Religione pagana e mondo cristiano a confronto
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Religione pagana e mondo cristiano a confronto
Religione pagana e mondo cristiano a confronto (*) Giuseppe Fioravanti Per quanto concerne il concetto di religione, è sufficiente prendere le mosse dalla parola stessa, per scoprire subito che “non c’è – si tratta di una costatazione immediata – un termine indoeuropeo per ‘religione’. Ancora in data storica, parecchie lingue europee ne sono prive, ma ciò che non deve sorprenderci; è la natura stessa di questa nozione quella di non prestarsi a un’appellazione unica e costante 1”. Infatti, possiamo trovare il termine religio soltanto nella antica lingua latina, nell’ambito proprio e caratteristico della cultura romana, la cui ricchezza e profondità fu ereditata e portata a nuova vita dalla rivelazione cristiana. L’etimologia di religio ha appassionato molti autori, fra i quali spiccano, in ordine cronologico, Cicerone, Lattanzio e Agostino, per via delle preferenze che ognuno di essi ha trovato e trova ancora oggi fra gli studiosi. Se si pongono in ordine cronologico è possibile ottenere una rapida sintesi attraverso il seguente schema: RELIGIONE: deriva da relegĕre rileggere, considerare attentamente ciò che riguarda gli dei Cicerone (106-43 a.C.) “qui autem omnia quae ad cultum deorum pertinerent diligenter retractarent et tamquam relegerent, sunt dicti religiosi ex relegendo, ut elegantes ex eligendo, diligendo diligentes, ex intelligendo intelligentes; his enim in verbis omnibus inest vis legendi eadem quae in religioso 2”. CICERONE, De natura deorum ad M. Brutum liber secundus, 28,72. religāre Vincolo di pietà religĕre scegliere nuovamente Dio dopo la separazione del peccato Lattanzio (240-320) “Hoc vinculo pietatis obstricti Deo et religati sumus; unde ipsa religio nomen accepit, non ut Cicero interpretatus est, a relegendo 3”. Agostino (354-430) “ Item alio loco: “Ad unum Deum tendentes”, inquam, “et ei uni religantes animas nostras, unde religio dicta creditur, omni superstitione careamus”. In his verbis meis raLATTANZIO, Divinarum Insti- tio quae reddita est, unde sit tutionum liber IV, 28,2. dicta religio, plus mihi placuit. Nam non me fugit aliam nominis huius originem exposuisse latini sermonis auctores, quod inde sit appellata religio, quod religitur. Quod verbum compositum est a legendo, id est eligendo, ut ita latinum videatur “religo” sicut “eligo 4”. AGOSTINO, Retractationum libri duo, I,13,9 1 Benveniste E., Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, V. II Potere, diritto, religione, Torino, Einaudi, 2001, p. 485 2 “coloro, invece, che diligentemente riesaminassero e, tanto quanto, osservassero tutto ciò che fosse pertinente il culto degli dei sono detti religiosi da relegere, come eleganti da eligere, diligenti da diligere, intelligenti da intelligere; infatti, in tutte queste parole è contenuto il valore di legere, lo stesso che in religioso” 3 “Per questo vincolo di pietà siamo stretti e legati a Dio: e da questo (cioè dall’essere legati) prese il nome la stessa religione, e non come Cicerone ha interpretato, da relegere.” 4 “Ugualmente in altro passo (ho scritto): “All’unico Dio tendiamo”, aggiungo, “e a Lui solo legando le nostre anime - e da questo (legame) la religione è ritenuta (derivare) - siamo carenti in ogni superstizione” In queste mie parole è stata fornita la spiegazione che più mi piacque, da cui la religione sia detta (derivare). Infatti, non mi sfugge che autori di lingua latina hanno esposto un’altra origine di questo nome, che da ciò sia coniata (la parola) religione in quanto è scelta di nuovo. Questo verbo è composto da legere, ossia eligere, affinché così il latino consideri ‘religo’ come ‘eligo’ ”. 1 Un concetto più completo di religione può agevolmente comprendere tutti e tre gli aspetti, in quanto il primo, di Cicerone, coinvolge direttamente l’intelletto, il secondo, di Lattanzio, si basa sulla volontà, e il terzo di Agostino, compie il salto di qualità verso la virtù teologale della fede, come è riassunto dallo schema seguente: intelletto atteggiamento cultura religiosa volontà si concretano come religione naturale procedura romana per la valutazione dei prodigi fede virtù atti personali, interni ed esterni Alle suddette etimologie può essere aggiunta anche quella proposta da Macrobio (IV-V sec.), che fa derivare il termine religio da relinquere (abbandonare, isolare) per indicare sia la distanza che separa le cose religiose dagli interessi profani, sia la trasmissione per tradizione (e poi, nel caso dei cristiani, da coloro che l’hanno ricevuta per rivelazione) Macrobio è uno degli ultimi scrittori pagani, cultore di Virgilio, e cerca di far sopravvivere un’identità culturale in un mondo sconvolto da eventi storici epocali, (ad es. il sacco di Roma del 410); cerca quindi una frequentazione degli antenati, e un recupero di un mondo pagano passato da tramandare. Si tratta di un riferimento da non trascurare, specialmente se si tiene presente che la tradizione è una delle fonti del Magistero della Chiesa Cattolica. Rapporti fra religione cristiana e mondo pagano Al termine delle grandi persecuzioni, poco prima del 313, lo stesso Lattanzio (240-320) aveva scritto che, non esistendo sulla terra nulla di più importante della religione, “bisognava morire per essa, ma non uccidere; occorreva preservarla con la tolleranza, non con la violenza; con la fede, non con i crimini. Se pensate di difendere la religione causando spargimenti di sangue e infliggendo tormenti, di fatto non riuscirete nel vostro intento, piuttosto arrecherete alla religione stessa vergogna e disonore” (Divinae Institutiones I, 18, 8). Questa concezione è poi radicalmente contraddetta dall’imperatore d’Oriente Teodosio I (poi detto il Grande) il quale, con l’editto di Tessalonica del 380 – firmato anche dall’imperatore d’Occidente Graziano - abolisce tutti i culti pagani dell’Impero e dichiara il cristianesimo religione imperiale ufficiale. Successivi decreti, dal 391 in poi, sanciscono il divieto assoluto di ogni culto pagano, a partire da Roma. Il complesso di queste leggi, a carattere nettamente politico e repressivo, è all’origine della confusione fra potere statale ed autorità ecclesiastica, che avrebbe poi prodotto molti danni nei secoli successivi. La continuità fra religione romana e rivelazione cristiana rimanda al concetto di plenitudo temporum, la pienezza dei tempi: questa non va interpretata come un punto di partenza di un processo quasi automatico, quanto invece come una atmosfera culturale, caratterizzata soprattutto da una disposizione degli animi di natura molto varia, a cui però il messaggio cristiano dava una risposta, spesso contrastante, ma comunque nella maggior parte dei casi soddisfacente. La storia del popolo eletto si univa così alla storia del paganesimo greco-romano. 2 (Tab. 1) - Tavola riassuntiva delle principali caratteristiche Religione Romana Religione Cristiana Centrata sulla storia di Roma Centrata sulla persona di Cristo Nazionale, ma con una forte aspirazione a una unità sovranazionale, a volte espressa da un complesso sincretismo, fino alla diffusione dell’idea monoteistica Pratica cultuale (riti da eseguire con cura) Empirica (quasi tutte le attività umane hanno un nume tutelare) Politica (molte cariche politiche coincidono con quelle religiose) Giuridica, basata sul concetto interiore di aequitas fondata sul diritto Connessa alle virtù Sacrificio Procedure per i prodigi Interpretazione del fato (libri sibillini) legata alla sfera civile, familiare e socio-politica (pietas) Rex sacrorum Vari sacerdozi Luoghi di culto alle porte dei templi, dimora delle immagini degli dei Spazi sacri (templum) Basata sull’universalità della rivelazione e della Chiesa nata nell’ambito giudaico, ma organizzata e strutturata a Roma Calendario (indicazione delle cerimonie e delle feste, e dei giorni fasti e nefasti) Auto-giustificazione, con il supporto di riti esterni, a volte misterici Preghiera personale Rivelata dalla Buona Novella Norme morali Contemplativa e attiva Basata sulle virtù Sacrificio Verità rivelate Libero arbitrio e libertà Basata sulla famiglia, luogo di perfezionamento delle virtù Pontifex Continuità apostolica Luoghi di preghiera (chiese) Transustanziazione sacrificale (= produttrice di spazio sacro) Calendario liturgico, kairos mediante protezione dei santi (non ci sono più giorni nefas) Confessione della colpa e remissione gratuita (sacramento della penitenza) Queste sommarie precisazioni sono necessarie per il fatto che oggi il tema della religione assume aspetti e connotazioni particolari, a causa delle mozioni affettive ed emotive che suscita negli interlocutori, e raramente può essere trattato con distacco ed obiettività. A questo va aggiunto che non sono mai esistiti popoli privi di una religione, esperienza che è comune a tutte le culture, anche se non a tutti gli individui, perché vari sono i gradi di partecipazione personale. Ma per l’Italia c’è un elemento in più: parlare di religione è come parlare di scuola, ognuno ha i suoi risentimenti, le sue esperienze le sue emozioni e i relativi, indelebili ricordi, legati all’obbligo scolastico istaurato dalla legge Casati del 1859, e mai più riesaminato, al punto che non si conoscono più i principi che ne erano alla base. Quando si studia la formazione del concetto di religione per gli italiani si scopre facilmente che esso non deriva dalla Chiesa Cattolica, dalla tradizione romana e medioevale, o da altra fonte, ma procede direttamente dalla scuola statale dell’obbligo, e da quella non statale obbligata per legge a fornire gli stessi contenuti di quella statale. Il monopolio assoluto dell’istruzione sancito dalla legge Casati, è diventato definitivo attraverso le direttive che dal 1923 in poi, con la riforma Gentile, hanno plasmato tutte le scuole (compresi i seminari) sul modello unico partorito dalla ideologia gentiliana e imposto gradualmente attraverso leggi, decreti, concorsi, controlli degli ispettori, compilazione di testi scolastici ‘ad hoc’. Si tratta di un ‘effetto clessidra’: quanto è imposto in maniera 3 totalitaria dal 1923 al 1948 filtra lentamente da una generazione all’altra, fino a che tutti gli insegnanti del sistema non sono altro che ex alunni, impossibilitati a pensare a qualcosa di diverso dai loro ricordi di scuola. Per comprendere meglio la situazione attuale occorre conoscere 5: a) le concezioni gentiliane sulla religione, che da Gentile è considerata indispensabile, ma solo perché secondo lui il concetto di Dio è la migliore produzione del pensiero umano, e va utilizzata per nutrire la fantasia dei bambini; per questo il relativo insegnamento ha termine con la quinta elementare, e nei testi scolastici vengono utilizzati i vangeli apocrifi con le loro favolette, mescolati a quelli canonici 6. b) il ruolo svolto dall’E.N.I.M. (Ente Nazionale dell’ Insegnamento Medio, poi E.N.I.M.S. Ente Nazionale per l’Istruzione Media e Superiore) nel controllo capillare dei programmi e dei contenuti degli insegnamenti impartiti da ogni scuola, compresi i seminari diocesani e degli ordini religiosi. c) i contenuti del libro di Testo Unico di Stato, imposto alle scuole di ogni ordine e grado dal 1929 al 1945, ispirati ad un rigoroso gnosticismo nei libri di lettura e nell’imposizione degli autori nella letteratura, e ai cascami di un razionalismo terminale nelle varie materie. Bibliografia essenziale. BENVENISTE É. 2001 = Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, 2 voll., Torino. DUMEZIL G. 1977 = La religione romana arcaica, Milano. GENTILE G. 1934 = Discorsi di religione, Firenze. INNOCENTI E. 2001 = Storia del potere temporale dei Papi, Napoli. INNOCENTI E. – RAMELLI I. 2007 = Gesù a Roma, Roma. LOMBARDO RADICE G. 1925 = Accanto ai maestri. Nuovi saggi di propaganda pedagogica, Torino. 1. (*) in: Il Casino De Rossi alla Lungara – Storia, ritrovamenti archeologici e restauri del Collegio Tiberino al Gianicolo, cur. F. Caiola e P. di Manzano, Roma, Elio de Rosa editore, 2013, pp. 107-110 5 Ma si tratta di un argomento complesso da sviluppare, e per ulteriori approfondimenti rimando all’articolo pubblicato sul sito http://www.magisetplus.it/gabii-storie-di-una-roma-dimenticata . 6 Per conoscere fino in fondo la portata di questa operazione è indispensabile la lettura integrale del libro di G. Gentile, Discorsi di religione, Firenze, Sansoni, possibilmente nella sua III edizione del 1934 dove gli intenti sono più chiari. Questo testo può inoltre essere fruttuosamente abbinato al Perché non possiamo non dirci cristiani di B. Croce, che conobbe una diffusione capillare fra gli insegnanti di liceo. 4