Corso Assistente di Base per Collaboratori Scolastici

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Corso Assistente di Base per Collaboratori Scolastici
Corso Assistente di Base
per Collaboratori Scolastic
Istituto Comprensivo “Garibaldi”
Capolona – Subbiano
I bambini che si perdono nel bosco
ando un bambino va a scuola, è come se fosse portato nel bosco, lontano da casa. Ci sono bambini che si
mpiono le tasche di sassolini bianchi, e li buttano per terra, in modo da saper trovare la strada di casa anche di
tte, alla luce della luna. Ma ci sono bambini che non riescono a fare provvista di sassolini e lasciano delle briciole
pane secco come traccia per tornare a casa. E' una traccia molto fragile e bastano le formiche a cancellarla: i
mbini si perdono nel bosco e non sanno più tornare a casa.
scuola è come un bosco in cui alcuni sanno ritrovare la propria strada, sanno leggerla e sanno orientarsi: passano
giornata nel bosco e si divertono a scoprirlo, a conoscerlo nelle sue bestiole e nei suoi alberi e riescono a
legare tutto questo alla traccia e alla memoria che li riporta a casa. Sono padroni di un territorio perché sono
droni dei segni per riconoscerlo e per collegarlo; e la loro casa non è un posto remoto e divenuto inaccessibile, ma
una possibilità e quindi una presenza da cui ci si può allontanare sicuri di ritornare.
ri bambini passano la giornata nel bosco e anche loro imparano tante cose: conoscono alberi e piante, animali e
etti, ma alla fine della giornata conoscono anche la paura di non sapersi orientare, di non sapere la strada di
sa.
anno imparato tanto, forse, e lo dimenticato perché non riescono a collegarlo alla traccia ed alla memoria
ella strada di casa: il bosco diventa il posto pauroso in cui si perdono, senza riconoscere le proprie tracce, sempre
stranei e sempre respinti.
bambini che sanno tornare a casa sono capaci anche di andare avanti nel bosco ed oltre il bosco.
bambini che si sono persi non sanno tornare a casa e non sanno neppure andare avanti, perché ogni passo che
nno è sempre per perdersi un po’ di più, per non saper riconoscere niente di sé e delle cose che stanno loro
torno: se si incontrano tra loro non si riconoscono e non sanno neppure diventare compagni di strada.
on hanno strada, perché non sanno leggere i segni che possono costituire una strada o un sentiero: sono
ondannati a vagabondare senza spazio e senza tempo, e possono preferire di venire rinchiusi in una gabbia.
Andrea Canevaro
(L.104/92)
La piena integrazione del bambino e del
ragazzo con disabilità all’interno della scuola,
è possibile nella misura in cui si attivano
interventi di tipo sistemico.
La progettazione degli spazi e dei tempi
dell’integrazione deve veder coinvolte tutte le
componenti scolastiche, familiari e sociali
NOTA 3390 DEL 30/11/01 MIUR
“Il
collaboratore scolastico è parte significativa
del processo di integrazione Scolastica degli
alunni disabili, partecipa al Progetto
educativo individuale dell'alunno e collabora
con gli insegnanti e la famiglia per favorirne
l'integrazione scolastica. E’ prevista la
partecipazione del personale ad appositi corsi
di formazione.”
assistenza di base
Serie di competenze utili a rendere possibile
all’alunno disabile la vita a scuola, in relazione
all’autonomia corporea, di movimento, di
relazione.
La formazione prevista integra le competenze
già presenti nel personale coinvolto e quindi
non ha bisogno di essere “iniziale”, ma di
implementazione delle competenze già
possedute.
In altri termini, non è più possibile circoscrivere
l’inserimento dell’allievo portatore di handicap all’interno
del solo orizzonte didattico-rieducativo.
Piuttosto, questo fondamentale settore d’intervento deve
raccordarsi con azioni altrettanto importanti a livello di:
< abilità di autonomia e cura di sé;
< abilità relazionali e benessere affettivo;
< individualizzazione degli interventi e valorizzazione delle
differenze individuali
figura del collaboratore scolastico
Ruolo che non può essere
assolutamente limitato all’ambito
custodialistico; piuttosto, deve
diventare un protagonista essenziale
nel processo di crescita e di
acquisizione di abilitàda parte
dell’allievo disabile.
figura del collaboratore scolastico
necessità di una forte professionalizzazione della
figura del collaboratore scolastico, il quale
interviene, con la sua azione, proprio su quei
repertori di abilità (di autonomia, cura di sé e
dell’ambiente, interpersonali, ecc.), che
permetteranno all’allievo disabile di integrarsi
nella propria comunità come persona
autosufficiente e responsabile.
l’operatività del collaboratore scolastico
eve costantemente coniugare due dimensioni:
. da un lato, il ‘prendersi cura’ del bambino disabile; una
relazione di cura che tuttavia divenga momento di
crescita affettiva e relazionale dell’allievo e non mera
assistenza fisica allo stesso;
. dall’altro, la spinta alla progressiva responsabilizzazione
dell’allievo, in tutte le fasi dell’essere persona autonoma
ed adulta: curarsi, interagire con gli altri in modo
appropriato, gestire le proprie emozioni per perseguire il
benessere psicologico.
I contenuti
La formazione del collaboratore scolastico deve
necessariamente articolarsi intorno a quattro punti
essenziali:
< Prendersi cura dell’allievo disabile: dall’igiene
personale allacura del proprio aspetto.
< Relazionalità e benessere.
< Individualizzazione dell’intervento.
< Nozioni di pronto soccorso.
1.Prendersi cura dell’allievo disabile: dall’igiene
personale alla cura del proprio aspetto.
Prendersi cura di un bambino non significa solamente
fornire assistenza fisica: attraverso il rapporto tra allievo
e figura accudente si struttura una parte significativa
della percezione del proprio corpo e di se stessi.
Infatti, proprio la relazione di cura permette al bambino
ed al ragazzo di percepirsi come amabile; inoltre,
attraverso un rapporto empatico (anche nel momento
dell’igiene o del vestire) il bambino integra le percezioni
relative al proprio corpo e struttura un adeguato schema
corporeo.
Prendersi cura dell’allievo disabile: dall’igiene
personale alla cura del proprio aspetto.
• Pulire e cambiare l’allievo disabile.
• Vestire il bambino senza intrusività.
• La cura del bambino come strumento per
promuovere le sue abilità d’autonomia.
• Promozione delle capacità di movimento del
bambino all’interno della scuola.
2. Relazionalità e benessere.
Tutta le relazione tra il bambino e l’adulto deve avvenire
all’interno di un contesto emotivamente appropriato. Solo
in questo modo, infatti, il rapporto diviene fonte di
benessere psicologico.
A questo fine, il collaboratore scolastico non può lasciare il
proprio stile interattivo allo spontaneismo, ma deve
piuttosto sviluppare una profonda autoconsapevolezza dei
propri stili relazionali, in modo tale da poterli gestire e
guidare in maniera efficace.
Soprattutto, deve essere molto attento a tutte quelle aree del
rapporto diadico che possono essere fonte di malessere per
se stesso e per l’allievo.
Relazionalità e benessere.
• La relazione empatica con l’allievo disabile.
• Attenzione ai messaggi non verbali.
• Flessibilità relazionale.
• Il benessere personale come costruzione interattiva
3. Individualizzazione dell’intervento.
L’intervento con l’allievo disabile non può essere mai
preconfezionato e standardizzato, ma deve piuttosto essere
flessibile, in modo tale da rispondere alle esigenze del singolo
bambino.
L’individualizzazione dell’intervento e dell’assistenza deve
rispondere a tre fondamentali criteri di flessibilità:
1. la tipologia dell’handicap (fisico e/o cognitivo)
2. lo sviluppo nelle fondamentali tappe evolutive
3. le differenze di genere maschio-femmina.
3. Individualizzazione dell’intervento.
Individualizzare il rapporto di cura significa essere sempre in
grado di valutare con attenzione le esigenze del bambino allo
stato attuale, gli obiettivi raggiungibili in tempi medio-brevi ed i
percorsi più adeguati per coniugare efficacia ed efficienza.
< Classificazione dell’handicap: i modelli di riferimenti
internazionali.
< Il bambino con disabilità cresce: dall’infanzia all’adolescenza.
< Maschio e femmina: quando le esigenze sono differenti,
soprattutto in fase puberale.
< Tipologie di handicap problematiche.
4. Nozioni di pronto soccorso.
Nella vita degli allievi in handicap spesso si
verificano situazioni di pericolo dovuti a
problematiche organiche o alla mancata
prevedibilità dei rischi dell’ambiente. E’
importante in questi casi riconoscere le
situazioni e affrontare correttamente i
problemi.
Questo è ciò che
dovrebbe essere…
…Parliamone insieme…