vita e la Spagna >
Cadice
machos, rabo de toro-toro, la
mechado (tonno farcito), gambas
Meson Cumbres Mayores, calle
coda di toro (2,70). Vino rosso:
al afillo (gamberi in salsa d'aglio);
Zorrilla 4, tei. 856.072.242-
Ribera del Duero.
ortiguillas fritas (alghe fritte).
956.213.270. Dalle travi di legno
Juan Reyes. Tonno sotto sale
SanlucardeBarrameda
del soffitto pendono decine di
innaffiato dal bianco manzanilia.
Casa Balbino, plaza del Cabildo
prosciutti, mazzi di aglio e
Il locale è sede del Club taurino
11, tei. 956.360.513. Premiato a
peperoncino che fanno molta
di Cadice, anche se «Cadiz no
più riprese, per molti è uno dei
atmosfera e mettono voglia di
tiene plaza de toros»' (l'arena fu
migliori bar di tapas della zona.
affettati. Veniamo accontentati.
abbattuta nel 1968) e per vedere
Con il de la Frontera
Qui il maiale è servito nelle più
la corrida bisogna andare
Bar Juan Maria, Puerta
svariate maniere. Qualche
a Puerto Santa Maria. Alle pareti,
cai, tei. 956.440.178. Si mangia
esempio delle diverse specialità e
foto di toreri e ballerini di
sulla terrazza con vista sulla
relativi prezzi: salmorejo, una
flamenco. Anche l'oste ha un
prateria sconfinata del mare,
specie di gazpacho spolverato di
fisico taurino che non sfigura.
sollecitati da una brezza
pan grattato (2,40 euro); secreto a
Ei Puerto de Santa Maria
appetitosa. Specialità della casa:
la brasa (braciola alla brace) con
La Andana, calle Misericordia 9,
atuna de almadraba, cioè tonno
patate (1,80); chorizo (salsiccia) de
tei. 9546.870.922. Tra le
fresco di tonnara, ma solo nei
la casa a la brasa (2,25). Per i
prelibatezze della casa, atun
periodi dì pesca.
Un impianto per
la produzione di
energia eolica a
Tarifa, uno dei
luoghi più ventosi
della Spagna,
sullo stretto che
separa la penisola
dal Marocco.
A sinistra, una
panoramica delle
ripide vie di Vejer
de la Frontera,
uno dei pueblos
blancos più
caratteristici
dell'Andalusia.
Sotto, un anziano
bar Murrillo.
IMel paese vivono
in prevalenza
pensionati e
cittadini stranieri
Nordeuropa, che
hanno qui la le
seconda casa.
LUGLIO 2005 D 1 5 9
SanlucardeBarrameda
Posada de la Hospederia Duques
sulla nazionale per Vejer.
de Medina Sidonia, plaza Condes
de Nieblal, tei. 956.360.161
Tarifa
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bigiotteria in vendita in vetrinette e
bionda pietra ostionera. Il patio con i
scansie della hall. Le camere sono di
vasi di gerani alle pareti immacolate,
elegante frugalità, l'occhio viene
dove si può fare colazione, comunica
prima di tutto il resto. Perciò niente
una confortevole atmosfera di nitore e
telefono, niente bidet né minibar, né
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bicchieri per.lo spazzolino né aria
e appartamenti in bassa stagione a
condizionata (basta aprire due finestre
partire da 35-45 euro; 70 in alta (luglio
contrapposte per far circolare la
e agosto). Con prima colazione.
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Vejer de la Frontera
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al colle su cui sorge Vejer. Doppia con
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prima colazione: da 48 a 60 euro.
da 115 a 136 euro.
perse la sua flotta. L'acqua non ha mezze tinte: è
verde pieno o blu senza tentennamenti. Il vento
è diventato più cattivo e lo resterà per tutto il resto del nostro viaggio. Un vento da kitesurf, il surf
con l'aquilone. Ci fermiamo a osservare un paio
di questi trapezisti delle onde che da qualche anno in qua bazzicano a frotte le spiagge più meridionali della Costa de la Luz e hanno a Tarifa la
loro centrale di raduno e smistamento.
Sono un moro e un biondo, un indigeno e un istruttore straniero. Il moro ha la pancia avvolta in
un'imbracatura con la panciera che lo fa somigliare a una pancetta, nel senso del salume. Ha qualche anno d'ufficio di troppo addosso, e oggi vuol
riscattarli con un colpo d'ala. È il momento del decollo, toglie i mucchietti di sabbia che tenevano a
terra l'aquilone di polietilene e lascia che il vento
lo tiri su e lo gonfi. Poi comincia a correre, il suo
corpo zavorrato si libra, corre in punta di piedi come un ballerino della Scala. S'invola. Ingaggia una
lotta con la vela riluttante. Il vento di levante lo trascina verso terra, le sue braccia, le sue gambe con
i piedi infilati nella tavola, puntano inesorabilmente verso il mare. Il vento è un burattinaio capriccioso, ma i burattini sul trapezio volante qualche
volta si ribellano. Non è sempre chiaro chi manovri i fili dell'aquilone. Osservano la scena, impassibili come i capoccioni dell'isola di Pasqua, un
paio di nerboruti con l'abbronzatura che gli man- >
LUGLIO 2005 •
161
Nella cartina,
la costa atlantica
dell'Andalusia.
Evidenziate in
rosso, le località
toccate dal
nostro
itinerario.
Cadice
El Faro, calle San Felix
15, tei. 956.211.068956.212.188
www.elfarodecadiz.com
elfaro_cadiz@rainì. es
Si trova nella Vina,
quartiere popolare
alle spalle della
Caleta, gremito
già i tatuaggi e un paio di molossi che sba-
di ristorantini
vano sulla sabbia. Devono essere dei profes-
specializzati nel pesce.
sionisti, gli omoni, ma adesso è mezza sta-
Il jamon serrano
gione, la corrida dei dilettanti. La donna dell'uomo che cerca di volare via si siede al-
si scioglie come burro
e sa di nocciola;
{
l'ombra del suo camper, sospira e fa un numero al telefonino. «È partito adefiso».
gli scampi scottati
nell'acqua sono
Da Cabo de Trafalgar a Barbate, la strada
squisiti; il paté de
corre alta e ondulata nella foresta di pini
Sotto le volte di pietra di una cappella
appetitoso. Seguono una tortillita de
del Cinquecento, lo chef Damien
polata da vacche al pascolo, cintata da fichi d'In-
camarones; la lubina (spigola) al sale.
Giraud (francese), e la moglie Pepi
dia invece che dal filo spinato. Benedetto sia il
Per dessert, canutillas de almendras
Perez Rendón dal 2001 mandano
vento che protegge tutta questa sabbia dall'inva-
rellenos de dos chocolates (bianco y
avanti con successo questo ristorante
denza dell'uomo. Benedetti siano i militari che,
negro) con salsa de vainilla. Prezzo
che unisce il meglio della Francia e
a due passi dallo stretto di Gibilterra, hanno mes-
medio: 35-40 euro (vini esclusi). Pierce
della Spagna. Lui è molto fiero della
so in servitù queste praterie. Ovunque spunta-
Brosnan, durante le riprese del film di
sua reduction de salse, un'abilità che
no antenne con le pale da ventilatore per la pro-
007, girato nella vicina Caleta, veniva a
un paio di anni fa gli è valsa la
duzione di energia eolica, siamo nel bel mezzo
mangiare qui.
segnalazione sulla guida Routard e, da
della bufera asciutta, da qui a Tarifa la forza del
Sanlucar de Barrameda
quest'anno, la consacrazione sulla
vento non farà che aumentare d'intensità.
Casa Bigote, tei. 956.362.696-
guida Michelin.
956.363.242. Una tipica taberna
Los Canos de Meca (Barbate)
Giù il cappello a Tarifa
marinerà nel Bajo de Guia, il vecchio
Venta Curro, sulla spiaggia per la
t r p a r i f a è una città chiusa. Ha ancora le mura di
quartiere dei pescatori alla foce del
playa deZahora. Trattoria alla buona
Guadalquivir, dove gli ex magazzini e
e dai prezzi modici con piatti ottimi
le loro antiche abitazioni sono stati
e abbondanti a base di pesce e frutti
1 quando doveva difendersi dai Mori e un solo
ÌÈ semaforo per varcare la porta di Jerez, l'unica.
Oggi non vuole quei Mori che sono i marocchini:
trasformati in ristoranti (ben nove, uno
mare della baia. I clienti, più che
sbarcano a frotte nelle spiagge vicine, a volte mor-
appiccicato all'altro). Il paradiso dei
turisti, sono lavoratori della zona
ti, a volte mezzo assiderati, a volte vivi tanto da aver
pesci e dei frutti di mare. Sono tutti
o stranieri «lungodegenti».
voglia di fumarsi una sigaretta. Gli uomini della
mediamente buoni. Quello del Baffo
Hacienda Sajorami, playa de Zahora,
Guardia Civil li beccano proprio in quel momen-
(bigote), dal soprannome del padre
sajorami@sajoramibeach. com
to, quando vedono la brace. Ma non vedi maroc-
degli attuali gestori, Fernando e Paco,
www.sajoramibeach. com Prenotazioni:
chini a Tarifa, in questa città troppo vicina a casa
è un'istituzione di ben meritata
alloggio, tei. 650.766.889-956.437.424;
loro. Se li pescano ci vuol niente a rimandarli in-
reputazione. Abbiamo provato,
ristorante, tei. 956.437.072 Caffè,
dietro dopo averli rinchiusi nella fortezza de la Isla
con somma soddisfazione, gamberoni,
ristorante, appartamenti, camere con
Las Palmas, un promontorio a un chilometro dal
calameretti fritti, revueltos di
accesso diretto a una tranquilla e vasta
centro cui è collegata da un istmo sul quale si ac-
prosciutto, gamberi e verdura; tonno
spiaggia. È l'unica casa di legno
cumulano cavalloni di sabbia che bisogna sgom-
in salsa d'olio, cipolla, aglio e vino;
e pietra tipo Malibù costruita sulla
brare come una nevicata.
arroz con mariscos (riso con crostacei
costa che va da Cabo Trafalgar fino
La prima impressione che hai arrivando a Tarifa è
e molluschi); gelato di moscatel con
al Palmar. Come nella California dei
che vi convergano i ragazzi e le ragazze più belli
uvetta di malaga e bagnato con
surfer, gli avventori entrano scalzi,
d'Europa, anche adesso che è mezza stagione e non
un goccio di Pedro Ximénez (dolce).
incuranti del cartello che prescrive
è tempo di passerella. Forse sono di passaggio per
Prezzo medio (con vino manzanilla
le scarpe. Camera doppia: da 50 a 80
imbarcarsi per il Marocco o sono appena sbarcati.
della casa): 30-35 euro. Si pranza dalle
euro al giorno. Per chi non voglia
Avventurieri acqua, sapone e orecchino. Poi ci sono loro, i cacciatori di vento, l'esercito del surf ulti-
12,30 alle 16; si cena dalle 20 alle 24.
mettere le gambe sotto un tavolo
Chiuso la domenica.
apparecchiato, le spiagge abbondano
ma maniera, i kitesurfer, arrivati per dislocarsi lun-
Veier de la Frontera
di chiringuitos, chioschi dove si vende
go le spiagge poco più a nord.
perlopiù pesce fritto, da sgranocchiare
A Tarifa nessuno può portare il cappello o la gonna
in piedi o aggrappati a un trespolo.
ampia, può tirare fuori di tasca una banconota o un >
La Vera Cruz, calle Eduardo Shelly 1,
tei. 956.451.683 www.laveracruz.com
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della Brena. A Barbate inizia la zona militare po-
cabracho (lo scorfano) con maionese è
D PANORAMA T H A V H
biglietto della lotteria. Il vento ti strappa le cose dalle mani, dalla testa, dalle cosce. Nessuno vede le
gambe delle donne: Nessuno parla per strada, che
il vento ti ruba anche le parole. Se no, starebbero
tutti a rincorrere i cappelli, le parole, le banconote,
i biglietti della lotteria. E le donne userebbero le mani solo per tenere a bada le sottane e gli occhi degli uomini. Per appesantire la voce e impedirle di
volare via, i venditori ambulanti emettono grevi suoni gutturali, raschiandosi la gola, come non ho mai
sentito in nessun'altra città spagnola. La pubblicità
la scrivono sulle bandiere, che sventolano in continuazione e non fai mai fatica a leggerla.
I kitesurfer di un certo livello si ritrovano al Sur Center dell'Hotel Dos Mares, aperto da tedeschi vent'anni fa. È qui che incontrò l'istruttore Horacio
Eduardo Nino Monti, cittadino argentino, parte greco parte italiano, ex velista da quindici anni in prestito al surf dell'aquilone. Uno che va verso i cin-
quanta a rilento. Mentre parla, si spalma di oli solari, di burro cacao e di altri unguenti che tengano
in concia la sua pelle all'apparenza dura come il
corame e dello stesso colore. «La gente che naviga
10 rispetta, il vento. Ho fatto vela per tutta la mia vita. Non si parla male del vento. Non vado in chiesa, ma credo nel vento che fa funzionare tutto il mare». È troppo preso con i suoi allievi per raccontarci storie di mare, di uomini e di donne aggrappati a
un manubrio a penzoloni sulle onde.
Poi ci rivela che la campionessa del mondo è Gisela, una bambinetta prodigio di dieci anni. È di qui,
di Tarifa naturalmente, ma adesso chissà dov'è, ci
dice allargando le braccia Horacio, uno degli ultimi pezzi di Sudamerica trapiantato sulle ventose coste della Luz.
t
11 benzinaio chiude un occhio
i sgancio dal vento aquilone di Tarifa e
dalle sue banderuole impazzite. Saluto
Eli che resta, faccio vela di nuovo verso
nord, diretto a Jerez, visto che Cadice non ha aeroporto. Mi fermo alle rovine di Baelo Claudio, dove i romani si insediarono per dare la caccia ai tonni e tenere una posizione strategica sull'Atlantico.
Mi arrampico sulla glabra duna bionda che la sovrasta. Un'ora di piedi che affondano nella sabbia.
Sul cucuzzolo c'è una sola persona, uno studente
ventiduenne che viene da un'ignota cittadina dell'ex Germania Est. Guardiamo il mare, la foresta
che abbraccia la duna, un manipolo di screanzati
che fanno delle piroette con dei gipponi giù sulla
spiaggia sgombra. Facciamo quattro chiacchiere
alla bell'e meglio. Dice che aspetta il tramonto,
io per il tramonto devo essere a Jerez. Viaggia in
corriera e in autostop. Ha una borsa di studio, la
spenderà a Sanlùcar de Barrameda, tra gli scartafacci di un'anziana duchessa. Ha sentito di certe storie sulle Americhe che lo hanno parecchio
incuriosito. Vuol saperne di più. In culo alla balena, giovane marinaio, gli auguro. Mentre scendo, penso alla profezia della duchessa. «Un giorno il mondo saprà la verità».
Devo sorbirmi ancora parecchie frustate di vento
costiero mentre risalgo lentamente verso nord. Gli
eucalipti lungo la strada hanno
la schiena piegata dalle raffiche.
(www.ryanair.com), che vola giornalmente da
Mi fermo a far rifornimento aTaIL VOLO Gli aeroporti più vicini a Tarifa sono
Bergamo Orio al Serio a Siviglia.
hivilla, nel bel mezzo di una diSiviglia e Jerez de la Frontiera. Iberia
LA PROPOSTA Con «fly & drive in Andalusia»
stesa di mulini per la produzio(www.iberia.it tei. 199.101191) vola
di Karambola (www.karambola.it) si viaggia
ne di energia eolica. Il benzinagiornalmente a Siviglia via Madrid e/o
in libertà lungo la Costa del Sol, fino a
io ha una benda da pirata su un
Barcellona dai principali aeroporti italiani con
raggiungere Tarifa. Voli speciali da Milano,
occhio. Orbo? No, è per protegtariffe a/r a partire da 89 euro, tasse escluse (da Bologna, Verona, Venezia a Malaga, tariffe a/r
gerlo dal vento di levante ogni
prenotare e acquistare almeno 30 giorni prima
fino al 28 luglio di 377 euro. Da Roma, Napoli
volta che esce dal gabbiotto per
della partenza). La compagnia vola tutti i
e Catania, quote a/r di 364 euro.
infilare il becco della pompa nei
giorni anche a Jerez de la Frontera, sempre
Per alcuni voli e partenze infrasettimanali è
serbatoi. Una monocola cuffia
via Madrid o Barcellona. Tariffe a/r a partire
possibile ottenere una tariffa lowprice,
antivento. Da scafato bucaniere
da 239 euro, tasse escluse. Tra le compagnie
secondo disponibilità. Auto per 7 giorni a
di terraferma.
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low-cost, sono da segnalare Ryanair
partire da 147 euro.
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PANORAMA TIIAVEL